WILSON E I "14 punti"
CRONACA STORICA di un fallimento
di Alessio Pitirra
Dal congresso di Parigi del 1918
sino a oggi, gli Stati Uniti,
rappresentati dal presidente Wilson
attraverso i suoi 14 punti, sono
diventati un attore principale della
politica europea, questa ricerca
vuole spiegare come e perché gli USA
da quel momento hanno plasmato il
vecchio continente, evidenziando
alcuni fallimenti nella loro
politica estera i quali, a parere
dell’autore, hanno favorito
l’avvento di forze nazionaliste che
hanno scatenato il secondo conflitto
mondiale.
Salpando da New York il 4 dicembre
1918, la delegazione americana
liberò i piccioni come messaggio di
pace, unità e libertà. A Parigi, i
delegati europei sapevano già che
questa era una pace condizionata ai
voleri del presidente Wilson
piuttosto che ai valori comuni dei
cittadini europei. Sin dal 1914 era
stato il presidente stesso a
spingere per un sempre maggiore
coinvolgimento del suo paese nel
conflitto, fino ad arrivare a un
intervento diretto giustificato come
un'azione per fermare un tentativo
di alleanza Messico-Germania e
bloccare la guerra sottomarina senza
restrizioni della Germania.
Molti studiosi giudicano l’entrata
in guerra degli USA una strategia
per stabilire la loro egemonia
economica mondiale, e in una certa
misura hanno ragione, il
coinvolgimento nella Prima guerra
mondiale potrebbe essere considerato
un buon investimento per gli Stati
Uniti. Il conflitto in un altro
continente aveva lasciato la patria
intatta, le proteste dei sindacati
erano mitigate a causa di
concessioni e repressione
poliziesca, l'economia americana,
dopo la sottomissione economica
della Germania e i debiti accumulati
dall’ Inghilterra per poter
sostenere il conflitto, era molto
più ricca del Vecchio Continente.
Dal 1913 al 1917 le esportazioni
statunitensi aumentarono del 400%,
non solo tecnologia avanzata o
prodotti economici, tutto ciò che
proveniva dal nuovo continente era
accolto calorosamente, per esempio,
Whisky e Charleston avevano
sostituito Champagne e Valzer.
L'America che aveva guidato
l'economia ruggente degli anni Venti
ora si proponeva di dominare il
mercato mondiale nel successivo
decennio.
Con queste premesse il presidente
Wilson a Parigi si sentì abbastanza
forte da proporre un nuovo corso
geopolitico; durante la guerra aveva
prestato molto denaro ai paesi
europei, e la minaccia di chiederlo
indietro convinse i delegati di
queste nazioni ad accettare le sue
idee. I suoi 14 punti sembravano
diplomaticamente giusti nei
confronti di tutti, ma la loro
applicazione era faziosa e favoriva
alcuni paesi piuttosto che altri,
per esempio, seguendo il principio
della comune identità culturale
l'impero austro-ungarico fu diviso
in due repubbliche (punti X-XIII),
perdendo territori e forniture
primarie.
Questa decisione, unita
all'incapacità politica della casa
d’Asburgo, caratterizzo una forte
instabilità di governo; l'Ungheria
divenne presto attratta dalla sfera
bolscevica e anche l'Austria fu
procrastinata a vita breve, cadendo
in una guerra civile nel 1934,
finendo nelle mani di Hitler nel
1938 (Anschluss). L'Impero Ottomano
ricevette lo stesso trattamento,
molti suoi territori furono
considerate colonie, e quindi
"pacificamente divisi" (punto V) tra
Giappone, Francia e Inghilterra.
L'estensione di questo principio fu
faziosa in quanto gli alleati non lo
applicarono al dominio
dell'Inghilterra in Irlanda o
all'espansionismo giapponese in
Cina.
Un altro dei punti di Wilson sul
disarmo generale (punto IV) presto
diede problemi di interpretazione.
Per gli Stati Uniti, il disarmo
significava un incrementare delle
forze di marina, la Gran Bretagna
invece sosteneva l'eliminazione
della coscrizione, mentre la Francia
intendeva il disarmo una condizione
da imporre alla Germania, con un
rigoroso controllo militare sul
territorio tedesco. Le bellicose
richieste francesi portarono a uno
scontro diplomatico con gli alleati
anglofoni preoccupati per
l'eccessiva potenza francese in
Europa.
La ragione della politica francese
particolarmente aggressiva era
dovuta alle grandi perdite ricevute
dal suo territorio, mentre le
risorse industriali della Germania
non erano state danneggiate e la
politica del Rentenmark stava
recuperando l'economia. La Francia
chiedeva allora un alto rimborso e
un controllo militare permanente
della Renania, mentre l'America era
interessata solo a tenere
l’elettorato tedesco lontano dal
bolscevismo. Per questo motivo gli
Stati Uniti finanziarono la
ricostruzione della Germania,
premendo allo stesso tempo per
alleviare il controllo militare
sull'area. Coerenti a questa
strategia, dopo la conferenza di
Parigi, gli Stati Uniti tornarono al
loro tradizionale isolazionismo,
lasciando il controllo del riarmo
degli stati Europei alle sole
Francia e Gran Bretagna. Questa
mancanza di supporto favorì i piani
di riarmo di Hitler che nel 1939
comprendeva il 58% delle spese
interne tedesche. Senza il sostegno
degli Stati Uniti, la Gran Bretagna
e la Francia, allarmati dalla
politica tedesca di recupero dei
territori perduti, continuarono a
cercare compromessi con tutti, anche
con un guerrafondaio come Mussolini.
Il nuovo corso economico imposto
dagli Stati Uniti lasciava indietro
l'Europa nel mercato globale, per
esempio l'economia del Regno Unito
veniva alleviata dai prestiti
statunitensi, ma da questi veniva
anche ricattata, costretta
all'abolizione dei dazi e alla
politica di libero scambio, per
adattarsi alle nuove regole del
commercio globale (III punto). Nel
1930, dopo essersi assicurata i
mercati occidentali grazie a
un'industria fiorente e a una flotta
non danneggiata, l'America invece
chiuse unilateralmente il suo
mercato ai prodotti europei mentre
assicurava il dominio sul Sud
America.
L'arroganza della politica estera
statunitense di quei tempi è oggi
incontestata, ma nel 1919, al tavolo
dei vincitori, la delegazione
italiana non poteva credere che gli
accordi presi anteguerra non
venissero onorati. Lo sforzo di
questo paese sul fronte Carsico era
innegabile; L'Italia, considerata un
partner debole ma coerente durante
il conflitto, vide negate nel
febbraio 1919 le proprie richieste
territoriali. Il presidente Wilson
in persona negò queste richieste,
appoggiato remissivamente da Francia
e Inghilterra. L'opinione pubblica
italiana parlò di “Vittoria
Mutilata” e successivamente i
fascisti italiani costruirono parte
del loro programma attorno a questo
affronto. Si rifaranno umiliando la
Lega delle Nazioni nel 1935.
L’invasione dell’Abissinia fu uno
smacco ancora maggiore alla Lega se
si considera che la creazione di
questa era un obiettivo primario per
Wilson. Il presidente aveva bisogno
di proporre un sistema di sicurezza
collettiva ma la sua costituzione fu
piuttosto idealistica e si schiantò
con la diplomazia europea e il
Partito Repubblicano Americano. Su
questo punto gli alleati tenevano
pareri molto discordanti tra loro.
La Francia ossessionata da un riarmo
tedesco premeva sull’ uso della
forza militare delle armi come mezzo
per imporre la volontà della lega,
gli altri consideravano questa
soluzione troppo estrema perché non
era possibile risolvere un conflitto
provocandone un altro. Queste
indecisioni sull’applicazione della
forza negavano alla lega una
risposta forte in caso di bisogno,
per esempio questa non fu in grado
di bloccare l'invasione dell'Etiopia
da parte dell'Italia dell’Ottobre
1935.
La composizione del consiglio della
lega fu un'altra questione di duro
confronto al tavolo dei vincitori,
lo stesso Wilson contribuì a
diminuirne i poteri perché pressato
a farlo dal senato americano. Il 19
marzo il presidente ottenne
l'accettazione di 4 punti
successivi, apparentemente giusti
come la conferma della giurisdizione
esclusiva degli stati, ma tutti
questi punti limitarono la lega a
una sfera di influenza eurocentrica
lasciando spazi agli stati con mire
colonialistiche. Per esempio, il
Giappone approfittò di queste
limitazioni invadendo la Manciuria e
minando l'eredità della lega.
Quest’invasione dimostrava al mondo
l’ennesimo limite della strategia
del presidente americano.
Furono quindi la debolezza militare
della Lega, il lasseiz faire
verso un riarmo delle nazioni e il
controllo del mercato economico
Europeo, a indebolire il sistema
politico mondiale, rendendolo
spettatore delle ambizioni di
nazioni con un forte nazionalismo ed
espansionismo come Germania, Italia
e Giappone, gli stati aggressori
durante la Seconda guerra mondiale.
La maggior parte degli studi
sull’argomento riconoscono che
ottenere un sistema democratico
stabile in tutta Europa non era un
compito facile per i vincitori della
Prima guerra mondiale, neanche per
gli Stati Uniti che detenevano la
maggior quantità di risorse. Ma è
altrettanto probabile che un
maggiore coinvolgimento americano in
Europa avrebbe arginato le forze
europee di estrema destra. Gli Stati
Uniti invece, interessati a
promuovere il loro commercio senza
legarsi con il vecchio continente,
considerarono i paesi europei come
mercato da dominare, senza
assicurarsi della stabilità del
mercato stesso. Il congresso
americano si rifiutò di ratificare
il trattato, e la ricerca di un
accordo separato impose la volontà
americana sulle questioni europee
senza considerare nessun altro punto
di vista. A questo punto ci sembra
giusto affermare che le forze di
estrema destra europee del primo
dopoguerra arrivarono al comando per
diverse ragioni ma una Lega delle
Nazioni senza potere, il monopolio
economico e l'isolazionismo
americano furono sicuramente cause
non secondarie dell'ascesa del
nazionalismo tedesco, italiano e
giapponese e del successivo
conflitto mondiale.
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