.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

> Storia Contemporanea

.

N. 9 - Febbraio 2006

IL SALICE D’ARGENTO E IL GIUSTO SENZA RIPOSO

Raoul Wallenberg, il salvatore perduto degli ebrei di Budapest

di Alessia Ghisi Migliari

 

Aveva una vita giovane e fortuna a piene mani.

Raoul Wallenberg era uno dei rampolli della più importante famiglia di banchieri svedesi; mentre i suoi parenti intrecciavano affari da una parte all’altra del globo, lui cresceva ricco, poliglotta e colto.

 

Apprezzato nella buona società, laureato in architettura e con prospettive più che brillanti, nel 1944, a soli trentadue anni, decide di dare una virata violenta alla sua esistenza privilegiata.

 

I motivi di questa sua scelta non son realmente noti, e le speculazioni inerenti forse soffrono eccessivamente di buonismo; senza dubbio però, accanto alla volontà di mettersi alla prova, Raoul possedeva una sensibilità notevole per quanto riguardava la situazione degli ebrei d’Europa sotto Hitler.

 

Lo sterminio, la cui eco giunge anche in Svezia (Paese neutrale), spinge così Wallenberg a offrirsi per un compito pericoloso: serve un uomo al di sopra dei sospetti, che parli assai bene tedesco e si rechi come legato a Budapest con lo scopo di salvare quante più persone possibili.

 

Metodi da usare? Qualunque risulti fattibile.

 

Raoul arriva così nella capitale ungherese con il suo complicato e vago compito.

 

In quella città martoriata, il piano nazista va a gonfie vele, grazie alla diretta supervisione del celebre Adolf Eichmann, in seguito giustiziato in Israele e che ispirò alla Arendt la nota espressione ‘la banalità del male’; ufficiale apparentemente incolore e delfino di Himmler, Eichmann mobilita tutta la sua notevole capacità organizzativa per assicurarsi che neanche un ebreo possa sfuggire al suo destino disegnato dal millenario Reich.

 

A questo punto, lo svedese di ottima famiglia e buona sorte mostra una creatività e una temerarietà che non conoscono moderazione: inizia a rilasciare "passaporti di protezione" (Schultz-Pass) a chiunque possa mostrare anche una minima connessione con la Svezia. Che sia una remota parentela o anche meno, questi legami fasulli e inventati fanno sì che le tessere in questione, in realtà senza valore, garantiscano l’immunità a chi le possiede. Per quanto irritate, le SS non possono rischiare incidenti diplomatici, anche se è chiaro a chiunque che quel pezzo di carta è in troppe mani.

 

Raoul organizza "case svedesi" dove fa sì che si raccolgano il maggior numero di ebrei possibili, si reca nelle stazioni da dove partono i convogli senza ritorno, e con un fucile puntato nella schiena si adopera per far scendere dai vagoni altri essere umani.

 

Perennemente osteggiato da Eichmann e colleghi, che lo minacciano e lo controllano passo dopo passo, Wallenberg resta a Budapest fino al gennaio del 1945. Fino alla fine, insomma.

 

E dopo? Inizia l’enigma.

 

Che sorte ha il diplomatico svedese che s’è immischiato nei precisi progetti di "pulizia" dei nazisti? Nessuno lo sa con certezza.

 

Catturato sicuramente dei russi che, nel caos del momento, non comprendono il ruolo dell’uomo scandinavo che parla tanto bene il tedesco, le tracce di questo eroico personaggio svaniscono.

 

Si perdono nelle prigioni staliniane, notoriamente non particolarmente comode. Proprio così: si smarriscono per anni, nessuno riesce a scoprirne nulla. Il secondo conflitto mondiale è finito, la situazione confusa, si fatica ad avere notizie, anche se lo scomparso è figlio e nipote di "gente importante". Quando poi si inizia a indagare meglio, la Guerra Fredda è in corso, e magari sarebbe pessima cosa far sapere d’aver imprigionato per errore un delegato svedese.

 

La madre del giovane non si rassegna – non lo farà mai –  e man mano che il nome del figlio diviene noto aumentano le pressioni per scoprire dove sia colui che ha salvato quasi centomila ebrei. Ciò che emerge è che effettivamente Raoul è stato rinchiuso dietro le sbarre russe, in diversi luoghi, ma a quanto risulta è deceduto di morte naturale nel 1947.

 

Fatto che si scontra con le testimonianze di chi asserisce di averlo incontrato in prigione anni dopo e di aver addirittura saputo del suo ricovero in un ospedale psichiatrico ben oltre il 1960. Se così fosse, e le prove sono molteplici, significherebbe che – per nascondere un "errore di valutazione" – si è lasciato languire un innocente per decenni dietro mura invalicabili e senza dubbio crudeli.

 

Nessun incontro tra la Russia e la Svezia è riuscito a far emergere il reale e drammatico epilogo dei giorni coraggiosi e persi di Wallenberg.

 

Nel suo Paese è giustamente considerato un eroe (come finalmente accade anche da noi per Giorgio Perlasca), a lui sono intitolati istituti e quanto altro; in Israele ha la sua pianta nel Giardino dei Giusti, e in un parco di Budapest a lui dedicato è stato innalzato un salice piangente d’argento, splendido e commovente monumento eretto per ricordare le vittime dell’olocausto (su ogni delicata foglia vi è un nome).

 

La splendida opera d’arte è stata posta al centro dell’ampio spazio verde pensato in onore di chi ha permesso a questo struggente albero commemorativo di avere molte tristi fronde in meno.

 

Ovviamente, non sono rami che si muovono di vento o pioggia ; ma nel loro leggero brillare rimangono monito e celebrazione del dolore, ma anche del prodigioso potere del singolo nelle tormente della Storia.

 

E rimane l’attesa di sapere – sempre troppo tardi – la fine ingiusta di Wallenberg. Non tutti i Giusti hanno il loro riposo.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Vecchioni, D., “Raoul Wallenberg”, Euro Press ’94 ;

Bierman, J., “Righteous gentile : the story of Raoul Wallenberg”, Reprint Edition ’92 ;

Wallenberg, R., “Letters and dispatches”, Arcade Publishing ’95 ;

www.raoul-wallenberg.org

www.remember.org/imagine/wallenberg.html

www.raoul-wallenberg.com

 



 

 

 

 COLLABORA

scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 215/2005 DEL 31 MAGGIO]

.

.