N. 1 - Giugno 2005
ENUMA
ELISH
Il mito
babilonese della creazione
di
Stefano De Luca
Quando nell’alto il Cielo non aveva ancora un nome
E in basso anche il duro suolo
[Terra] non aveva nome
Così comincia il testo sacro dei Babilonesi,
vecchio di 4000 anni. Considerato per un secolo pura
mitologia, nel 1976 lo storico Zecharia Sitchin
formulò una nuova ipotesi, ad oggi non confutata, per
la quale l’Enuma Elish altro non è che
la descrizione in forma epica della formazione del
sistema solare (avvenuta circa 4,6 miliardi di anni
fa).
Secondo il testo babilonese, il sistema solare era, in
origine, fortemente instabile: attorno al Sole
vagavano, in orbite diverse da quelle attuali, altri
dieci pianeti. Finché un giorno:
Nella Camera dei fati, nel luogo dei Destini,
un dio fu generato, il più capace e saggio degli dei:
nel cuore del profondo fu creato Marduk
Marduk, che corrisponde al pianeta che i Sumeri
chiamavano Nibiru, venne proiettato all’interno del
sistema solare da un evento cosmico sconosciuto. Per
la sua enorme massa, Marduk è chiamato nella
narrazione “il maggiore tra gli dei”, che “tutti
sovrasta con la sua statura".
Nella sua corsa fu calamitato nell’orbita di Ea/Nettuno,
e ne cambiò il senso di rotazione, da antiorario ad
orario. Proseguì dirigendosi verso Anu/Urano, poi
verso Anshar/Saturno e Kishar/Giove, dando a tutti una
rotazione oraria.
Anche Marduk mutò la propria traiettoria, attratto
dalla forza gravitazionale del Sole, ed entrò in rotta
di collisione con un pianeta, Tiamat,
caratterizzato dalla particolare ricchezza di acque.
Nello scontro, Marduk “dilaniò il ventre” di
Tiamat, “penetrò nelle sue viscere” e le “tagliò
di netto il cranio” dividendola in due parti.
Una metà, ossia la Terra, fu spinta “verso luoghi
che ancora nessuno conosceva”, ossia deviata nella
sua nuova orbita attorno al Sole assieme al suo
satellite Kingu (la Luna).
L’altra metà di lei egli innalzò come un paravento nei
cieli:
schiacciata, piegò la sua coda sino a formare la
grande fascia,
simile a un bracciale posto a guardia dei cieli
Marduk, il fattore creativo, aveva quindi generato,
seguendo le indicazioni contenute nell’Enuma Elish,
la Terra e i Cieli (la fascia di asteroidi).
Sitchin osserva come ciò corrisponda ai primi due
giorni della creazione contenuti nella Genesi.
Dopo aver messo nella giusta posizione la testa di
Tiamat
Egli vi innalzò le montagne.
Aprì le sorgenti per farvi nascere i fiumi.
Dagli occhi di Tiamat fece nascere il Tigri e
l’Eufrate.
Dai suoi capezzoli formò le montagne,
perforò le sorgenti per costruire pozzi,
affinché si potesse portare via l’acqua.
Poi sulla Terra apparvero le “creature viventi,
ciascuna secondo la sua specie: il bestiame, gli
esseri che strisciano e le belve”. L’atto finale
della creazione, ancora una volta analogamente alla
Genesi biblica, fu l’Uomo, fatto “ad immagine e
somiglianza” del dio che gli diede vita.
In
conclusione, quello che gli scienziati definiscono Big
Bang, i Babilonesi lo descrivono come lo scontro tra
Tiamat, un pianeta ricco d’acqua, e la “fiamma
divampante” Marduk, il dodicesimo pianeta,
che generò le condizioni materiali per la nostra
esistenza. Un sistema solare con dodici pianeti è
effettivamente raffigurato in un sigillo accadico
risalente al III millennio a.C., oggi esposto al Museo
di Stato di Berlino, nel quale Marduk risulta in
orbita come gli altri pianeti attorno al Sole.
CHE FINE HA FATTO MARDUK?
-
Una volta esaurita la propria funzione creativa,
Marduk/Nibiru è definitivamente uscito dall’orbita
solare, o ne è rimasto, in qualche modo, incanalato?
Esiste o è mai esistito un dodicesimo pianeta del
sistema solare, così come era conosciuto dalle civiltà
mesopotamiche? Perché, con la nostra tecnologia
astronomica sofisticata, non siamo in grado di
vederlo, così vicino, mentre possiamo osservare altri
corpi molto più distanti dalla Terra?
Qui Sitchin avanza la più audace delle sue teorie,
vale a dire che Marduk/Nibiru abbia un’orbita
ellittica dovuta alla forza gravitazionale di un
altro polo d’attrazione, forse un secondo Sole,
esterno al nostro sistema. In conformità a questa
teoria Marduk si vede, e si percepisce, solamente ogni
3600 anni, vale a dire il tempo che impiega per
compiere il suo percorso e tornare nel nostro sistema.
Il Diluvio universale, la scomparsa della civiltà
chiamata Atlantide ed altri cataclismi avvenuti in
passato, sarebbero quindi l’effetto del lento
avvicinamento di Marduk al Sole ed alla Terra.
Anche se non è possibile stabilire scientificamente se
ciò corrisponda a verità, un filo conduttore sembra
legare nel profondo l’Enuma Elish con la
Genesi biblica, e parimenti la nostra attuale
civiltà con quella sviluppatasi tra il Tigri e
l’Eufrate più di 4000 anni fa.
N.B.:
Il corsivo è ripreso dal testo di Zecharia Sitchin
(vedi riferimenti bibliografici), ed è la traduzione
di alcuni brani dell'Enuma Elish
Riferimenti
bibliografici:
Alan F.
Alford, Il mistero della genesi delle antiche
civiltà, Roma, 2000, Newton & Compton
Zecharia
Sitchin, Il pianeta degli dei, Alessandria,
2004, Piemme
http://www.edicolaweb.net/news_015.htm |