RICORDANDO WILLIAM BUTLER YEATS
Tra aneliti di libertà e mistiche
atmosfere
di Giovanna D’Arbitrio
In questi tempi duri in cui ci
dibattiamo tra pandemia e guerra in
Ucraina, tempi in cui la libertà e
la vita stessa sulla Terra sembrano
essere minacciate, ci vengono spesso
in mente i versi di grandi poeti,
come quelli di Pasqua 1916,
scritti dal poeta irlandese,
William Butler Yeats, che lottò
per l’indipendenza dell’Irlanda e fu
anche senatore dello Stato Libero
d’Irlanda negli anni Venti del
Novecento.
Ci sembra giusto ricordare che il 24
aprile 1916, durante la Pasqua, i
repubblicani guidati da Patrick
Pearse e James Connolly
occuparono Dublino e proclamarono la
Repubblica e l’indipendenza dalla
Gran Bretagna. Purtroppo dopo sei
giorni di combattimenti, la rivolta
fu repressa nel sangue e i suoi
leader furono catturati e
giustiziati.
Yeats era un convinto repubblicano e
conosceva molti dei protagonisti
della rivolta, ma era anche un
convinto pacifista che non amava la
violenza. La feroce repressione e
l’esecuzione di Patrick Pearse,
James Connolly, Tom Clarke, Seán Mac
Dermott, Joseph Plunkett, Éamonn
Ceannt, Thomas MacDonagh e altri,
tuttavia, fu per lui un terribile
shock, forse accentuato da un senso
di colpa per non aver partecipato
alla rivolta: espresse pertanto in
versi la consapevolezza che dal
sacrificio di quei rivoltosi, la
causa indipendentista avrebbe tratto
maggiore forza. E così scrisse: «A
terrible beauty isborn» (Una
terribile bellezza è nata).
Considerato uno dei più grandi poeti
vissuti tra ‘800 e ‘900, William
Butler Yeats, nato a Dublino nel
1865, ottenne il Premio Nobel per la
Letteratura nel 1923 con la seguente
motivazione: «Per la sua poetica
sempre ispirata che con alta forma
artistica ha dato espressione allo
spirito di un’intera nazione».
In effetti fin dall’inizio le sue
opere appaiono profondamente
radicate nell’amore per il suo
paese, nonché nel desiderio di
indipendenza e libertà dal dominio
inglese.
Primogenito del pittore John Butler
Yeats e di Susan Pollexfen, a due
anni si trasferì con la famiglia da
Sandymount, Dublino, alla contea di
Sligo e poi a Londra dove frequentò
la Godolphin School. In seguito
tornò a Dublino e proseguì i suoi
studi all’Erasmus Smith High School.
Nel 1885 cominciò scrivere le prime
poesie, pubblicate su Dublin
University Review.
In questa prima fase la poesia di
Yeats è impregnata di miti e
folklore irlandese: frequenti visite
alla contea di Sligo rappresentano
una vera e propria immersione nella
popolazione rurale, con i suoi miti
e leggende. Dal 1887 visse a
Dublino, pur recandosi spesso a
Londra e pubblicando documenti
letterari e folkloristici della sua
terra, come Fairy and Folk Tales
of the Irish Peasantry,
Representative Irish Tales, e
poesie come Mosada, a dramatic
poem, The Wanderings of Oisin and
Other Poem, liriche suggestive
che rivelano in particolare
l’influsso del romanticismo, la sua
passione per i temi
magico-spirituali, peculiarità del
suo stile, caratterizzato da
sincerità di emozioni, nonché chiaro
intento di riportare in vita lingua
e letteratura irlandesi.
Incoraggiato da Lady Augusta
Gregory, infatti, fondò il movimento
Irish Celtic Revival. Nel
1904 insieme ad altri scrittori, tra
i quali Sean ‘O Casey, John
Millington
Syngee Padraic Column, inaugurò
l’Abbey Theatre in cui andarono
in scena anche le sue opere
teatrali, centrate sia sugli aneliti
alla libertà dell’Irlanda, sia sulla
Londra di fine ‘800.
Tra I suoi drammi ricordiamo
Cathleen Ni Houlihan The Land of
Heart’s Desire, The Shadowy
Waters, Deirdre.
Considerato ormai caposcuola dei
nuovi poeti irlandesi, Yeats
pubblicò Various Legends and
Lyrics, The Celtic Twilight,
Men and Women, Dhouls and Faieries.
Seguiranno altre raccolte tra cui
The Rose e The Wind Among the
Reeds. La prima raccolta è un
mix di temi epici irlandesi e idee
platoniche sull’amore spirituale che
rivelano il suo animo romantico in
uno stile musicale e uso di simboli
evocativi. Nella seconda raccolta
esplode l’amore struggente per Maud
Gonne, una giovane volitiva e
passionale che Yeats aveva
conosciuto a Londra nel 1889.
S’innamorò perdutamente di lei e le
chiese ripetutamente di sposarla,
benché ricevesse continui rifiuti.
In seguito Maud sposò il
nazionalista John MacBride e Yeats
la giovane Georgie Hyde-Lees (1917).
Genio poliedrico, Yeats tuttavia
conquistò fama mondiale con le
liriche in cui la sua originale
figura di poeta emergeva tra sincere
emozioni e mistiche atmosfere.
Affermò: «La vita ha due volti,
uno scoperto agli occhi di tutti,
l’altro velato e poeta è quegli che
sa cogliere il momento in cui i due
volti s’avvicinano fino a
confondersi in uno solo, quegli che
sa vedere attraverso, non con gli
occhi».
Si interessò alle idee visionarie di
Percy Bysshe
Shelley, di William Blake e a quelle
teosofiche: divenne membro della
società rosicrociana The Hermetic
Order of The Golden Dawn.
L’elemento magico e misterioso è
presente anche nelle novelle, come
The Secret Rose e The
Tables of the Law, mentre le sue
idee filosofiche ed esoteriche sono
espresse nei saggi di Ideas of
Good and Evil, Per amica silentia
Lunae, A Vision, nonché in opere
di carattere autobiografico, come
Dreams and Reveries, The Cutting of
an Agate, The Trembling of the Veil.
Puro sognatore, ma anche realistico
uomo politico, dal 1922 al 1928 fu
senatore nella libera Irlanda e
quando nel 1923 gli fu conferito il
Premio Nobel per la letteratura, la
sua arte era già universalmente
riconosciuta. Scrivendo senza sosta
per 50 anni, senza mai
cristallizzarsi in schemi chiusi e
formali, seguì i nuovi climi
artistici e spirituali della sua
epoca, imponendovi la sua originale
impronta. Yeats riuscì a cogliere in
modo sublime le suggestioni del
decadentismo e del simbolismo
francese rielaborandole con gusto
estetico.
Negli ultimi anni della sua vita la
sua lirica si arricchì di possente
tensione spirituale e grande
capacità linguistica, maturata anche
grazie all’amicizia con i poeti e
scrittori Ezra Pound e Thomas Eliot,
James Joyce e Virginia Woolf.
Purtroppo nella fase più matura
l’atmosfera sognante si attenua e
lascia il posto a una visione
tragica della condizione umana:
pessimismo e incombente vecchiaia,
tuttavia, trovano una compensazione
nell’evasione artistica esprimente
altalenanti stati d’animo. Il suo
stile, inizialmente ricco di
simbolismi e dettagli, si evolve
verso un linguaggio più semplice e
una perfetta armonia tra immagini ed
emozioni, con gran varietà di ritmo
e metrica.
Dopo i sessant’anni, affetto da
disturbi cardiaci e respiratori, si
trasferì In Italia, a Rapallo,
continuando a scrivere poesie,
drammi e saggi fino alla fine della
sua vita. Morì a Cap Martin in
Francia nel 1939 e fu sepolto a
Roquebrune, ma nel 1948 la sua salma
fu trasferita a Sligo che egli
stesso aveva definito come “il
posto che più di ogni altro ha
influenzato la mia vita”.
Sulla sua tomba, situata ai piedi
del monte Ben Bulben, si leggono i
versi tratti dai suoi Last Poems:
«Cast a coldeye/ On Life, on
Death/ Horsman, pass by!»(Getta uno
sguardo impietoso/ Sulla Vita, sulla
Morte/ Cavaliere, prosegui).
Mi sembra giusto concludere con una
famosa poesia, L’isola del lago
di Innisfree, (a Sligo), un
luogo a lui molto caro, in cui
evidenzia un profondo desiderio di
pace che sento di condividere in
pieno in questo difficile momento: «Mi
alzerò e andrò ora, e andrò a
Innisfree/ lì costruirò una piccola
capanna, fatta di argilla e canne: /
Nove filari di fagioli lì avrò, un
alveare per le api da miele,/ E
vivrò da solo nella radura rumorosa
di api./ E lì avrò un po’ di pace,
perché la pace viene calando piano,/
calando dai veli del mattino a dove
canta il grillo;/ Lì la mezzanotte è
tutto un barlume, e il mezzodì uno
splendore purpureo,/ E la sera piena
di ali di passeri./ Mi alzerò e
andrò ora, perché sempre notte e
giorno/ Ascolterò l’acqua del lago
sciabordare con lievi suoni presso
la riva;/ Mentre sto in piedi sulla
strada, o sul selciato grigio,/
L’ascolto nel più profondo del
cuore».