.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

> Falsi storici

.

N. 12 - Maggio 2006

IL NECRONOMICON DI H.P. LOVECRAFT

L'oscuro libro dei morti mai scritto

di Andrea Laruffa

 

In campo letterario, molto prima dell’avvento dei moderni mezzi di comunicazione di massa, si è assistito alla nascita e alla diffusione di una serie di opere che nella realtà non sono mai esistite, ma che ugualmente sono entrate a far parte della storia della letteratura ufficiale.

 

Lo statunitense Lyon Sprague De Camp ha definito queste opere con il termine ‘Pseudobiblia’. Si tratta in pratica di libri che, a vario titolo, non esistono o non sono mai esistiti, ai quali si possono aggiungere i libri maledetti, soppressi o messi al bando per il loro contenuto, quelli dimenticati, e ancora quelli non riconosciuti o celati in altri libri.

 

Col tempo gli pseudobiblia sono diventati un genere a sé stante, accomunabile da una parte alla letteratura paradossografica (genere relativo alla narrazione di fatti straordinari della storia o della natura), dall’altra alle famose Biblioteche Immaginarie, cataloghi che hanno per oggetto proprio i libri mai scritti, inesistenti; prodotti di fantasia che tuttavia sono stati ritenuti realmente esistiti.

 

 Il caso in questione, probabilmente il più celebre e riuscito nel suo genere, prende il nome di Necronomicon o Libro dei Morti e l’autore è lo statunitense Howard Philips Lovecraft. Si tratta di un libro mai scritto ma ritenuto da molti, ancora oggi, realmente esistito. Un opera che, mai nata, è oggi più viva che mai. O, stando le intenzioni dello scrittore, semplicemente uno degli scherzi più riusciti della storia della letteratura. Ma per capire meglio di cosa tratta questo oscuro volume, è meglio partire dalla storia del poeta arabo Abdul Alhazred.

 

 Questi nasce a Sanaa, nello Yemen, durante il periodo dei Califfi Omiadi (VIII° secolo d.c. circa). Da giovane viene introdotto ai misteri delle antichissime religioni praticate in Arcadia, Babilonia, Persia e Palestina. Dopo aver visitato le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Menfi, decide di recarsi nel Rahaba El Khalyeh, il grande deserto dell’Arabia meridionale, ritenuto all’epoca la fissa dimora degli spiriti; il “Grande Vuoto”  per gli antichi arabi.

 

Coloro che sostengono di aver attraversato questo deserto narrano di avvenimenti incredibili e di storie sovrannaturali. E’ qui che Abdul Alhazred trascorre ben dieci anni della sua vita. Dopo il ‘soggiorno’ non certo piacevole nel deserto, il poeta si stabilisce a Damasco, dove dedica gli ultimi anni di vita alla stesura della sua unica opera, l’Al Azif. Con questo termine gli arabi erano soliti indicare gli strani suoni notturni prodotti da certi insetti, ma che la tradizione popolare identifica con il linguaggio dei demoni. Il libro contiene un racconto mitologico sugli Antichi, la loro storia e i metodi per invocarli.

 

La scomparsa del poeta è avvolta nel mistero più buio e riguardo i suoi dettagli sono giunte voci incredibili (una di queste narra che Abdul Alhazred fu afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato da questo in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di persone).

 

 Intorno al 950 d.c. l’Al Azif, che nel frattempo era stato ripreso largamente, anche se in segreto, dai filosofi dell’epoca, viene clandestinamente tradotto in greco dall’erudito bizantino Teodoro Fileta con il titolo di Necronomicon, che letteralmente vuol dire: “Il libro delle Leggi che Governano i Morti”.

 

Per oltre un secolo questo libro favorisce le più innominabili esperienze, finche nono viene soppresso e bruciato intorno al 1050 dal vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli. Nel tardo Medioevo, il danese Olaus Wormius ne redige una traduzione in latino, che vede la stampa due volte, in Germania e in Spagna. Entrambe queste edizioni sono prive di qualsiasi segno di identificazione e possono essere localizzate nel tempo e nello spazio solo in base a considerazioni riguardanti le modalità di stampa.

 

Nessuna notizia si ebbe invece della versione greca fino al resoconto del rogo cui venne condannato, nel 1692, un cittadino di Salem. Insieme al malcapitato fu bruciata tutta la sua biblioteca, e tra i libri presenti in essa vi era anche una copia del Necronomicon. Una versione inglese viene eseguita dal dottor John Dee nel 1580, ma non fu mai stampata. Tutto ciò che rimane sono solo alcuni frammenti del manoscritto originale.

 

Delle versioni latine attualmente esistenti, una è custodita nel British Museum di Londra, l’altra nella Bibliotheque National di Parigi. Di sicuro esistono numerose altre copie conservate scrupolosamente presso biblioteche di privati. Il libro è stato posto al bando da tutte le religioni del mondo e la sua lettura, narra la leggenda, determina conseguenze terribili.

 

Questa è la sintetica biografia di Abdul Alhazred, poeta e adepto dell’oscura religione dei Grandi Antichi, e la cronologia della sua unica opera, l’Al Azif o “Grande Libro dei Morti”. A lui e alla sua fatica sono state dedicate pagine e pagine di eruditissimi saggi e infinite citazioni, e non ci sarebbe ragione di stupirsene se non fosse che Abdul Alhazred e il suo Al Azif non sono mai esistiti, se non nella fantasia dello scrittore Howard Philips Lovecraft.

 

Il libro infatti era nato come uno scherzo, una burla, che il letterato americano aveva voluto fare ad una cerchia ristretta di amici e corrispondenti intimi. Il suo gesto tuttavia ha poi scatenato conseguenze che sono andate al di là di qualsiasi intenzione originale. In seguito alla diffusione dell’opera di Lovecraft, infatti, numerosi altri scrittori e appassionati del fantastico hanno involontariamente contribuito ad alimentare la leggenda del Necronomicon attraverso citazioni ‘serie’, riferimenti bibliografici ponderati, rivisitazioni e ricostruzioni di vario tipo.

 

A tal punto che, come già detto in precedenza, sono in molti che sostengono ancora oggi che questo libro sia realmente esistito. Inutilmente lo stesso Lovecraft si affannò più volte a spiegare che tanto il sinistro volume quanto il suo folle autore non erano mai esistiti, essendo essi il frutto della sua fervida immaginazione. Ma era troppo tardi, il meccanismo di diffusione era già scattato e la leggenda del Necronomicon già dilatata.

 

Il libro cominciò ad uscire dalla finzione letteraria per entrare nel mondo reale nel 1941, quando un antiquario di New York, Philip Duchesne, mise nel proprio catalogo un riferimento al Necronomicon, di cui forniva la descrizione e fissava il prezzo a 900 dollari. Nel 1953 il giornalista Arthur Scott, in un articolo sul mensile americano Sir! sostiene che il Necronomicon fu scritto su fogli di pelle umana prelevata da persone uccise con fatture stregonesche. Da quel momento si moltiplicano i riferimenti al Necronomicon sui bollettini dei bibliofili e perfino nel catalogo della Biblioteca Centrale dell'Università della California.

 

Alla fine degli anni '60 Lyon Sprague De Camp durante un viaggio in Oriente acquista uno strano manoscritto proveniente da un villaggio del nord dell'Iraq e al ritorno lo fa esaminare da alcuni esperti americani che però lo avvertono che il testo è una sequenza di segni priva di significato, che cerca di assomigliare al persiano e che risale al XIX secolo: un imbroglio, insomma.

 

Sprague De Camp decide comunque di pubblicarlo in facsimile, raccontando la vicenda e facendolo passare per il Necronomicon, aggiungendo particolari inquietanti per rendere il tutto verosimile. Negli anni '70 Colin Wilson sostiene che Lovecraft mentiva quando affermava che il Necronomicon non esiste, per coprire le responsabilità del padre, affiliato alla massoneria egiziana fondata da Cagliostro e possessore di una copia del Necronomicon.

 

Sarebbe più opportuno definire il Necronomicon un falso ‘letterario’ più che un falso ‘storico’, ma le conseguenze generate da quello che era nato come un semplice scherzo hanno avuto ripercussioni che sono andate ad incidere profondamente sulle credenze reali di molti appassionati ed esperti del genere fantascientifico, convinti, nonostante le smentite dell’autore stesso, dalla reale esistenza del manoscritto e del suo contenuto.

 

C’è da dire che, come in ogni falso che si rispetti, lo scrittore di Providence aveva creato per la sua opera un background ineccepibile, citandone tra l’altro i traduttori europei, alcuni dei quali realmente esistiti (John Dee) ed elencando le biblioteche (vere) che ne possiedono una copia. Un esempio di come la fantasia spesso riesce a prendere il posto della realtà e una dimostrazione di come, nel sistema complesso dei media (come lo è appunto la letteratura), quando si ha a che fare con episodi di falsi, il più delle volte le smentite non sortiscono nessun effetto.

 



 

 

 

COLLABORA

scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 215/2005 DEL 31 MAGGIO]

.

.