N. 6 - Giugno 2008
(XXXVII)
IL COLORE DEL CAMALEONTE
Viaggio nel mondo
dell’informazione che ha raccontato la seconda repubblica -
Parte IV
di Cristiano Zepponi
La
pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, nel
caso in cui rivelino particolari intimi, familiari o
comunque strettamente personali, va decisamente
biasimata. E’ evidente, infatti, che si tratti di
una palese violazione dei più elementari diritti di
privacy, che vanno fortemente tutelati.
A tutto
questo, però, c’è un limite, che crediamo di ravvisare
nell’importanza sociale dei contenuti delle
conversazioni sotto osservazione; a volte, infatti, pur
non essendo penalmente rilevanti, possono dimostrarsi
estremamente interessanti per il grande pubblico, che ha
modo di capire come lavorano – dietro le quinte – i
protagonisti della vita comunitaria.
Il tormentone-intercettazioni, in effetti, riguardava
proprio questo: assicurare il diritto all’informazione,
secondo alcuni, poteva entrare in conflitto col diritto
alla privacy. In realtà, la questione sembra semplice:
l’interesse pubblico, se ravvisabile e legittimato dalla
caratura nazionale di questi personaggi, ne giustifica
la pubblicazione.
Spesso, comunque, si può arguire l’importanza del tema dal
fuoco incrociato che si scatena intorno, come avvenuto
con la vicenda dello scoop riguardante il regime di
collaborazione instaurato tra Mediaset e Rai. Guidava
l’azienda pubblica, allora, Agostino Saccà - nato
Taurianova il 7 febbraio del 1944. Laureato in Scienze
politiche, il massimo dirigente aveva cominciato a
lavorare come giornalista a Panorama (1973-1975) prima
di approdare in azienda, al Giornale Radio
(dall’ingresso, nel 1976, fino al 1979) ed al TG3
(1979-1987).
Era stato poi nominato vicedirettore di Rai Due
(1987-1989), responsabile della comunicazione Rai (nel
periodo 1995-1996), vicedirettore (1998) e poi direttore
di Rai Uno (1999-2000 e 2001-2002).
Il 14 marzo 2002 è stato nominato direttore generale della
Rai.
Purtroppo per una carriera così brillante, che
presupporrebbe grandi qualità professionali, intensa
applicazione, originali innovazioni e carisma da leader,
l’inchiesta di ‘Repubblica’ “documentava un
efficace accordo segreto fra Rai e Mediaset per il
controllo, il dosaggio, i tempi, i modi, eventualmente
l’esaltazione o soppressione delle notizie politiche, da
parte di dirigenti Rai (Clemente Mimun del Tg 1, Bruno
Vespa di Porta a Porta, Fabrizio Del Noce, di Rete Uno,
Francesco Pionati, principale notista politico della
Rai, Deborah Bergamini capo del Marketing in Rai)
durante il periodo di governo di Silvio Berlusconi.
«Significa che ogni gaffe o errore del capo del Governo
veniva cancellato, ogni successo inventato o
ingigantito, ogni critica internazionale ignorata o
irrisa, ogni aperta opposizione italiana taciuta, oppure
- se necessario -, svilita fino alla calunnia pubblica,
ripetuta, ostentata. Quando possibile il licenziamento
di chi aveva osato interferire con la celebrazione
continua dell’allora capo del governo. Qui occorre
resistere all’impulso di dire (con toni un po’ alti, che
forse ci saranno di nuovo rimproverati) ‘finalmente c’è
la prova di ciò che - agli occhi di molti di noi - era,
allo stesso tempo, delittuoso e ovvio, clamorosamente
illegale e sfacciatamente evidente. Finalmente si
ammette, usando materiali legali, resi disponibili da un
regolare processo a un complice di quella vicenda: sì, è
vero, era un regime. Primo carattere di un regime è il
pieno controllo delle notizie. Con ricchi premi per chi
sta al gioco ed esclusione, con minacce, accuse,
denigrazione di chi non sta al gioco’», scrisse Furio
Colombo.
E’ sempre preferibile, comunque, leggere quanto registrato:
VERBALE: di trascrizione di conversazioni telefoniche in
arrivo ed in partenza sull'utenza avente il numero XXX
XXXXXXX in uso a Saccà Agostino, come da decreto del
05.06.2007 emesso dalla Procura della Repubblica di
Napoli a firma del Dott. Dr. Vincenzo PISCITELLI
Data: 21/06/2007
Ora: 18:40:09 Durata: 0:07:17
S.S. = Segretaria Saccà
S. = Saccà
S.P. = Segretaria Presidente
P. = Presidente Silvio Berlusconi
S: Pronto.
S.S.: Direttore, glielo passano.
S: Si,.. pronto.
S.P.: Si Direttore, le passo il Presidente.
S: Si, grazie.
P: Agostino!
S: Presidente! Buonasera ..come sta ... Presidente...
P: Si sopravvive...
S: Eh .. vabbè, ma alla grande, voglio dire, anche se tra
difficoltà, cioè io ... lei è sempre più amato nel paese
...
P: Politicamente sul piano zero ...
S: Si.
P: ... Socialmente, mi scambiano ... mi hanno scambiato per
il papa..
S: Appunto dico, lei è amato proprio nel paese, guardi
glielo dico senza nessuna piangeria ...
P: Sono fatto... oggetto di attenzione di cui sono indegno
...
S: Eh .. ma è stupendo, perchè c'era un bisogno ... c'è un
vuoto ... che .. che lei copre anche emotivamente ...
cioè vuol dire ... per cui la gente .. proprio ... è
cosi ... lo registriamo...
P: E' una cosa imbarazzante ..
S: Ma è bellissima, però
P: Vabbè .. allora?
S: Presidente io la disturbo per questo, per una cosa
fondamentale, volevo dirle alcune cose della Rai
importanti in questo momento, perchè abbiamo faticato
tanto per conservare la maggioranza .. eh, la
maggioranza cinque è importante anche in questo
passaggio, riusciamo a conservarla per un anno dopo la
... ma è strategica questa cosa, ma se la stanno
giocando in una maniera .. stupida ... proprio, cioè ...
quindi, volevo.. lei già lo sa ... perchè le avevo...
volevo darle questo allarme, perchè, allora, se abbiamo
la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte
importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno
ormai dopo la decisione...
P: si, ... non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!
S: Mah! Allora ... Urbani, io non .. non lo so .. penso che
in questi giorni sono stati più i nostri alleati ... che
hanno un pò .. no! ... lui forse ha fatto un errore su
Minoli ...e l'altra volta ... eh .. però sono stati un
pò .. AN e anche la Lega, che per un piatto di
lenticchie hanno spaccato la maggioranza ... dopo
quindici giorni, in cui la maggioranza era uscita
saldissima dalle aule giudiziarie, cioè quello che non è
riuscito con specie ...
P: Mamma mia, vabbè, adesso io ho dovuto ... interessarmi
di questa cosa....
S: Gli è riuscito con Speciale .. gli è riuscito forse con
quello della Polizia ...
P: .. adesso li richiamo .. a ..(parola incomprensibile)
...
S: Li richiami lei all'ordine .. Presidente ...
P: D’accordo.
S: .. perchè abbiamo una grande vittoria .. qui in azienda
stavamo riprendendo ...anche con Sensi ... Ingiro
(fonetico) ..
P: vabbè .. va bè .. adesso vediamo, vediamo un pò. Senti,
io ... poi avevo bisogno di vederti ..
S: Si.
P: perchè c'è Bossi che mi sta facendo una testa tanto ..
S: si .. si ..
P: .. con questo cavolo di .. fiction .. di Barbarossa ..
S: Barbarossa è a posto per quello che riguarda .. per
quello che riguarda Rai fiction, cioè in qualunque
momento ...
P: allora mi fai una cortesia ...
S: si
P: puoi chiamare la loro soldatessa che hanno dentro il
consiglio ..
S: si.
P: .. dicendogli testualmente che io t'ho chiamato ...
S: vabbene, vabbene ..
P: ...che tu mi hai dato garanzia che è a posto ..
S: si, si è tutto a posto ..
P: .. chiamala, perchè ieri sera ..
S: la chiamo subito Presidente ...
P: ... a cena con lei e con Bossi, Bossi mi ha detto, ma
insomma .. di qui di là ... dice ... Ecco, se tu potevi
fare sta roba ...mi faresti una cortesia.
S: allora diciamola tutta ... diciamola tutta Presidente ..
cosi lei la sa tutta, intanto il signor regista ha fatto
un errore madornale perchè un mese fa ... ha dato .. e
loro lo sanno .. ha dato un'intervista alla Padania,
dicendo che aveva parlato con Bossi e che era tutto...
io, ero riuscito a rimetterla in moto la cosa, che era
tutto a posto perchè aveva parlato col Senatur .. bla,
bla, bla ... il giorno dopo il corriere scrive ...
P: esiste ... (parola incomprensibile) ...
S: in due pezzi, dicendo, Saccà fa quello che gli chiede la
..(parola incomprensibile) le mando poi gli articoli ...
così...
P: chi è il regista?
S: il regista è Martinelli, che è un bravo regista, però è
uno stupido,un ingenuo, un cretino proprio...
P: uhm ...
S: un cretino, mi ha messo in una condizione molto
difficile, perchè mi ha scritto un articolo sul corriere
della sera ... e poi non contento, Grasso sul Magazine
del corriere della sera ... scrive il potente Saccà fa
quello che gli dice Berlusconi e basta ... ecc. .. che
poi, non è vero, lei non mi ha chiesto mai ...
P: allora ascoltami...
S: lei è l'unica persona che non mi ha chiesto mai niente
... voglio dire ...
P: io qualche volta di donne ... e ti chiedo ... perchè ..
S: si, ... ma mai ...
P: ... per sollevare il morale del capo .. (ridendo)
S: eh esatto, voglio dire ... ma, mi ha lasciato una
libertà culturale di ... ideale totale .. voglio dire ..
totale .. e questo lo sanno tutti, allora perchè, e,
malgrado questo, io sono stato chiamato poi dal
Presidente, dal Direttore Generale: "Mah! Com'è sta
cosa!?" Questa cosa vale perchè, vale perchè Barbarossa
è Barbarossa, perchè Legnano è Legnano...
P: certo, certo ..
S: perchè i Comuni a Milano hanno segnato la civiltà dell'
occidente .. voglio dire ..
P: d’accordo .. va bene ...
S: Quindi, adesso io la chiamo subito ecc. ... Presidente,
poi quando lei ha un attimo di ...
P: la settimana prossima sto a Roma ... vieni a trovarmi
quando vuoi ..
S: eh .. vediamo ..
P: ... chiama la Marinella lunedi ...
S: mi metto d’accordo con Marinella ...
P: .. lunedi che ci mettiamo d’accordo, va bene. Senti, tu
mi puoi fare ricevere due persone ...
S: assolutamente...
P: .. perchè io sono veramente dilaniato dalle richieste di
coso ....
S: assolutamente ..
P: con la Elena Russo non c'era più niente da fare? Non c'è
modo...?
S: no .. c'è un progetto interessante .. adesso io la
chiamo ..
P: gli puoi fare una chiamata? La Elena Russo; e poi la
Evelina Manna. Non centro niente io, è una cosa ...
diciamo ... di...
S: chi mi dà il numero?
P: Evelina Manna ... io non c'è l'ho ...
S: chiamo ..
P: no, guarda su Internet ..
S: vabbè, la trovo, non è un problema ... me la trovo io ..
P: ti spiego che cos'è questa qui ..
S: ma no, Presidente non mi deve spiegare niente ..
P: no, te lo spiego: io stò cercando di avere ...
S: Presedente, lei è la persona più civile, più corretta..
P: allora ... è questione di .. (parola incomprensibile, le
voci si accavallano) ....
S: ma questo nome è un problema mio ...
P: io stò cercando ... di aver la maggioranza in Senato ...
S: capito tutto ...
P: eh .. questa Evelina Manna può essere .. perchè mi è
stata richiesta da qualcuno ... con cui sto trattando
...
S: presidente ... a questo proposito, quando ci vediamo, io
gli posso dire qualcosa che riguarda la Calabria ..
interessante ...
P: molto bene...
S: .. perchè c'è stato un errore, in una prima fase c'è
stato un errore per la persona che ha mediato il rappor
... poi glielo dico a voce ...
P: .. che non andava bene?
S: .. non andava bene ..
P: devo farlo io direttamente.
S: esatto, non andava bene per nulla ..
P: va bene ...
S: poi le dico meglio ... Presidente ..
P: va bene, io sto lavorando in operazione libertaggio ..
l'ho chiamata così, va bene?
S: va bene ...
P: va bene .. se puoi chiamare questa signora qui ...
S: la chiamo .. e poi quando ...
P: Evelina Manna ...
S: .. ci vediamo le riferisco ..
P: .. e anche Elena Russo ... grazie, ci sentiamo ..
S: va bene ... allora arrivederla Presidente ...
P: la settimana prossima ci vediamo ...
S: .. oh .. metta le mani però su sta maggioranza ...
perchè veramente io ho rischiato tanto per avere la
maggioranza in consiglio ....
P: faccio questo .. anche se ...
S: ... e si è sciolta dopo la set ... abbiamo fatto una
figura barbina!
P: va bene ...
S: .. ma non per colpa .. mi creda ... di Urbani ....
P: d’accordo ...
S: Urbani fa altre cazzate ...
P: Si, si va bene!
S: grazie Presidente ..
P: grazie ciao ... ci vediamo la prossima settimana.
Sorvoliamo sull’indicibile piaggeria del dirigente, che
rasenta la perfezione (e si noti l’assoluta mancanza di
interesse da parte di Berlusconi, che mostra un
entusiasmo davvero limitato per l’epopea di
Legnano e per la stucchevole parata di
servilismo che Saccà tenta d’avviare). Interessano,
principalmente, due cose: Berlusconi stava tentando con
tutti i mezzi di piazzare alcune attricette per ottenere
(da chi?) alcuni seggi fondamentali in Senato, dove la
maggioranza – come tutti ricorderanno – barcollava
visibilmente; e, in secondo luogo, Berlusconi aveva la
maggioranza in consiglio Rai.
Problema di algebra: se aveva la maggioranza in consiglio
Rai, e possedeva direttamente Mediaset, quante reti
aveva (ha) Berlusconi?
E si pensi che al governo c’era la sinistra.
Purtroppo, dalle intercettazioni realizzate tra la fine del
2004 e la primavera del 2005 in seguito all'inchiesta
sul fallimento della "Hdc", la holding dell'ex
sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, emerse
un quadro dai contorni terribilmente chiari: Rai e
Mediaset, teoricamente impegnate nella spartizione del
mercato televisivo, si scambiavano in realtà
informazioni sui palinsesti, concordavano le strategie
di diffusione delle notizie nel caso dei grandi eventi
della cronaca, orchestravano i resoconti della politica,
sotto lo sguardo bonario del padrone cui gli uni e gli
altri dovevano obbedienza assoluta.
In particolare, dai resoconti redatti dalla Guardia di
Finanza spiccavano le conversazioni telefoniche di
Deborah Bergamini, ex assistente personale di
Berlusconi e, all'epoca, dirigente Rai (no comment), e
di Niccolò Querci, pure lui ex assistente di
Berlusconi, top manager di Mediaset (poi vicepresidente
di Publitalia e direttore centrale "Personale e
Organizzazione" di Mediaset Spa).
“Matrix”, applicato al mondo dell’informazioni.
Uno scandalo di portata internazionale, una vergogna
deprimente, per il nostro decadente Paese: i direttori
di Tg1 e Tg5 (all'epoca Clemente J. Mimun e Carlo
Rossella), invece di confrontarsi giornalmente,
cooperavano.
Il conflitto d’interessi non è solo un’evidenza nascosta.
Il conflitto d’interessi è centrale, vivo e vitale,
permea gli uomini e la società, i rapporti e le
mentalità, fino a diventare ambiente: quando una cosa
diventa ambiente se ne perdono le tracce, sfumano i
contorni, si diffonde ovunque. E non si nota più. Ogni
giorno, ogni volta che ci addentriamo nel discorso
pubblico ne subiamo i contraccolpi, senza neanche
riconoscerlo: basti ricordare la puntata di Porta a
Porta in cui, monologando di fronte al vegetale Vespa,
Berlusconi se ne uscì dicendo che la tv privata (“noi”)
non possedeva i grandi mezzi di quella di Stato (“voi”).
Recitava così tutte e due i ruoli, provocando un
comprensibile smarrimento dell’ascoltatore;
semplificando, sarebbe bastato sussurrare un “io”, e
tutto sarebbe tornato al suo posto. Il conflitto
d’interessi è anche questo.
Ma, naturalmente, sa mimetizzarsi e nascondersi, prosperare
silenzioso, alimentandosi della deferenza servile dei
sottoposti: finchè, qualche volta (poche), non viene a
galla.
Bisognerebbe sfruttare queste occasioni di raro
allineamento astrale, per iniziare a combatterlo; e
pensare che poco tempo fa ne abbiamo avuta occasione.
Uniti nella deferenza: il duomonopolio Mediaset-Rai.
Nel mondo contemporaneo siamo soliti considerare la morte
un evento così devastante da placare ogni polemica,
sanare ogni dissapore, sopire ogni odio.
Il primo di aprile del 2005, in questo senso, l'allora
presidente Ciampi si disse pronto - nell’imminenza della
fine dell’agonia di Giovanni Paolo II - ad effettuare
una dichiarazione a reti unificate per onorarne la
memoria. Alla notizia del peggioramento delle condizioni
del pontefice i responsabili del palinsesto di viale
Mazzini, Carlo Nardello e Deborah Bergamini, si mossero
per cambiare la programmazione: la Bergamini contattò
Mauro Crippa, il suo omologo Mediaset. Poi, alle 21 e
49, telefonò ad una certa tale "Vale" (che potrebbe
essere Valentino Valentini, assistente del Cavaliere),
e, tre minuti dopo, ad un tal Fabrizio (forse il
direttore di Raiuno Del Noce, appuntano i militari del
Nucleo regionale delle Fiamme Gialle). I finanzieri
proseguirono: "Deborah lo avverte che Ciampi sta
preparando un messaggio a reti unificate da mandare in
onda alla morte del Papa. Deborah gli riferisce di aver
avvertito Berlusconi. Deborah gli dice che Berlusconi
pensa che questo metterà in buona luce Ciampi e avrebbe
considerato l'ipotesi di rilasciare anche lui delle
dichiarazioni". La Bergamini, allora, allertò
l'assistente personale del Cavaliere e poi Del Noce, al
fine di preparare una performance parallela
dell'inquilino di Palazzo Chigi, avvisando al contempo
anche il "rivale" Crippa..
Il giorno dopo, intorno a mezzogiorno, una donna contattò
la Bergamini: "Le due si lamentano di una persona alla
quale non riescono a spiegare che bisogna dare un senso
di normalità alla gente al di là della morte del papa
per evitare forte astensionismo alle elezioni. Il
telefono della chiamante è intestato alla Rai". Lo
stesso giorno, alle 14.31, un non meglio identificato
Silvio per Deborah: "Le dice che domani sarà a Roma per
votare. Deborah gli spiega i propri impegni. L'uomo dice
di avere paura per le elezioni e del probabile forte
astensionismo dei cattolici. Deborah lo informa che
Ciampi ha preparato un messaggio da mandare in onda al
reti unificate. I due dicono che Berlusconi non sarebbe
credibile se rilasciasse delle dichiarazioni. I due
pensano che Letta e Fini lo sarebbero di più ma loro non
possono trasmettere propri messaggi a reti unificate.
Deborah avrebbe dato parere negativo a Berlusconi sulla
sua comparsa in tv".
I vertici televisivi, comunque, voltarono subito pagina, e
passarono alla pianificazione del trattamento da
riservare alle imminenti elezioni amministrative. Già
dalle 15 circa del due aprile (giornata poi ricordata
per l’effettivo decesso del Pontefice), Deborah e Benito
Benassi, vicedirettore marketing Rai, volsero lo sguardo
all’evento politico. Deborah disse “che Cattaneo ha
chiesto di condividere i loro pareri con quelli di Vespa
al quale avrebbero chiesto di non confrontare i voti
attuali con quelli delle scorse regionali"; alle 16,
ancora Deborah per Benito: "Gli dice che Nardello è
molto nervoso. Benito ha intuito che il d.g. (Flavio
Cattaneo, ndr) vuole che nella rappresentazione dei
risultati elettorali si faccia più confusione possibile
per camuffare la loro portata".
Quindi, Cattaneo intendeva nascondere la verità, che
parlava di una sconfitta sempre più probabile per la
Casa della Libertà. Più confusione possibile, vecchio
trucchetti di sublimi intelligenze alla Cattaneo.
Alle 17 il clima si surriscaldò ulteriormente, man mano che
l’entità del disastro divenne evidente. Deborah chiamò
allora Del Noce: "Lo informa della programmazione
televisiva di Canale 5. Del Noce dice di aver parlato
con Rossella. Deborah dice di aver parlato con Mauro
Crippa di Mediaset".
Alle 18 e 30 Del Noce telefonò alla Bergamini: "Le comunica
che Vespa ha parlato con Rossella. Del Noce le riferisce
che Vespa accennerà in trasmissione ‘al Dottore’ (Silvio
Berlusconi, ndr) ad ogni occasione opportuna". Un minuto
dopo Deborah ricontattò Crippa: "Parlano dei rispettivi
palinsesti".
Il giorno dopo, intorno alle 14, Del Noce telefonò a
Deborah: "Parlano dell'affluenza degli elettori alle
urne e degli exit poll. La Bergamini pensa che i dati
seri si avranno dalle 21.00 in avanti. I due parlano
male di Mazza (direttore del Tg2, ndr). I due accennano
al gioco di squadra tra Mimun e Rossella".
Ecco trovata la parola chiave. Squadra, come a calcetto,
come si fa tra amici, in modo conviviale, mal
interpretando il concetto di concorrenza, travisandone
le regole, truccandone le carte.
Il teatrino, comunque, proseguì.
Poco dopo Deborah s’intrattenne al telefono con una donna
riguardo la “variazione dei palinsesti a seguito della
morte del Papa. La donna vive a Roma. Parlano del
ritorno di immagine negativo della presenza di
Berlusconi alla trasmissione televisiva di venerdì
1.4.05".
Alle 17 toccò al consigliere Rai Angelo Petroni, anche
stavolta contattando Deborah: "Voleva chiederle notizie
dei sondaggi. Deborah dice di aspettare dati attendibili
dopo le 18.30". Le telefonate si susseguono velocemente.
Benito, poi, chiamò ancora Deborah: "Le dice che i dati
sulle elezioni sono abbastanza disomogenei e che quindi
i suoi dati non sono del tutto attendibili (ore 20.00
circa). Benito dice che l'Udc ha comprato voti in
Calabria". Alle 21.29 fu il turno dell'allora notista
politico del Tg1 Francesco Pionati (poi senatore
dell'Udc, ndr) per Deborah Bergamini: "Parlano dei
sondaggi elettorali e delle ripercussioni delle elezioni
sull'azienda Rai. Pionati si raccomanda a Berlusconi
tramite la Bergamini".
Ma che bel quadretto. La situazione non cambia anche nella
mattinata di lunedì quattro aprile; poco dopo le 10 del
mattino una certa Linda per Deborah: "Linda le passa
Niccolò Querci, parlano del lutto nazionale e della
programmazione televisiva. Debbi dice che loro fanno la
prima serata sul Due (per le elezioni) e quindi gli
chiede di mettere una cosa forte in prima serata su
Canale 5. Si risentiranno tra un quarto d'ora". Alle
18.51 il direttore generale scelse la linea dura, ed
entrò personalmente nel gioco del silenzio: "Cattaneo
per Bergamini dice di aver parlato con Bonaiuti che era
con Piersilvio, ma lui sta tenendo duro anche con gli
altri dicendo che non è il caso di mandare in onda i
dati. Cattaneo dice che sta rompendo i coglioni Follini,
ma prima o poi dovranno dare i dati. Cattaneo dice che
terranno più duro possibile".
“La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza
è forza”, recitava d’altronde lo slogan del “ministero
della Verità” (1984, George Orwell). E non serve
aggiungere altro.
Alle 19.30, quindi, arrivò la (presumibilmente temuta)
telefonata da Arcore. Era "Berlusconi per Bergamini".
Essendo Berlusconi un deputato, la conversazione resta
segreta. Ma Cattaneo insistette: "Dice che deve essere
Nexus a dire che non ha i dati nazionali, non la Rai.
Bergamini conferma che non li produrrà Nexus. Bergamini
dice che alle dieci e trenta poi il Tg3 potrà dare i
dati che vuole. Cattaneo dice che anche Vespa fa la
serata elettorale e la Bergamini sostiene che ‘tanto
Vespa è Vespa’". Non avremmo saputo dire di meglio.
Alle 20.38 fu la volta di Benito per la Bergamini: "Parlano
dei dati elettorali che sono dannosi per uno
schieramento e quindi è meglio non darli a Vespa". Alle
22.39, finalmente, una nota dell'Ansa ufficializzò i
dati della sconfitta delle destre: "Regionali: Unione
verso l'11 a 2. Prodi: l'Italia ci chiede di governare.
Follini: una sconfitta su cui riflettere".
Neanche il mattino seguente, a viale Mazzini, riuscirono a
dimenticare la batosta, quasi che ne dipendessero varie
carriere (quasi?). Deborah riceve nientemeno che la
chiamata della direzione del Tg1: "La segretaria gli
passa il dottor Mimun Clemente; continuano a parlare
della sconfitta di Berlusconi". Alle 10.50 , un uomo
telefonò a Deborah: "Dice di aver parlato con Paolo,
l'uomo dice che il Cavaliere deve riconquistare il
rapporto con il paese senza più vendere fumo. Parlano di
dati economici e che i problemi grossi sono al Sud".
Alle 13.19 Deborah s’intrattenne telefonicamente con una
donna: "Commentano lo stato d'animo del premier e la
donna dice che dovrebbero andare via molte persone, la
donna dice che dovrebbe migliorare la condizione di vita
degli italiani".
Il sette del mese, intorno alle 11, un tale Riccardo
contattò Deborah, cominciando a guardare avanti:
"Parlano di politica e Riccardo dice che bisogna
cambiare il portavoce di Berlusconi e Debbi risponde che
è d'accordo, bisogna cambiare il modo di comunicare".
L’otto aprile, poi, un altro sconosciuto telefonò a
Deborah: "Commentano che ormai sono in mano ai
comunisti, poi Deborah dice che si devono vedere ed
insiste che lui vada da lei. L'uomo dice che ha letto i
giornali e gli chiede come sta il suo ex capo (parlano
di politica); dicono che devono produrre una cosa
scritta e seria. L'uomo parla del suo lavoro. Deborah
dice di andare a pranzo con Comanducci e Del Noce".
Intorno a mezzogiorno un uomo contattò la Bergamini.
"Parlano del fatto che Berlusconi è stato inquadrato
pochissimo dalle telecamere presenti al funerale del
Papa. E fanno commenti sul cerimoniale e sui capi di
Stato".
Un’ultima clamorosa rivelazione, emersa dalle
intercettazioni, riguardava addirittura il “Festival di
Sanremo”, la principale rassegna della musica italiana,
il cavallo di battaglia dei vertici Rai. Il 24 agosto
2004, per esempio, Niccolò Querci parlò con un uomo di
Bonolis, presentatore dell’evento, "che ha detto di non
capire nulla di musica anche se è stato nominato
direttore artistico di Sanremo".
Ma per tutto c’era Mediaset: Querci “dice che in relazione
a Sanremo ha avuto delle idee e che vuole comunicare
all'uomo. Niccolò, tuttavia, dice che la cosa comunque
non deve sapersi in giro".
Evviva l’onestà intellettuale, insomma, ed il rispetto
delle rispettive sfere di competenza.
Penso a Luttazzi: benvenuti al pianeta Mediaset. Programmi
Mediaset. Una valida alternativa all’intrattenimento
intelligente. Rido, ma solo un po’.
Ancor meno, adesso. Rileggo le dichiarazioni rilasciate nei
giorni seguenti l’uscita dell’inchiesta.
I lavoratori Rai chiarirono subito la loro posizione
attraverso un comunicato letto all’apertura dei Tg: "Le
persone che risulteranno responsabili” - si leggeva –
“dovranno essere sospese immediatamente dai loro
incarichi e siamo pronti a promuovere, nei loro
confronti, un'azione legale collettiva.
Contemporaneamente va approvata una legge che metta
definitivamente fuori i partiti dall'azienda". Nel
documento, si chiedeva poi "l'intervento immediato delle
Autorità della concorrenza e per la comunicazione". "Vi
terremo informati costantemente - assicuravano i
giornalisti - su questa brutta storia. Intendiamo
tutelare i diritti di voi utenti".
Come spesso accade, la potente casta dell’informazione, per
opposte ragioni, distorse la percezione della realtà
unendosi a quella politica in un improbabile campagna
contro l’uso delle intercettazioni:
“Qui urge una legge che impedisca questo sconcio.
L’indignazione? Svanita. Le reazioni? Dagli
all’intercettato. Il garantismo? Momentaneamente
sospeso”, se citiamo il corsivo apparso a pag. 2 del
Corriere della Sera, il 22 novembre.
“Di questo passo rischiamo di diventare uno stato di
polizia. Sarebbe bene che le intercettazioni telefoniche
restassero dove devono stare”, per l’editoriale di
Roberto Martinelli sul ‘Messaggero’del 23 novembre.
Altri, subito, valutarono i rischi per la democrazia
connessi ad un eventuale divieto di pubblicazione di
intercettazioni del genere.
“è importante ripetere, si tratta di materiali
giudiziari pubblici, legali, depositati. Farli conoscere
ai cittadini è necessario perché non si tratta di
mettere alla gogna questo o quel partecipante alla
‘struttura’ bi-aziendale che faceva capo a Berlusconi,
ma di togliere dalla gogna coloro che hanno denunciato
l’accordo illegale in tempo reale e sono stati subito
spinti ai margini della vita pubblica e professionale
italiana, soltanto per avere detto che era stato rubato
ai cittadini il prodotto originale (le vere notizie)
dando in cambio un prodotto alterato”, ebbe a scrivere
Furio Colombo in quei giorni.
A qualsiasi schieramento appartengano.
Ripenso a Luttazzi, e a due grandi ‘vecchi’ del giornalismo
che fu.
|