N. 18 - Novembre 2006
STORIA DI UNA NAVE ITALIANA
La corazzata
Roma
di
Alessandro Farris
La corazzata Roma
appartiene a quella categoria di navi alle quali la
fortuna ha voltato le spalle nel momento in cui ne
avevano maggiormente bisogno.
Questa nave italiana
nasce nel 1938 come prosecuzione del programma navale
italiano che portava la flotta a divenire più moderna.
Armamento disposto in
modo più razionale, dislocamento alla pari delle unità
inglesi, addestramento migliorato degli equipaggi.
Queste le
caratteristiche positive di questa nave.
Inoltre questa nave non
era sola. Aveva anche altre 2 “sorelle” : Vittorio
Veneto e Littorio (dopo il 25 luglio 1943
Italia).
Doveva anche essere
costruita la 4° della serie ovvero la nave Impero,
ma gli eventi la lasciarono impostata nei cantieri.
Le navi di questa nuova
classe che scendono in mare ed affrontano gli inglesi
sono le due “sorelle” della Roma.
Però vengono sorprese,
come tutta la flotta italiana, a Taranto e
danneggiate.
Fortunatamente la loro
moderna costruzione le preserva da guai peggiori.
La Roma è in
costruzione a Trieste quell’anno e la distanza la
preserva da incursioni aeronavali nemiche.
L’armamento di queste
navi è di tutto rispetto appunto.
Sono dotati infatti di :
9 cannoni da 381/50 mm
12 cannoni da 152/55 mm
4 cannoni da 120/40 mm
12 cannoni da 90/50 mm
20 cannoni da 37/54 mm
30 cannoni da 20/65
mm
La nave italiana non
vede azioni belliche in quanto verrà consegnata alla
Marina Italiana nel 1942.
E’ un’ anno molto critico per la flotta
italiana. Il carburante scarseggia notevolmente e le
crociere di addestramento ne traggono le conseguenze.
Nonostante tutto il comandante della
nave, l’ammiraglio Carlo Bergamini, fa di tutto perché
vi sia piena collaborazione con l’alleato germanico.
Proprio per questo fa imbarcare a bordo
250 specialisti della Luftwaffe per migliorare i
rapporti nave-aereo, quei rapporti che in Italia si
erano colpevolmente trascurati.
L’ammiraglio italiano sa che non può
sprecare nafta che era scarsa, però chiede che sulla
propria nave vengano rinforzati e migliorati gli
impianti di ricezione e trasmissione in modo che le
comunicazioni non subiscano i consueti ritardi ai
quali ogni comandante italiano in mare era abituato.
Si avvicina il momento più terribile
della storia italiana : l’8 settembre 1943.
La nave italiana è ormeggiata a La
Spezia.
Insieme ad essa vi sono altre navi.
L’annuncio dell’armistizio coglie gli
equipaggi di sorpresa, ma eccezion fatta per la
Milizia appena incorporata nell’Esercito e taluni
elementi di scarto della Marina, i quali erano addetti
al presidio contraereo del porto ligure, non si
registrano sbandamenti da parte dei marinai.
Gli ufficiali controllano la
situazione.
Solo che non vi sono ordini veramente
chiari.
Gli ordini che prima vengono dati
riguardano la necessità di difendere la nazione
dall’invasione anglo-americana.
Proprio per questo verranno inviati
sommergibili nel tentativo di contrastare lo sbarco
anglo-americano a Salerno.
Ma questo è un ordine che viene dato
non come necessità strategica, ma per ingannare i
tedeschi. Per convincere quelli che stavano divenendo
ex-alleati che l’Italia manteneva il Patto d’acciaio
ancora integro e proprio per questo si mobilitava per
contrastare l’invasione.
L’ordine che giunge invece alla flotta
di superficie è diverso.
Prevede ben altro.
La flotta doveva salpare e navigare
verso una tappa che verrà designata una volta in mare
aperto.
Vi sono alcune condizioni da
rispettare.
Primo. Dischi neri disposti sul ponte e
pennello nero innalzato sul torrione di comando.
Secondo. Disposizione per linea di
chiglia dell’artiglieria.In questo modo dimostrava di
non combattere.
Terzo. Questo riguarda soprattutto la
Roma. Sbarcare gli specialisti della
collaborazione aeronavale della Luftwaffe.
Quest’ultimo ordine fa insospettire
l’ammiraglio Bergamini ed intuisce che l’ordine in
realtà è la dichiarazione di una resa che prevede come
conseguenza, a lui più detestata, della consegna delle
navi.
Tuttavia
parte.
Questa è la rotta
seguita dalle navi italiane il giorno dell’armistizio.
Le navi italiane vengono
sorvolate da un aereo inglese.
Quell’aereo doveva
riferire se le navi italiane avevano o meno i segni
della resa sul ponte e sul torrione di comando.
Le navi italiane, per
ordine dell’ammiraglio Bergamini, non portano tali
segni. Infatti il comandante italiano non voleva
consegnare la flotta, bensì portarla in un porto
nazionale e allontanarla dall’eventuale reazione
tedesca.
Questa è più vicina di
quanto gli italiani possano immaginare.
Dalla base francese di
Istrès presso Marsiglia decolla una formazione di
DO217. La formazione ha un celebre comandante : Von
Richtofen.
Questi bimotori sono i
migliori in quel teatro d’operazioni.
Questi aerei non erano
armati di bombe convenzionali nel caso del
bombardamento navale. Infatti i tedeschi utilizzano
bombe razzo di nuova concezione.
Si chiamano FX-1400.
Queste bombe vengono guidate sul bersaglio tramite
impulsi radio dell’aereo.
Le corazzate italiane,
come bersaglio più “pregiato” sono quelle più cercate.
Dopo un primo lancio a
vuoto, la mira diviene più accurata e viene colpita la
Roma.
Non una, ma due volte.
Il
primo colpo attraversa la nave ed esplode come una
mina subacquea rallentando la velocità della medesima.
Il secondo è il colpo di
grazia.
Fa deflagrare i depositi
di esplosivi condannando la nave in modo irreparabile.
In questa foto si vede
la Roma sbandata dopo aver ricevuto il primo
colpo.
Il
secondo colpo la spezza a metà.
I sopravvissuti
dell’equipaggio sono 628 su un totale di 2021.
Nell'ultima foto i
tronconi della Roma pochi istanti prima della
loro scomparsa in mare.
Riferimenti
bibliografici:
http://www.regiamarina.net
http://www.marina.difesa.it/diario/2006/9settembre/foto_storiche.htm |