N. 29 - Ottobre 2007
WALTER
LIPPMANN
Il
giornalista che fece diventare famoso il
termine Guerra Fredda
di
Matteo
Liberti
"Che noi lo
desideriamo oppure no, siamo coinvolti nei problemi
del mondo, e tutti i venti del paradiso soffiano
attraverso la nostra terra". (Walter Lippmann)
Il nome del giornalista statunitense
Walter Lippmann è legato notoriamente alla
Guerra Fredda, seppure in maniera non del tutto
appropriata (vedremo perché)...
Il
suo periodo d'oro è quello che va
dalla crisi del 1929 ai primi anni ’60, periodo nel
quale egli, oltre a molte pubblicazioni, gestì una
rubrica di politica internazionale (today
and tomorrow)
per l’Herald Tribune, lo storico
giornale Newyorkese.
Nato il 23 settembre del 1889 e laureatosi ad
Harvard, fin da giovane
(già nel 1921 era
direttore di giornale: il New York World,
di stampo radicale)
Lippmann da mostra di quel genio che lo porterà a
conseguire ben due premi Pulitzer, nel 1958 e
nel 1962.
Tra le altre cose,
alcuni suoi scritti ispirarono il presidente
Wilson nell'elaborazione dei suoi famosi 14
punti e dell'idea di una Lega delle nazioni.
Libero pensatore, il
giornalista americano durante tutta la sua carriera
si è sempre distinto per una propria autonomia sia
dai giornali per cui scriveva, sia dalle mode legate
al sensazionalismo spesso vuoto che molta stampa
andava inseguendo.
La sua collaborazione
con l'Herald Tribune (iniziata nel 1931), giornale
conservatore e fuori dalle vedute di Lippmann, fu
anticipata da un celebre editoriale del direttore in
cui questi avvertiva i propri lettori che il
nuovo arrivo avrebbe scritto liberamente di ogni
argomento seguendo solo il proprio talento, al di
fuori di ogni direttiva "dall'alto".
Tra le sue battaglie
si ricordano quelle
a
favore del Patto Atlantico, della neutralità della
Germania e contro la guerra del Vietnam.
Ma il suo nome, come
abbiamo accennato, è legato soprattutto, nella
storia politica, ad un saggio (che spicca tra gli
oltre venti pubblicati in carriera) del 1947
dal titolo di Guerra Fredda.
Tale termine per
definire la situazione di tensione che si andava
creando tra U.R.S.S. e Stati Uniti gli fu
però suggerito da un importante finanziere
dell'epoca: il dimenticato
Bernard Baruch,
che per primo ne fece uso.
Tra le sue interviste,
rimangono impresse quelle fatte ai più importanti
uomini della politica internazionale.
Tra le più celebri,
quelle al presidente Kruscev.
Quello che è
considerato ancora oggi tra i più grandi
columnists nella
storia del giornalismo morì il
14
dicembre del 1974.
Un buon riassunto del
suo pensiero circa il ruolo dei giornali e dei
giornalisti ce lo da lui stesso in un celebre
aforisma: "Una libera stampa non è un privilegio,
ma una necessità organica in una grande società...
Una grande società è semplicemente una grande e
complicata società urbana". |