N. 17 - Ottobre 2006
LE MAROCCHINATE
Aspettavano i liberatori ma arrivò l’inferno
di
Sergio Sagnotti
.
La riluttanza e la
scarsa memoria del nostro paese, dedita soprattutto ad
una sorta di invidia esterofila dei miti altrui, ci fa
dimenticare che di martiri, ma soprattutto di eroi, lo
stivale ne ha avuti e forse anche più di tutti gli
altri paesi dai più ammirati ed invidiati.
Nella nostra nazione
sono avvenuti olocausti annegati nell’indifferenza
della storiografia per 60 anni e non ancora
approfonditi del tutto come le Foibe, il massacro dei
bimbi di Gorla e le famose “marocchinate”, gente
comune, colpevole solamente di trovarsi al momento
sbagliato nella propria casa, mentre erano in atto
pulizie etniche, saccheggi, violenze e stupri di ogni
genere, compiuti sotto bandiere e vessilli di
“liberazione”.
Nel Febbraio del 1944
gli alleati bombardarono l’abbazia di Montecassino,
causando la morte di centinaia di civili; raso al
suolo il monastero si passò alle cittadine limitrofe e
ciò portò alla completa distruzione delle città
sottostanti il monastero, Cassino appunto e altri
centri urbani rurali del luogo; la stima delle vittime
in questa operazione fu di circa 50.000 militari e
10.000 civili.
Ora l’esercito alleato
si trovava di fronte alla linea Gustav, una catena
umana che tagliava in due parti la nostra penisola,
dal tirreno all’adriatico, voluta da Hitler come
baluardo di resistenza tedesca in terra italica.
I continui attacchi
frontali delle forze alleate alla retroguardia
teutonica, si rivelarono subito infruttuosi e
superflui, si decise allora di aggirare la linea
nemica e questo compito fu dato dal Gen. Clark,
comandante della V armata americana, al Gen. Juin
comandante franco-algerino delle truppe francesi (Goumiers)
in Italia; ciò perché questi ultimi avevano una
maggiore predisposizione al combattimento montano.
Le truppe francesi
cominciarono così l’avanzata con l’operazione che
prese il nome “Diadem”, prima sottoponendo i tedeschi
ad un pesante bombardamento e subito dopo attaccando
Monte Faito presso i Monti Aurunci, sguarnendo la
linea nemica fino alla valle del Liri, risalirono poi
verso il frusinate fino ad assestarsi in Toscana.
Dove passarono però le
truppe “liberatrici”, accaddero cose mai viste in
quelle terre: stupri, rapine, saccheggi, omicidi,
evirazioni e torture furono all ordine del giorno…
Il corpo di spedizione
francese era composto da circa 110 mila unità per lo
più marocchini, algerini, tunisini e senegalesi; essi
si chiamavano “Goumiers” in quanto erano organizzati
in “Goums”, gruppi composti da una settantina di
uomini per lo più legati da parentela.
Appena sbarcati in
Italia i Goumiers fecero subito vedere di che pasta
erano fatti, in Sicilia, infatti, essi cominciarono a
razziare e sequestrare donne del luogo considerandole
“bottino di guerra” e le portarono via come
prostitute. I primi episodi si registrarono sulla
statale Licata-Gela, come ci dice lo storico Fabrizio
Carloni, per poi proseguire a Capizzi, tra Nicosia e
Troina ,qui i franco-africani si abbandonarono
addirittura a stupri di massa: “…le consideravano
bottino di guerra e le portavano via sghignazzando e
trattandole con un linguaggio da trivio, come se
fossero delle prostitute…”.
Si proseguì con lo
stesso comportamento nei paesi di Mastrogiovanni (dove
madri e figlie venivano stuprate e poi passate per le
armi) , Lanuvio, Velletri ad Acquafondata dove ci fu
addirittura un rastrellamento di donne da violentare.
La vergogna però che si
compì nelle battaglie in ciociaria toccò apici
clamorosi e devastanti, infatti il comandante francese
Juin per incentivare e caricare le sue truppe prima
della battaglia, sembra che pronunciò il seguente
discorso:
“Soldati! Questa
volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi
offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del
nemico vi sono donne, case, c'è un vino tra i migliori
del mondo, c'è dell'oro. Tutto ciò sarà vostro se
vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo
uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e
promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni
assoluti di ciò che troverete al di là del nemico.
Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi
chiederà conto di ciò che prenderete…”.
I suoi Goumiers non se
lo fecero ripetere due volte…
Il loro premio
cominciarono a riscuoterlo nella cittadina di Esperia,
dove circa 3.500 donne, tra gli 8 e gli 85 anni,
vennero stuprate e, nella più benevola delle sorti
uccise, circa 800 uomini sodomizzati tra cui un prete
(Don Alberto Terilli) che morì poco dopo, i parenti
delle vittime o coloro che cercarono di difendere le
donne vennero impalati…
Gli altri alleati erano
al corrente di ciò che stavano facendo i
franco-africani?
Le fonti sembrano dirci
di sì, in quanto, già precedentemente, gli ufficiali
alleati avevano richiesto in patria “l’invio” di
prostitute al seguito delle truppe, per placare i
desideri dei propri soldati; sapevano anche perché i
Goumiers francesi avevano un’altra peculiarità ,
quella di evirare i soldati nemici e soprattutto
quella di vendere, a quei soldati americani bramosi
di ottenere elogi e galloni senza troppo rischiare, i
soldati tedeschi catturati, al prezzo di 500/600
franchi per un soldato semplice e di circa il triplo
per un ufficiale.
Quindi secondo alcuni
storici tutti sapevano cosa stesse accadendo, De
Gaulle in primis, ma soprattutto chi era sul posto
come il Gen. Harold Alexander ,che molti dicono
ricevette la richiesta di permesso di “carta bianca”
da parte di Juin, limitandosi a contrattare con egli
le 50 ore di dominio “anarchico” sulla popolazione
civile. In una nota della Presidenza del Consiglio ciò
si evidenzia ancora di più infatti si legge che gli
ufficiali francesi: “lungi dall'intervenire e dal
reprimere tali crimini hanno invece infierito contro
la popolazione civile che cercava di opporvisi…”
in quanto gli accordi prevedevano “mediante un
patto che accorda loro il diritto di preda e
saccheggio” “nella generalità dei casi essi
preferiscono ignorare e da qualcuno è stato anche
detto che agli irregolari marocchini spetta il diritto
di preda”.
La furia
franco-coloniale non si placò e continuò nelle
cittadine di Ceccano, Supino, Sgurgola e paesi
limitrofi (dal 2 al 5 giugno 418 stupri su uomini,
donne e bambini, 29 omicidi, 517 furti) una nota dei
Carabinieri ricorda la bestialità di quegli eventi:
“infuriarono contro quelle popolazioni
terrorizzandole. Numerosissime donne, ragazze e
bambine (...) vennero violentate, spesso
ripetutamente, da soldati in preda a sfrenata
esaltazione sessuale e sadica, che molte volte
costrinsero con la forza i genitori e i mariti ad
assistere a tale scempio. Sempre ad opera dei soldati
marocchini vennero rapinati innumerevoli cittadini di
tutti i loro averi e del bestiame. Numerose abitazioni
vennero saccheggiate e spesso devastate e incendiate”.
Starà poi alle truppe
alleate franco-senegalesi completare “l’opera”
infatti, prima di essere rimpatriate, infierirono
ancora sulla popolazione civile in quel di Toscana per
lo più nell’isola d’Elba (dopo essere passati anche in
Val d’Orcia e nel viterbese).
Le responsabilità di
quei tragici giorni della nostra storia, devono
ricadere anche su alcuni uomini politici italiani di
allora, perché, non bisogna dimenticare, che l’Italia
badogliana dichiarò guerra alla Germania, diventando
di fatto collaborazionista dello Stato Maggiore
alleato; non meno gravi le responsabilità del governo
di Unità Nazionale di Ivanoe Bonomi che non sollevò
mai una protesta ufficiale per le cosiddette
“marocchinate”, come del resto i governi che lo hanno
succeduto per 50-60 anni e per i quali questo è sempre
stato un argomento tabù e politicamente scorretto, in
virtù di quella che Renzo De Felice amava definire
“vulgata resistenziale”…
Dopo la guerra il corpo
di spedizione francese riconobbe alle vittime un
indennizzo che andava dalle 30 alle 150 mila lire a
donna stuprata, tali somme vennero detratte dai danni
di guerra dovuti dall’Italia alla Francia; dal canto
suo il governo italiano pagò alle vittime una pensione
minima e a tempo.
La cifre di queste
nefandezze non sono molto chiare, si parla di circa
60.000 donne stuprate, numero che si basa sulle
richieste di indennizzo ricevute; di queste vittime,
una grande percentuale rimase affetta da malattie come
la sifilide o blenorragia, molti furono i figli nati
dai rapporti coatti, la maggior parte dei mariti e dei
compagni furono contagiati dalle mogli, migliaia di
omicidi, parte dei quali effettuati ai danni di chi
“osava” difendere l’onore delle donne, l’81% dei
fabbricati distrutti, il 90% del bestiame sottratto,
così come i gioielli e ogni altro tipo di bene
materiale, evirazioni, cittadini impalati, bambini (di
entrambi i sessi), uomini, sacerdoti ed anche animali
sodomizzati…
Ad aggiungersi a questi
dati strazianti, per le vittime ci fu anche la beffa
di vedersi come delle persone emarginate dalla
società, non ci furono quasi mai nei loro confronti
degli atti di solidarietà, molte donne vennero
ripudiate, stentarono a trovare un marito ed un lavoro
e molte furono quelle che non riuscirono a convivere
con questo fardello suicidandosi.
Ecco una testimonianza
dell’epoca:
“I soldati marocchini
che avevano bussato alla porta e che non venne aperta,
abbattuta la porta stessa colpivano la Rocca con il
calcio del moschetto alla testa facendola cadere a
terra priva di sensi, quindi veniva trasportata di
peso a circa 30 metri dalla casa e violentata mentre
il padre (...) da altri militari veniva trascinato,
malmenato e legato a un albero. Gli astanti
terrorizzati non potettero arrecare nessun aiuto alla
ragazza e al genitore in quanto un soldato rimase di
guardia con il moschetto puntato sugli stessi…”
Perché ricordare in
alcuni casi è un dovere…
Riferimenti bibliografici:
Arrigo Petacco, La nostra guerra.
Tommaso Baris, Montecassino 1944, scatenate i
marocchini tratto da Millenovecento, n. 14,
dicembre 2003.
Tommaso Baris, Fra due fuochi.
Luciano Garibaldi, L'assalto alle ciociare, in
periodico "Noi", 1994”.
Alberto Moravia, La Ciociara.
F.
Majdalany, La battaglia di Cassino.
Gennaro Sangiuliano, Quelle marocchinate di cui
nessuno parla. Artcolo tratto da “L’Indipendente”
del 19 maggio 2006 |