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N. 24 - Maggio 2007

Boris Talantov

L'Adattamento all’ateismo

di Stefano De Luca

 

Il 10 novembre del 1966, l’insegnante di matematica in pensione Boris Talantov scrisse, congiuntamente con altri fedeli della diocesi di Kirov, una «Lettera aperta» al Procuratore generale dell’URSS.

 

In questo testo, Talantov si batteva contro la chiusura massiccia di chiese, “più della metà, tra il 1960 e il 1964”, nella regione di Kirov.

 

Il testo forse più interessante della produzione di Talantov, è la lettera del 1967 intitolata Serghjevtcina, o Adattamento all’ateismo.

 

“Nella sua Allocuzione ai credenti del 1927”, racconta Talantov, “il Patriarca Sergio, a quell’epoca metropolita, ha esposto i nuovi principi del governo della Chiesa, che vennero definiti «adattamento» all’ateismo”.

 

Concettualmente, l’adattamento all’ateismo consisteva “in un aggiustamento meccanico dei dogmi e dei riti cristiani coi postulati politici e sociali dell’ideologia ufficiale del Partito”.

 

In concreto, “tutta l’attività religiosa fu ridotta a riti esteriori”, mentre il ministero pastorale “non esercitava più la minima influenza sui fedeli” poiché “i ministri del culto obbedivano rigorosamente alle direttive dell’adattamento”.

 

Quelli che non lo facevano, andavano a finire nei campi di lavoro.

 

Talantov sosteneva inoltre che la riapertura dei luoghi di culto cominciata nel 1941, “faceva parte della ragion di Stato di Stalin”, fu come “un osso che Stalin gettava al popolo, stanco della guerra e della carestia”.

 

Il patriarca Sergio non aveva secondo lui alcun merito nella ‘tregua’ degli anni di guerra, che era ufficialmente terminata nel 1961.

 

“Alla luce dei fatti”, concludeva Talantov, “possiamo chiamare l’adattamento al potere ateo, dal nome del patriarca Sergio, la Serghjevtcina”.

 

I vescovi erano stati costretti ad assimilare la Serghjevtcina, e le conseguenze concrete di questo fatto sono ad esempio evidenti nell’omelia del maggio del 1967 del vescovo di Kirov, Vladimir.

 

Egli spiegò ai fedeli come “dobbiamo adattarci alle nuove condizioni della vita come un ruscello che, quando non incontra sulla sua via una pietra, le gira intorno. Noi viviamo con gli atei e dobbiamo tenerne conto, e non fare nulla che possa loro dispiacere”.

 

Questo adattamento era servito a salvare la Chiesa ortodossa russa? Secondo Talantov “non solo non la ha salvata, ma ha favorito al contrario la perdita della vera libertà di coscienza, e trasformato i vertici della Chiesa in uno strumento del potere ateo”.

 

Condannato nel 1969 a due anni di reclusione per la sua attività, Talantov morì nel 1971 nell’infermeria del lager.

 



 

 

 

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