N. 26 - Luglio 2007
Angloamericani, FASCISMO E
Meridione
Intervista a Daniele Lembo
di
Giovanna
Canzano
CANZANO - La resistenza
agli 'invasori' angloamericani nel Sud d'Italia
occupato, è una storia di cui non si era ancora
sentito parlare né si è mai letto nei libri di storia,
tu nel tuo ultimo lavoro ne parli ampiamente.
LEMBO - Una decina di
anni fa, leggendo la rivista "Nuovo Fronte" mi
imbattei nella recensione di un libro di un allora per
me sconosciuto, Francesco Fatica. Il titolo del Libro
era "Mezzogiorno e fascismo clandestino 1943/1945".
Dalla recensione si intuiva chiaramente che il volume
narrava della attività di resistenza agli
angloamericani nei territori del Sud Italia invaso.
Credimi, la scoperta fu per me un trauma. Per anni mi
avevano raccontato, in tutte le scuole di ogni ordine
e grado, la favola bella degli Americani accolti come
Liberatori, in ogni dove, da una folla acclamante e
festante. Invece, adesso, questo sconosciuta Fatica
narrava una realtà dei fatti completamente differente.
Volli conoscere l'autore che da allora divenne per me
solamente Ciccio (diminutivo di Francesco) e dopo
qualche tempo presi parte a Napoli a convegno di Studi
storici organizzato dall'ISSES avente come tema "Il
dissenso clandestino 1943-1945 nelle regioni
meridionali occupate dagli angloamericani".
Il mio interesse verso
l'argomento andava via via crescendo. Mi resi conto
che c'era una parte della ricerca storica
completamente inesplorata perché negata per anni.
Intrapresi così a lavorare per conto mio, a fare
ricerche d'archivio ed intervistando i superstiti di
quei fatti. Per anni erano stati intervistati i
partigiani, adesso io mi ritrovavo ad intervistare
altri tipi di partigiani: quelli che si erano opposti
agli angloamericani non sempre solo perché animati da
sentimenti fascisti ma anche solo perché semplici
patrioti. Il libro di Fatica aveva un limite: era
stato prodotto da chi quei fati li aveva vissuti in
prima persona.
Era pertanto un lavoro,
anche se eccezionale, comunque di parte. Occorreva che
nascesse un'opera che avesse il requisito della
asettica ricerca scientifica e che trattasse della
resistenza nei territori occupati. Nel 2004 è stato
edito dalla Casa Editrice Maro di Copiano (PV) il mio
volume "LA RESISTENZA FASCISTA - Fascisti ed agenti
speciali dietro le linee - la rete Pignatelli e la
resistenza fascista nell'Italia invasa dagli
angloamericani " Come detto, per la redazione del
volume, oltre che consultare tutta la bibliografia
esistente sull'argomento, mi sono avvalso delle
testimonianze e di memoriali di alcuni di quelli che,
considerando gli alleati invasori e non liberatori,
continuarono a combatterli anche nell'Italia invasa,
venendo per questo arrestati e processati. Il punto di
forza del libro è costituito proprio da queste
testimonianze che, assieme ad alcuni documenti inediti
provenienti dal National Archives di Washington,
costituiscono un vero e proprio elemento di novità
sull'argomento. In particolare, il volume si articola
in due parti. La prima di queste tratta delle attività
resistenziali fasciste nelle varie regioni del Sud.
La seconda parte del
libro è dedicata proprio ai servizi segreti e agli
agenti speciali della R.S.I., operanti nei territori
invasi. In vista dell'invasione delle regioni
meridionali, vi furono numerosi progetti militari tesi
ad organizzare operazioni di stay behind. Tali
progetti, prevedendo l'invasione della Penisola,
venero approntati Regio Esercito, dalla Regia Marina e
dal P.N.F. che costituì la "Guardia ai Labari." Dalla
Guardia ai Labari ebbe origine la "Rete Pignatelli",
una rete clandestina fascista operante al Sud, che o
operò in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania e che
vide come propulsori il Principe Valerio Pignatelli di
Val Cerchiara e sua moglie La "rete" fu
un'organizzazione articolata ed efficiente con
continui contatti con il territorio della R.S.I. e
Pignatelli ed i suoi svolsero attività informativa,
fornendo notizie di carattere militare e generale al
Nord, e propagandistica al sud, ma non è detto che non
abbiano anche svolto attività di sabotaggio e in casi
particolari siano passati a vere e proprie azioni
militari. Dal Governo della R.S.I - Repubblica Sociale
- a Pignatelli, vennero inviati fondi. Inoltre, furono
inviati al sud agenti speciali con il compito di
strutturare meglio la Rete e fare da consiglieri
militari. La seconda parte del libro "La resistenza
fascista" è dedicata proprio ai servizi segreti e agli
agenti speciali della R.S.I., operanti nei territori
invasi.
Per i contatti con la
rete Pignatelli furono inviati uomini della Decima
Mas, ma non dobbiamo dimenticare che al sud agirono
uomini di altri servizi segreti della R.S.I., come
quelli del Gruppo David di Tommaso David (e la sua più
nota agente, Carla Costa), o dei Servizi speciali
delle Forze Armate Repubblicane. Numerosi furono gli
agenti speciali che, catturati in missione, furono
passati per le armi dagli Alleati. Molte di queste
catture furono possibili grazie ad un elenco degli
agenti speciali italiani, in possesso dei servizi
segreti Alleati. Reputo che "La Resistenza Fascista"
sia uno dei miei libri meglio riusciti e mi lusinga
riportare quanto scritto, a proposito, dal Prof.
Giuseppe Parlato, Rettore dell'Università Pio V, nel
suo libro "Fascisti Senza Mussolini. Scrive Parlato:
"Recentemente è uscito un volume che raccoglie le
informazioni sul fascismo clandestino al sud,
corredandole di nuovi dati, Daniele lembo, già noto
per aver pubblicato un interessante studio sui servizi
segreti della R.S.I., ha cercato, in buona misura
riuscendovi, di costruire un panorama completo del
fenomeno e la ricerca si segnala per correttezza
documentaria e per gli elementi innovativi che offre".
Pur lusingato dalle parole di Giuseppe Parlato debbo
dire che, dall'avere un panorama completo del fenomeno
siamo ben lontani.
Anni di menzogne e
reticenze si frappongono al raggiungimento della
verità. Il mio volume si chiude con un inquietante
dubbio: "E' probabile quindi che, nel dopoguerra, ci
sia una continuità tra i servizi segreti americani ed
alcuni personaggi o interi settori delle disciolte
Forze Armate fasciste repubblicane e ciò nell'ambito
"dell'attenzione americana all'espansione comunista".
Se proprio vogliamo far galoppare la fantasia, si
potrebbe anche pensare che la Rete Pignatelli,
individuata e disciolta nel corso del conflitto, sarà
poi riammagliata negli anni successivi. Ma questa è
solo un'ipotesi per sostenere la quale non ho nulla in
mano se non la mia fantasia che è solita correre
veloce".
CANZANO - Le operazioni
di Stay Behind organizzate dalla Decima Flottiglia
Mas, nel corso della guerra nell'Italia occupata, come
sono state inserite nell'intera occupazione della
Penisola?
LEMBO - La Decima
Flottiglia nacque, in seno alla Regia Marina, per
operare alle spalle del nemico. Lo scopo della
Flottiglia, originariamente, era quello trasportare
propri uomini addestratissimi fino ai porti nemici. Il
compito di questi uomini, che erano nuotatori
d'assalto o i piloti dei siluri a lenta corsa, (i
siluri erano meglio conosciuti come "Maiali"), era
quello di sabotare il naviglio nemico alla fonda. Dopo
l'8 settembre, Borghese alla Spezia, farà una sorta di
trattato di alleanza con i tedeschi. I germanici
volevano appropriarsi del Know how, ovvero del corredo
di conoscenze tecnico scientifico in possesso della
Decima nel campo della lotta subacquea, mentre
Borghese voleva continuare a combattere avendo mano
libera. Il Principe armerà poche unità navali, qualche
silurante, qualche piccolo sommergibile tascabile,
continuerà ad addestrare sabotatori subacquei, ma
soprattutto armerà una Divisione di fanteria di
Marina: la Divisione Decima.
CANZANO - Il Battaglione
Nuotatori Paracadutisti, che era un Battaglione di
sabotatori, è vero che fu alle dipendenze della Decima
Flottiglia Mas Repubblicana di Junio Valerio Borghese.
LEMBO - Tra i reparti
armati da Borghese vi fu il battaglione Nuotatori
Paracadutisti meglio conosciuto come Battaglione N.P.
. Originariamente il Battaglione doveva servire a
compiti di sabotaggio, tant'è che a tutti gli
appartenenti furono fatti seguire i corsi N.E.S.G.A.P.
- Nuotatore Esploratore Sabotatore Guastatore Ardito
Paracadutista. In realtà, poi, seguendo un'infausta
usanza tutta italiana queste costosissime truppe
(addestrare ai corsi NESGAP era molto oneroso) furono
impiegate in ordinari compiti di fanteria.
CANZANO - Il Battaglione
Vega che fu generato dal Battaglione Nuotatori
Paracadutisti, era il 'Deposito' del Btg. N.P. ovvero
il reparto dal quale il Battaglione principale avrebbe
dovuto trarre il personale (i complementi) da inviare
al fronte? Se questa era solo un'attività di
copertura, cosa era in realtà il Battaglione Vega? Con
la scoperta di Gladio, le 'Operazioni Sorpasso' negli
anni successivi divennero famose con il nome inglese
'Stay Behind'?
LEMBO - Il Battaglione
N.P., in sostanza, ebbe una strutturazione organica
dicotomica. In quanto, dal battaglione principale, che
come detto voleva essere un battaglione di sabotatori
incursori e poi fu impiegato come ordinaria fanteria,
si articolò il Battaglione Vega. Il Vega aveva un
compito di copertura che era quello di essere il
Deposito del Battaglione principale, ovvero doveva di
fornire i complementi, le sostituzioni di uomini al
reparto di N.P. In realtà, gli uomini del Vega erano
specialisti in azioni di guerra non ortodossa,
sabotaggi, spionaggio ed "operazioni sorpasso" nei
territori italiani invasi.
Cosa era un'Operazione
sorpasso? In breve, il Vega lasciava uomini
perfettamente equipaggiati nei territori dei quali si
prevedeva l'occupazione. Una volta che questi
territori fossero caduti nelle mani degli
Angloamericani, questi uomini avrebbero eseguito
azioni di attacco alle spalle del nemico con rapide
puntate del tipo "mordi e fuggi". Gli uomini del Vega
potevano anche attraversare le linee per portarsi nei
territori occupati e svolgere missioni informative, di
sabotaggio e di appoggio e supporto a gruppi di
patrioti ivi esistenti In vista della caduta finale il
Vega articolò un ampio piano di stay behind in tutte
le province del nord (Milano, Genova, Bologna, Modena,
Torino, Venezia e Treviso) destinando in tutte queste
città uomini armati ed equipaggiati, che si
occultarono nel tessuto sociale aprendo bar, negozi di
radiotecnici, ditte di trasporto ecc., nell'attesa che
arrivassero gli Alleati per poi poterli attaccare alle
spalle. Era in sostanza l'ultima operazione militare
del Vega., operazione che, peraltro, non fu mai
portata a compimento.
L'argomento è trattato
molto bene e in maniera molto nel mio ultimo libro
edito da qualche giorno dalla Edizioni MARO, dal
titolo "LA GUERRA NEL DOPOGUERRA IN ITALIA LE
OPERAZIONI DI STAY BEHIND DELLA DECIMA MAS NELL'ITALIA
OCCUPATA, IN GUERRA E NEL DOPOGUERRA.LE VERITÀ, LE
MEZZE VERITÀ E LE GRANDI BUFALE" CANZANO -
Sull'operato del Battaglione c'è stato chi ha voluto
vedere nel Vega l'inizio di Gladio e chi addirittura
ha descritto la banda Giuliano come un'emanazione
della Decima Mas, asserendo che il 1 giugno 1947, a
Portella della Ginestra, a sparare c'erano anche
quelli della Decima?
LEMBO - Negli anni
seguenti al dopoguerra, sull'operato del Vega sono
nati una serie di veri e propri miti. C'è stato chi ha
voluto vedere nel Vega l'inizio dell'Organizzazione
Gladio. Con la scoperta dell'Organizzazione Gladio,
l'operazione sorpasso sarebbe divenuta meglio famosa
come "stay behind". A tal proposito, è bene precisare
che non è esistita solo una Gladio Italiana ma ogni
paese europeo, in ambito Nato ha ordito una proprio
Gladio, sebbene con nomi diversi. Nell'immediato
dopoguerra, chi arruolò i Gladiatori, li arruolò,
chiaramente, in ambienti anticomunisti.
Vennero arruolati ex
militari della R.S.I. ma anche partigiani bianchi e
semplici patrioti. E' normale che chi creava una
struttura di Stay Behind, che doveva entrare in azione
in caso di invasione russa del territorio nazionale,
non poteva certo fare gli arruolamenti traendoli dalle
file dei filocomunisti. Probabilmente, tra i
gladiatori vi fu arruolato anche qualche ex N.P
proveniente dal Vega, ma da qui ad affermare che il
Vega si trasformò in Gladio ci vuole un bel coraggio.
Da qualche tempo, poi, è ritornata a galla la storia
che vorrebbe gli uomini della Decima, oltre che in
contatto con la banda Giuliano, addirittura anche
presenti a Portella delle Ginestre a sparare sulla
folla che festeggiava il 1° maggio . A chi sostiene
tali tesi, non posso che rispondere che la storia la
si fa con i fatti e con i documenti. Se qualcuno
dispone di documentazione che dimostri con chiarezza
tale tesi, sia garbato, la tiri fuori e la faccia
consultare anche agli altri studiosi. In caso
contrario, debbo ricordare che una cosa è la Storia e
un'altra è la novellistica.
CANZANO - Salvatore
Giuliano, in cerca di legittimazione politica ed
ideologica poteva avere interesse a contattare la
Decima?
LEMBO - Salvatore
Giuliano all'epoca era un latitante e, in una
situazione come quella della Sicilia dell'epoca il
confine tra la figura del delinquente e quella del
patriota poteva essere labile e Giuliano ha sempre
tentato di affermare la leggenda che egli fosse un
uomo spinto dalle ingiustizie patite a fare quello che
aveva fatto. Il bandito ha sempre provato ad acquisire
agli occhi del popolo una fisionomia idealistica che
giustificasse le sue gesta. Il contatto con le Forze
armate fasciste avrebbe potuto fornirgli questo alibi
morale, di contro le Forze Armate Repubblicane si
sarebbero potute giovare di quell'alleanza per creare
una quinta colonna alle spalle degli angloamericani.
CANZANO - Nel tuo ultimo
saggio, oltre a trattare della Decima e del Vega,
avvalendoti della vasta bibliografia esistente
sull'argomento, di testimonianze, memoriali e di
documenti d'archivio, smonti una serie di errate
interpretazioni nate sull'attività della Decima nei
territori occupati e nel dopoguerra, quale è la tua
tesi a proposito?
LEMBO - In realtà da
qualche tempo, dagli archivi americani del NARA sono
sortiti fuori i documenti relativi agli interrogatori
degli agenti degli N.P. catturati in Sud Italia dai
servizi segreti Angloamericani. Da tali documenti si
evince che una squadra del Vega Operò in Sicilia e che
gli uomini di questa squadra si interessarono, e forse
segnalarono al loro comando, dell'esistenza della
banda Giuliano in Sicilia. E' da chiarire, circa la
veridicità di quegli interrogatori, che gli uomini del
Vega, una volta catturati dietro le linee nemiche
mentivano fino allo spasimo e, anche quando decidevano
di ammettere qualche responsabilità, continuavano a
mentire. Per loro, dire tutta la verità significava
finire diritti alla fucilazione. Dai documenti
relativi ai loro interrogatori, anche se i fatti
narrati rispondessero al vero, si potrebbe evincere
che gli agenti Vega in Sicilia dimostrarono un qualche
interesse cognitivo, non dimentichiamoci che quegli
uomini avevano anche compiti solo informativi, verso
una banda armata che sicuramente poteva dare del filo
da torcere agli angloamericani. Nulla però dimostra
che ci furono reali contati tra gli uomini del Vega e
quelli di Giuliano e, soprattutto, nulla dimostra che,
qualora vi fossero stati tali contatti, questi
portarono ad accordi tra la Decima e Giuliano Anche in
questo caso di qui ad affermare che l'alleanza tra la
Decima e Giuliano effettivamente ci fu, ce ne corre.
Invece, c'è chi addirittura sostiene, senza prova
alcuna certa prova documentale, che Salvatore Giuliano
si sia addirittura trasferito al nord per arruolarsi
nella Decima ed essere addestrato come agente
speciale, dopodiché sarebbe ritornato in Sicilia dove
avrebbe operato con la sua banda. La tesi è molta
affascinante e buonissima per un film d'avventura, ma
gli studi storici, come detto, si basano su fonti
documentali, testimonianze e fatti concreti.
CANZANO - Nel tuo
precedente lavoro 'La resistenza Fascista', ci parli
dell'invio a Napoli da parte di Giuliano di suoi
emissari per contattare la Rete Pignatelli ed offrire
collaborazione e sostegno economico, come avvennero i
contatti?
LEMBO - Circa i presunti
rapporti tra Giuliano e la Decima c'è un "solido "
fatto che è tale da eliminare ogni dubbio. Che il
bandito Giuliano abbia tentato di contattare La
resistenza fascista al Sud, e quindi le Forze Armate
della R.S.I., non è frutto di una semplice deduzione
ma è un solido fatto. Nel mio libro "La resistenza
fascista" ho riportato un brano tratto dal memoriale
De Pascale, fornitomi dallo stesso De Pascale che fu
uno degli elementi di punta della Rete Pignatelli,
relativo all'invio a Napoli, da parte di Giuliano di
suoi emissari per contattare la rete Pignatelli ed
offrire collaborazione e sostegno economico.
Leggo testualmente dal
mio libro: "La mancanza di fondi- scriverà il
Pignatelli - ci fu presto contraria. Il sacrificio
personale di mia moglie e mio non poteva sopperire che
in minima parte al sempre crescente fabbisogno, specie
per il blocco della nostra industria di legnami
requisita dagli inglesi"(Cfr. Valerio Pignatelli, Il
Caso Pace, cit., p. 33.) Gli aiuti economici promessi
dalla R.S.I. alla principessa Pignatelli non
arriveranno mai, o meglio, saranno spediti ma non
giungeranno mai a Napoli. In quel periodo il servizio
segreto angloamericano intercetterà due uomini ed una
donna provenienti dal Nord, mentre stanno
attraversando le linee. I tre sono i corrieri dei
fondi promessi e recano con loro la somma di cinque
milioni di lire. Saranno tutti e tre fucilati.
"Ricevemmo segnalazione - scriverà Pignatelli - che ci
erano stati spediti cinque milioni tramite una donna e
due giovani. Dopo qualche tempo ci giunse notizia di
una donna e due ragazzi catturati dagli inglesi,
trovati in possesso di grosse somme e di radio
trasmittente. Gli inglesi li avevano fucilati in Santa
Maria Capua Vetere. Non erano riusciti a sapere a chi
la somma e la radio erano destinati. Una segnalazione
radio ricevuta da me verso la fine di gennaio 1944 mi
dava indicazioni. Gloria alle tre vittime!" (Cfr.
Valerio Pignatelli, Il Caso Pace, cit. p. 33.) In
merito, è da riportare anche la testimonianza di De
Pascale che, quando sarà arrestato di nuovo, si
sentirà dire dal maggiore Pecorella che lo interroga:
"Aspettavate denaro dai vostri padroni del nord?
Chiedetelo agli
inglesi". La possibilità di ottenere cospicui
finanziamenti si presenterà per gli uomini
dell'organizzazione fascista da una fonte quanto mai
inaspettata. Una proposta in tal senso arriverà
addirittura dal bandito siciliano Giuliano che invia a
Napoli suoi emissari per contattare la centrale della
"Rete Pignatelli". "Vi fu ancora tra me e Ioele -
racconterà l'architetto De Pascale nel suo memoriale -
una situazione che influì sui nostri rapporti. Ioele
chiedeva insistentemente che io incontrassi degli
emissari del bandito siciliano Salvatore Giuliano che
si trovavano a Napoli: mi volevano comunicare una
certa disponibilità del loro capo ad appoggiare la
nostra causa e, anche se occorreva, con aiuto in
denaro.
Gli dissi che non
intendevo fare certo sgarbo a queste persone, ma non
potevamo essere fiancheggiati da un movimento
palesemente fuorilegge e separatista. A certi principi
morali e ideali non potevamo venire meno. Alcuni
giorni dopo Rosario Ioele si presentò al mio studio
accompagnato da due persone. (...) Egli mi presentò
costoro, che mostravano modi cortesi e civili, Ioele
mi disse che i "signori volevano conoscermi
personalmente" e volevano avere una risposta su quanto
lui aveva precedentemente proposto. Non esitai a dire,
col dovuto garbo, che li ringraziavo della loro
offerta e solidarietà ma non potevo accettarla per
ragioni inerenti ai principi della nostra
organizzazione. Costoro, in verità, furono corretti
più di quanto io potessi aspettarmi.
Aggiunsero che la
persona che loro rappresentavano, in caso di necessità
o di nostro ripensamento, si sarebbe mostrato sempre
disponibile ad aiutarci. Ioele non gradì la mia presa
di posizione, come io non gradii la sua ingerenza nel
mio campo d'azione. Sentivo d'aver fatto bene: la mia
non era una presa di posizione contro Salvatore
Giuliano, ma era il rispetto a un principio morale e
organizzativo: gli angloamericani per conquistare la
Sicilia si erano serviti del fecci ume della malavita
e della camorra, cosa che noi detestammo e commentammo
in modo decisamente negativo. Non potevamo usare noi
la loro stessa arma, anche se Giuliano all'epoca era
considerato solo un fuorilegge e, da un certo ambiente
di propaganda giornalistica, era commentato sotto una
luce in certo qual modo romantica". Il tentativo di
avvicinamento al fascismo clandestino fatto da
Salvatore Giuliano è chiaro.
Egli sa che la "Rete
Pignatelli" ha ramificazioni anche in Sicilia e cerca
nuove alleanze per il suo movimento che non è solo una
semplice attività delinquenziale. Bisogna chiedersi se
tale esperimento di contatto con i fascisti, il capo
banda siciliano lo faccia per proprio conto oppure per
conto del movimento separatista. I due movimenti,
quello separatista e quello fascista, sono tra loro
ideologicamente incompatibili ed è quindi lecito
pensare che Giuliano agisca autonomamente nella
ricerca di alleanze o, ancora meglio, di una
giustificazione ideologica al suo operato. Si tratta
di un evento, questo, particolarmente interessante in
quanto apre uno spiraglio di luce sui tanti misteri
che circondano la figura di Salvatore Giuliano. Viene
da chiedersi se il noto "bandito" prima di schierarsi
con separatisti non abbia addirittura pensato di farlo
con i fascisti.
Se ciò fosse, il rifiuto
di De Pascale rappresenterebbe un erro decisivo.
Giuliano è un combattente ed ha con lui uomini decisi
alla lotta, ma più di ogni altra cosa, il cosiddetto
"bandito" è un uomo che ha carisma e fascino da
vendere, elementi questi che in una lotta ideologica
contano forse quanto e più di cannoni e
mitragliatrici. "Quindi, Giuliano tentò di contattare
il clandestinismo fascista al sud, ma se Giuliano
aveva il contatto degli uomini della Decima in
Sicilia, o meglio se Giuliano era addirittura un uomo
della Decima perché doveva mandare i suoi uomini a
Napoli a contattare Antonio de Pascale e la rete
Pignatelli? Come vedete, i conti non tornano. Infine,
circa la tesi che vorrebbe gli uomini della Decima
presenti a Portella delle Ginestre a sparare sulla
folla adunata per festeggiare il 1° maggio, proprio
qualche giorno fa è arrivata una clamorosa smentita.
Ha scritto Antonio
Carioti in un suo articolo dal titolo "Portella la X°
Mas non c'era" apparso sul Corriere della Sera del 7
Maggio 2007: "Questa versione dei fatti (la tesi che
vorrebbe uomini del vega presente a Portela delle
Ginestre n.d.a. ) incontra ora una smentita
proveniente da un'istituzione non certo sospettabile
di indulgenza verso il neofascismo. Si tratta della
Fondazione Di Vittorio, che per il sessantesimo
anniversario dell'eccidio, compiuto in Sicilia contro
contadini inermi e le loro famiglie il 1° maggio 1947,
non solo ha riproposto gli interventi sulla vicenda
del dirigente comunista Girolamo Li Causi nel volume "Portella
della Ginestra. La ricerca della verità", ma ha
raccolto le testimonianze filmate dei superstiti,
curate dal regista Odino Artioli. Tra queste si
trovano i racconti di due cugini, Vincenti di Noto e
Francesco Di Giuseppe, i quali al momento della strage
si trovavano sul cozzo del Dxuhait, da dove avrebbero
sparato, secondo Casarrubea, (è uno degli studiosi
sostiene la tesi che vorrebbe la Decima in contato con
Giuliano n.d.a.) sicari neofascisti. Entrambi
dichiarano che sul posto c'erano soltanto loro e che
di là nessuno aprì il fuoco sulla folla inerme. Ciò
ovviamente non smentisce la matrice politica della
strage, senza dubbio voluta da ambienti reazionari e
mafiosi legati al blocco agrario, ma solleva ulteriori
dubbi sulla possibilità di ricondurla a un piano
eversivo nazionale di matrice neofascista.
CANZANO - Nel tuo libro
a proposito del Golpe Borghese dici: Il golpe Borghese
fu un reale tentativo insurrezionale o una gigantesca
bufala? Perché? E' l'ultimo capitolo del mio libro
sulla "Guerra nel dopoguerra in Italia". La storia del
Golpe Borghese non mi ha mai convinto. Non penso sia
stato un vero tentativo insurrezionale, o meglio se lo
è stato lo fu per chi ci credette, ma i veri
organizzatori volevano ben altro che fare il Golpe.
Anche di questo, come detto, tratto nel mio ultimo
lavoro, ma se racconto tutto qui finisce che il libro
non se lo compra nessuno e allora, se permetti.adesso
sono stanco.
Biografia:
Daniele Lembo, nasce nel
1961 a Minori (SA), in Costiera Amalfitana, e dopo la
maturità liceale si è laureato in Scienze
dell'Amministrazione e dell'Organizzazione. E'
pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti del
Lazio. Attualmente vive a Cisterna di Latina. Cultore
di studi storici sulla partecipazione italiana al
secondo conflitto mondiale è autore di varie cronache
sull'argomento. Suoi articoli sono apparsi sui
seguenti periodici Storia del XX Secolo( C.D.L.
EDIZIONI), Storia del Novecento (ED. MARO), Storia e
Dossier (ED. GIUNTI), Storia Verità (ED. SETTIMO
SIGILLO), Eserciti nella Storia (DELTA EDIZIONI),
Storia e Battaglie (ED. LUPO), Aerei nella
storia(DELTA EDIZIONI), Aeronautica, Cockpit (DELTA
EDIZIONI) e Ali Tricolori (DELTA EDIZIONI).
BIBLIOGRAFIA Ha pubblicato i seguenti volumi di
storia: - Taranto.fate saltare quel ponte - I
Nuotatori Paracadutisti della Regia Marina( C.D.L.
EDIZIONI - Pavia- 1999 ), - I Fantasmi di Nettunia - I
reparti della R.S.I. sul fronte di Anzio - Nettuno(ED.
SETTIMO SIGILLO- ROMA- 2000); - Il lungo volo della
Regia - La storia Regia Aeronautica (DELTA EDIZIONI-
PARMA- 2001 ); - L'osservazione della Regia -
L'osservazione aerea della Regia Aeronautica(DELTA
EDIZIONI- PARMA- 2001 ); - I Servizi Segreti di Salò -
Servizi Segreti e Servizi Speciali nella Repubblica
Sociale Italiana(EDIZIONI MARO - Copiano PV -2001) ; -
Il prigioniero di Wanda - romanzo storico (EDIZIONI
MARO - Copiano PV - 2002); - La carne contro l'acciaio
- Il Regio Esercito alla vigilia dell'entrata in
guerra (EDIZIONI MARO - Copiano PV - 2003); - Le
portaerei del Duce- navi portaidrovolanti e portaerei
della Regia Marina (EDIZIONI MARO - Copiano PV -
2004); - La resistenza Fascista - fascisti e agenti
speciali dietro le linee -La Rete Pignatelli e la
resistenza fascista nell'Italia invasa dagli
angloamericani (EDIZIONI MARO - Copiano PV - 2004); -
I sommergibili tascabili della Regia Marina (EDIZIONI
MARO - Copiano PV - 2005); Nel 2006 è stata pubblicata
una nuova monografia dal titolo "Xà MAS", edita dalla
Delta Editrice di Parma - B. Go. Regale, 21 43100 (tel
0521 287883 fax 0521 237546 email: deltaed@iol.it )
Benché sia un lavoro di modeste proporzioni è ben
fatto. Con oltre 100 fotografie e disegni, tratta di
tutte le imprese e di tutti i mezzi, con il vantaggio
di n costo molto contenuto, pari a 6,8 euro.
In particolare, sono
trattati i seguenti argomenti: la nascita della Decima
nel 1935; l'entrata in guerra quattro anni dopo e
tutte le azioni degli S.L.C. - Siluri a Lenta Corsa -
meglio conosciuti come "Maiali", le azioni degli
uomini Gamma, dei piloti di barchini esplosivi e
motoscafi siluranti; la Decima in Mar Nero; la Decima
all'8 settembre e la nascita Decima Repubblicana; le
fanterie di Marina della Decima della R.S.I. sul
fronte di nettuno, sul fronte del Senio e sul confine
Nord Orientale; i motoscafi siluranti della Decima
Repubblicana e le ultime azioni dei gamma e degli
operatori dei siluri pilotati; MARIASSALTO, ovvero la
Decima al sud con la Regia Marina; come la specialità
sopravvisse nel dopoguerra e come la Decima fornì
istruttori alla nascente Marina israeliana; la
produzione di minisommergibili e siluri pilotati nel
dopoguerra. Si tratta di un'opera che, sebbene di
piccole dimensioni, è degna di ben figurare nelle
biblioteche degli appassionati e di dare un quadro
esaustivo a coloro i quali, per la prima volta e per
semplice curiosità dovessero avvicinarsi alla materia. |