N. 29 - Ottobre 2007
LA
NASCITA DELLO STATO D'ISRAELE
Da Herzl
a Ben Gurion
di
Matteo Liberti
Lo stato d’Israele venne proclamato dal leader
David Ben Gurion il 14 maggio 1948 ed è ufficialmente
entrato in essere il 15, quando, alla mezzanotte,
terminò il precedente mandato Britannico. In molte
menti, la nascita d'Israele è collegata strettamente
col terrore Nazista e l'olocausto, ma la concezione e
la pianificazione di uno stato israeliano era iniziata
circa 60 anni prima.
L’idea di restituire agli ebrei la loro terra promessa
era già presente nel sedicesimo secolo. I promotori di
questa idea volevano fondare lo stato nella storica
terra d'Israele, chiamata anche Palestina, dove gli
Ebrei regnavano nei tempi biblici. Questa terra non
ebbe mai dei confini storicamente ben definiti.
Nel diciannovesimo secolo, i politici inglesi videro
un nuovo valore legato a questa terra: riuscire ad
avere nel Medio Oriente una comunità
ebraica in buoni rapporti con l’impero britannico.
Due fenomeni resero reali e concrete le aspirazioni di
ritorno per gli ebrei: il nazionalismo europeo che
andava allora germogliando, e da cui gli ebrei si
sentivano esclusi, ed i massacri, o pogrom, eseguiti
dagli Zar Russi contro più di sei milioni di ebrei,
residenti soprattutto in Ucraina ed in Polonia. Dal
1880, gruppi di disperati ebrei russi e di altri paesi
dell’est europeo iniziarono a stabilirsi in Palestina,
che era allora sotto l’autorità dell'Impero turco
ottomano.
Un
giornalista visionario, Theodore Herzl, chiarì e diede
definitivo peso politico al concetto di nazionalismo
ebraico, o sionismo, e di una casa nazionale per gli
ebrei in Palestina. Ciò avvenne durante il primo
Congresso Sionista tenuto a Basilea, in Svizzera, nel
1897.
Venti anni dopo…non era ancora finita la Prima Guerra
Mondiale, quando, con le forze britanniche alle porte
di Gerusalemme, nel novembre del 1917, il segretario
britannico per gli affari esteri, Arthur Balfour,
proclamò quella che divenne, tra le molte della
storia, un’epica dichiarazione.
La dichiarazione Balfour, appunto.
Questa affermava che il governo britannico vedeva con
favore l'istituzione in Palestina di una casa
nazionale per la gente ebraica e che avrebbe
utilizzato tutti i suoi mezzi per agevolare il
raggiungimento di questo scopo, pur facendo in modo
che nulla sarebbe stato fatto per pregiudicare i
diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche
già esistenti in Palestina.
Il governo britannico amministrò la Palestina come
un'autorità militare dal 1917 fino al 1922. Quindi la
Lega delle Nazioni assegnò agli inglesi il mandato per
governare la Palestina e preparare i suoi cittadini
per l’autogoverno.
Da quel momento, l'immigrazione degli ebrei
dall'Europa aumentò radicalmente, con il Consiglio dei
Ministri Britannico sempre impegnato rigorosamente per
rispettare la promessa di Balfour di una patria
nazionale. Alcuni dei nuovi colonizzatori erano spinti
da ideali socialisti e crearono dei Kibbutz, delle
comunità organizzate secondo criteri collettivisti e
comunisti, in cui la popolazione viveva
prevalentemente dell'agricoltura. Altri si sistemarono
nelle città o ne fondarono di nuove, la più importante
delle quali fu quella di Tel-Aviv. Tra gli immigrati
ebrei si fece strada anche l'uso della lingua ebraica,
la quale, relegata all'ambito religioso da duemila
anni, non era più usata quotidianamente.
Nel frattempo gli arabi della Palestina, neppure
nominati nel documento di Balfour, erano sempre più
indisposti verso quello che percepivano come una
sostituzione della propria popolazione con una
straniera e di religione diversa. Peraltro la
popolazione araba aumentava di continuo per l'arrivo
di immigrati dai paesi circostanti, che venivano in
Palestina spinti da salari comunque più elevati di
quelli dei loro paesi d'origine.
Scontri sanguinari tra le comunità interne insorsero
già durante gli anni '20, l'esempio più famigerato è
forse quello del massacro di circa 60 ebrei nella
città di Hebron, circa 30 chilometri a
sud-ovest di Gerusalemme. La situazione si intensificò
negli anni '30, durante l’espansione nazista
attraverso l'Europa. Lo scontento delle comunità arabe
per la progressiva immigrazione ebraica salì di
livello.
Il risentimento arabo costrinse il governo britannico
inizialmente ad abbandonare il suo piano per una
suddivisione della Palestina in settori Arabi ed
ebraici, poi a limitare seriamente l’immigrazione
ebraica, specialmente nel momento cruciale del
1939-40, quando Hitler era al massimo del suo potere
e, conquistando l'Europa, aveva lanciato la sua
missione per sterminare gli ebrei. L'idea inglese fu
allora quella di un governo arabo in Palestina,
all’interno della quale si sarebbe stabilito una
limitata entità ebraica.
Ora erano i sionisti a sentirsi oltraggiati ed a
lavorare con successo per far morire questo progetto.
La maggioranza degli ebrei che arrivava in Palestina
era bene organizzata, motivata ed esperta. All’inizio
degli anni venti essi avevano realizzato un esercito
sotterraneo, l'Haganah. Durante Seconda Guerra
Mondiale, i lottatori Haganah combatterono insieme
all'Esercito Britannico, acquistando capacità militari
ed esperienza. Non così gli arabi.
I gruppi come l'Irgun Zwei Leumi e il Lehi o Gruppi
Duri extremist, iniziarono contemporaneamente una
campagna brutale di assassini, di bombardamenti,
sequestri di persona, minacce, disordini e sabotaggio.
Durante la II Guerra Mondiale il movimento sionista
chiarì definitivamente il suo obiettivo di uno stato
dominante ebraico in Palestina. Dopo il 1945 gli ebrei
intensificarono la campagna di terrore per espellere
l‘elemento britannico, accusato ormai di simpatie
pro-arabe.
Nel
1947
l'Assemblea delle Nazioni Unite stabilì la creazione
di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo in
Palestina, con la città di Gerusalemme sotto
l'amministrazione diretta dell'ONU. La dichiarazione
venne accolta con favore dagli ebrei, mentre gli Stati
arabi proposero a quel punto la creazione di uno Stato
unico federato, con due governi. Tra il dicembre del
'47 e la prima metà di maggio del '48 vi saranno
cruente azioni di guerra civile da ambo le parti.
Il
14
maggio del
1948,
come detto, venne dichiarata la nascita dello Stato di
Israele.
Il
15
maggio, le truppe britanniche si ritirarono
definitivamente dai territori del Mandato.
Lo stesso giorno gli eserciti di Egitto, Siria,
Libano, Iraq e Transgiordania, attaccarono il neonato
Stato di Israele. L'offensiva venne bloccata dal
neonato esercito israeliano e le forze arabe vennero
costrette ad arretrare. La guerra, che terminò con la
sconfitta araba nel maggio del
1949,
diede origine a quella che resterà la causa degli
scontri successivi: più di 700.000 profughi arabi. In
seguito all'armistizio ed al ritiro delle truppe
ebraiche, l'Egitto occupò la striscia di Gaza,
mentre la Transgiordania occupò la Cisgiordania,
assumendo il nome di Giordania.
Negli anni immediatamente successivi, dopo
l'approvazione nel 1950 della Legge del Ritorno
da parte del governo israeliano, si potè assistere ad
una nuova forte immigrazione, che porterà al raddoppio
della popolazione di Israele. Il prezzo da pagare si
concretizzò in decenni di guerra e violenza. Il
contrasto fra la emergente società ebraica in
Palestina e quella indigena delle popolazioni arabe
non avrebbe potuto essere più grande…
Il sostegno emotivo e politico più importante venne
per i sionisti (dopo la nascita della stato nazionale)
dagli Stati Uniti. Il Governo Britannico del
dopoguerra, assai indebolito, non aveva più la forza
necessaria per controllare la Palestina o trovare una
via media in cui soddisfare sia ebrei che arabi.
Capacità che purtroppo, però, non fu neppure degli
stati uniti ne di altri. Era iniziata una delle più
gravi questioni del novecento, quella degli arabi e
degli ebrei della Palestina. |