N. 9 - Febbraio 2006
HASTINGS
1066 A.D.
I
Normanni - Parte I
di
Antonio Montesanti
Quella di cui ci apprestiamo a parlare è un’impresa.
Un’impresa non tra le più comuni, che vide la
conquista della Regina d’Europa da parte di un
Guerriero Bastardo…
'The Battle of Hastings was the last time England was
successfully invaded and conquered by a foreign army.'
Questa è la storia di una battaglia che consegnò nelle
mani della dinastia normanna, le chiavi del governo
del popolo inglese.
Il
fascino di questo evento, dai prodromi agli effetti,
sta nel fatto che intorno a se raduna differenti piani
su cui la natura e l’animo umani s’intrecciano fino a
formare le trame di un arazzo in cui è orlata lo
spirito di coloro che vissero la storia della
Battaglia di Hastings.
Quello che viene chiamato dagli studiosi “fenomeno
normanno” è la presa di coscienza degli studiosi
moderni di una storia alquanto particolare di un
intero popolo.
Col
termine normanno viene identificato non un popolo ma
una serie di popoli dalle caratteristiche in comune
che comprendeva Norvegia, Svezia e Danimarca i cui
abitanti in genere venivano definiti “uomini del nord
o northman”. Altrimenti potevano assumere, in maniera
più pittoresca legata alla pirateria o all’attività di
razziatori il termine di "vichingo".
Dal
X secolo in poi, con l’introduzione nelle cronache
europee, le prime conversione cristianesimo, i popoli
raggruppati sotto un termine generico iniziano ad
essere identificati con i nomi nazionali attuali. Il
termine di normanno appare più nobile, forse perché
dato dagli europei centrali, e soprattutto permane nel
tempo come coloro che da Vichinghi divennero europei.
Dopotutto il grande movimento migratorio, iniziato
probabilmente nell’VIII sec. d.C., portò le
popolazioni scandinave ad allontanarsi dai luoghi
d’origine vide lo stanziarsi di gruppi differenti in
tutto il Mare del Nord, in Mar Baltico e
nell’Atlantico Settentrionale, tanto che in quei
territori questi gruppi prenderanno un altro nome,
quello di Variaghi e che insieme agli slavi del luogo
daranno vita al nucleo primordiale della Russia.
Non
staremo di certo in questa sede a spiegare le cause di
un tale movimento, basti ricordare che la prima
notizia di un intervento con scopi bellici giunge
dalle coste dell’Inghilterra orientale, quando un
gruppo di pirati norvegesi nel 793 tenta un assalto
all’isola di Lindisfarne. Da questo momento
l’interesse prima dei norvegesi e poi dei danesi è
quello di poter riuscire ad invadere con una serie di
ondate la gran Bretagna.
Il
merito di aver fermato le prime e disorganizzate
incursioni spetterà ai re dei territori di Francia ed
Inghilterra e se mentre in un primo momento questo si
dovette al re Franco Ludovico I il Pio (778-840) in
seguito ciò avvenne per opera del sassone Alfredo il
Grande (878-899).
Nel
911, con l'accordo di Saint-Clair-sur-Epte, il re
franco Carlo III il Semplice concedette in feudo al
capo vichingo Rollone, stanziato sull'estuario della
Senna, il primo lembo di quel vasto territorio della
Francia settentrionale che da loro prese il nome di
ducato di Normandia.
La
morte del condottiero sassone ed il totale
disfacimento dell’impero carolingio consentirono ai
vichinghi di raggiungere tutte le coste dell’Atlantico
e dallo Jutland alla Galizia: da questo momento
divenne più chiaro lo scopo di tali ondate migratorie:
l’obbiettivo era quello di infiltrarsi all’interno dei
territori tramite fiumi navigabili ed una volta
prescelto un luogo fondare una specie di colonia
autonoma. Fu in realtà quello che accadde quando una
flotta di navi scandinave navigò all’interno
dell’estuario della Senna.
Giunti all’altezza di Rouen, in maniera probabilmente
non violenta l’equipaggio prese possesso della città
di Rouen, allora sotto la corona franca.
Il
leader di questa spedizione si chiamava Hròlfr e al
pari di molti grandi condottieri si distinse nel
modificare, lasciando inalterati i caratteri
fondamentali, la loro indole: Rollo (questo il nome
latinizzato di Hròlfr) capì immediatamente quali erano
le regole del potere in questa nuova terra e fu
talmente abile da abbracciare la fede cristiana per
giungere tramite secondi canali ad intrattenere
rapporti con la monarchia e la nobiltà franca.
Il
processo d’integrazione fece si che nell’arco di due
generazioni le differenze tra gli abitanti di Rouen e
nuovi conquistatori fossero ormai riscontrabili solo
in caratteristiche fisiche; anche se ancora venivano
chiamati “normanni2 e ben erano distinti dai franchi.
Erano quindi riusciti a rimanere distinti da e allo
stesso tempo integrati ai franchi.
Ancora a più di un secolo di distanza
dall’insediamento di Rouen i Normanni, ormai parte del
regno Franco, andavano fieri della loro distinzione,
della loro diversità e soprattutto fieri della loro
indipendenza figlia della libertà dei loro avi.
I
normanni rappresentano forse un unicum nella storia,
perché un fenomeno che alcuni studiosi pallidamente
avvicinano all’esempio fenicio ma che si distingue
profondamente da esso nel momento in cui non è un
popolo a conquistare in modo violento, non un’entità
in grado di fondare basi commerciali o un potere che
subentra ad un altro. Si tratta di grande albero che
piantato nel cuore della Scandinavia parimenti compete
tra la quantità delle proprie radici e la moltitudine
delle fronde che come edera, scesero in Europa fino a
toccare le coste dell’Asia.
Così
s’infiltrarono all’interno di regni, contadi,
principati fino a divenire abili governanti, principi
di Tarragona in Spagna e ad Antiochia in Siria,
signori di un nuovo stato nel Suditalia unito e che
non troverà mai più un’epoca di tale rinascita, dove
la Calabria, per la prima (e unica) volta sarà
affiancata per splendore, in senso paritario, alla
Puglia e alla Sicilia; senza considerare il legame che
dal 14 ottobre 1066, giorno della Battaglia, unirà
questa dinastia all’Inghilterra.
Hròlfr Ketilsson, era questo il nome completo del
giovane Norvegese che divenuto “Jarl”
(ammiraglio) di una flotta giunse fino alle coste
franche e dall’estuario della Loira iniziò a inviare
una serie di incursioni in territorio francese.
L’impossibilità di entrare in questa zona di
territorio portò lo Jarl a disperdere le
proprie truppe lungo le coste inglesi e francesi. I
tentativi di forzare i blocchi alle foci dei fiumi
apparvero in sormontabili come lo era stato per la
Loira così avvenne per il Severn nel Galles, fino a
quando la città romana semiabbandonata di Coriallum
(Cherbourg) sulla penisola del Cotentin, non
venne utilizzata come fortezza e poco dopo come
trampolino per l’installazione dell’accampamento
dell’antica Rotomagus (Rouen).
A
questo stanziamento che per motivi di liti interne al
trono franco, divenne stabile doveva pensare nel 898
d.C. il neo eletto re: Carlo III il Semplice.
Passarono meno di 20 anni ed una campagna affidata al
re bretone, vassallo del re di franca, quando nel 911
d.C. Carlo non decise di accordarsi con “Rollone e i
suoi compagni”, quando questi avevano ufficializzato
l’avvenuta conversione al cristianesimo.
L'accordo di Saint-Clair-sur-Epte concedeva in feudo
“ai Normanni sulla Senna”, oltre alla città di Rouen,
alcune città da essa dipendenti e inoltre alcune
province marittime, che divenivano il primo nucleo del
ducato di Normandia.
Prima di giungere agli anni che condussero alla
battaglia sarà opportuno analizzare seppur per sommi
capi, la situazione dinastica del ramo normanno
francese: doveva passare all’incirca un secolo quando
le questioni normanne e quelle anglo-sassoni-danesi si
sarebbero incrociate…
Dobbiamo a al figlio di Hrolfn (Rollone), Guglielmo,
la grande capacità sviluppatasi attraverso gli scontri
e che gli valse il soprannome di “Lungaspada”,
l’ampliamento dei confini del microstato normanno,
quando nel 924-5 partecipa alle feroci campagne di
Beauvais, Ponthieu e Amiens giurando in prima persona
e quindi come erede diretto del padre, nel 927,
fedeltà al re robertingio Rodolfo.
In
questo modo Guglielmo non solo potenziava la sua
autorità sui territori già concessi ma si presentava
come l’anello di congiunzione tra la società vichinga,
e il suo passato, e la nuova dinastia normanna in
terra francese.
Guglielmo Lungaspada aveva servito il re in
maniera impeccabile. Per capire l’importanza di un
perché e della presenza di un regno normanno in
Francia è necessario ritornare indietro di almeno 70
anni quando il re franco Carlo il calvo era stato
costretto a concedere prerogative reali ai re bretoni.
L’arrivo dei Vichinghi a Nantes e nella Bretagna
orientale aveva di fatto messo nelle condizioni di
impegnarsi i re celti. Un’espansione normanna che
fermasse le voglie d’indipendenza bretoni fu vista in
maniera positiva da quasi tutti i re franchi.
Guglielmo si spinse fino a Mont-St-Michel che
rappresenterà sempre un baluardo di confine tra le due
contee definendosi nelle sue monete DVX BRETONUM (Duca
dei Bretoni) facendosi vessillifero e portavoce del
re, in qualità di principe cristiano e franco.
L’avvicinamento alla corona, e quindi ad usanze e
costumi, lingua compresa, del regno franco, portò ben
presto alla rivolta, nel 934, dell’aristocrazia
guerriera degli Jarl di Rouen.
Alla
soppressione della rivolta interna, terminata con
l’uccisione del capo rivale Riulf, Guglielmo deteneva
nelle proprie mani ben tre titoli che gli assicuravano
una certa stabilità politica formalmente riconosciuta:
princeps normannorum, comes Rothomensis e come
abbiamo visto dux Bretonum. Inoltre, in futuro,
accoglierà i monaci dell’abbazia merovingia di
Jumièges sula Senna, da anni in esilio ad Haspres,
vicino Cambrai. In questo modo diveniva inoltre un
‘leggittimo principe cristiano’, proprio perché in
grado di fondare i monasteri.
I
favori al clero legittimavano di conseguenza l’enorme
potere che la contea normanna, uno stato nello stato,
aveva assunto. Talmente grande era il potere che
Guglielmo verrà dipinto dopo il 936 come arbitro della
successione al trono del re di Francia, l’esule
carolincio Luigi IV.
Chiaramente tutto questo potere non portava
esclusivamente vantaggi, oltre agli scontri con i
Bretoni ad Est il conte di Rouen fu costretto a
combattere contro il crescente stato ibrido delle
Fiandre ed in particolare contro il valente duca
Arnolfo che riuscì a contenere l’avanzata normanna
verso Est legittimando il fiume Bresle come legittima
frontiera.
In
un incontro formalmente chiarificatorio per accordi di
confine, la diplomazia di Arnolfo si ridusse ad uno
squallido agguato che avrebbe dovuto cancellare, con
la morte a tradimento di Willelmus Langsword, il regno
Normanno. Che questo fosse un piano macchinato dal re
franco fu chiaro quando fu la successione, lasciata in
linea dinastica al figlio Riccardo, a richiamare
l’intervento dell’esercito reale.
Il
re Luigi, ancora in competizione con Ugo il Grande
ultimo erede della dinastia robertingia, scelse di
prendere sotto di lui come suo feudatario e fiduciario
il giovane principe, solo dopo una sollevazione
generale della nobiltà normanna che riconquistò parte
della contea, caduta in mani reali, catturò il re
stesso Luigi e gli consigliò di mettere a capo dei
vichinghi di Francia il legittimo erede: Riccardo che
avrebbe regnato fino 996 per ben 51 anni! Solo alla
fine di questo lungo regno, la regione franca della
Neustria sarà dimenticata, iniziando a chiamarsi
Northmannia, Normannia o Normandia.
Il
suo connubio franco-scandinavo non si distingueva poi
tanto dai confinati angionini, parigini o piccardi,
pur mantenendo una propria ed orgoglioso distinguo nel
proprio essere.
Se i
suoi avi avevano avuto il tempo di espandere il
proprio territorio di rinsaldare i confini, di
proporsi come valide alternative ad altre contee, lo
stesso non fu per Riccardo, il quale sappiamo bene che
tra il 961 e il 964 entra in contrasto con il figlio
di Luigi IV, Lotario, ed è costretto a scontrarvisi
fino a quando anche il figlio di chi lo aveva
legittimato non sarà costretto a fare lo stesso.
Questo permise a Riccardo, costretto a giocare sul
rinsaldamento dei confini e dei poteri a nominare il
fratellastro Rodulf, e i tre figli , Goffredo, Roberto
e Guglielmo, conti rispettivamente di: Ivry, Brionne,
Evreux ed Eu.
A
Riccardo toccò un ruolo apparentemente inqualificabile
difronte alla storia, ma in realtà se analizzato bene,
un ruolo fondamentale per la sopravvivenza della
Normandia come entità autonoma, indipendente ed
originale.
Temendo di non essere in grado di sopportare attacchi
da parte del potere centrale, il normanno, si appoggiò
notevolmente al potere ecclesiastico, ripristinando e
proteggendo comunità ecclesiastiche: ripristinando l i
culti abbaziali di Jumièges, Mont-St-Michel, fondando
chiese di st-Wandrille e St-Taurin a Fontanelle e
Evreux evitando sperperi di denaro e di vite umane in
inutili guerre, rafforzando i confini e facendo
riscrivere nella sua abbazia prediletta, quella di
Fècamp, da principio la storia della saga normanna.
La
figura di Riccardo il Vecchio (Riccardo I) è la
fondazione su cui si poggiano le basi storiche
effettive della Normandia, la sua scelta, di non
forzare le situazioni ma di apparire e voler essere
come un re in terra straniera e di far crescere una
regione come indipendente ed autonoma ma pur sempre
francese, lo rende in realtà tale, principe francese,
e, in un forte anacronismo letterario, lo pone come
indissolubilmente legato alla storia francese fin
dall’inizio, quando il suo nome compare nei grandi
poemi di corte: la Chanson de Roland del 1100 ca. e
l’Incoronazione di Luigi di trent’anni più tarda.
È
proprio alla fine del regno di Riccardo che i destini
di Inghilterra e Normandia iniziano ad incrociarsi.
Già dal 890 ca. i flussi migratori/conquistatori
scandinavi iniziano ad essere ‘deviati’ verso le coste
atlantiche della Regno Franco, in particolare verso la
Bretagna e la Neustria.
Riccardo II, succeduto al ‘Vecchio’ padre, è
protagonista dell’intersezione dei rapporti
anglo-danesi. I dirottamenti in terra francese dei
Vichinghi, provocarono l’uso indiscriminato di truppe
mercenarie nordiche contro i nemici più pericolosi per
la Normandia, una coalizione di principi franchi stava
per intervenire e limitare il potere del crescente
ducato normanno.
L’acquisizione di queste truppe mercenarie pagane,
provenienti dalla Danimarca o dalla Norvegia, portò il
mondo cristiano ad indignarsi di quanto accadeva tanto
da provocare un intervento della Chiesa, affinché
Ethelred II, re d’Inghilterra, e Riccardo II
trovassero un accordo per respingere le orde
d’invasione. Formalizzazione di tale accordo fu il
matrimonio, che avrà conseguenze imprevedibili, tra la
sorella di Riccardo II, Emma e il re sassone. Ethelred
II la prese in moglie nel 1002, sperando vanamente in
questo modo di ottenere un appoggio normanno contro
l’invasore danese.
Quest’intesa, più che altro formale, spinse gli
Jarl ad invadere massicciamente il Wessex, con
bordate ripetute e invasive. Per tre lunghi anni, dal
997 al 1000 la regione fu messa a sacco. L’opera
teorica di congiungimento dei regni normanno e
sassone, si destreggiò tra pagamenti alle truppe da
parte del primo e repressioni belliche dal secondo,
che condussero ad una difesa esasperata del suolo
inglese.
L’atteggiamento sassone provocò la reazione del re
danese in persona che predispose una vera e propria
invasione. Ethelred II, minacciato dal pericolo,
approntò immediatamente una flotta enorme per
respingere il nemico e di fatto bloccare l’avanzata
danese che si affacciava nel Mare del Nord contando
anche sull’aiuto normanno che per allontanare il
pericolo preferiva ‘diplomaticamente’ pagare piuttosto
che resistere.
Questo tipo d’intesa normanno-danese non piacque ai
vassalli franchi, i quali non solo iniziarono a
disprezzare i Normanni ma anche a tentare delle vere e
proprie sortite belliche: tra tutti l’esempio più
importante, che poi provocherà dure reazioni interne,
rimane l’uso di truppe norvegesi, nel 1013, capeggiate
dal futuro re Olaf Haraaldsson, utilizzate tra le file
normanne nello scontro contro Oddone II, conte di
Blois.
Alla
fine del X secolo, con l’inesorabile declino della
dinastia sassone,
il
re danese Sweyn Forkbeard (Canuto II), riesce ad
invadere l’Inghilterra, s’incorona re e stabilisce un
ramo della dinastia danese, dopo aver deposto Ethelred
II (979-1016) e sposato Emma, con l’intento di unire
in una specie di crogiuolo le tre dinastie Canuto II
inoltre deteneva le sorti di un impero scandinavo del
Mare del Nord, racchiuso tra Inghilterra, Danimarca e
Norvegia, seppur di breve durata: gli avventurieri
norvegesi e danesi si stanziavano nell'intera
Inghilterra settentrionale e vi si stabilivano come
agricoltori e commercianti, fondando grandi città
mercantili come York.
A
questo periodo si riconduce la conquista delle
Shetland, Orcadi, Ebridi, di buona parte della
terraferma scozzese e la fondazione di vari centri in
Irlanda tra cui Dublino. Di lì partirono per esplorare
e popolare le terre disabitate dell'Atlantico (le
isole Fær Øer, l'Islanda, la Groenlandia). È quasi
certo che nel 986 ca. il navigatore vichingo Bjarni
Herjólfsson abbia avvistato la costa orientale
dell'America settentrionale, cui diede il nome di
Vinland, scoprendo il Nuovo Mondo, cinquecento anni
prima di Cristoforo Colombo!
Riccardo II proseguì l’opera del padre e le sue linee
base, combattendo dove e quando era necessario,
intessendo una rete di rapporti internazionali
attraverso matrimoni e alleanze con i ducati
confinanti e riorganizzando fiscalmente la contea.
Alla
sua morte successero repentinamente i figli Riccardo
III (1026-1027) e quindi il fratello Roberto I
(1027-1035). A questa figura minore dobbiamo
riconoscere tre meriti: di aver contribuito alla causa
del giovanissimo Enrico I, spodestato da giochi di
potere e quindi di essersi accattivato le simpatie del
prossimo re dei Franchi, aver tentato di accomunare
ancora di più i destini danesi e normanni, cercando,
invano, di sposare la sorella di Canuto, Estrith e non
da ultimo, essere il padre del protagonista di
Hastings: Guglielmo che dapprincipio ebbe il
soprannome di “Bastardo” (per le sue presunte origini)
e che col tempo verrà tramutato in quello di
“Conquistatore”… |