N. 24 - Maggio 2007
Aleksandr Ginzburg
Sintaksis
di
Stefano De Luca
Aleksandr Ginzburg,
moscovita, nato nel 1936 e figlio dell’architetto
Cizov (una vittima delle purghe staliniane degli anni
Trenta) già nel 1953 aveva deciso, appena
diciassettenne, di adottare il cognome ebraico materno
come segno di protesta verso la linea antisemita
perseguita in quegli anni dal Partito.
Entrato in contatto col
gruppo di pittori anticonformisti di Lianozovo durante il ‘Festival
della gioventù’ di Mosca, Ginzburg divenne uno dei
protagonisti più attivi delle riunioni poetiche di piazza Majakovskij tanto
che nel 1959, a soli ventitre anni, fu autore della
prima rivista del samizdat sovietico (le
auto-edizioni clandestine),
Sintaksis.
In essa figuravano opere
di poeti russi famosi, specialmente le poesie di Bella
Achmadulina o quelle di Viktor Nekrasov, così come
opere di autori meno noti o anche sconosciuti come
Natal’ja Gorbanevskaja.
Soprattutto,
Sintaksis fece circolare i primi versi del poeta
Josif Brodskij, quali le poesie intitolate ‘Il
cimitero ebraico’ e ‘La terra’.
L’elemento che
caratterizzò Sintaksis, come le riviste del
samizdat che l’avrebbero seguita, era il rifiuto
dell’anonimato e della clandestinità.
Infatti in copertina,
accanto al titolo, si leggeva «n° 1» e in basso il
nome ed il cognome dell’autore.
Si trattava di un gesto
estremamente coraggioso, il cui valore era quello di
una “dichiarazione di indipendenza culturale”, volta a
creare un circuito di circolazione della cultura
alternativo a quello ufficiale.
I primi tre numeri di
Sintaksis raggiunsero la tiratura di alcune
centinaia di esemplari, anche se questo primo
esperimento era destinato ad essere precocemente
stroncato dagli uomini del regime.
Nel 1960 Ginzburg venne
infatti arrestato per propaganda anti-sovietica,
proprio mentre stava curando il quarto numero della
rivista e venne condannato a due anni di lager.
Questo non sarebbe
tuttavia stato sufficiente né a far tacere
definitivamente Ginzburg, né a bloccare il fenomeno
del samizdat, che anzi ebbe uno sviluppo
significativo proprio nei primi anni Sessanta.
Queste prime riviste del samizdat, come ‘Bumerang’
(diretta da Osipov), ‘Feniks’, ‘Kokteil’,
‘Fonar’ (Il fanale), ‘Vremena goda’ (Le
stagioni), ‘Masterskaja’ (L’officina), ‘Šeja’
(Il collo), ‘Kolokol’ (La campana), erano
principalmente delle raccolte poetiche con qualche
brano di prosa.
Come
Sintaksis, la loro durata era molto breve e
corrispondeva al tempo che impiegavano le autorità
sovietiche ad identificarne gli autori. |