N. 86 - Febbraio 2015
(CXVII)
PASSAGGI REMOTI
LE PORTE SPARITE DELLE MURA SERVIANE - PARTE II
di Federica Campanelli
Nel
tratto
tra
i
colli
Campidoglio
e
Quirinale,
si
aprivano
le
porte
Fontinalis,
Sanqualis,
Salutaris
e,
più
a
Nord,
la
Quirinalis.
Porta
Fontinalis
Dove
oggi
sorge
il
monumento
nazionale
a
Vittorio
Emanuele
II,
sul
versante
settentrionale
del
Campidoglio,
è
identificata
l'area
in
cui
probabilmente
si
ergeva
questa
porta.
Per
quanto
le
testimonianze
superstiti
siano
vaghe
e
imprecise,
le
teorie
più
accreditate
(Säflund
1932)
collocano
la
Fontinalis
nei
pressi
del
sepolcro
del
I
secolo
a.C.
appartenuto
all'edile
plebeo
Caio
Publicio
Bibulo
(oggi
ben
riconoscibile
a
sinistra
del
Vittoriano
guardando
la
facciata),
laddove
si
snodava
il
tratto
di
via
Flaminia
che
nell'area
urbana
prendeva
il
nome
di
Via
Lata
(oggi
via
del
Corso).
Tito
Livio
cita
la
Porta
Fontinalis
contestualmente
alla
costruzione
del
porticus
Aemilia
(193
a.C.)
da
parte
di
Marco
Emilio
Lepido
e
Lucio
Emilio
Paolo:
"[...]
Alzarono
un
portico
(porticus
Aemilia)
fuori
di
porta Trigemina,
aggiuntavi
una
piazza
sul
Tevere
(Emporium),
e un
altro
dalla
porta
Fontinale
fino
all'Ara
di
Marte
per
cui
si
passasse
nel
Campo
Marzio"
(Livio,
Ab
Urbe
Condita
CXLII,
Libro
XXXV).
Possibili
resti,
costituiti
da
blocchi
di
tufo
di
Grotta
Oscura
interpretati
come
uno
degli
stipiti
(Lugli
1934),
sono
visibili
sulla
via
di
San
Pietro
in
Carcere,
davanti
al
Museo
del
Risorgimento.
La
Fontinalis,
inoltre,
pare
sia
la
stessa
porta
da
alcuni
chiamata
porta
Ratumena,
dal
nome,
secondo
leggenda,
dell'auriga
veiente
che
qui
trovò
la
morte
in
seguito
a un
incidente.
"Non
cade
dubbio
che
in
una
sinuosità
del
dirupo
del
Monte
Capitolino
non
sia
avanzo
della
porta Ratumena,
il
fianco
poggiato
alla
roccia
e
più
che
mezzo
arco
stupendo,
tutto
a
immensi
pietroni,
fino
metri
1,25
per
centimetri
64,
che
rinvenni
e
dichiarai
tale
nei
primi
del
passato
luglio.
Fino
l'imposta,
alla
foggia
etrusca,
vi
comparisce;
il
materiale
è in
saxo
quadrato;
la
ubicazione
è a
metà
del
monte;
la
direzione
quella
della
via
Flaminia,
il
giro
della
via
a
non
dolce
china
e
secca
voltata,
dirigesi
al
sepolcro
di
Caio
Bibulo:
e
che
più
pubblicherò
quanto
prima
la
illustrazione"
(Ciro Nispi-Landi,
Storia
dell'antichissima
città
di Sutri,
jerone
de'
Tirreni,
larissa
de'
Pelasgi
e
città
etrusca
colla
descrizione
de'
suoi
monumenti,
Roma
1887).
Porta
Sanqualis
Sul
versante
occidentale
del
Quirinale
si
apriva
la
porta
Sanqualis,
che
deve
il
suo
nome
al
tempio
di
Semo
Sancus
Dius
Fidus,
antica
divinità
che
presiedeva
ai
giuramenti,
importata
dalla
popolazione
italica
dei
Sabini
che
qui
edificarono
il
primo
santuario
di
Roma
a
lui
dedicato.
Resti
della
porta
sono
stati
individuati
nei
tre
filari
lunghi
circa
10
metri
in
blocchi
di
tufo
di
Grotta
Oscura
a
largo
Magnanapoli.
A
lungo
si
ritenne
che
la
Sanqualis
dovesse
essere
l'arco
riportato
alla
luce
nel
1875
e
oggi
inglobato
all'interno
di
palazzo
Antonelli
(al
civico
158
di
largo
Magnanapoli).
Datato
al III-II
secolo
a.C.,
l'arco
è
alto
2,20
metri
e si
compone
di
nove
cunei
in
tufo
di
Monteverde,
e
piedritti
in
cinque
filari
di
tufo
di
Grotta
Oscura.
Tale
struttura,
in
realtà,
è
stata
poi
interpretata
non
come
porta
urbica,
ma
come
apertura
per
la
balistica.
Porta
Salutaris
Di
questa
si
ignora
l'esatta
collocazione
per
assenza
di
reperti
e
testimonianze
ma
di
certo
rappresentava,
insieme
alla
Sanqualis
e
alla
Quirinalis,
l'ingresso
della
città
dal
versante
Ovest
del
colle
Quirinale.
La
porta
Salutaris
deve
il
nome
al
vicino
tempio
intitolato
alla
dea Salus,
la
dea
della
salute,
costruito
tra
il
306
e il
303
a.C.
nell'area
di
piazza
del
Quirinale
dal
console
che
vinse
sui
Sanniti
nella
seconda
guerra
sannitica
Gaio Giunio
Bubulco
Bruto.
Porta
Quirinalis
Varco
scomparso
che
porta
il
nome
del
dio
Quirino,
antica
divinità
delle
curiae
importata
dai
sabini
di
Tito
Tazio, co-reggente
di
Roma
insieme
a
Romolo
dal
750
al
745
a.C.
circa.
Secondo
la tradizione,
il
re
sabino
stanziò
sul
colle
che
prenderà
il
nome
di
Quirinale
la
popolazione
originaria
della
città
di Cures
in
seguito
all'accordo
di
pace
stipulato
con
la
nascente
Roma.
.
Bassorilievo
con
il
tempio
di
Quirino
(fine
I
secolo),
Roma,
palazzo
Massimo
alle
Terme
In
tempi
successivi,
i
Romani
identificarono
il
loro
defunto
primo
re
Romolo
nel
dio
Quirino.
Il
culto
è
testimoniato
dal
tempio
a
lui
dedicato
eretto
sul
Quirinale
nel
293
a.C.
e
poi
riedificato
sotto
Cesare
e
Augusto.
Fino
a
tempi
recentissimi
si è
creduto
che
il
tempio
si
trovasse
nei
pressi
dei
giardini
di
Sant'Andrea
al
Quirinale.
Queste le
parole
del Nibby
al
riguardo:
"[...]
Vitruvio lib.
VII.c.IX
designa
le
officine
del
minio
sul
Quirinale
tra
il
tempio
di
Quirino
e
quello
di
Flora
(al
giardino
Barberini),
ed è
noto
che
il
tempio
di
Quirino
era
nel
giardino
del
Noviziato
de'
p.p.
gesuiti
[...]"
(Antonio Nibby,
Roma
nell'anno MCDDDXXXVIII,
Roma
1838-1841).
Da
nuove
ricerche
sono,
tuttavia,
emersi
importanti
indizi
che
collocherebbero
il
tempio
di
Quirino
sotto
palazzo
Barberini,
ne è
convinto
l'archeologo
Filippo
Coarelli:
"[...]
Il
complesso
monumentale
sta
proprio
sotto
Palazzo
Barberini
e
non
certo
sotto
i
giardini
del
Quirinale.
È
d’accordo
con
me
anche
Adriano
La
Regina
(presidente
dell'Istituto
Nazionale
di
Archeologia
e
Storia
dell'Arte)
e si
può
dimostrare".
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