N. 13 - Giugno 2006
LA GUERRA DEI MONDI DI ORSON WELLES
Cronaca di un radiogramma che gettò nel panico gli Stati Uniti
di
Andrea Laruffa
E’ conosciuta come la più grande beffa mediatica del
nostro secolo. Una farsa capace di gettare nel panico
migliaia di americani provenienti da ogni strato
sociale. Un radiodramma che cambiò definitivamente non
solo la carriera del suo artefice, ma tutto lo studio
sociologico sugli effetti dell’esposizione ai
contenuti massmediatici.
Stiamo parlando della celebre versione radiofonica di
La Guerra dei Mondi realizzata da Orson Welles.
Da quel giorno in poi fu assai più evidente da una
parte l’enorme potenzialità dei mezzi di comunicazione
di massa, dall’altra quanto fosse presente il rischio
di manipolazione e canalizzazione dell’opinione
pubblica da parte di tali mezzi.
Come spesso accade, la descrizione dell’evento stesso
può esserci d’aiuto per capire meglio le dinamiche che
hanno permesso ad un semplice radiodramma di scatenare
una serie di reazioni a catena capaci di suscitare il
reale terrore degli ascoltatori.
E’ la sera del 30 Ottobre del 1938, la sera prima di
Halloween (e la data di sicuro non è casuale), quando
la stazione radiofonica statunitense della CBS decide
di mandare in onda uno show speciale per celebrare
tale festività. Come di consuetudine, è previsto un
radiodramma, affidato quell’anno al miglior attore
emergente di cui la radio disponeva: Orson Welles.
Il programma prevede la trasposizione radiofonica di
un romanzo di fantascienza di H.G. Wells (è curiosa in
questo caso l’assonanza del cognome con quello di
Welles), dal titolo La Guerra dei Mondi. Il
romanzo descrive l’invasione della Terra da parte di
extraterrestri provenienti da Marte sul finire del
diciannovesimo secolo.
La storia viene riadattata ai tempi radiofonici
principalmente da Howard Koch e alcuni suoi
collaboratori della CBS. Il riadattamento tuttavia non
piaceva del tutto a Welles, perplesso sopratutto dal
ritmo del testo che ne era uscito. Con una geniale
intuizione, lo stesso Welles decide, per ‘dare sapore’
a quel piatto sciapo, di impostare la trasmissione
come se si trattasse di un normale programma musicale
interrotto ad un certo momento da un falso notiziario
radio che annunciava l’invasione degli alieni e i suoi
drammatici sviluppi.
Nessuno degli addetti al radiodramma, compreso lo
stesso Orson Welles, si sarebbe mai immaginato che
quello che ai loro occhi appariva semplicemente come
un normale lavoro di routine, si sarebbe trasformato
in un evento i cui effetti furono tali da modificare
in maniera incontrovertibile non solo il destino
artistico del giovane attore, ma anche il destino
degli studi sociologici circa gli effetti dei
contenuti massmediatici.
La trasmissione comincia con lo speaker che presenta,
“in diretta dalla Meridian Room dell’Hotel Park Plaza
di New York”, l’inizio della programma musicale di
Ramon Raquello e della sua orchestra. Si può
facilmente interpretare lo sgomento del pubblico
radiofonico quando, dopo pochi minuti dall’inizio
della trasmissione, questa viene bruscamente
interrotta con un comunicato dai toni altamente
drammatici: “Signore e signori, vogliate scusare
per l’interruzione del nostro programma di musica da
ballo, ma ci è appena pervenuto uno speciale
bollettino della Intercontinental Radio News. Alle
otto meno venti, ora centrale, il professor Farrell
dell’Osservatorio di Mount Jennings, Chicago,
Illinois, ha rilevato diverse esplosioni di gas
incandescente che si sono succedute a intervalli
regolari sul pianeta Marte. Lo spettroscopio indica
che si tratta di idrogeno e che si sta avvicinando
verso la terra a enorme velocità. Il professor Pierson
dell’Osservatorio di Princeton conferma questa
osservazione dicendo che il fenomeno è simile alla
fiammata blu dei jet sparata da un’arma”.
Ha inizio la beffa
mediatica del secolo, il falso che ha messo in luce il
rapporto fin troppo fideistico e acritico che il
pubblico aveva instaurato con i mezzi di comunicazione
di massa. Gli oltre sei milioni di ascoltatori non
erano preparati né a sospettare del falso, né
tantomeno a sospettare dell’enorme potenzialità di
quello che dalla maggioranza di loro veniva ancora
considerato semplicemente come un ‘mezzo di svago’.
Probabilmente Welles era al corrente di queste
potenzialità e dell’abbaglio al quale erano sottoposti
i fruitori dei mezzi di comunicazione di massa.
E’ per questo che aveva
deciso di inserire il suo falso nel bel mezzo di un
programma d’intrattenimento, come a voler render più
netto lo stacco tra uno stato d’animo disteso, qual è
appunto quello derivante dall’ascolto di un programma
musicale, e uno stato di panico crescente dovuto
all’annuncio dell’avvenuta invasione aliena.
Dopo il primo avvertimento circa le fiammate
provenienti da Marte, la programmazione musicale
prosegue con un brano estremamente simbolico dal punto
di vista linguistico: Star Dust (polvere di
stelle).
Gli ascoltatori tornano così a rilassarsi con una
delle canzoni di maggior successo dell’epoca, ignari
del susseguirsi di eventi che di lì a poco li avrebbe
destati dalle loro poltrone e scaraventati nelle
strade in cerca di salvezza. Infatti, passano pochi
minuti ed ecco una nuova interruzione:
“Signore e signori, vorrei leggervi un telegramma
indirizzato al professor Pierson dal dottor Gray, del
Museo di Storia Naturale di New York. Il testo dice:
Ore 21:15, ora standard delle regioni orientali. I
sismografi hanno registrato una scossa di forte
intensità verificatesi in un raggio di 20 miglia da
Princeton. Per favore investigate. Firmato Loyd Gray,
capo della Divisione Astronomica”. Vediamo in
questo caso come la citazione di fonti apparentemente
autorevoli, come il ‘Museo di Storia Naturale’
o il ‘Professor Gray, capo della Divisione
Astronomica’, sia un espediente imprescindibile
per chi vuole mettere a segno una beffa mediatica e
intende donare ad essa ulteriore credibilità.
Gli eventi che seguono il secondo annuncio diventano
sempre più drammatici e la costante alternanza di
questi allarmi con la normale programmazione musicale
non fa altro che creare ulteriore confusione
nell’ormai già allarmato pubblico.
Man mano che passa il tempo, si diffondono, tramite le
voci di abilissimi attori, notizie che riferiscono
dell’avvenuto atterraggio extraterrestre, delle
orribili fattezze degli alieni, delle loro
sofisticatissime armi e dei gas tossici. L’escalation
porta addirittura a descrivere ‘in diretta’ la morte
di un cronista che stava riferendo dell’avvenuta
distruzione della città di New York. E quest’ultima è
la scintilla che scatena l’esplosione di panico tra la
gente.
Per capire meglio il linguaggio di cui si è fatto uso
in questa trasmissione, che ricalcava in modo astuto
quello delle reali cronache giornalistiche, e per
capire meglio la drammaticità del falso evento, di
seguito riporto la descrizione di un ‘falso’ cronista
che si ritrova faccia a faccia con una presenza
aliena: “Signore e signori, è la cosa più terribile
alla quale abbiamo mai assistito…Aspettate un momento!
Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità..qualcuno…
o qualcosa. Nell’oscurità vedo scintillare due dischi
luminosi..sono occhi? Potrebbe essere un volto.
Potrebbe essere..mio Dio, dall’ombra sta uscendo
qualcosa di grigio che si contorce come un serpente. E
poi un altro e un altro ancora. Sembrano tentacoli.
Ecco, adesso posso vedere il corpo intero. È grande
come un orso e luccica come cuoio bagnato. Ma il viso!
È indescrivibile. Devo darmi forza per riuscire a
guardarlo. Gli occhi sono neri e brillano come quelli
di un serpente. La bocca è a forma di V e della bava
cade dalle labbra senza forma che sembrano tremare e
pulsare. Il mostro, o quello che è, si muove a fatica.
[…]Un oggetto ricurvo sta uscendo dalla fossa. Sembra
un piccolo raggio di luce riflesso su uno specchio.
Che succede? Dallo specchio si sprigiona un raggio di
luce…che si dirige verso gli uomini che avanzano. Li
ha colpiti! Sant’Iddio, li ha incendiati! Bruciano
come torce”.
Seguono diversi silenzi radio (come a far crescere la
tensione), ogni tanto ripresi da qualche sporadica e
confusa cronaca, fino a quando non si giunge ad
un’apparente cessazione delle trasmissioni. E’ a
questo punto che si scatena il putiferio. Migliaia di
persone in preda al panico si riversano nelle strade e
si lasciano andare a comportamenti di grave
irrazionalità.
Si segnalano numerosi ingorghi nelle arterie
principali di molte città degli Stati Uniti, mentre le
linee di comunicazione si sovraccaricano fino al
collasso. Alcuni si abbandonano a episodi di violenza,
altri pregano di non essere coinvolti nell’attacco. A
San Francisco, una donna si presenta alla polizia con
i vestiti lacerati sostenendo di essere stata
aggredita dagli alieni, mentre a New York ci vollero
settimane per convincere alcuni di quelli che erano
scappati a far ritorno nelle proprie abitazioni.
Ai giorni nostri, una
simile reazione ci apparirebbe del tutto esagerata. A
questo proposito, tuttavia, va ricordato che la radio
fonda parte del suo fascino sulla disponibilità e la
fantasia dell’ascoltatore che, soprattutto allora, non
ne fruiva con la passiva attenzione che noi oggi
dedichiamo al video.
La grande abilità di
Orson Welles nel riprodurre in maniera impeccabile lo
stile cronistico ha contribuito poi sopra ogni cosa a
rendere credibile la messinscena. Emerge così
l’importanza, quando si parla di falsi voluti e di
beffe mediatiche, dell’utilizzo delle stesse modalità
espressive del soggetto che si vuole imitare, in
questo caso il giornalismo radiofonico. Per spiegarmi
meglio, l’esito di questo programma sarebbe stato del
tutto diverso se Welles avesse deciso di impostarlo,
ad esempio, come un talk show o come una semplice
intervista con un esperto di Ufo.
Inoltre, come in ogni
beffa che si rispetti, anche in questa erano presenti
tracce della sua falsità. A parte gli elementi
fantastici e surreali descritti, che con poca
razionalità potevano essere riconosciuti come tali,
viene infatti ripetuto per ben quattro volte durante
la trasmissione che ciò che si stava ascoltando altro
non era che un radiodramma, e che gli eventi descritti
erano il frutto della fantasia dell’autore del libro,
H.G Wells.
Entra qui in gioco un
fattore di estrema importanza quando si parla di mass
media, ovvero il grado di attenzione che il pubblico
riserva ai mezzi di comunicazione di massa, la scarsa
criticità nei confronti dei contenuti veicolati da
essi. Si spiega la logica secondo la quale un
messaggio mediatico viene interiorizzato secondo
quelle che sono le predisposizioni del pubblico a
ricevere tale messaggio.
Come ricordava lo
storico March Bloch all’inizio del secolo: “una
falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni
collettive che preesistono alla sua nascita; questa,
solo apparentemente è fortuita, o, più precisamente,
tutto ciò che in esse vi è di fortuito è l’incidente
iniziale, assolutamente insignificante, che fa
scattare il lavoro di immaginazione; ma questa messa
in moto ha luogo soltanto perché le immaginazioni sono
già preparate e in silenzioso fermento […] La falsa
notizia è lo specchio in cui la coscienza collettiva
contempla i propri lineamenti”.
Ciò vuol dire che se il
pubblico americano ha preso per vero un episodio così
impossibile ed ha in qualche modo involontariamente
omesso gli indizi, anche espliciti, che ne svelavano
l’assurdità, ciò è perché in qualche modo era
‘preparato’ ad affrontare una situazione del genere.
Una situazione che preesisteva già da tempo nel loro
immaginario collettivo, il frutto del periodo storico
in cui è maturata.
Si era infatti già
vissuta la Prima Guerra Mondiale e il clima politico
internazionale era surriscaldato dall’imminenza di un
altro conflitto, mentre le scoperte scientifiche
sempre più avanzate facevano intravedere futuri
scenari di conquista spaziale, dai quali la narrativa
e il cinema attingevano in maniera sempre più
frequente.
La gente era da una
parte spaventata, dall’altra preparata a vivere un
evento del genere. Poco importa poi se gli
extraterrestri avevano i tentacoli e improbabili
fattezze o che utilizzassero poteri straordinari; per
gli americani quel giorno la realtà rappresentava
l’invasione dei marziani, gli abitanti del ‘Pianeta
Rosso’.
Ciò che ha reso di
portata storica questo avvenimento è il fatto che è
riuscito ad evidenziare, chiaramente e per la prima
volta,l’enorme potere ei mezzi di comunicazione di
massa; un potere in grado di canalizzare e manipolare
l’opinione pubblica secondo i desideri di coloro che
controllano e posseggono tali mezzi.
La Guerra dei Mondi
nella sua versione radiofonica ha aperto una nuova
pagina negli studi di sociologi, psicologi di massa ed
esperti di comunicazione, tutti accomunati in quel
giorno dalla sorpresa di assistere agli effetti che un
falso poteva provocare alla grande massa dei fruitori
mediali. |