N. 22 - Marzo 2007
AVEVA
IL SUO SGUARDO E LA SUA VOCE
Aleksander Walewski, talentuoso figlio di
Napoleone Bonaparte
di
Alessia Ghisi Migliari
Durante un discorso
commemorativo, a un funerale, un anziano signore
inizia a piangere, commosso.
“Eravate in amicizia col
defunto?”, si interessa il suo vicino:
”Oh no. Conosco questa voce. L’ho amata, e non avrei
mai pensato di udirla ancora”.
La voce che tanto
trambusto emotivo aveva provocato era quella del conte
Alexandre Walewski – e tutti furono concordi nel
sostenere che fosse identica a quella del padre.
Napoleone ci teneva, a
lasciare la propria traccia ovunque.
Maria incantava tutti,
anche la moglie del proprio celebre amante: al di là
della bionda bellezza, della pelle bianchissima e di
questa espressione dolcissima sul volto, era una donna
capace di amare in maniera innocente e disinteressata,
aveva modestia e sapeva stare in disparte.
Non lasciò mai il
proprio complicatissimo uomo – nel bene e nel male, in
effetti.
E, nella sua breve vita,
mai si sarebbe sognata di assurgere a tanta (discreta)
gloria.
Nata Laczynska nel 1786
(quando il futuro imperatore era quindi
diciassettenne), privata giovanissima del padre, pur
nella nobiltà la sua non era una famiglia di enormi
disponibilità.
Era cresciuta tranquilla
e quieta (soprattutto di magnifico aspetto angelicato),
in un ambiente pressocchè rurale, con un’unica grande
passione: la sua Polonia.
Ma le necessità erano
altre, e quando l’anziano conte Walewski si infatuò di
lei, parve alla famiglia della ragazza una
benedizione: che l’aristocratico innamorato avesse
sessantotto primavere e la fanciulla fosse all’inizio
dell’adolescenza, poco contava.
Maria aveva spirito di
sacrificio, e migliorare le condizioni precarie dei
suoi cari la spinse ad accettare delle nozze che non
devono essere state per lei fonte di chissà che gioia:
nacque anche un bimbo, nel 1805, Antoni Wasil.
Sembrava non ci fosse
molto altro da sperare, ma il terribile Bonaparte
arrivava proprio all’epoca in Polonia, e a un
ricevimento vide la splendida e infelice contessina.
A modo suo, lui perse la
testa – anche perchè lei gli si negò, inizialmente, e
in seguito, almeno in principio, cedette nella
speranza di far del bene alla sua nazione martoriata.
Divenne la “moglie”
polacca del padrone del mondo.
E, dopo poco, l’uomo le
fu più caro del regnante: iniziò ad amarlo
profondamente, e non smise più.
Fra un’azione storica e
l’altra, lui la volle con sè a Parigi, poi la
ritroviamo a Vienna, sempre con una grazia e
un’assenza di protagonismo che non potevano non essere
apprezzate.
Infine, con somma gioia
di Napoleone, preoccupato della sua fertilità (la
prima moglie Josephine, da lui, non ebbe bambini), la
sua docile Maria gli diede un robusto e magnifico
putto biondo: Alexandre Florian Joseph Colonna Walewki
fece il suo ingresso nella vita il 4 maggio 1810.
Tutti sapevano chi fosse
suo padre, che tra l’altro non nascondeva in nessun
modo il legame. Ma, per convenienza, il più che maturo
marito della neomamma lasciò che al piccolo fosse dato
il proprio nome: lo ringalluzziva fare cotanto favore
a un imperatore, e del resto, per lui, la propria
consorte aveva avuto valore proprio perchè bella da
ammirare e mettere in mostra.
Bonaparte era intenerito
del figlioletto, per quanto tanta parte del suo
affetto fosse per l’erede legittimo, finalmente
arrivato e avuto dal suo matrimonio con Maria Luisa
Asburgo – in ogni caso si preoccupò sempre che
Aleksander (l’ortografia cambia a seconda dei
documenti) potesse avere possedimenti e soldi, e seppe
dare consigli utilissimi affinchè il giovane potesse
ritrovarsi ben ricco, una volta cresciuto.
Quando la stella del
corso cadde, a differenza di molti, Maria rimase.
Anche se il grande uomo
si era in un certo senso scordato di lei, l’affetto
della donna era limpidissimo, e andò persino a
trovarlo all’isola d’Elba, col piccolo. Furono giorni
di agreste gioia famigliare, ma una volta tornata ebbe
occasione di rivederlo solo durante i celebri 100
giorni di “ritorno di fiamma”.
Quando l’isola di Sant’Elena
comparve all’orizzonte, l’ex conquistatore non volle
che la contessa lo seguisse in esilio – lei invece lo
desiderava.
Napoleone non seppe mai
che la sua Maria morì, appena trentunenne, prima di
lui.
Per quanto non realmente
coinvolta, aveva accettato (era rimasta vedova) di
sposare il fiero e buon generale d’Ornano, ma proprio
per complicazioni legate alla nascita di un terzo
figlio, Rodolphe Auguste, la bella e introversa
polacca se ne andò, così prematuramente.
E il giovane Walewski?
Rimase con uno zio e,
comunque, il patrigno restò per lui una figura assai
importante.
Col passare degli anni,
per quanto assai più alto, la sua somiglianza con
Bonaparte si rivelò impressionante, e lui stesso aveva
ricordi del “papà imperatore”, ricordo delle rare
visite e soprattutto della “gita” all’Elba.
Problemi economici,
appunto, non ve n’erano, malgrado la caduta di
Napoleone.
Ma il ragazzo aveva la
stoffa per essere se stesso, non solo il figlio di.
Si rifiuta, quasi ancora
bambino, di entrare nell’armata russa, fuggendo prima
a Londra e poi a Parigi: il suo illustre genitore
aveva espresso il desiderio che egli rimanesse al
servizio della Francia, e così sarebbe stato – ma i
tempi non erano maturi.
A Parigi, infatti, il
ministro degli Esteri Sebastianini comprende che
questo arguto e noto giovane, dai modi raffinati, può
essere un’ottimo diplomatico: e così lo rimanda, con
questo compito, nella natia Polonia, dove però la
situazione è instabile, e il neopolitico rischia di
finire nelle mani russe.
Si arruola dunque
nell’esercito del proprio Paese, divenendo un capitano
assai decorato.
In seguito si dirige in
Inghilterra, sempre per perorare la causa polacca,
incontra e sposa la figlia di Lord Sandwich, ma sarà
un matrimonio breve, poichè lei, dopo avergli dato dei
figli, muore giovane.
E’ a questo punto che Alexandre ottiene la
cittadinanza francese ed entra nel rispettivo
esercito, esaudendo i desideri del padre.
In un certo senso,
inizia un’altra esistenza: ha una relazione con la
mitica attrice Rachel, da cui avrà un bambino (che
verrà riconosciuto e cresciuto come gli altri suoi), e
convola a nuove nozze con la brillante marchesina
Ricci, che sarà uan consorte adatta ai compiti di
rappresentanza.
Ma è l’ascesa del
cugino, Napoleone III, nipote di Bonaparte, che
permette l’ascesa vera e propria di Walewski.
Da presidente a
imperatore, Alexandre segue questa parabola coprendo
ruoli importanti: ministro francese in varie località
italiane, ambasciatore a Londra, senatore e, infine,
ministro degli Esteri.
Anche con i rovesci
della storia, Walewski rimase a cavallo, per sue
capacità proprie, occupandosi anche di Belle Arti e
svogendo il ruolo di consigliere del re.
Muore, appena
cinquantottenne, nel 1868, per un attacco cardiaco.
Lascerà sette figli – e
un vita piena e di successo, perchè figlio di
Napoleone e perchè se stesso.
L’anziano uomo che
piange a sentire la sua voce, è la testimonianza di
quanto simile, anche nello sguardo, fossero lui e suo
padre: volitivi, intelligenti, capaci.
Se anche non ne ha
posseduta la “genialità”, Alexandre ne ha avuto la
perseveranza e, almeno un poco, il carisma.
Questione di Bonaparte –
mica poco. |