N. 15 - Agosto 2006
LA DEMOCRAZIA
DEI CRISTIANI
Recensione del libro di Pietro Scoppola
di
Alessandro D'Ascanio
Pietro Scoppola, La democrazia dei cristiani. Il
cattolicesimo politico nell’Italia unita.
Il ruolo politico e culturale dei cattolici nella vicenda
dell’Italia contemporanea è stato indagato con acume e
profondità da Pietro Scoppola nell’ambito di una
produzione storiografica dipanatasi nell’arco di
decenni.
Ciò detto, la sua ultima pubblicazione La democrazia dei
cristiani, data alle stampe nella ormai nobile e
consolidata veste editoriale dell’ “intervista
laterziana” non costituisce semplicemente un
compendio, per quanto interessante, della sua opera
pregressa; ma, dato anche il contesto di redazione,
appare come un’occasione di riflessione pubblica nella
quale le dimensioni di studioso rigoroso, fedele
aperto al confronto e cittadino impegnato si fecondano
mutuamente rendendo ragione di un’esperienza di
ricerca notevole.
Dal dialogo con l’intervistatore (Giuseppe Tognon) emerge
una ricostruzione della vicenda storica dei cattolici
italiani che affianca al dato politico ed
istituzionale, una dimensione etica e culturale volta
ad indagare le posizioni della Chiesa, le evoluzioni
del pensiero cristiano, l’impegno quotidiano a
riempire lo scarto tra aspirazione religiosa e
difficoltà secolari che caratterizza, a detta
dell’autore, una delle caratteristiche peculiari
dell’esperienza politica dei cattolici.
Scoppola affronta con chiarezza espositiva, le fasi di
snodo principali dello sviluppo politico del
cattolicesimo italiano; ricostruisce i passaggi che
hanno condotto i principali esclusi dalla
legittimazione nazionale, all’indomani dell’Unità (in
quanto avversari acerrimi della costruzione liberale
dello Stato nazionale), da una posizione di
subordinazione forzata a quell’ “epoca di potenza”,
nella quale, in regime repubblicano e democratico, i
cattolici assurgono a guida politica del paese,
attraverso un partito interclassista, cardine delle
maggioranze parlamentari di svariati decenni.
Si tratta del mutamento fondamentale da spiegare: come sia
stato possibile che gli sconfitti sostanziali del
Risorgimento siano riusciti a divenire i riferimenti
principali dello Stato italiano.
Scoppola indaga a ritroso ritrovando i fili di una presenza
cattolica già in nuce volta alla direzione politica
del paese. Si sofferma, come già in passato, sulla
distinzione ( post-unitaria) tra cattolici
intransigenti e cattolici transigenti o
conciliatoristi (pronti a forme di collaborazione con
lo stato liberale), mettendo in evidenza l’importanza
dei secondi anche in direzione dei futuri sviluppi
politici dei cattolici italiani, in ciò dimostrando,
ancora una volta, un’innovazione rispetto alla
tradizionale storiografia cattolica italiana.
Successivamente, ricorda come tale fase di confronto
interno al movimento, sia superata dalla originaria
proposta democratico-cristiana di Luigi Sturzo, sulla
base di una “concezione originale e innovativa del
partito e dello Stato” (pag. XIV Pref.), fedele ad una
specifica identità politica e nazionale, volta al
riscatto della masse sfruttate.
Quindi ripercorre il ruolo e la presenza della Chiesa in
regime fascista, non occultando limiti ed errori delle
gerarchie vaticane, ma insistendo comunque sul ruolo
ecclesiastico, forse paternalistico, ma non fine a se
stesso, di garante di una continuità di tradizioni
umane e culturali del popolo.
Scoppola torna inoltre sulla presenza cattolica nelle fila
del movimento resistenziale, ribadendo il ruolo
fondamentale del popolo cristiano e del clero di base
nell’assistenza materiale e morale delle masse segnate
dal peso della guerra e della miseria, rivalutando un
significato dunque non solo solidaristico e
assistenziale , ma patriottico e identitario dei
cattolici rispetto al tema della crisi della nazione
italiana. . In tale ultima notazione riemerge una
critica alla definizione di “lunga zona grigia” con la
quale Renzo De Felice connotava l’atteggiamento
attendista e vagamente indifferente della popolazione
italiana di fronte all’incedere della guerra civile.
Continuando nel suo profilo, il nostro autore non manca di
tratteggiare infine le caratteristiche sostanziali del
ruolo della Democrazia cristiana nell’Italia
repubblicana, ribadendo il giudizio del tutto positivo
su Alcide De Gasperi, in termini di consolidamento
democratico e sviluppo civile del paese, nonché
ripercorrendo risultati e limiti, virtù e drammi
della varie generazioni democristiane succedutesi alla
guida dello stato.
In particolare emerge dalle pagine dedicate alle vicende
repubblicane il lento processo di perdita della
“centralità della DC”, segnato dai continui
allargamenti della maggioranza (attraverso le formule
politiche del centro-sinistra prima e della
solidarietà nazionale in seguito), nonché la
progressiva fine dell’unità politica dei cattolici a
partire dalla movimentata stagione degli anni
settanta. Inoltre, viene riproposto con lucidità e
franchezza il declino politico della maggioranza di
pentapartito negli anni ottanta, segnato da quel
“governo ai margini” dei partiti, caratterizzato da
un’occupazione delle istituzioni e da un sostanziale
appannamento della proposta di governo in luogo di una
mera gestione di interessi di parte.
In conclusione, quasi a voler connettere idealmente
l’articolato, ma fecondo sviluppo del cattolicesimo
politico italiano con le contingenze del tempo
presente, Scoppola formula la sua proposta
politico-culturale: l’idea di costruire quella
“democrazia dei cristiani”, non più come formula
ideologico-organizzativa dei cattolici italiani, ma
come tentativo di costruzione di una “democrazia di
tutti”, permeata di un tessuto etico, morale e
religioso, necessario, a dire, per coltivare “una
speranza di civiltà per il nuovo millennio”.
Nella chiusa del suo libro , il nostro autore pertanto si
dice convinto dell’attualità e della necessità di una
rinnovata presenza cattolica nella politica italiana,
innanzitutto impegnata nella costruzione di una nuova
compagine partitica, in grado di integrare
compiutamente le culture politiche fondanti la
repubblica democratica, ma anche su un piano più
generale, come risorsa etico-politica che, in
collaborazione con altre ispirazioni, possa fornire
risposte ai problemi della contemporaneità. |