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N. 17 - Ottobre 2006

NILDE IOTTI

Una pioniera della politica al femminile

di Tiziana Bagnato

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Nelle pagine dei giornali che nel 1999 ne annunciavano la morte, viene spesso ricordata come la “signora della politica”. Ed effettivamente Nilde Iotti diede alla politica italiana quella presenza femminile reale e concreta che fino ad allora era stata solo vagheggiata e rivendicata. Al di fuori dei circoli femministi, al di là delle barricate, una donna “vera” era riuscita a mettere piede in Parlamento.

Nilde, all’anagrafe Leonilde, Iotti nacque a Reggio Emilia il dieci aprile del 1920. Il padre, un ferroviere attivista nel movimento operaio socialista, fu perseguitato durante il regime fascista. Le condizioni economiche nelle quali la giovane Nilde crebbe non furono così delle più prospere. “Per anni – dichiarò la Iotti in un’intervista – indossai il cappotto rovesciato di mio padre”. Ma tanti sacrifici erano finalizzati alla sua formazione e al suo studio.

Rimasta orfana di padre a quattordici anni, la futura donna della politica nostrana poté proseguire gli studi solo grazie alla madre che iniziò a lavorare. La scelta dell’università da frequentare ricadde sulla Cattolica di Milano, facoltà di lettere. Lì, ad accompagnare gli intensi studi della Iotti, emerse un forte travaglio ideologico e religioso che finì per allontanarla dalla fede cattolica. “Al credo – spiegò la donna -  perché assurdo, dissi razionalmente no”.

Durante la seconda guerra mondiale, la Iotti si iscrisse al partito Comunista e dal 1943 entrò nella Resistenza, prima come porta ordini, uno dei ruoli più determinanti e pericolosi, soprattutto per una donna, e poi, poco più che ventenne, come responsabile dei gruppi di difesa della donna.

I gruppi si estesero su tutto il territorio italiano con l’obiettivo di mobilitare in modo capillare donne di ogni età e condizione sociale. Il loro contributo alla Resistenza non si esaurì nella raccolta degli indumenti, dei medicinali e del cibo per i partigiani ma  vide le donne adoperarsi per portare messaggi, custodire liste dei contatti, preparare case rifugio, trasportare volantini, opuscoli e persino armi.

Nell’immediato dopo guerra, dopo un’esperienza come consigliere comunale a Reggio Emilia, Nilde Iotti venne eletta dal Partito Comunista tra i membri dell’Assemblea Costituente, riuscendo a raccogliere quasi sedici mila preferenze. Lì, in quella che ella stessa definì come “la più grande scuola politica a cui abbia mai avuto occasione di partecipare anche nel prosieguo della mia vita politica”, prese parte attivamente alla Commissione dei 75, che ebbe il compito di redigere la bozza della futura Costituzione repubblicana.

Il contributo che la Iotti diede ai lavori della Costituente per far sì che le donne non fossero dimenticate, ma fossero, anzi, tutelate dal testo costituzionale, fu enorme. Con la relazione sulla famiglia che la Iotti presentò all’Assemblea nel 1946, invitò ad emanare delle leggi che regolassero il diritto familiare e permettessero un rafforzamento della famiglia in concomitanza con l’affermazione del diritto dei singoli.

Riferendosi nello specifico alle donne, nella sua relazione l’onorevole affermò che: “Uno dei coniugi, la donna, era ed è tuttora legata a condizioni arretrate, che la pongono in stato di inferiorità e fanno sì che la vita familiare sia per essa un peso e non fonte di gioia e aiuto per lo sviluppo della propria persona. Dal momento che alla donna è stata riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza, col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di cittadina."

Per riabilitare poi il diritto della donna al lavoro, che da Mussolini era stato messo in discussione la Iotti si impegnò affinché la Costituzione assicurasse il diritto al lavoro senza differenza di sesso. Anche la maternità fu uno dei nodi cruciali della sua relazione, con l’intento di rimarcarne la funzione sociale, e in quanto tale il diritto alla tutela.

Dal 1946 la carriera politica della Iotti si snoderà tra i banchi del Parlamento, dove venne eletta ininterrottamente  fino al 1996 e dove rimarrà seduta fino al 1999. Nel 1976 divenne presidente della prima Commissione Affari Costituzionali e nel 1979 subentrò a  Pietro Ingrao come Presidente della Camera, una carica che ricoprirà fino al 1992.

L’imparzialità con la quale la signora della politica portò avanti il suo incarico, le creò screzi con lo stesso partito Comunista, durante la discussione del decreto relativo al taglio dei quattro punti di contingenza, con Bettino Craxi, quando il socialista fu presidente del Consiglio dal 1983 al 1987, e con Francesco Cossiga, quando questo fu presidente della Repubblica.

Nel 1987 ottenne un incarico esplorativo, poi abortito, da parte del presidente della Repubblica Cossiga. Altri incarichi di prestigio la attenderanno. Nel biennio 1993-94 fu, infatti, presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali e tra il 1996 e il 1999 fu presidente della delegazione parlamentare italiana presso il Consiglio d’Europa e vicepresidente del Consiglio d’Europa.

Dopo una vita così intensa, vissuta calcando palcoscenici importanti con passo leggero e testa alta, nel 1999 Nilde Iotti diede le dimissioni dal Parlamento per motivi di salute. Il 4 dicembre 1999 la signora della politica uscì definitivamente di scena.

 



 

 

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