N. 28 - Settembre 2007
UN PONTIFICATO EQUIVOCO
Il Papa del silenzioso compromesso
di
Leandro Cecconi
“Le Chiese sconsacrate o chiuse, i
credenti cacciati. Centinaia di sacerdoti che
muoiono ammazzati o finiscono in prigione, suore che
subiscono violenza carnale, quasi tutti i giorni
ostaggi innocenti che vengono uccisi davanti agli
occhi di bambini, la gente, privata di ogni
sussistenza, che muore di fame; ma il Papa tace,
come se il suo gregge non lo preoccupasse”.
(Vescovo polacco in esilio)
Eugenio Pacelli divenne pontefice il 2 Marzo del
1939, con il nome di Pio XII, in onore e per
rispetto ed affetto del suo predecessore Papa Pio XI,
Achille Ratti.
Il
pontificato di Pacelli è stato, purtroppo, uno dei
più discussi della storia contemporanea Un
pontificato a cavallo della seconda guerra mondiale,
uno degli eventi più drammatici, disastrosi e
sanguinari mai accaduti. Milioni di persone hanno
perso la vita, sui vari campi di battaglia e, ancora
più drammaticamente, nei campi sterminio disseminati
nell’intera Europa nazista.
Papa Pio XII visse per più di un decennio, come
nunzio apostolico, nella Germania
nazionalsocialista. Ha potuto osservare direttamente
la crescita e la malsana diffusione degli ideali
hitleriani in una Germania che ancora rimuginava
sulla sconfitta del primo conflitto mondiale.
Si
era perfettamente integrato nel modo di vivere dei
tedeschi, comprendendo la mentalità di un popolo che
aveva sempre amato.
Purtroppo il nazionalsocialismo di Hitler, sebbene
mai condiviso apertamente da Papa Pacelli, riuscì
nel rianimare l’orgoglio di un popolo che sembrava
avere delle difficoltà a rialzarsi in piedi, memore
delle precedenti debacle passate.
Pio
XII, come ci confermano numerosi studiosi
dell’epoca, temeva molto di più l’eventuale
“movimento” del comunismo e del bolscevismo dell’
“Impero Sovietico”. La Germania nazista, per
l’intero Stato Vaticano, rappresentava un forte
baluardo difensivo contro “l’anticristo comunista”.
Lo stesso Papa sancì un importante e storico
concordato con la Germania nazista.
Le
sue intenzioni, seppur rispettabili, di porsi come
pacificatore di un continente sull’orlo di un
baratro di sangue, fu del tutto inutile e senza
alcun risultato. Papa Pio XII cercò sempre di
mantenere una pseudo – neutralità che garantiva un
minimo di tranquillità allo Stato pontificio e che,
a suo modo di vedere l’evolversi degli eventi,
impediva che le persecuzioni, i massacri, la
completa indifferenza per ogni diritto umano e, in
particolare, lo sterminio programmato di
handicappati, malati di mente, minoranze etniche e
di quasi l’intera popolazione ebrea europea, potesse
eventualmente accentuarsi e quindi peggiorare lo
stato dei fatti.
Pio
XII non ebbe mai la capacità (?), il coraggio (?),
l’intenzione (?), l’orgoglio (?), la forza (?) di
opporsi apertamente al regime tedesco. Le sue
encicliche, cercavano di stimolare una riflessione
nella mente dei numerosi cattolici tedeschi,
cercando di indurre un senso di rispetto per la
dignità umana. I tedeschi erano però totalmente
sordi di fronte alle parole addolcite (per no
scatenare ulteriormente “i lupi tedeschi”) del
pontefice, e vedevano le continue vittorie sul campo
del loro Furher con un particolare orgoglio
nazionalista ed una specie di rivalsa nei confronti
di numerosi stati europei.
La
cosa che turba la maggior parte degli storici è
proprio la mancanza di diretto intervento di Papa
Pio XII nel grande conflitto mondiale. La sua
funzione di pacificatore fu completamente nulla,
incapace di porre rimedio anche alle più semplici
dinamiche diplomatiche (diversamente da quanto era
accaduto durante la prima guerra mondiale con Papa
Benedetto XV).
Il
pontefice aveva, a mio avviso, una sola strada da
poter seguire: quello della scomunica, un atto che
per un fedele rappresenta una “specie” di condanna a
morte (una morte spirituale!). Anche se tale atto
avrebbe potuto non scalfire minimamente Hitler ed i
suoi generali, penso che una forte e decisa presa di
posizione del Papa e dell’intero Stato pontificio,
era il minimo che Pio XII potesse fare, senza il
rischio di peggiorare una situazione che non poteva
in alcun modo andar peggio, e magari instillando
qualche dubbio “morale” nei numerosi cattolici che
seguivano l’ideale nazista solo sull’onda di un
entusiasmo iniziale e di uno spirito di rivalsa.
Tale tipo di intervento pontificio non avvenne mai:
nessuna scomunica verso la Germania nazista è mai
partita.
Quando Pio XII ricevette comunicazioni scritte dai
cardinali e vescovi di mezza Europa, con la
dettagliata descrizione del genocidio che Hitler
stava perpetrando, il pontefice disse che “sebbene i
fatti descritti fossero di una enorme gravità,
dovevano essere appurati e valutati con estrema
attenzione”.
La
tecnica “dello struzzo” non portò ad alcun
risultato. I cattolici di mezzo mondo si sentirono
abbandonati al loro destino (omertà
intercontinentale) anche dallo stesso pontefice, in
balia della follia che ormai imperversava sovrana.
L’unica missiva di una certa importanza fu quella
che lo stesso, identico Papa inviò, con una certa
premura, al comando del Terzo Reich, nel momento
dell’attacco tedesco all’Unione Sovietica comunista,
incoraggiando “la forza assassina ed omicida” ad
ottenere immediati e promettenti risultati per l’eradicazione
del terrificante comunismo.
La
scomunica non raggiunse mai il Furher, tanto meno
gli assassini dei Lager e i vari generali tedeschi.
La scomunica, Pio XII, la comminò, senza un minimo
tentennamento, ai comunisti italiani nel periodo
delle prime elezioni politiche italiane.
Per
concludere, ritengo sia giusto dire che il Papa,
nonostante quello che non seppe fare, prestò aiuto a
numerosi ebrei, in particolare a Roma, evitandogli
la deportazione nei campi di sterminio tedeschi.
D’altra parte, essendo comunque “cattolici”,
bisognosi di aiuto, Papa Pio XII fece in modo di
facilitare la fuga dei massimi rappresentati
nazisti, molti dei quali direttamente implicati
direttamente nello sterminio di massa avvenuto nei
cosiddetti “campi di concentramento”.
“Che cosa dirà la storia del mio
silenzio?”,
si
chiese Pio XII.
Riferimenti bibliografici:
Guido Knopp: “Vaticano
e Pontefici”
Wiliam Shirer: “Storia
del Terzo Reich”
John Cornwell: "Il Papa
di Hitler"
Marco Aurelio Rivelli:
"Dio è con noi!"
Peter Godman: "Hitler e
il Vaticano"
Carlo Falconi: "Il
silenzio di Pio XII" |