L’imperatore Menelik II, che
prima fu noto come Sahle Maryam di Shewa,
nacque ad Ankober il 17 agosto del 1844.
Figlio del Ras di Shewa, iniziò la sua carriera
sconfiggendo gli Oromo nel sud dell’Etiopia
ed annettendo il loro territorio a quello del suo
regno.
Nel
1883 prese in sposa Taytu Betul, una Amhara
(gruppo etnico dell'Etiopia centrale) della regione
del Semien. Nel 1886 fondò Addis Abeba e tre
anni più tardi, nel 1889, fu il successore dell'imperatore
Giovanni IV, ed unì in un unico territorio lo Shewa,
il Tigrè e l'Amhara.
A
ciò seguì l'inizio di un processo di
modernizzazione culturale, economica e
soprattutto militare del paese. Il potere venne
centralizzato e le autonomie delle aristocrazie
regionali furono fortemente ridotte.
Nello stesso 1889 Menelik II si liberò
dell'influenza britannica e firmò con il governo
italiano il trattato di Uccialli.
Era
il 2 maggio.
In
precedenza l’Italia aveva occupato le zone
eritree di Assab e Massaua, tra il
1872 ed il 1885.
Il
trattato in questione riconosceva all'Italia le
conquiste effettuate e concedeva la possibilità di
estendere il suo dominio sino all'Etiopia, in cambio
del riconoscimento ufficiale di Menelik II quale
Imperatore.
Ma
l'interpretazione del trattato fu equivoca,
particolarmente per quel che concerneva l'articolo
17. Ciò era dovuto anche al fatto che le due
versioni, quella in amharico e quella in
italiano, non corrispondevano...
Quando l'Imperatore però si rese conto che con quel
trattato l'Abissinia (nome che all'epoca aveva
l'Etiopia) diventava un protettorato dell'Italia, lo
rinnegò.
A
ciò seguì il cosiddetto incidente di Dogali:
quel che successe fu che un contingente italiano in
Eritrea sconfinò in territorio etiope e lì venne
massacrato dalle forze locali.
I
morti furono più di trecento.
A
questo punto i rapporti tra i due stati erano
definitivamente compromessi e l'esercito italiano si
preparò ad una invasione diretta.
L'attacco avvenne il 1 marzo 1896, presso
Adua.
Ma
le truppe inviate da Francesco Crispi vennero
sconfitte immediatamente e costrette a battere in
ritirata.
La
fama di Menelik II crebbe rapidamente: in molti
paesi nacquero le Chiese etiopiche,
portatrici di un credo irredentista basato sulla
figura di un Cristo nero. Il luogo in qui
questo nuovo movimento religioso ebbe più seguito fu
la Giamaica.
L'Etiopia guadagnò invece una parziale indipendenza,
riconosciuta internazionalmente nel 1906. Pur
riconoscendo la divisione del paese in tre sfere
d'influenza (francese, inglese ed italiana), si
garantiva il rispetto dei confini etiopici.
In
quello stesso anno la salute dell'imperatore iniziò
a peggiorare, a causa di una grave malattia
polmonare.
Nel
1908 rimase definitivamente paralizzato.
Menelik II morì alla fine del 1913, dopo aver
lasciato il potere, nel 1909, nelle mani del nipote
Iyasu.