Zsófia Szilágyi, Január 2
Un'analisi intima
di legami e DI transizioni
di Leila
Tavi
Il debutto cinematografico alla
Mostra Internazionale del Film di
Venezia di Zsófia Szilágyi con
Január 2, presentato in
anteprima nella sezione Biennale
College di Venezia 81, č una poetica
esplorazione della separazione e
delle sue ripercussioni emozionali
su chi la vive e chi la osserva.
Ambientato Nella mattina del giorno
che segue l’inizio dell’anno, il
film si snoda attraverso una
Budapest malinconica, teatro delle
inquietudini di Ági, protagonista
della storia. La regista ci
accompagna in un viaggio
introspettivo, che si dipana per le
strade della cittŕ e in un percorso
emotivo che spazia tra l'intimo e il
quotidiano, senza mai cadere nel
melodramma.
Ági si muove in una cittŕ avvolta da
un silenzio surreale, percorrendo un
labirinto di architetture che
riflettono la stratificata storia
dell'Ungheria. Dai sontuosi palazzi
staliniani, ricchi di dettagli e
imponenza, l’ambiente si trasforma
nei blocchi anonimi dell’epoca
kruscioviana, piů funzionali e
austeri. Attraverso questi paesaggi,
il film ci conduce dal centro verso
la periferia, fino a un modesto
cortile con un’altalena, simbolo di
un’infanzia minacciata dalla crisi
familiare che si sta consumando tra
le mura domestiche. Č qui che Ági
ritrova Klára, sua amica di vecchia
data, coinvolta in un doloroso
divorzio che segnerŕ il passaggio
definitivo verso una nuova vita. Ági
si č messa a disposizione per
aiutare l’amica con il trasloco.
Klára č una giovane donna
tormentata, riflessiva, che tenta di
mantenere un apparente ordine in un
mondo che sembra crollarle intorno.
Questo equilibrio instabile č
incarnato dal suo comportamento
nevrotico verso le cose materiali:
gli scatoloni del trasloco, pieni di
oggetti del passato, sono sistemate
con cura maniacale, come se
un'esatta disposizione potesse dare
stabilitŕ al caos emotivo che sta
travolgendo la giovane donna. Questa
attenzione verso il "cosmo
materiale" rappresenta, per Klára,
un'illusione di controllo su una
realtŕ sfuggente. Le parole che
scambia con Ági durante i numerosi
viaggi del trasloco, tra uno
scatolone e l'altro, rivelano una
vulnerabilitŕ dolorosa: il suo
matrimonio ha perso ogni
significato, eppure il legame che
ancora sente con il marito č
profondo, lacerante.
La macchina da presa di Zsófia
Szilágyi cattura con sensibilitŕ le
sfumature dei personaggi,
amplificando il dramma psicologico
che ognuno di loro affronta. Il
contrasto tra i protagonisti e i
loro familiari č netto: mentre la
madre di Klára č preoccupata per il
bene dei nipoti, i genitori di suo
marito appaiono divisi, con una
madre che accusa in modo tacito
Klára della rottura e un padre che
resta un punto fermo per la giovane,
dimostrando affetto e supporto per
il bene della famiglia. Le
interazioni con loro delineano,
attraverso sguardi e piccoli gesti,
il peso di aspettative e giudizi
sociali che rendono il divorzio una
vera e propria battaglia morale.
In Január 2 la prospettiva di
Ági č cruciale, poiché, anche
quest’ultima č alle prese con una
relazione a un bivio e affronta il
trasloco dell’amica quasi come se
fosse un’anticipazione di una
possibile futura separazione con il
suo compagno. Attraverso gli occhi
di Ági, la regista introduce uno
sguardo distaccato ma empatico sul
dolore altrui, che diventa uno
specchio in cui riflettere la
propria crisi interiore. La macchina
da presa segue i movimenti, lenti e
complici, delle due donne e della
cittŕ intorno a loro, in una danza
di sguardi e silenzi che esprimono
l'ineluttabile sofferenza della
separazione e il senso di solitudine
che ne deriva.
Január 2
č un film intimo e toccante, che
riesce a catturare il fascino e la
brutalitŕ dei cambiamenti nella
vita. La regia di Zsófia Szilágyi,
attenta ai dettagli, lascia spazio
alle emozioni, al dolore che
traspare nei piccoli gesti
quotidiani e trasmette il dramma
della fine di un amore e il timore
di un futuro incerto. La regista
riesce a dare vita a una narrazione
autentica e umana, rendendo
Január 2 un’opera sincera e
coinvolgente. Con la sua riflessione
sul significato della famiglia, del
sacrificio e del dolore, il film si
colloca come un’indagine psicologica
sulla natura delle relazioni e su
ciň che resta quando tutto sembra
perduto.
english version:
"Január 2" by
Zsófia Szilágyi
A Poignant Tale of Separation and
Self-Reflection
Zsófia Szilágyi’s debut film,
Január 2, premiered in the
Biennale College section of the 81st
Venice Film Festival, is a subtle
exploration of separation and
emotional aftermath. Set in a
desolate Budapest on a January
morning following New Year’s Day,
the film captures the poignant
journey of Ági, the film’s
protagonist, as she navigates the
quiet streets of Budapest, shrouded
in a somber winter atmosphere.
Through its carefully crafted scenes
and nuanced portrayal, Január 2
presents an introspective tale,
capturing the intimate moments of
dissolution that, though painful,
often define human relationships.
The storyline opens in the early
morning as Ági drives through a
silent city, with buildings that
stand as witnesses to Hungary’s
layered history: from grand
Stalinist buildings with their
ornate and commanding presence, the
scene shifts to the stark,
functional blocks of the Khrushchev
era. The journey takes her to the
outskirts, pausing at a modest
courtyard with a swing, a poignant
marker of a childhood endangered by
the family crisis unfolding within.
Here Ági meets Klára, an old friend
going through the difficult process
of separating from her husband.
Together, they embark on a series of
trips through the city, carrying
boxes and memories from one home to
the next, each journey revealing
more about Klára’s fractured world
and Ági’s introspective reflections.
Klára’s character is both intriguing
and tragic. Desperately seeking
order, she arranges her belongings
meticulously, as though their
precise placement could somehow
stabilize her inner chaos. These
trips are interspersed with glimpses
of Klára's strained family
relationships: her mother, who shows
more concern for the wellbeing of
her grandchildren, and her in-laws,
who are divided in their feelings
toward her choice. While her
mother-in-law is distant and
judgmental, her father-in-law
remains a steadfast support, a
testament to the complex emotional
ties that persist despite the
fractures within the family unit.
Zsófia Szilágyi’s direction brings
forth the psychological turmoil of
the characters with subtlety and
grace. The camera intimately
captures moments of silence and the
weight they carry, creating a rhythm
that mirrors the repetitive nature
of their journey—a haunting sense of
sameness that underscores the theme
of unresolved pain. Klára’s new
partner, who appears briefly, feels
more like a fleeting escape than a
solution, a reminder of how the
familiar often overshadows the
comfort found in new beginnings.
The perspective shifts between Ági’s
empathetic observation of her
friend’s pain and her own
introspections. Ági’s own
relationship is also faltering, and
her journey with Klára presents her
with an unspoken cautionary tale,
one that may help her confront her
own uncertainties. Szilágyi
effectively uses the camera as an
observer, maintaining a respectful
distance yet capturing the
intricacies of human emotion and the
quiet resilience of her characters.
Január 2
emerges as a powerful narrative of
transition, leaving a lasting
impression through its subtle
details and raw, understated
performances. Szilágyi skillfully
draws viewers into the intimate
lives of her characters, crafting a
tale of human vulnerability and
resilience. Through its poignant
portrayal of endings and new
beginnings, the film stands as a
testament to the complexity of human
relationships and the quiet strength
needed to move forward, even when
the path is uncertain.