N. 26 - Luglio 2007
MAGNITIZDAT
Libertà
musicale in Unione sovietica
di
Stefano De Luca
Parallelamente al samizdat –le edizioni
clandestine di testi non sottoposti alla censura
sovietica -venne a svilupparsi negli anni Sessanta del
secolo scorso, anche nel settore musicale, una
analoga diffusione non ufficiale di audio-cassette di
cantanti le cui opere non riuscivano a superare i
controlli contenutistici del regime.
Questo fenomeno, il magnitizdat, permise
di diffondere in Unione Sovietica, in centinaia di
migliaia di copie, le canzoni di molti cantautori.
Tra
questi,
Vladimir Visockij, Novella Matveeva,
Julij Kim, Bulat Okudžava ed Aleksandr Galič.
Questi
ultimi due, oltre che cantautori, erano anche dei
valenti poeti.
Nelle
loro canzoni non c’era “una sola nota falsa di
patriottismo ufficiale, […] niente di politico, bensì
tanta sincerità, tanta angoscia e dolore”, sostiene
Bukovskij, “che le autorità non potevano tollerarle”.
Il
più importante di questi era Vysockij, nato a Mosca
nel 1938, la cui enorme popolarità è “uno dei
paradossi della cultura russa del XX secolo”.
Egli
non ricevette mai, a dispetto delle centinaia di
canzoni composte, nessun riconoscimento ufficiale per
la propria arte, nonostante la sua musica fosse nota a
tutti.
Anche
i dirigenti politici che lo boicottavano finivano
spesso per subirne il fascino, tanto da chiedergli dei
concerti privati che lui puntualmente rifiutava.
Vysockij era amato persino dai cercatori d’oro
siberiani e dai cosmonauti.
Un
planetoide scoperto da alcuni astronomi in Crimea
venne in suo onore battezzato Vlady-vysockij.
Questi cantanti opponevano al linguaggio burocratico,
«di legno» del regime, l’infinita ricchezza della
lingua popolare autentica.
Allo
stesso modo
opponevano ai
canoni del ‘realismo socialista’ un mondo fatto di
carcerati, di uomini braccati, di prigionieri d’ogni
tipo.
Questo li rendeva senza dubbio più vicini alla gente
comune -che poteva identificarsi nelle loro canzoni -e
spiega il loro successo e la loro enorme popolarità, a
dispetto di un’ufficialità che faceva finta di
ignorarli.
Riferimenti
bibliografici:
La nuova Europa. Rivista internazionale di cultura,
Bergamo, La casa di Matriona, luglio 2002 |