N. 22 - Marzo 2007
LO
STABILIMENTO WHITEHEAD DI FIUME
La nascita e
l’evoluzione dell’arma siluro (Torpedo)
di
Marco Grilli
Origini
La
nascita l'evoluzione e la diffusione dell'arma siluro
è legata indissolubilmente alla città di Fiume ed ai
nomi di Johann Blasius Luppis, ufficiale della marina
austro-ungarica, e Robert Whitehead, ingegnere
britannico. La ricostruzione della storia di questo
ordigno bellico merita di soffermarsi su due episodi
lontani nel tempo: il primo è l'assedio di Anversa del
1585, dove un'ingegnere mantovano, Federico Giambelli,
lanciò un galleggiante contenente esplosivo contro lo
sbarramento delle barche spagnole sullo Schelda; il
secondo fa riferimento alla Guerra di Secessione
Americana (1861-1865), dove le forze navali sudiste
ricorsero all'utilizzo delle spar boats, natanti
provvisti a prora di un'asta di 8-10 m di lunghezza
all'estremità della quale si trovava una carica
esplosiva. In quest'ultimo caso tali natanti a vapore,
sia di superficie sia semisommergibili, riuscivano ad
affondare le navi nemiche ma finivano spesso per
essere a loro volta affondati.
Il Salvacoste di Luppis e il Torpedo di
Whitehead
Certamente conscio di questo grave inconveniente era
Johann Blasius Luppis (1814-1875), capitano di fregata
fiumano il quale ideò un mezzo per la difesa costiera,
il salvacoste. Si trattava di un'arma galleggiante
priva di equipaggio la quale, teleguidata da terra,
avrebbe dovuto dirigersi verso la nave nemica
esplodendo all'urto. Nel 1860 questo modello fu
presentato all'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe
il quale, non troppo entusiasta, espresse la necessità
di trovare soluzioni più pratiche e complete.
Fondamentale fu quindi l'intervento del notabile
fiumano Giovanni de Ciotta che mise in contatto Luppis
con chi aveva le competenze tecniche e scientifiche
per risolvere il problema, l'ingegnere inglese Robert
Whitehead (1823-1905). Questi proveniva dalle Scuole
Tecniche in Inghilterra e nel 1847 si trasferì a
Milano dove si occupò di macchine per la filatura.
Divenuto poi direttore dello Stabilimento Tecnico
Triestino, nel 1858 passò a Fiume in qualità di
direttore dello Stabilimento Tecnico Fiumano.
Whitehead verificò subito la scarsa efficienza del
salvacoste, troppo lento, esposto all'influenza del
moto ondoso e del vento e facilmente avvistabile dal
nemico. Studiando anche l'anatomia dei pesci,
l'ingegnere inglese progettò un corpo fusiforme,
alimentato da un motore ad aria compressa e capace di
navigare occultamente sott'acqua ad una quota
stabilita da un regolatore d'immersione, in modo da
far avvenire l'esplosione in corrispondenza della
carena, ossia nella zona vitale e meno protetta della
nave nemica.
Il
geniale inventore lavorò assiduamente ed in segretezza
al suo progetto per ben due anni (dal 1864 al 1866),
assistito dal figlio John. I primi test del prototipo
dell'arma si svolsero nel dicembre 1866;
nell'esperimento ufficiale per conto della Marina
austro-ungarica, a 600 m di distanza con navi ferme,
su trenta lanci sedici colpirono il bersaglio, con la
nave silurante in moto due lanci su sei ebbero esito
positivo, mentre con entrambe le navi in moto uno su
tre fece centro. Il primo prototipo di siluro del 1866
aveva la forma di spola con le estremità affusolate e
portava due alette, una superiore ed una inferiore,
per impedire sbandamenti di direzione. Queste le sue
dimensioni: lunghezza massima 3,53 m; diametro 356 o
406 mm; peso 136 kg; velocità massima 6 miglia.
All'estremità della testa era avvitato l'acciarino, il
congegno preposto allo scoppio della carica, mentre la
testa, conica, conteneva 15-18 kg di esplosivo, cioè
di polvere o fulmicotone umido. Servirono altri due
anni a Whitehead per perfezionare e rendere operativa
l'arma; nel 1868 la Marina austro-ungarica decise di
acquisire i diritti non esclusivi di uso e
riproduzione per la notevole somma di 200.000 fiorini.
Nel febbraio 1871, dopo lunghe sperimentazioni, anche
la Marina britannica decise l'acquisto del "Whitehead
torpedo" ; da lì in poi per Whitehead si spalancarono
le porte delle più importanti marine mondiali: Francia
(1872), Italia e Germania (1873), Danimarca, Svezia e
Norvegia (1875), Russia (1876), Turchia, Belgio,
Portogallo, Argentina, Cile e Grecia (1877), Stati
Uniti (1891).
Nascita ed evoluzione dello
Stabilimento Whitehead
Nel
1873 lo Stabilimento Tecnico Fiumano dichiarò
bancarotta; due anni dopo, grazie alla vendita dei
diritti d'uso e alle anticipazioni economiche della
marina tedesca, Whitehead ed il genero Edgard Hoyos lo
rilevarono costituendo la compagnia privata denominata
"Torpedo Fabrik von Robert Whitehead". L'azienda
contava già ben 500 dipendenti nel 1878 ed in pochi
anni aumentò il personale ed ampliò le proprie
strutture, presentandosi come uno degli stabilimenti
industriali più progrediti del tempo, fonte di
ricchezza e benessere per la città di Fiume. Per
rispondere alle esigenze di fabbricazione di un'arma
così complessa tecnicamente, al suo interno la
fabbrica era dotata di reparti di fonderia, caldareria,
lavorazioni meccaniche, assemblaggio e
sperimentazione. Vi erano anche un pontile di lancio
per le prove ed i collaudi dei siluri prodotti, ed un
porticciolo per ospitare le unità delle marine
acquirenti, per l'installazione a bordo dei tubi di
lancio.
Nel
1905 Whitehead trasformò la sua azienda in Società per
azioni, nasceva così la "Torpedo Fabrik Whitehead e
Co. Gesellochaft", col capitale di 7.500.000 di
corone. Oltre a vendere ai vari Stati il diritto d'uso
e riproduzione dei prodotti, il Silurificio istituì
filiali in tutto il mondo (tra queste menzioniamo
Weymouth in Inghilterra, St Tropez in Francia, Napoli
in Italia e Feodosia in Russia) e concorse
all'impianto all'estero di silurifici governativi o
privati. Poco prima della sua morte, avvenuta nel 1905
a 82 anni, l'ingegnere inglese, in mancanza di eredi
diretti, cedette il pacchetto di maggioranza
dell'azienda al gruppo inglese Vickers-Armstrong
Whitworth. La diffusione e produzione mondiale
dell'arma fu notevole (il solo Stabilimento fiumano
produsse 6.894 esemplari nei suoi primi 25 anni di
vita) ma a ciò non corrispose un largo impiego nelle
battaglie navali svoltesi dal 1875 al 1905. Il primo
lancio di siluro in combattimento, privo di successo,
venne effettuato dalla nave inglese Shah contro la
nave peruviana Huascar il 29 maggio 1877. La prima
operazione riuscita risale invece al 16 gennaio 1878,
quando le torpediniere russe "Cesme" e "Sinope"
comandate dall'ammiraglio Makharoff centrarono da 80 m
di distanza il guardacoste turco "Intibah". La
consacrazione dell'efficacia di questa nuova arma,
dopo alcune azioni di siluramento nella guerra
cino-giapponese del 1894-95, si ebbe con la battaglia
di Tsushima del 1905 nell'ambito della guerra
russo-giapponese.
Torpediniere, cacciatorpediniere e
sommergibili
L'invenzione del siluro fu all'origine d'importanti
novità nelle costruzioni navali; considerato che i
primi esemplari operativi avevano velocità massime di
10 nodi e portate non superiori ai 500-600 m, per il
loro impiego si doveva contare su navi di scarso
tonnellaggio, alta velocità e buona manovrabilità, in
grado di effettuare rapidamente le azioni di
avvicinamento, lancio e fuga. Nacquero così le
torpediniere, unità veloci e facilmente manovrabili,
dotate di tubi di lancio sopracquei e subacquei.
L'esigenza di contrastare tali mezzi navali e
difendere le unità maggiori portò poi alla produzione
delle cacciatorpediniere, unità di maggior
tonnellaggio e velocità delle torpediniere, a loro
volta armate di siluri e artiglieria. L'invenzione di
Whitehead diverrà poi l'arma congeniale di quella
rivoluzionaria unità navale che fu il sommergibile.
Il progresso tecnologico del siluro
Lungo e complesso fu il processo che seguì il siluro
per migliorare velocità, portata, capacità distruttiva
e precisione. Dopo i primi serbatoi in lamiera di
ferro comparvero quelli in acciaio, capaci di
garantire miglior condizioni di sicurezza. Per quanto
riguarda la sostanza esplosiva, inizialmente si
ricorse al fulmicotone, sostituito dal tritolo nel
1910, preferibile per l'alta stabilità e la facilità
di lavorazione.
Nel
1914 il Silurificio Whitehead realizzò un'altra
importante innovazione, l'acciarino-congegno impiegato
per determinare lo scoppio della carica
all'urto-universale a pendolo, capace di assicurare il
funzionamento del siluro con qualunque angolo
d'impatto. Anche il motore fu soggetto ad una lunga
evoluzione: dal 1877 fu adottato il Brotherood
sostituito nel 1879 da una sua variante, il
Brotherood-Whitehead che, al posto della valvola
unica centrale di distribuzione, adottava tre valvole
cilindriche. Nel 1909 la richiesta di maggior velocità
in funzione dell'utilizzo del diametro di 533 mm,
portò alla creazione del motore a due cilindri
suborizzontali. Al 1896 risale invece l'adozione delle
teste rigonfie, capaci di una maggior efficienza
distruttiva rispetto a quelle affinate, ora che i
siluri avevano raggiunto velocità più alte. Il
guidasiluri, ideato nel 1895 dall'ing. Ludovico Obry
ed acquistato dal Silurificio Whitehead nel 1897,
consentì la regolazione automatica del percorso
orizzontale dell'arma, evitando quelle oscillazioni
laterali causa più frequente dell'insuccesso del
lancio. Furono così eliminate le alette verticali, che
rendevano più difficili le operazioni di lancio e
aumentavano l'attrito dell'arma in moto. Il diametro
dell'ordigno fu un altro elemento soggetto a
progressi: dopo il 1876 prevalsero siluri da 356 mm ma
per rispondere alle esigenze delle marine di maggior
raggio d'azione e più alta capacità distruttiva,
Whitehead costruì nel 1889 quelli di 450 mm, in
concorrenza dal 1909 con quelli da 533 mm, più forti
in carica e velocità.
La Prima Guerra Mondiale e la nascita
del Siluruficio Whitehead di Fiume S.A.
All'inizio della I
Guerra Mondiale il Silurificio di Fiume lavorò
esclusivamente per gli Imperi Centrali. In seguito
all'entrata in guerra italiana (24 maggio 1915) le
attrezzature di produzione di Fiume furono trasferite
a St. Polten, vicino Vienna, mentre in città restarono
solo le funzioni di poligono di lancio. I timori si
rivelarono fondati in quanto il 2 agosto 1916 gli
italiani bombardarono la fabbrica, che si trovava
pochi Km ad ovest della città, tra il villaggio di
Plase e quello di Cantrida.
Nel corso del primo
conflitto mondiale il Silurificio produsse 1.780
siluri da 450mm, 64 lanciasiluri e 94 compressori. Gli
esiti della Grande Guerra furono disastrosi per gli
Imperi Centrali, la crisi colpì particolarmente la
città di Fiume e gli stessi azionisti della Whitehead
deliberarono lo stato di fallimento dell'azienda. La
Whitehead riprese slancio produttivo soltanto dopo il
passaggio di Fiume all'Italia (Trattato di Roma,
27/1/1924) quando l'ing. Giuseppe Orlando divenne
Presidente della Società di Esercizio
Anonima-Stabilimento Whitehead che, nel 1928, acquisì
la proprietà con la ragione sociale di Silurificio
Whitehead di Fiume S. A. ed un capitale di 30.000.000
di Lire. Il prestigioso stabilimento fiumano,
rifondato nel 1924 con 230 dipendenti, contava già un
organico di oltre 1.000 unità nel 1932. I locali e gli
impianti furono ammodernati ed ampliati, completati da
una nuova stazione di lancio per siluri e, nel 1935,
da una struttura per la simulazione di lanci da aereo.
Negli undici anni di gestione italiana furono prodotti
oltre 1.450 siluri da 450 e 533 mm; nel 1934 il
silurificio fiumano presentò alla Regia Marina
Italiana un nuovo siluro da 533 mm dalla carica di 300
kg di tritolo capace di velocità di 50 nodi per 4 km
di distanza, 40 nodi per 8 km e 30 nodi per 12 km.
Nello stesso anno l'azienda fiumana costituì a Livorno
la Società Moto Fides; in entrambe le città l'attività
di produzione bellica fu frenetica a causa della corsa
agli armamenti che caratterizzò il periodo precedente
alla II Guerra Mondiale. In questi anni fu progettato
anche il siluro da aereo, la Whitehead di Fiume
costruì il tipo RM-MAS di calibro 450 mm, lungo 5,50
m.
La Seconda Guerra
Mondiale e la fine della Whitehead di Fiume
Durante il conflitto
l'arma siluro giocò un ruolo fondamentale, basti
ricordare alcuni episodi quali l'attacco di
aero-siluranti inglesi nella rada di Taranto
(11-12/11/1940) e l'attacco giapponese a Pearl Harbor
(7/12/1941). Nel 1942 lo stabilimento fiumano produsse
ben 1.170 torpedo, mentre nel 1943 fu realizzato il
record produttivo di 160 siluri in un mese. L'Italia,
nel periodo dall'entrata in guerra (10/6/1940)
all'armistizio (8/9/1943) consumò ben 3.700 torpedo,
principalmente del nuovo tipo da 533 mm. Anche Fiume
però subì le nefaste conseguenze dei bombardamenti
aerei e quel che restò dello stabilimento Whitehead fu
decentrato in località più interne (Valvasone, Fiume
veneto) dalle ridotte capacità produttive. L'ingresso
in città delle forze jugoslave nella primavera del
1945 segnò praticamente la fine della vita produttiva
di questa gloriosa azienda, che il 31 luglio 1945
venne fusa al silurificio Moto Fides di Livorno con
conseguente trasferimento delle risorse rimaste nella
città tirrenica.
A Fiume l'ex-Whitehead
divenne sede di un'azienda meccanica che acquisì la
suggestiva denominazione "Torpedo". La sopra citata
fusione porterà nel 1995 alla creazione dell'attuale "Whitehead
Alenia Sistemi Subacquei", società all'avanguardia nel
settore dei prodotti per la difesa subacquea. Ancora
oggi Fiume deve però rendere omaggio alla vecchia e
prestigiosa Whitehead che, grazie alla perizia ed
abilità dei suoi creatori, ingegneri e lavoratori, ed
alla validità delle soluzioni ed evoluzioni
tecnologiche proposte, è stata per lungo tempo motivo
di vanto ed orgoglio nella storia industriale della
città quarnerina.
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