N. 3 - Agosto 2005
LA TOMBA FRANÇOIS. UNA GUIDA, III
L’affresco del ciclo
animalistico
di
Antonio Montesanti
Alcune pitture non vennero notate immediatamente, in
alcuni casi trascorsero addirittura 73 anni prima
d’individuare il lacerto pittorico sulla porta di
destra dell’ambiente orizzontale, non si trova infatti
notizia in Noèl des Vergers, né si vede in tutti i
disegni di Nicola Ortis, di Carlo Ruspi (1863), di
Augusto Guido Gatti (1929), e neanche nell’opera del
Messerschmidt. O anche la figura di Marce Camitlnas,
che minaccia Cneve Tarchunies Rumach, si ha per
la prima volta informazione dal Brunn che nel 1860,
con l’abbattimento definitivo del muro grezzo di
separazione.
Dato
l’attuale stato di conservazione dei pannelli, ci si
deve sempre appoggiare ai disegni documentari e alle
copie, che integrano le parti in qualche caso
danneggiate al tempo della scoperta.
I
primi disegni vennero eseguiti nel maggio 1857, ad
opera di Nicola Ortis, per conto dell’Instituto di
Corrispondenza Archeologica. Solo 6 anni dopo,
nell’ottobre del 1863, si decise di distaccare i
dipinti dalle pareti, compito assegnato Pellegrino
Succi esperto nella tecnica dello strappo, e per
questo vennero eseguiti altri disegni da Carlo Ruspi,
voluti dai Musei Vaticani.
Le
riproduzioni riflettono una certa fedeltà alla scena
originale, tranne qualche piccolo dettaglio; il loro
valore documentario, nonostante l’inconfondibile stile
degli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento,
ritenuto da alcuni troppo zuccheroso, è a tutt’oggi
ancora inestimabile.
Da
allora i pannelli furono conservati a Roma, prima nel
Museo Torlonia (alla Lungara, in Trastevere) e, dopo
un primo restauro, dal 1948, a Villa Albani (Via
Salaria). Solo in occasione del centocinquantesimo
anniversario della fondazione del Museo Gregoriano
Etrusco (1837-1987), furono esposti tre dei diciotto
pannelli e dedicata una intera mostra, nel Braccio di
Carlo Magno della Città del Vaticano, dal titolo: "La
Tomba François di Vulci", curata da Francesco
Buranelli.
Entrando,
benché la Tomba François sia piena di affreschi con
raffigurazioni splendide di uomini e di gesta,
difficilmente non si sarà attratti dal più esteso ed
dettagliato fregio animalistico dell’arte antica. La
teoria, che gira intorno all’ambiente orizzontale,
presenta almeno 35 creature reali, mitiche e
fantastiche con andamento a verso casuale, isolate e
solo in alcuni casi, al di sopra delle porte,
ricorrono delle composizioni: in duello, affrontati, a
stemma araldico o in atto di ghermire una preda.
Analizziamo la sua composizione, singolarmente, prima
di poter giungere a delle conclusioni sulla sua
funzione.
Per
colui che nell’antichità entrava dall’alta porta
d’ingresso nell’ambiente a T della Tomba dei Saties o
Tomba François, poteva iniziare ad osservare il fregio
in alto alla sua sinistra sopra il pannello di
AIVAS – CASSNTRA (Aiace – Cassandra), e
proseguire in senso orario.
1 -
Felino seduto rivolto a sinistra, poco identificabile,
a causa del pessimo stato di conservazione, di cui si
riconosce la parte posteriore, con la coda girata in
alto a “S”, di colore azzurro bordato sembra essere
più una sfinge piuttosto che un grifo (ricostruibile
attraverso i disegni di Nicola Ortis).
2 -
Cane a tre teste (Cerbero, guardiano degli Inferi)
rivolto a sinistra, in posizione d’attacco con la coda
a “S” rivolta verso il basso e tra le gambe; la base
figurativa è rappresentata da un cane monocapite su
cui sono state apposte, in modo sfasato altra due
teste. Di colore marrone chiaro tendente all’ocra.
3 -
Felino (Pantera?) rivolto a destra, con la zampa
sinistra leggermente sollevata di colore rosso in
posizione d’attacco o pronto ad azzannare la preda con
la coda tra le gambe.
4 -
Leonessa rivolta a destra, simile al precedente e
forse della stessa mano con la zampa sinistra
leggermente sollevata di colore giallo ocra in
posizione d’attacco o pronto ad assalire la preda con
la coda attorcigliata sulla zampa posteriore destra.
Questi due felidi (3 e 4) sono frutto di una stessa
scuola stilistica o pittorica, ma probabilmente non
della stessa mano, in quanto la pantera (3) come la
leonessa, ha una bordatura nera decisa ma al contrario
della seconda le caratterizzazioni corporee sono più
decise e composite. In entrambe sembra esserci un uso
indiscriminato del colore: questo viene steso senza
particolari accorgimenti legati alla luce o ai volumi.
5 -
Bue rivolto a sinistra con la zampa destra in fase
avanzante di colore marrone/rosso chiaro con
definizioni corporee ottenute da un rosso più scuro
con coda sollevata e ricadente. La protome si trova su
un lato, mentre la parte posteriore, in cui spiccano
gli enormi genitali, sul lato corto contiguo.
6 -
Grifo rivolto a destra, con testa a protome d’uccello,
in atto di azzannare la zampa posteriore di un equide
(7), di colore marrone/rosso chiaro con definizioni
corporee ottenute con un rosso più scuro con ala
visibile a riempimento azzurro chiaro tirato al bianco
verso l’attaccatura e probabilmente della stessa mano
o officina dell’autore del bue (5). La figura è
schiacciata ed adeguata alla decorazione a meandri
preesistente.
7 -
Asino rivolto a destra, azzannato sulla zampa al di
sotto della coda dal grifo (6) con le zampe anteriori
già abbattute, di colore grigio chiaro con tratti
leggeri e finezza dei particolari di splendida
fattura; la coda a fusto, terminante a ciuffo, riporta
ad un asino o ad un onagro (asino selvatico).
8 -
Leone rivolto a destra in fase d’attacco o in procinto
di assalire con la zampa sinistra sollevata e la coda
ad “S” verso l’alto. Il tratto decisamente marcato,
come anche il contorno, è in rosso con un riempimento
in giallo dove la criniera e il pelo irsuto della
schiena sono resi con un plasticismo estremo mentre le
sfumature interne sono utilizzate solo per la
demarcazione delle costole.
9 -
Cinghiale rivolto a sinistra, in fase di carica con la
testa abbassata ben piantato per terra di colore
grigio. Si riscontra una sagace sovrapposizione di
colori dove le sfumature dovute ai riflessi della luce
sono date da una verticalizzazione del grigio
all’interno di un beige che ne compone il tronco, fino
al bianco del sottopancia.
10 -
Grifo rampate rivolto a destra, con le zampe anteriori
sollevate, protratte in avanti e in fase d’attacco con
la coda rivolta verso l’alto a forma d’uncino. La base
cromatica è di colore rosso/marrone bruno. La tecnica
pittorica in questo caso è notevole i colori sono
sapientemente uniti per dare i giusti cromatismi,
mentre il tratto che limita la figura in alcuni casi è
doppiamente marcato se non raddoppiato appositamente.
I volumi e i movimenti, realmente attivi, sono dati
dall’uso del chiaroscuro anch’esso ad un livello
superiore rispetto a tutti i precedenti animali.
11 -
Lupo rivolto a destra in atto di azzannare al collo
una preda, la zampa anteriore destra, insiste sul
collo della vittima, mentre la sinistra tiene bassa
quella dell’animale ferito. Magistrale l’uso del
colore grigio base misto al blu sfumato mentre il nero
è usato nei contorni e nelle parti più scure o più
superficiali, mentre lo sfumato si ritrova per dare il
giusto peso al movimento muscolare; il tratteggio è
ben usato nella lunga coda.
12 -
Cavallo (?) rivolto a sinistra; esemplare maschio,
costretto a terra davanti dalla morsa tenace al collo
del lupo (11), mentre dietro dal morso all’altezza
della giuntura sulla zampa posteriore sinistra I dubbi
sull’identificazione riguardano l’identificazione con
un giovane cervide (daino?), ma l’assenza di corna e
la presenza di macchie bianche, ottenute con una
doppia scalfittura interna molto leggera, alimentano
parecchi dubbi. Il dorso, di un colore marrone chiaro
tendente al bianco, grazie alle lunghe spennellate
orizzontali, dà l’idea di rotondità cilindrica del
tronco. Dalle due ferite aperte dai denti dei
predatori sgorga sangue copioso; la resa dello
zampillo purpureo è dovuta a due mani differenti.
13 -
Grifone aptero rivolto a sinistra in atto di azzannare
la gazzella (12). Il fatto che si tratti di un grifo è
data dalla bocca a becco d’aquila e dalla criniera
crestata. Presenta comunemente alla tecnica usata per
tutti gli altri animali, il dorso scuro e il ventre
più chiaro sul quale sono disposte delle maculae
a goccia orizzontali. La coda a “S” rovesciata è
rivolta verso il basso con una terminazione più grossa
e bruna dello stesso colore della criniera. La figura
della belva è ottenuta da un unico rosso/marrone e non
sembrano esserci particolari note d’innovazione
tecnica o grafica.
14 -
Animale (canide o felide) rivolto a destra la cui
parte anteriore è andata perduta si vedono solo le due
zampe posteriori con la coda. Di un colore
grigio-bluastro simile al lupo (11) presenta una
innovazione notevole rispetto ai precedenti soggetti.
Infatti la base grigio-azzurro usata non solo è
arricchita da ombreggiature ai contorni, ma le
striature di cui è ricoperto il corpo dell’animale
seguono l’andamento dei movimenti, dei muscoli e delle
forme di ogni parte del corpo. Non si può dire di
quale specie si tratti ma potrebbe trattarsi di un
esemplare femmina vista la conservazione di una
porzione di mammella resa con un colore differente
(rosa), che tende a risaltarne la fase di allattamento
e potrebbe trattarsi piuttosto di una lupa.
15 -
Pantera rivolta a sinistra con manto molto chiaro e
maculato. Le bordature sono in nero aiutate da un
colore azzurrino i due colori appena accennati, benché
la condizione del dipinto sia pessima, rendono l’idea
della tensione statica e dei muscoli in tiro,
sottolineati ancora una volta dalle lunghe pennellate.
La testa è quasi totalmente scomparsa come pure la
coda. Le macchie stesse si confondono con la resa
corporale.
16 -
Lince rivolta a destra di colore rosso chiaro con
bordature in nero. Le orecchie sono a punta e tese
verso l’alto mentre la lingua penzolante. Piuttosto
elementare l’uso del colore soprattutto nel
tratteggio, dove invece la tecnica chiaroscurale
sembra ben riuscita dove viene dato un volume
pertinente alla cassa toracica che male si accorda con
la resa delle costole e dell’attaccatura della spalla.
La coda serpentina resta a mezz’aria; ben piantata su
tre zampe mentre l’anteriore sinistra è poggiata su
una testa recisa di bue o toro ancora sanguinante.
17 -
Testa di bue o toro rivolta a destra bordata di nero;
rivolta di tre quarti presenta piccole corna ed
orecchie ed ha la particolarità di avere gli occhi
(almeno l’unico visibile) aperti, pur trattandosi di
un essere morto. Dalla parte posteriore, dove manca
totalmente il collo, scorre il sangue a grandi gocce.
Sulla sommità poggiano le zampe della lince (16) e del
grifone (18) sistemati a mo’ di schema araldico.
18 -
Grifone alato rivolto a sinistra mentre tiene la zampa
destra sulla testa del bue (17). Di colore chiaro, con
le prime piume delle ali rossastre e quelle più
affusolate tendenti all’azzurro. La testa è quella di
un rapace crestato, il corpo è molto semplice nelle
forme, anche se tutto sommato alcuni particolari come
le zampe, la coda e le ali sono ben definite da
attente ombreggiature di contorno che ne rilevano lo
spessore. La coda è in mezzo alle gambe quasi come se
avvertisse una certa paura dalla lince (16).
19 -
Serpente di colore giallo intenso rivolto a destra,
uscente da un’area grafica bordata anch’essa di
giallo, identificabile con una nube o un ammasso di
rocce. Il rettile è in fase di attacco perché oltre a
trovarsi in posizione ripiegata ma eretta, ha la
lingua di fuori, tenendo avanti il corpo ed indietro
la testa, al di sotto della quale vi è una specie di
barbiglio. Il corpo sinuoso presenta delle macchie di
color marrone chiaro che sono doppie, le prime a forma
di mandorla le seconde di accompagnamento. La
peculiarità di questo animale è che le forme maculate
seguono perfettamente la sinuosità dell’animale
adattandosi al corpo, con un impressione molto
attinente alla realtà.
20 -
Leopardo rivolto a sinistra; si tratta di un esemplare
femminile come si evince dai capezzoli delle mammelle,
in posizione di sfida o di studio di fronte al
serpente (19). Il disegno è di fattura molto semplice
con i colori interni appena accennati o forse
sbiaditi, dove risaltano le macchie allungate ed in
serie composte da due tratti allungati ellissoidali,
schematiche e dello stesso tipo e nella stessa
direzione. La linea di contorno è rifilata in nero
(tronco) o in rosso (estremità).
21 -
Iena rivolta a destra in atto di abbattere una
gazzella o giovane antilope (22). La raffigurazione è
piuttosto sommaria, i contorni lineari sono piuttosto
spessi, il corpo schematico, tozzo e privo di ogni
plasticità anche se il tentativo di una resa di questo
genere è dato dall’uso (pessimo) del colore e del
pennello. La scena che rappresenta è sicuramente più
degna di nota della figurazione artistica, difatti è
l’istante “fotografato” esattamente nel momento in cui
tale l’animale “arpiona” al volo la gazzella che sta
terminando ancora il salto nel tentativo di sfuggire
al felide, di cui invece sono resi in maniera molto
espressiva gli artigli e gli “occhi” vuoti del
predatore, con una innovazione di tre quarti della
visione prospettica e non più di profilo. La zampa
posteriore destra si trova ancora a terra mentre la
sinistra poggia sull’anteriore destra della gazzella.
22 -
Gazzella rivolta a sinistra atterrata dopo un salto.
La figura è resa con cognizione più precisa nel quadro
di contatto con il felino che la gremisce. Lo sguardo,
freddo, in avanti rispecchia il terrore che la
persegue. Il tratto esterno non è omogeneo, anzi, la
gamba posteriore, chiaramente di altra mano, sembra
essere stata aggiunta in un secondo momento forse con
minore effetto coloristico, in modo da ottenere un
doppio piano prospettico. Il colore, un bruno
rossiccio, simile a quello del suo predatore è
distribuito meglio e la resa dei movimenti in
prossimità dei muscoli è accentuata da una
sottolineatura fino ad arrivare al bianco che dà
volume al collo e al ventre ed in parte agli arti.
23 -
Iena rivolta a sinistra in corsa e in atto di
lanciarsi sulla gazzella (22) già afferrata dall’altra
iena (21). Con le due zampe posteriori ancora a terra,
perfettamente parallele e tese a cui rispondono le due
anteriori sollevate in avanti nell’atto di scagliarsi
contro la preda (22). Molto simile all’esemplare
precedente (21), presenta una linearità grafica più
semplice come anche nell’uso del colore. Le linee di
contorno sono sottilissime, bordate sul dorso e nella
parte anteriore, in alcuni casi la rappresentazione è
schematica ma efficace come nel caso delle masse
muscolari, mentre piuttosto elementare come nel caso
selle zampe posteriori. Il colore è solo una linea
accennata, più o meno spessa o scura a seconda delle
parti da risaltare.
24 -
Grifo aptero rivolto a destra in atto di azzannare un
cavallo (25). Dopo aver afferrato la preda ed
essersene assicurato la presa, la morde sulla groppa
nel punto di attaccatura della zampa posteriore. Tiene
la sua zampa posteriore sinistra su quella destra
dell’equide, mentre con la protome si appoggia
totalmente sopra alla sua preda. Di colore giallo
ocra, si riconosce in qualità di grifo come per il
precedente privo di ali (13) per la criniera crestata
e il muso a becco d’aquila. La coda è in mezzo alle
gambe verso il basso. I particolari stilistici sono
molto curati nelle terminazioni periferiche (coda,
zampe, testa, criniera) ma molto meno lo è il tronco e
la figura in generale, oltre alla resa coloristica e
grafica dove da una parte non si denotano particolari
accorgimenti per i volumi o i movimenti nelle
pennellate o nella diluizione e dall’altra mancano
anche le linee che delimitano muscolature e in alcuni
casi le proporzioni sono sfalsate come nel caso della
zampa sinistra molto più grande della destra. Solo la
criniera presenta un differente uso del colore: il
rosso.
25 -
Cavallo (o anche sauro scuro) rivolto a destra
bloccato nella corsa da due predatori, un grifo (24)
ed un lupo (26). Azzannato dal primo sul dorso e dalla
seconda sul collo da dove sgorga copioso il sangue. La
testa dell’equino è rivolta tuttavia a sinistra come
ad osservare il grifo (24) che lo ha agganciato e non
lo lascia correre. Il manto scuro presenta, proprio
perché sauro, molte sfumature, ben rese dalla
diluizione del colore, che ne attestano i movimenti ed
i volumi in maniera ineccepibile. I contorni sono
marcati solo in prossimità del tronco, mentre sugli
arti e sulla testa vengono appena accennati.
Meravigliosa è la resa della criniera che con le
setole in orizzontale movimenta e allo stesso tempo ne
congela l’immagine del movimento nell’attimo in cui
ruota la testa all’indietro. Anche se limitato è da
apprezzare l’uso del chiaroscuro su colore nei pressi
della spalla e dell’attaccatura delle zampe anteriori.
Ancora notevole l’espressione di terrore che si legge
negli occhi della bestia.
26 -
Lupo rivolto a sinistra nell’atto di azzannare il
collo del sauro (25). Dopo averne bloccato la corsa
con le zampe anteriori che sono staccate dal suolo,
tenendo così una postura ominide. Al contrario delle
due iene (21 e 23) il canide è molto più reale,
veritiero, ed ottenuto con una resa quasi perfetta. Il
colore del manto, le linee di contorno delle
leggerissime striature verticali insieme ad alcuni
particolari precisissimi ne danno un effetto di grande
realismo, con delle sfumature di colore che nascondono
totalmente le pennellate che, anzi vengono ben
distribuite per dare forma perfetta ai volumi
corporei. È strano come un artista così virtuoso
nell’uso del colore si sia lasciato sorprendere
nell’uso dei contorni, spesso confusi, grossolani e
corretti. Per questo si potrebbe pensare ad una doppia
mano che abbia riadattato i contorni.
27 -
Grifo rampante rivolto a sinistra. Questo, insieme
alla pantera successiva (28) che è anche l’ultimo
animale del fregio, ha delle particolarità che lo
differenzia dalle altre fiere. I contorni sono ben
marcati come anche i particolari e la posizione ed
ogni singolo elemento che lo compone (testa, criniera,
zampe, coda, ali); piuttosto strano appare invece il
colore all’interno del corpo, come se non fosse stato
terminato o semplicemente perché andato perduto.
Alcune tracce sulle ali o sulle zampe ne indicano una
scala cromatica basata solo su due colori il rosso per
i contorni e riempimento di becco e criniera e
l’azzurro per l’interno o per le parti terminali
(zampe, ali, coda?) Permangono tuttavia tracce di un
uso accennato dello sfumato per i contorni dei volumi
corporei.
28 -
Pantera rivolta a sinistra con atteggiamento
avanzante. La formulazione della pantera riprende da
un punto di vista grafico, ma non stilistico, le
stesse particolarità del grifo che la precede (27). Il
corpo molto sinuoso riporta a schemi orientaleggianti
ma la testa presenta una sorta di rotazione di tre
quarti che con il corpo forma un chiasma completato
dalla zampa anteriore sinistra alzata. Il canone
cromatico segue quello del grifone (27) pur
distinguendosi bene con una serie di rotondità
maggiori ed una voluminosità possente sottolineata
dalla testa supportata da un collo molto robusto ed
appositamente rialzato.
Come
per il grifo rimane piuttosto dubbioso l’uso del
colore azzurro per entrambi che, come per il colore
della pelle del Charun, dell’Aldilà, è quello
considerato dagli etruschi della putrefazione e quindi
della morte. Appartenenti o provenienti, al pari del
demone, dall’Aldilà.
Una
serie di fregi, o raffigurazioni minori si trovano
sulle architravi delle porte nella parte sinistra
dell’ambiente orizzontale composti da colombe
alternate a grandi fiori. Entrando, sullo stipite
della porta subito a sinistra: quattro colombi
contrapposti due a due in mezzo a tre fiori, su quella
di fronte tre colombi con altri tre fiori molto ben
conservati. I volatili hanno una resa decisamente
realistica con l’uso del grigio la cui fedeltà è data
dalla presenza di particolari come la precisione delle
zampe o le striature nere sulle ali. I fiori sbocciati
si trovano in un cerchio rosso scuro, hanno quattro
petali bordati di bianco e lo stamno è rosso scuro.
Le
prime quatto belve, (1-4) hanno tutte la tecnica di
evidenziare con una linea scura i contorni,che non
appiattiscono la figura ma la rendono più voluminosa e
plastico grazie all’esecuzione pittorica tramite
spennellate interne e alle variazioni delle tonalità
cromatiche che vanno da un colore intenso sul dorso
sfumando sul tronco e attenuandosi quasi a zero nelle
estremità. L’uso di colori basici, (giallo, marrone,
rosso, blu), le grandezze differenti, l’espressività
delle fiere, ma uno stile simile per settori indicano
differenti scuole artistiche e differenti mani per
ogni singolo soggetto: questa peculiarità e
l’abbinamento cromatico conferiscono una varietà tanto
notevole da attrarre l’attenzione su ognuno di essi.
Ciò è chiaramente riscontrabile nel confronto tra i
felidi (3-4) dove il colore è tirato in maniera
uniforme, mentre il bue (5) ha una base piatta e le
minori concentrazioni d’acqua rendono possibile i
tratteggi che definiscono le movenze della massa
corporea.
Questa teoria di esseri non parla di animali allo
stato libero, ma di una metafora o una serie di
trasposizioni. Ciò è indice, come detto, di un’origine
forse molto più antica di gruppi di animali in duello,
la cui tradizione potrebbe essere precedente all’orientalizzante
anche se una prima testimonianza si ritrova nell’VIII
sec. a.C. dove nell’Iliade l’immagine derivata
dall’oriente diventa allegoria delle imprese umane.
Omero aveva paragonato Ettore vincitore ad un leone e
Patroclo sconfitto ad un cinghiale (Il. XVI, 823-826).
Pochi anni più tardi il poeta Esiodo, descrive lo
stesso confronto ferino nella decorazione dello scudo
di Eracle (v. 168 s.): "... cinghiale e leone, si
studiavano minacciosi l’un l’altro bramando lo
scontro, ... irto il pelo sulle groppe ...". Ma la
ricchezza dei particolari del poeta si completa con un
realismo notevole che riporta alle raffigurazioni
appena descritte: "... dalle belve cadute sgorgava
nero/ sangue al suolo…".
In
questo fregio sembrano esserci delle apparenti
contraddizioni riscontrabili da una parte
nell’iconografia che affonda le radici, come detto
nell’orientalizzante, con la raffigurazione di profilo
della maggior parte degli animali, con un
appiattimento della teoria, come nell’arte nel periodo
di passaggio a quella arcaica, ma dove le proporzioni
sono rispettate in quasi tutti i casi, una padronanza
nella conoscenza del regno animale unita al sapiente
uso del colore, dei chiaroscuri e del tratteggio
peculiari del miglior periodo tardo classico. Anche se
sembrano potersi riconoscere gli animali osservati
direttamente in natura o ben conosciuti da quelli
fantastici o esotici: la precisione si riscontra bene
nel cinghiale (9) o nell’asino (7) o ancora nel
cavallo (25) o nel lupo (26) che lo azzanna. È chiaro
che i pittori o, per meglio dire, le officine
pittoriche sono diverse: lo si vede per i sei grifoni
tutti differenti. La resa stilistica, la lunghezza o
la larghezza, la presenza o l’assenza delle ali in
quelli che azzannano le prede: questa immagine, che
occupa spesso lo spazio sopra le porte vuole
richiamare delle scene o dare un’idea o un’immagine
voluta e precisa.
Ormai tutti i maggiori studiosi sono del parere che il
fregio ed anzi ogni singola scena non abbiano una
funzione esclusivamente decorativa, come accade invece
per le fasce decorative al disopra del fregio
animalistico. Ci si è rifatti a teorie di R. Luilies,
per le decorazioni coeve e simili sulle urnette di
Taranto oppure ai gruppi di animali sui primi mosaici
a ciottoli di Olinto, Corinto, Eretria, Sicione, Fella,
Mozia e Arpi. Ancora si è ricercato lo stesso soggetto
nelle sculture di un edificio funebre da Sinope, al
museo Kastamonu (n. inv. 1914), o in un altro fregio
plastico di Tegea. "Come il leone e la pantera, i più
feroci nel regno della natura, aggrediscono il
capriolo, il cervo ed il cavallo, e li sbranano come
prede indifese nei grifi sia a protome d’uccello che
leonina questa forza e ferocia si ampliano fino alla
sfera dei demoni —, così l’uomo viene afferrato dalla
morte, senza che egli possa difendersi dalla sua
repentinità" (v. nota). Per questo alcuni autori e
studiosi hanno proposto che queste immagini
rievocassero l’origine della vita, le "grandi forze
dell’Essere e del Divenire", tramandate dall’Orfìsmo.
Personalità come F. Hölscher per il periodo arcaico e
H. Luschey per quello tardoclassico ritengono
tuttavia, che la raffigurazione di gruppi di animali a
duello possa aver avuto un significato magico, per cui
la forza dell’animale vincitore si trasferisce
all’uomo. Qui si potrebbero invocare profondi risvolti
psicologici della coscienza umana, che sembrano
sfuggire alle formulazioni scientifiche, ma sono
percettibili nel linguaggio figurativo.
Le foto sono tratte dal libro "La Tomba François di
Vulci" a cura di Francesco Buranelli, Edizioni Quasar
1987 e dai siti
www.canino.info
e
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi
Vedi
anche:
LA TOMBA FRANÇOIS. UNA
GUIDA, II
-
Protagonisti dello scavo e
personaggi
nel sepolcro |