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N. 25 - Giugno 2007

Il dopo Stalin

Dalla direzione collegiale all’ascesa di Chruscev

di Stefano De Luca

 

Già dal 6 marzo cominciò la re-distribuzione delle cariche tra gli uomini del Partito, e nella neonata ‘direzione collegiale’ spiccavano le figure di Malenkov (Presidente del Consiglio dei ministri, e fino al 14 marzo anche Segretario del Partito), Bulganin (vice-presidente del Consiglio fino al 1955, poi presidente fino al 1958), Vorošilov (Presidente del Presidium del Soviet supremo), Molotov (il ministro degli Esteri di Stalin), Berija (ministro degli Interni e capo della Polizia politica) e Chruščëv (Segretario del CC del PCUS dal 14 marzo, poteva contare sull’appoggio dell’Esercito).

 

Il 27 marzo il Soviet supremo decretò un’amnistia di cui beneficiavano: “tutti i condannati a pene detentive inferiori ai cinque anni; tutte le persone condannate per prevaricazione e abusi di potere; donne incinte, madri di bambini minori di dieci anni, donne sopra i cinquant’anni, minorenni”.

 

Si calcola che 1.200.000 detenuti siano stati rilasciati, l’equivalente di circa la metà del totale dei reclusi.

 

Vennero esclusi dal beneficio dell’amnistia i detenuti politici condannati per crimini controrivoluzionari.

 

In aprile il CC del PCUS approvò la risoluzione intitolata ‘Sulla violazione della legalità ad opera della Sicurezza di Stato’, dove la Polizia politica venne accusata di aver usato troppo spesso dei metodi illegali per estorcere delle false confessioni agli imputati, scagionando tra gli altri anche gli ‘assassini in camice bianco’.

 

Berija, che si presentava come un ‘liberale’, stava acquisendo troppo potere, si temeva potesse giungere, grazie all’MVD (il ministero  degli interni) ed all’NKVD, a quel potere personale che era stato proprio di Stalin.

 

Nelle segrete stanze del Cremlino si tramò quindi per rimuoverlo dalle sue funzioni. Berija venne arrestato durante una riunione del Presidium del Soviet supremo dell’URSS, il 26 giugno del 1953, accusato di spionaggio e di “avere tentato di legalizzare regole arbitrarie”.

 

In base alla ricostruzione di Amy Knight, Berija fu vittima di una congiura orchestrata da Chruščëv: aveva commesso l’errore fatale di sottovalutarlo. All’MVD fu tolta la gestione dei gulag, che tornava sotto la giurisdizione del ministero della Giustizia (nel marzo 1954 la Polizia politica venne resa autonoma, col nome di KGB).

 

Inoltre, dopo l’amnistia del 1953, si tentò di ristabilire la ‘legalità socialista’, attraverso processi di ‘riabilitazione’ riguardanti molte vittime dello stalinismo, processi comunque molto lenti e discontinui.

 

Vennero riabilitati i condannati per il c.d. ‘affare di Leningrado’, funzionari statali di vario livello e, dopo la normalizzazione dei rapporti con la Repubblica federale tedesca nel 1955, molti cittadini sovietici condannati durante la guerra per collaborazionismo coi nazisti (al contempo vennero liberate diverse migliaia di prigionieri tedeschi).

 



 

 

 

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