N. 86 - Febbraio 2015
(CXVII)
Il torneo di Wimbledon
Tra storia e tradizione - parte II
di Francesco Agostini
Tre
parole
possono
descrivere
al
meglio
il
torneo
inglese:
classe,
bellezza
e
storia,
ed è
proprio
sull’ultima
che
intendiamo
soffermarci.
Le
origini
di
Wimbledon
si
perdono
molto
indietro
nel
tempo,
cosa
più
unica
che
rara
in
uno
sport
come
il
tennis:
per
tornare
a
quando
tutto
cominciò
bisogna
arrivare
addirittura
a
due
secoli
fa,
nel
1887.
Un
tempo
lontanissimo
e
incredibilmente
affascinante.
La
prima
sede
del
torneo
fu
quella
prestigiosa
dell’All
England
Lawn
Tennis
and
Croquet
Club
e
gli
organizzatori
decisero
di
aprire
i
cancelli
al
solo
singolare
maschile;
per
vedere
le
donne
partecipare
a
Wimbledon
bisognerà
aspettare
ancora
qualche
anno.
Il
premio
era
irrisorio,
appena
venticinque
ghinee,
che,
confrontate
con
i
milioni
messi
in
palio
al
giorno
d’oggi
sono
meno
di
niente.
C’è
da
dire
anche
che,
a
onor
del
vero,
nel
1887
il
concetto
di
“tennista
professionista”
era
totalmente
sconosciuto:
chi
partecipava
era
un
semplice
amatore
dello
sport,
poco
più
che
un
dilettante
e
quindi
retribuito
come
tale.
Il
vincitore
fu
un
tale
Spencer
Gore,
destinato
a
rimanere
nella
storia
come
il
primo
vincitore
in
assoluto
del
torneo
britannico.
Un
bel
risultato
per
un
totale
dilettante,
non
credete?
Dal
punto
di
vista
mediatico,
l’evento
tennistico
fu
un
vero
e
proprio
flop.
Il
Times,
uno
dei
maggiori
quotidiani
britannici,
dedicò
poche
righe
in
una
pagina
interna
a
Wimbledon,
testimonianza
del
fatto
che
in
fin
dei
conti
gli
inglesi
non
erano
interessati
granché
al
tennis.
Col
tempo
però,
le
cose
sarebbero
radicalmente
cambiate.
Nel
1884,
nemmeno
dieci
anni
dopo
l’esordio,
il
torneo
si
aprì
al
singolare
femminile
e al
doppio
maschile,
una
specialità
in
cui
due
giocatori
affrontavano
due
giocatori
e
dove
i
corridoi
diventavano
zone
in
cui
i
tennisti
potevano
fare
punto.
Le
novità
però
non
finirono
qui
e
nel
1913
fece
il
suo
ingresso
il
doppio
femminile
e
addirittura
il
doppio
misto:
un
uomo
e
una
donna
che
giocavano
assieme
per
la
prima
volta.
Anche
la
sede
non
è
sempre
stata
la
stessa.
Nel
1922
Wimbledon
si
spostò
ufficialmente
a
Church
Road,
una
zona
che
meglio
si
adattava
alla
sempre
crescente
popolarità
che
il
torneo
stava
acquisendo.
Church
Road
poteva
vantare,
infatti,
maggiori
spazi
e un
luogo
più
confortevole
per
accogliere
al
meglio
l’affluenza
di
pubblico:
Wimbledon
stava
diventando
qualcosa
di
eccezionalmente
grande.
Ovviamente,
in
questo
periodo
di
transizione
fra
la
fine
dell’Ottocento
e
l’inizio
del
Novecento
non
mancarono
i
campioni
che
caratterizzarono
il
torneo;
com’è
sempre
accaduto,
ogni
epoca
ha
avuto
il
suo
tennista
di
riferimento,
l’astro
che
ha
brillato
più
a
lungo
degli
altri.
In
un
tennis
che
si
giocava
ancora
con
i
pantaloni
lunghi
e le
inimitabili
(e
pesantissime)
racchette
di
legno,
i
fratelli
Doherty
spopolarono,
vincendo
più
edizioni
di
tutti.
“Big”
e
“Little
Do”,
alias
Reginald
e
Lawrence
Doherty
scrissero
le
pagine
più
importanti
di
questo
torneo
agli
inizi,
seguiti
qualche
anno
dopo
da
un
certo
Fred
Perry
che
poi
diventerà
famoso
per
meriti
extra
tennistici.
Uniche,
infatti,
le
sue
magliette
utilizzate
principalmente
per
il
tennis
e il
polo
e
poi
divenute
di
gran
moda
anche
in
situazioni
casual.
Fred
Perry
ebbe
anche
il
merito
di
essere
per
molto
tempo
l’ultimo
tennista
inglese
ad
aggiudicarsi
i
Championships,
grazie
alla
vittoria
datata
1936.
Solo
recentemente,
il
sette
luglio
2013,
un
britannico
come
Andy
Murray
è
riuscito
a
trionfare
nel
torneo
inglese,
facendo
felice
un
intero
popolo
che
aspettava
oramai
da
troppi
anni;
anche
qui
però
la
questione
è
stata
controversa.
Murray,
infatti,
è a
esser
pignoli
scozzese
e
non
inglese
e,
spesse
volte,
è
stato
definito
un
“britannico”
nei
giorni
di
gloria
e
uno
“scozzese”
in
quelli
nefasti.
Questioni
di
punti
di
vista
e di
situazioni,
a
quanto
pare.
In
ultima
analisi,
a
Wimbledon
si
sono
viste
anche
importanti
innovazioni
tecniche
che
hanno
caratterizzato
il
tennis
moderno.
Frank
Hadow,
un
tennista
ai
più
sconosciuto,
proprio
qui
inventò
il
pallonetto,
chiamato
dagli
inglesi
“lob”.
Il
colpo,
oggi
usatissimo
ed
estremamente
efficace,
servì
ad
Hadow
per
superare
gli
avversari
che
praticavano
un
aggressivo
e
pressante
serve
and
volley;
visto
che
non
sempre
era
possibile
effettuare
un
passante
(un
tiro
forte
e
teso
tirato
al
lato
del
giocatore
a
rete),
Hadow
ebbe
l’intelligenza
di
inventare
un
modo
alternativo
per
far
punto:
nacque
così
il
pallonetto.
Wimbledon,
dunque:
un
luogo
di
tradizione
pura,
storia
del
tennis
e
anche
d’invenzioni.