WALTER RAUFF
SUL NAZISTA CHE DISPOSE
i FURGONI CON CAMERE A GAS
di
Simone Barcelli
Walter Rauff, spietato colonnello
delle SS appartenente al servizio
segreto nazista e dal 1943
responsabile del controspionaggio
nell’Italia settentrionale, è
ricordato soprattutto per le
nefandezze compiute in Polonia e
Ucraina nel 1941-1942.
Come direttore del dipartimento II D
della RSHA, infatti, dispose e gestì
la realizzazione dei furgoni
speciali con camere a gas, camuffati
da ambulanze, nei quali furono
avvelenati col monossido di carbonio
almeno centomila deportati, in buona
sostanza quelli che non potevano
essere proficuamente impiegati nel
lavoro all’interno dei campi di
concentramento di Sachsenhausen,
Chelmno e Poltava.
Nel dopoguerra egli collaborò alla
realizzazione della rete di fuga
destinata ai connazionali, collegata
in qualche modo alla Delegacion
Argentina de Immigracion en Europa
(DAIE), l’organizzazione
creata nel 1946 che, nel giro di una
decina d’anni, si sarebbe fatta
carico dell’immigrazione in
Argentina di decine di migliaia di
persone ormai compromesse coi regimi
totalitari dell’Asse.
Egli lo fece con l’avallo di Alois
Hudal, Rettore del Pontificio
Collegio di Santa Maria dell’Anima a
Roma. Pare che i due, dopo essersi
incontrati una prima volta a Roma,
avessero mantenuto rapporti anche in
seguito, con l’intermediazione
dell’arcivescovo di Genova Giuseppe
Siri.
Nel 1949 anche Rauff emigrò in Sud
America: dopo una breve permanenza
in Ecuador e in Argentina, riparò in
Cile, dove a Punta Arenas
rappresentò un’impresa che
commercializza macchine per scrivere
e impianti di precisione, e diresse
un’azienda ittica di proprietà dei
Braun Menendez, una potente famiglia
di origini tedesche.
Egli continuò a svolgere negli anni
quel che gli era sempre riuscito
meglio, cioè incarichi di
intelligence, stavolta per conto
dei servizi segreti siriani, di
quelli israeliani prima della
nascita del Mossad, e infine per la
Direccion de Inteligencia
Naciónal (Dina), la
polizia segreta cilena istituita
durante la dittatura di Augusto
Pinochet.
Rauff dal 1958 al 1962 collaborò
anche con il
Bundesnachrichtendienst (BND),
il servizio informazioni della
Repubblica Federale Tedesca, come
rivela il giornalista Guido Caldiron:
«Rauff disponeva d’ingenti
risorse da investire. Denaro che–
secondo quanto è stato ricostruito
negli ultimi anni dallo storico
tedesco Bodo Hechelhammer [dal
2010 al 2021 responsabile
dell’Ufficio storico del BND,
N.d.A.] – proveniva dalla
Germania. Alcune autorità avrebbero
versato a Rauff oltre 70 mila marchi
tra il 1958 e il 1962 per la sua
collaborazione con il
Bundesnachrichtendienst, diretto
all’epoca da Reinhard Gehlen. Del
resto, che Rauff avesse qualche
copertura, lo confermerà lui stesso,
spiegando, in seguito, di essersi
recato in Germania all’inizio degli
anni Sessanta con un passaporto
cileno su cui figurava la sua vera
identità».
Tra l’altro, come risulta dagli
stessi documenti desecretati nel
2011 dall’archivio del BND, egli fu
anche protetto dal servizio segreto
di Gehlen, che si assunse in parte
le spese legali, dopo il suo arresto
avvenuto il 19 dicembre 1962 da
parte della polizia cilena, in
esecuzione di un mandato d’arresto
internazionale, a patto che
distruggesse tutti i documenti e gli
strumenti di spionaggio che
avrebbero potuto smascherarlo come
agente. Cinque mesi dopo la Corte
Suprema cilena decretò la
liberazione di Rauff, poiché i
crimini contestati, dopo quindici
anni, erano caduti in prescrizione.
Il governo cileno, successivamente,
negò a più riprese la sua
estradizione, richiesta da Israele e
Germania Ovest, oppure la sua
espulsione, reclamata dal Parlamento
Europeo e dall’Inghilterra, tanto
che Rauff morì in Cile, per un
cancro ai polmoni, a settantasette
anni.
Riferimenti bibliografici:
Simone Barcelli, Le spie naziste
degli Stati Uniti. I criminali di
guerra tedeschi nell’intelligence
Usa, Idrovolante Edizioni, 2023.