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N. 13 - Giugno 2006

HASTINGS 1066 A.D.

 I retroscena della successione al trono - Parte V

di Antonio Montesanti

La battaglia di Hastings, nel suo prender forma, nei retroscena, nello sviluppo vero e proprio ‘deve’ necessariamente essere seguita attraverso l’Arazzo di Bayeux. Esso dopotutto è l’elemento per comprenderla al meglio.

Le 58 scene dell’arazzo sono commentate da 68 didascalie esplicative in latino delle quali alcune possono essere interpretate come proseguimento di altre. Le legende possono aiutare a dare una suddivisione interna e allo stesso tempo a scandire gli eventi: l’impresa vera e propria potrebbe essere suddivisa in 2 parti principali a loro volta scomposte in 2 sezioni ognuna: la prima parte, dalla 1-38, rappresenta gli eventi in cui Aroldo e Guglielmo collaborano e che porteranno quest’ultimo a prendere la decisione di attaccare l’Inghilterra e, quello che in seguito diverrà, il suo rivale; questa si suddivide a sua volta in due nuove sezioni, la prima, con le scene che vanno dalla 1 alla 28 riportano le storie in cui Aroldo e Guglielmo sono a contatto tra loro, sono compagni, forse amici, condividendo varie imprese, intramezzate da scene minori fino al giuramento-spergiuro del sassone; le scene dalla 28 alla 38, che fa da spartiacque tra le due parti, raccontano il rientro di Aroldo in Inghilterra e gli eventi che lo portarono a diventare re dell’Isola.

La seconda parte mostra l’iter che condurrà allo scontro finale: nella terza sezione, che comprende le scene dalla 39 alla 51 si raccontano, oltre alla decisione presa da Guglielmo, i preparativi alla battaglia compreso l’arrivo in Terra Anglia; l’ultima sezione (52-68) evidenzia tutte le fasi della battaglia, dai preparativi militari che vanno dall’approccio al campo fino allo scontro nel quale sono presenti le scene fondamentali dello stesso.

In questo articolo analizzeremo la prima parte e quindi le prime due sezioni (scene 1-38).

Anche se gli eventi che stiamo per narrare potrebbero dare un senso di avventatezza, Guglielmo non fu mai tale ne tanto meno un temerario o un opportunista, ogni decisione venne preceduta da un periodo di riflessione seguita a decisioni molto ponderate.

Guglielmo era un profondo conoscitore dell’Inghilterra, del suo popolo e della loro politica.

Guglielmo, difatti, oltre ad aver trascorso nel breve periodo oltre Manica nel 1051-52 , con il cugino Edoardo che secondo alcuni gli avrebbe già promesso la corona per l’aiuto prestato durante la propria ascensione al trono (Wace); passò almeno l'estate del 1064 con Aroldo di Wessex e, prima di lasciarlo rientrare sull’Isola, lo volle come suo fedele, dopo averlo visto all’opera, in qualità di soldato e cortigiano. I normanni, forse i nobili clericali avevano ottenuto alti uffici e mansioni in Inghilterra, mentre è attestatala presenza di laici stabilitisi pacificamente. Guglielmo Malet, uno di questi, fu ospite dello stesso Aroldo per un lungo periodo, quello stesso Malet che avrebbe ricoperto la funzione di consigliere del duca nella campagna normanna del 1066.

Quello che sembra evidente, dalle fonti e dall’Arazzo è dunque un sottile, o forse neanche tanto, gioco di spie infiltrate soprattutto nel territorio e nella nobiltà inglese di alto rango sotto forma di servitori e inservienti. Probabilmente i Sassoni si comportavano allo stesso modo, se questo gioco di spie riguardava anche gli stessi duchi di Francia e non è improbabile che Aroldo avesse anch’egli inviato delle spie nel continente per controllare i preparativi di Guglielmo.

Alla morte di Edoardo il Confessore, i pretendenti sono tre ma la candidatura è quasi certa: il disinteresse del giovane pretendente Edgardo, personaggio di scarsa levatura, cresciuto in Ungheria senza pretese e la crescente ambizione di Aroldo, istigato dal partito sassone, di cui è il capo più popolare, metteranno l’uno contro l’altro gli unici pretendenti. Ambedue, Harald e Willelm, si potranno “vantare” di aver ricevuto una investitura legittima: il primo secondo gli usi sassoni dal gran consiglio dei nobili, il Witan, l’altro dalla nomina del re a successore diretto.

Ad acuire lo scontro penserà proprio lo stesso Edoardo il quale con una mossa forse troppo “rappacificante” renderà la situazione estremamente confusa che sfocerà in un gioco diplomatico-ipocrita dei due contendenti, tra le due sponde della Manica.

1. EDWARD REX

(Re Edoardo)

 

Il re Edoardo (o Eduardo) d’Inghilterra rappresenta la figura principale poiché grazie a lui, alla sua forma ambigua e non ufficiale che sarà necessaria una battaglia epocale per assegnare definitivamente il trono della nazione.

Tutto inizia due anni prima dello scontro.

Siamo nel 1064, re Edoardo, che oramai anziano e forse ammalato si preoccupa, essendo senza eredi, di lasciare il trono. Riceve, allora, alla corte di Winchester il cognato Aroldo, fratello della regina e moglie Edit, e lo nomina portavoce consegnandogli l’incarico, dopo essersi recato in Normandia, di comunicare al proprio cugino, il duca Guglielmo che il re lo aveva nominato erede diretto e quindi successore al trono.

 

2. VBI HAROLD DVX ANGLORVM ET SVI MILITES EQVITANT AD BOSHAM

(Dove Aroldo, duca degli Inglesi e i suoi soldati cavalcano verso Bosham)

 

Aroldo accetta la missione affidatagli dal re e si porta con i fedelissimi verso la costa prospiciente la rada normanna. Nell’Arazzo viene sottolineata la mitezza della missione: Aroldo porta con se addirittura il suo falcone e i cani da caccia. Il punto di partenza è stabilito per l’area a Bohsam (nei pressi dell’attuale Portsmouth) che è anche il punto più vicino alla Normandia per chi parte da Londra.

 

3. ECCLESIA

(Una chiesa)

 

Aroldo è un fedele. E questo è confermato dal fatto di doversi affidare al Signore per poter attraversare l’infido mare della Manica. Qui prega insieme ad un compagno affinché la traversata vada a buon fine. Quindi sempre presso Bohsam allestiscono un padiglione e all’interno di un edificio attendono che arrivi il vento favorevole che li porti in Normandia. La semplicità della narrazione ci indica anche la serenità con cui venivano affrontate le cose. Si banchetta nella gran sala, Aroldo è al centro della scena dove tutti mangiano e bevono (e soprattutto NON suonano il corno!). L’appartenenza è quella scandinava e lo si nota dai modi, dagli armamenti e dalle navi. Fino a quando un inserviente viene ad avvisare nel bel mezzo del banchetto il suo signore che è giunto il momento di prendere il mare.

 

4. HIC HAROLD MARE NAVIGAVIT

(Qui Aroldo attraversa il mare)

 

Immediatamente, per non perdere il momento propizio, la Compagnia che aveva preparato già le navi nella rada lacustre davanti l’isola di Wight, si precipita ad imbarcarsi e a prendere il largo verso le coste della Normandia.

 

5. ET VELIS VENTO PLENIS VENIT IN TERRAM WIDONIS COMITIS

(E con le vele gonfiate dal vento, raggiunse la terra del conte Guido).

 

S’intuisce qualcosa di strano, da subito. Le preghiere di Aroldo a Bohsam sembrano non aver sortito l’effetto sperato. Come se il Signore non lo avesse assistito nel tragitto. Giunge sano e salvo sull’altra sponda, ma non in Normandia, non dove avrebbe voluto: il vento è stato maggiore del previsto (velis vento plenis) e le ha gonfiate talmente tanto e troppo velocemente che il drappello di uomini getta l’ancora sulle coste sotto il controllo di Guy (Guido) de Ponthieu (nell’attuale Somme). Nell’avvicinarsi vengono immediatamente raggiunti da un drappello di armati alla leggera.

 

 

6. HAROLD

(Aroldo)

 

Aroldo, figlio di Godwin, una delle figure più importanti del Witan inglese, appoggia la candidatura e le aspirazioni di Guglielmo almeno dapprincipio e per questo che si è imbarcato alla volta della Normandia. Dalla prua, in piedi il conte inglese indica ai suoi gli armati che sopraggiungono ed inizia a spiegare le motivazioni del suo viaggio e dell’errore di navigazione.

 

7. HIC APPREHENDIT WIDO HAROLDV(M)

(Guido cattura Aroldo)

 

Nonostante continui a spiegarsi Aroldo viene arrestato, in maniera molto diplomatica, ma si tratta di un vero e proprio arresto, pur non essendo trattato da prigioniero vero e proprio. Viene condotto da due guardie immediatamente senza lasciargli il tempo di rivestirsi. Guido, dalla semplice osservazione dei ricchi abiti e dal tipo di nave, ha capito due cose riguardo il suo “ospite”: che è un personaggio di alto rango e che può aspirare a grandi benefici dalla situazione.

 

 

8.ET DVXIT EVM AD BELREM

(E lo condusse a Beaurain)

 

9.ET IBI EVM TENVIT

(E qui lo tenne [forzatamente])

 

Aroldo e la sua scorta vengono costretti a seguire il conte di Ponthieu nella cittadina di Beaurain dove ha sede il palazzo del governante della regione francese.

 

 

10. VBI HAROLD ET WIDO PARABOLANT

(Dove Aroldo e Guido si confrontano)

 

Nella sala delle udienze, costituita da due pilastri a capitello, Guido seduto sul trono con la spada in mano inizia a contrattare la liberazione con il proprio ostaggio, dopo avergli chiesto tutte le informazioni. Il Gruppo viene messo davanti alle proprie ‘colpe’ e viene redarguito; anche Aroldo è costretto a subire le minacce del conte. A questo scambio di battute tra i due era presente anche un certo Hélas, un informatore o un inserviente di al servizio del duca Guglielmo, ascolta l’intero dialogo da dietro una colonna, si allontana, per avvisare il suo signore.

 

11. VBI NVNTII WILLELMI DVCIS VENERVNT AD WIDONE(M)

(Dove i messaggeri del duca Guglielmo vanno da Guido)

 

Guglielmo di Normandia invia due messaggeri che intimano al conte di Ponthieu di lasciare libero Aroldo. Il conte, in piedi appoggiato ad un’ascia a un taglio solo, li ascolta supportato da uno scudiero che lo assiste.

 

12.TVROLD

(Turoldo)

 

La figura di questo nano barbuto, o di questo inserviente, è certamente la più enigmatica di tutto l’Arazzo. Non si capisce come mai venga ad avere un’importanza tanto elevata e come mai il suo nome è citato su questo documento, anche se si considera che compie un lavoro umilissimo: tiene le briglie dei cavalli.

 

 

13.NVNTII WILLELMI

(I messaggeri di Guglielmo)

 

Questa icona va letta come parte iniziale della n° 11, ossia quando i diplomatici inviati da Guglielmo cavalcano e poi raggiungono Guido. Questo è uno dei pochissimi “slittamenti” cronologici dettati dalla necessità d’inquadrare in una direzione le scene, che a loro volta tornano indietro per completare la narrazione.

 

14. +HIC VENIT NVNTIVS AD WILGELMVM DVCEM

(Qui un messaggero ritorna dal duca Guglielmo)

 

I due messaggeri hanno riportato un araldo sassone (rappresentato con i baffi) che chiede a nome del proprio signore (Aroldo), in atteggiametno supplichevole, affinché venga pagato il riscatto. Il duca normanno acconsente al pagamento che consiste in un castello e le sue terre al confine, forse quello rappresentato alla spalle del Normanno.

 

 

15.HIC WIDO ADDVXIT HAROLDVM AD WILGELMVM NORMANNORVM DVCEM

(Qui Guido porta Aroldo a Guglielmo, duca dei Normanni)

 

Forse proprio lo stesso castello di confine, che poi Guglielmo cederà a Guido, dove s’incontrano i due duchi francesi per lo scambio: mentre l’uno indica Aroldo, Guglielmo sembra indicare proprio il castello che consegnerà come riscatto.

 

 

16. HIC DVX WILGELM CVM HAROLDO VENIT AD PALATIV(M) SVV(M)

(Qui il duca Guglielmo, con Aroldo, torna al suo palazzo)

 

A questo punto, visto l’esito della vicenda, tutti cavalcano nuovamente verso il castello/palazzo di Brionne. Aroldo è ora ospite di Guglielmo che “ … trattò Aroldo e il suo seguito con grande ospitalità, sforzandosi di far loro dimenticare le vicende del viaggio; Guglielmo aveva non poche ragioni di rallegrarsi della venuta di questo ospite importante, giunto innanzi a lui quale messo dell’amico più nobile e caro” (Guglielmo di Poitiers). I due iniziano a parlare, probabilmente della questione della successione al trono d’Inghilterra. Aroldo non deve aver portato solamente il messaggio di Re Edoardo, ma deve aver proposto le proprie condizioni.

 

17.VBI VNVS CLERICVS ET AELFGYVA

(Dove un chierico ed Elfia)

 

Per una serie di motivi, la delusione di Aroldo o le eventuali pretese al trono dello stesso, Guglielmo gli offre la mano della figlia Elfia, rappresentata sotto un portico una fanciulla mentre riceve uno schiaffo simbolico da un chierico: con questo gesto veniva data la conferma al fidanzamento.

 

 

18.HIC WILLEM DVX ET EXERCITVS EIVS VENERVNT AD MONTE(M) MICHAELIS

(Qui il duca Guglielmo e il suo esercito raggiunsero Mont-Saint-Michel)

 

Guglielmo, circondato dal proprio esercito, porta Aroldo con se a soccorrere Rivallon di Dol, ribellatosi al conte Conan II di Bretagna. Mont-Saint-Michel rappresenta il punto di confine a città-fortezza: è riconoscibile dagli elementi caratteristici che ancora oggi la distinguono.

 

19.ET HIC TRANSIERVNT FLVMEN COSNONIS.

(E qui attraversarono il fiume Couesnon)

 

20. HIC HAROLD DVX TRAHEBAT EOS DE ARENA

(Qui il duca Aroldo li estrae dalla sabbia)

 

Nell’oltrepassare il fiume Couesnon i partecipanti entrano in Bretagna nel momento in cui vi è bassa marea ed incontrano le prime difficoltà: a questo punto interviene Aroldo che aiuta la caraovana militare normanna ad uscire dal percolo, salvando due di loro.

 

 

21 ET VENERVNT AD DOL

(E giunsero a Dol)

 

22. ET CONAN FVGA VERTIT

(E Conan si diede alla fuga)

 

23. REDNES

(Rennes)

 

Appena i Normanni si preparavano ad assediare Dol, Conan e i suoi Bretoni abbandonavano la città. In questo caso venne utilizzato un espediente particolarissimo: in cima al castello di Dol, probabilmente tra un merlo e l’altro vennero posti gli scudi che indicavano la presenza di soldati. Mentre gli armati di Guglielmo erano indecisi sul da farsi, gli assediati abbandonavano dalla parte opposta il maniero calandosi dalle mura. Conan raggiunse quindi Rennes, anch’essa abbandonata al proprio destino dai Bretoni che a loro volta si rifugiano in una città più sicura e più difendibile come Dinan. Intanto la cavalleria normanna tra il primo tentativo d’assedio ed il secondo si è trasformata mettendosi le corazze e preparandosi ad un duro assedio.

 

 

24. HIC MILITES WILLELMI DVCIS PVGNANT CONTRA DINANTES

(Qui i soldati del duca Guglielmo combattono contro Dinan)

 

Sappiamo dalle fonti che, con un movimento innovativo di cavalleria, innovativo per l’epoca, di tipo avvolgente obbliga i Bretoni a serrarsi a Dinan, che pur avendo fortificazioni in legno sorgeva su un’area estremamente ben difendibile. La manovra di Guglielmo fu altrettanto evasiva al pari della fuga dei nemici da Dol: dopo aver posto l’assedio alla città, diede ordine di attaccare il ponte levatoio e l’ingresso principale mentre altri soldati appiccavano il fuoco alle palizzate.

 

25. ET CVNAN CLAVES PORREXIT

(E Conan consegnò le chiavi)

 

Il duca bretone ormai impossibilitato ad altre fughe è costretto dagli eventi a cedere: per questo consegna le chiavi della città al vincitore con la punta della lancia.

 

 

26. HIC WILLELM DEDIT HAROLDO ARMA

 (Qui Guglielmo concede le armi ad Aroldo)

 

Il valore dimostrato da Aroldo durante i combattimenti viene riconosciuto da Guglielmo il quale sottolinea l’onore e la stima verso il Sassone concedendogli i gonfaloni araldici, inoltre gli fa omaggio dell’ investitura di cavaliere, intendendo ammetterlo nella nobiltà cavalleresca normanna. Simbolo della nobiltà guerriera erano proprio le lunghe picche con la banderuola araldica sulla punta. Aroldo riceve in un’investitura sul campo: la lancia, che tiene in mano, l’elmo conico, la cotta di maglia e la spada. In questo modo Guglielmo lo accettava come uno dei suoi inserendolo politicamente all’interno del suo enturage.

 

27. HIC WILLELM VENIT BAGIAS

(Qui Guglielmo tornò a Bayeux)

 

La località di Bayeux è data dall’importanza che essa ricopre all’interno dell’intera narrazione. Qui non solo si svolge l’evento chiave o il movente della battaglia ma qui è conservato lo stesso Arazzo che la narra. Qui s’incontrano, s’incrociano, s’intersecano le tre dimensioni spaziali e le tre temporali. La rappresentazione cittadina è segnata dallo scenografico castello caratterizzato dal simbolo spirituale, in seguito stemma stesso della cattedrale: due aquile unite da un unico dardo che guardano in direzioni opposte e che indicano i poteri temporale e spirituale.

 

28. VBI HAROLD SACRAMENTVM FECIT WILLELMO DVCI

(Dove Aroldo tenne giuramento al duca Guglielmo)

 

Questa è la scena che rappresenta il culmine assoluto dell’intera vicenda. Dopo la nomina a cavaliere viene richiesto il giuramento di fedeltà da parte di Guglielmo che è seduto sul trono con la spada rivolta verso l’alto come colui che amministra la giustizia e la detiene per dono divino. Sopra ai due reliquiari, che contengono le ossa dei martiri Raven e Rasilfo, conservate presso la cattedrale di Bayeux, Aroldo tende le mani, ognuna su una cassa e presta giuramento.

 

I presenti alla scena fatidica sono estremamente attenti e osservano Aroldo che si impegna a riconoscere e sostenere Guglielmo come unico successore del re Edoardo.

Secondo alcuni non fu a Bayeux che ebbe luogo il giuramento: lo storico normanno Orderico Vital lo pone a Rouen e Guglielmo di Poitiers a Bonneville-sur-Touques.

 

Su questo giuramento si baseranno tutte le pretese e le rivendicazioni normanne sul trono d’Inghilterra avallate da una frase dello storico di corte ufficiale: “E se c'è rivendicazione in nome del sangue, si ricordi che il figlio del duca Roberto era in stretta parentela con il re Edoardo, poiché la zia di Roberto, Emma, sorella di Riccardo II e figlia di Riccardo I, era madre di Edoardo” (Guglielmo di Poitiers).

 

Esattamente al di sopra della scena, nel registro più piccolo, venne ricamato il leone, simbolo di Normandia e che in futuro verrà adottato anche nello stemma d’Inghilterra.

 

 

29. HIC HAROLD DVX REVERSVS EST AD ANGLICAM TERRAM

(Qui il duca Aroldo è rimandato in terra inglese)

Solo adesso, che Guglielmo è sicuro di aver legato Aroldo al giuramento, dopo averlo riempito di doni, condotto e scortato fino alla riva sulla manica e puntualmente ricordatogli di mantenere la promessa (Chron. Norm.), lo rispedisce in Inghilterra. A bordo di una nave normanna Aroldo rientra in patria dove i conterranei stupiti osservano la nave straniera con a bordo il Sassone.

 

30. ET VENIT AD EDWARDV(M) REGEM

(E tornò dal re Edoardo)

 

Aroldo deve necessariamente sbrigarsi ad andare a parlare con il re Edoardo, con il suo scudiero si precipitano immediatamente a Londra. Aroldo deve avvisare e parlare prima che accada l’irreparabile con il re d’Inghilterra, il quale, seduto sul trono, lo riceve stanco e segnato nel viso dalla malattia.

 

 

31.HIC PORTATVR CORPVS EADWARDI REGIS AD ECCLESIAM S(AN)C(T)I PETRI AP(OSTO)LI

(Qui si porta il corpo del re Edoardo nella Chiesa di S.Pietro Apostolo).

 

32.HIC EADWARDVS REX IN LECTO ALLOQVIT(VR) FIDELES

(Qui il re Edoardo nel letto parla ai suoi vicini)

 

33. ET HIC DEFVNCTVS EST

(E qui è morto)

 

Queste tre fasi fanno parte di un secondo “slittamento” in cui una scena antecedente è collocata successivamente. In pratica, le scene 32 e 33 sono tra loro consequenziali ma la 31 le avrebbe dovute seguire. Sarebbe in realtà molto strano se non si considerasse che l’andamento riporta genialmente ad un evento che cronologicamente avviene prima della morte del re: si tratta del completamento e della consacrazione dell’abbazia di Westminster (o chiesa di S. Pietro Apostolo) avvenuta il giorno di S. Stefano del 1065.

I particolari di questa scena inducono a riflettere esattamente su ogni altra singola scena, poiché il completamento è sottolineato e dall’operaio che colloca il gallo (simbolo di Pietro) sul pennone del tetto, mentre la consacrazione è data dalla mano del Signore, che ricorda quella michelangiolesca della nascita d’Adamo nella Cappella Sistina a Roma, di una definizione tra il divino e l’umano e che si ricollega alla posizione plastica del Pantocratore bizantino.

Per questo motivo non dobbiamo stupirci di un rientro cronologico, se i funerali del re precedono la morte dello stesso, avvenuta il 5 gennaio del 1066, ma la conclusione dei lavori a sua volta è un evento fondamentale nella storia inglese.

Ancora più importante dovrebbe essere la scena di adloqutio (dicorso) in cui si dice che il re parlò ai suoi fedeli: questa chiave è fondamentale nel momento in cui si osserverà la scena successiva.

Sul letto di morte un inserviente sostiene il vecchio re, nell’agonia, ai piedi del letto piange forse la regina Editta. Il re trova ancora la forza di parlare con il prete, che non ne ha mai abbandonato il capezzale, e con un personaggio che taluni identificano con Aroldo ma che non sembra proprio essere lui.

Nel registro inferiore alla salma viene concessa l’estrema unzione e avvolta in una sindone scura. Adesso si procede al commiato funerario in cui i fedeli seguono il feretro che si dirige appunto verso la chiesa.

 

 

34. HIC DEDERVNT HAROLDO CORONA(M) REGIS

(Qui diedero ad Aroldo la corona di re)

 

Subito dopo la morte di Edoardo, il Witan (o Witenagemot) di cui probabilmente facevano parte anche i fedeli a cui parlava il re in letto di morte, ed in particolare il nobile e potente conte Godwin di Kenr in testa, offrono ad Aroldo la corona d’Inghilterra, in un primo momento appare titubante ed ascolta l’offerta, ma presto l’accetta.

 

35. HIC RESIDET HAROLD REX ANGLORVM

(Qui siede Aroldo, re degli Inglesi)

 

Aroldo viene rappresentato in qualità di re d’Inghilterra, prende il nome regale di Aroldo II. In primo piano sono evidenziati la corona, lo scettro e il globo, simboli della monarchia e ancor di più di quella inglese. I vassalli gli rendono omaggio con la spada alzata.

Accettando la corona, il nuovo re si attirerà le ire di mezza Europa e prime tra queste quelle del papato che lo scomunicherà in base al giuramento prestato che a sua volta giustificherà di fatto l'invasione normanna del suo legittimo erede al trono. Ad oggi nessuno ha dubbi sul fatto che il giuramento sia realmente avvenuto, ma che si sia trattato di un inganno, poiché Aroldo avrebbe affermato, alla richiesta di spiegazioni della promessa rinnegata, di non sapere che vi fossero delle reliquie al di sotto de libro sul quale aveva giurato.

 

36. STIGANT ARCHIEP(ISCOPV)S

(L’arcivescovo Stigant)

 

La figura di questo personaggio di chiesa è fondamentale, poiché Stigant, arcivescovo di Canterbury, avrebbe ossequiato la cerimonia che secondo altre fonti sarebbe stata officiata da Alfred, arcivescovo di York. Il fatto che Stigant era stato scomunicato da Papa Benedetto X, non fa altro che peggiorare la situazione del nuovo re Aroldo, che oltre a negativizzare oltretutto inficia la cerimonia.

 

37. ISTI MIRANT STELLA(M)

(Questi guardano la stella)

 

In Inghilterra tra il 1 maggio e il 24 agosto 1066 avvenne un prodigio che in tempi antichi veniva considerato come portatore di un nuovo re, mentre nel medioevo era precursore di presagi negativi. I sudditi di Aroldo ebbero modo di ammirare la cometa di Halley le cui dimensioni dovettero essere gigantesche anche per la presenza di una lunga coda che la stelle si trascinava.

 

38. HAROLD

(Aroldo).

Un nunzio avvisa il suo re di questo tremendo presagio e viene preso dal panico tanto da sognare o da essere condizionato dal fatto che una flotta fantasma (tratteggiata sul bordo inferiore) stia per raggiungere le coste dell’isola.



 

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