N. 145 - Gennaio 2020
(CLXXVI)
walker evans
la
presenza
della
pubblicità
nella
sua
prima
produzione
fotografica
di
Ludovica
Cozza
Caposavi
Il
catalogo
dal
titolo
Walker
Evans:
Signs,
a
cura
di
Andri
Codrescu, fu
pubblicato
nel
1998
dal
Getty
Museum
di
Los
Angeles.
Il
libro
contiene
50
stampe
in
gelatina
d’argento
selezionate
dalla
collezione
di
fotografie
di
Walker
Evans
appartenenti
al
museo
californiano.
Le
stampe
furono
riprodotte
su
pagine
intere
con
ritagli
piccoli
o
nulli,
e
ognuna
di
esse
è
meticolosamente
documentata
sul
retro
del
libro
con
annotazioni
sulle
dimensioni,
indicazioni
inerenti
alle
pagine
in
cui
compaiono
all’interno
della
pubblicazione,
le
date
in
cui
sono
state
scattate,
e
quelle
in
cui
sono
state
stampate
nel
caso
in
cui
la
stampa
sia
avvenuta
successivamente.
La
scelta
delle
fotografie
è
eterogenea,
poiché
gli
anni
e le
località
in
cui
sono
scattate
è
varia:
si
può
dire
che
Codrescu
selezionò
scatti
presenti
nelle
più
disparate
pubblicazioni
di
Evans
durante
la
sua
carriera,
forse
per
sottolineare
che
il
fotografo
fosse
stato
affascinato
dalla
presenza
della
pubblicità
all’interno
dei
contesti
urbani
e
rurali
per
molto
tempo.
Le
fotografie
in
bianco
e
nero
rappresentano
insegne,
cartelloni,
manifesti
di
carnevale,
graffiti
e
cartelloni
elettrici:
sono
immagini
che
testimoniano
come
un
fotografo
del
calibro
di
Evans
si
interessi
al
lavoro
di
artigiani
anonimi
e a
grandi
campagne
pubblicitarie
create
e
divulgate
da
agenzie
presenti
in
tutta
l’America.
Walker
Evans
a
suo
modo
fece
parte
del
mondo
della
pubblicità
poiché
aveva
progettato
layout
per
la
rivista
Fortune
e
successivamente
insegnò
graphic
design
alla
Yale
University.
Nutriva
un
profondo
interesse
per
le
tecniche
con
cui
veniva,
sia
professionalmente
progettato
che
primitivamente
scarabocchiato,
un
messaggio
da
comunicare
al
pubblico
che
allo
stesso
tempo
si
integrasse
o
spiccasse
all’interno
di
un
paesaggio
cittadino
o
rurale.
Ne
sono
un
esempio
le
foto
realizzate
per
Let
us
now
praise
famous
men
del
1941,
dove
manifesti
pubblicitari
compaiono
nelle
strade
deserte
o
addirittura
negli
interni
poverissimi
delle
case
contadine
dell’Alabama,
continuando
a
propagandare,
in
modo
quasi
sinistro,
un
virtuale
American
way
of
life,
strappato
via
dal
tempo
e
dalla
reale
situazione
economica.
Evans
capiva
la
sofisticazione
tipografica,
ma
la
tipografia
e la
scritta
che
sceglieva
di
raccontare,
così
come
i
segni
dipinti
a
mano
che
collezionava
ed
esibiva,
erano
opera
di
costruttori
di
insegne
non
autorizzati
per
negozi,
ristoranti,
barbieri,
marciapiedi
e
chiese,
i
manufatti
che
generalmente
non
attiravano
l’attenzione
o
venivano
dati
per
scontato
erano
quelli
che
preferiva,
come
gli
uomini
e le
donne
che
spesso
scelse
di
ritrarre.
La
passione
che
Evans
nutriva
nei
confronti
dei
cartelloni
e
delle
insegne
è
riscontrabile
nei
disegni
preparatori
dei
progetti
che
ha
lasciato,
in
questi
si
vede
infatti
come
egli
calibrasse
lo
spazio
attraverso
i
manifesti
cinematografici
e
commerciali.
Il
fotografo
era
fortemente
attratto
dalla
concordanza
e
dal
contrasto
tra
un’immagine
pubblicitaria
e il
luogo
dove
si
trovava.
“Signage
combined
the
abstract
design
with
the
most
pedestrain
aims;
it
was
both
formal
and
representional
that
alone
would
have
been
enough
to
make
claim
to
art”.
Le
prime
foto
presenti
su
Signs
risalgono
al
1929
e
sono
state
scattate
con
una
view
camera
a
New
York,
dove
Evans
si
era
stabilito
da
due
anni,
dopo
aver
vissuto
a
Parigi
per
un
anno
nel
1926.
Si
tratta
quindi,
di
foto
appartenenti
al
primo
periodo
in
cui
egli
si
approcciò
all’arte
della
fotografia,
i
primissimi
scatti
infatti
risalgono
alla
fine
del
1927.
Il
suo
intento
iniziale,
che
lo
aveva
spinto
a
trasferirsi
in
Francia
e a
frequentare
la
Sorbona,
era
quello
di
avere
successo
come
scrittore
professionista,
ma
non
sentendosi
all’altezza
delle
sue
aspettative,
abbandonò
questo
progetto.
Il
1929
fu
un
anno
cruciale
per
Evans
poiché
incontrò
Lincoln
Kirstein,
direttore
della
rivista
Hound
&
Horn,
colui
che
lo
introdusse
allo
stile
fotografico
documentario
americano
di
Mathew
Brady
e
Lewis
Hine
e
grazie
al
quale
sviluppò
la
sua
attrazione
per
l’arte
vernacolare
e
l’architettura
vittoriana
che
poi
divennero
due
dei
temi
a
cui
Evans
si
appassionò
di
più.
Outdoor
Advertisement
del
1929),
è
una
delle
prime
immagini
presenti
su
Signs,
scattata
dal
basso
verso
l’alto,
e
rappresenta
la
facciata
di
un
palazzo
newyorkese
dove
compaiono
una
serie
di
scritte
pubblicitarie
realizzate
dalla
General
Outdoor
Advertising
Company
a
Manhattan.
i
Walker
Evans,
Outdoor
Advertisements,
New
York,
1929.
21.91
cm x
14.61
cm,
gelatin
silver
print.
SFMOMA
Collection
Per
dar
vita
a
questa
immagine
egli
non
si
concentrò
sulle
parole
ma
sulla
composizione,
infatti
le
parole
risultano
tagliate
e
incomplete
così
da
perdere
il
loro
significato.
L’unica
pubblicità
che
appare
completa
è
quella
della
Lucky
Strike
con
il
suo
slogan
“It’s
toasted”,
che
troneggia
in
cima
alla
fotografia
innalzandosi
sopra
il
tetto
della
costruzione.
La
Lucky
Strike
è
uno
dei
simboli
del
boom
economico
americano
di
cui
New
York
era
il
punto
focale.
La
marca
di
tabacco
nata
nel
1871,
era
stata
acquistata
nel
1917
dall’American
Tabacco
Company
che
si
era
prodigata
a
pubblicizzarla
al
tal
punto
da
farla
diventare
iconica
e a
proferire
una
sorta
di
status
symbol
a
chi
fumava
sigarette
Lucky
Strike.
La
fotografia
che
mostra
le
grandi
insegne
scomposte
richiama
alla
mente
I
Calligrammi
di
Guillame
Apollinaire,
poesie
libere
dalle
regole
della
metrica
scritte
in
modo
da
formare
un
disegno,
facendo
passare
in
secondo
piano
le
norme
della
lirica
tradizionale,
come
in
questo
caso
dove
l’aspetto
fondamentale
è la
geometria
delle
forme
e
non
le
pubblicità
installate
sul
palazzo.
Il
tema
della
città
fu
il
primo
che
appassionò
Evans,
infatti
le
sue
prime
fotografie,
come
ad
esempio
quella
sopra
citata,
mostrano
degli
stralci
di
New
York,
rappresentati
tramite
inusuali
angolazioni,
giochi
di
luci
e
ombre
e
punti
di
vista
inediti.
Nella
fotografia
intitolata
Times
Square/Broadway
Composition
del
1930
(Figura
2),
presente
all’interno
di
Signs
e
realizzata
mediante
fotomontaggio
con
diversi
negativi,
Evans
ha
immortalato
una
parte
di
Times
Square,
The
Great
White,
il
celebre
distretto
dei
teatri
di
Broadway
situato
tra
la
quarantaduesima
e la
cinquantatreesima
strada,
nel
modo
in
cui
molti
di
noi
la
immaginano
ancora
oggi,
come
una
gigantesca
cacofonia
di
segnaletica,
uno
spettacolo
di
luce
abbagliante
e
disorientante.
i
Walker
Evans,
Times
Square/Broadway
Composition,
New
York,
1930.
27 ×
23.5
cm,
gelatin
silver
print.
Metropolitan
Museum
Collection
In
mezzo
a
tutta
questa
sovrastimolazione
e
sovrapposizione
di
messaggi,
è
facile
dimenticare
tutto
ciò
che
questa
fotografia
non
ci
mostra:
la
realtà
della
vita
quotidiana
a
livello
della
strada,
i
tetti,
le
grondaie,
la
gente,
ogni
accenno
di
ciò
è
completamente
annegato
dai
segni
elettrici
incandescenti.
Anche
in
questo
caso
il
punto
di
vista
è
dal
basso
verso
l’alto
e il
fotografo
sceglie
di
tagliare
alcuni
dei
grandi
titoli
luminosi
degli
spettacoli
teatrali
intervallati
da
insegne
commerciali.
Le
lettere
di
diverse
misure
e
caratteri
spiccano
sui
palazzi
contrastando
il
buio
della
notte
accentuato
dall’uso
del
bianco
e
nero.
Appare
nuovamente
la
Lucky
Strike
e,
in
alto
a
destra,
anche
il
suo
slogan:
ciò
porta
a
ipotizzare
quanto
fosse
stato
comune
al
tempo,
abitando
a
New
York,
imbattersi
nella
pubblicità
della
marca
di
tabacco
americana.
Broadway
fu
utilizzata
come
immagine
di
copertina
per
un
numero
della
rivista
Advertising
&
Selling
pubblicato
il
24
giugno
del
1931,
e si
pensa
fosse
stata
creata
per
scopi
commerciali
poiché
Evans,
con
questa
fotografia,
partecipò
a
una
mostra
organizzata
dall’agenzia
pubblicitaria
di
Philadelphia
di
N.W.
Ayer
nello
stesso
anno
in
cui
fu
scattata.
Egli
nel
1931
accettò
anche
altri
incarichi
di
agenzie
pubblicitarie,
ma
ben
presto,
rendendosi
conto
di
odiare
la
creazione
di
fotografie
a
scopo
commerciale,
decise
di
non
accettare
più
lavori
di
questo
tipo.
Le
fotografie
finora
trattate
sono
particolarmente
emblematiche
dal
momento
che
il
periodo
in
cui
furono
scattate
coincide
con
quello
del
crollo
della
Borsa
di
Wall
Street,
episodio
che
diede
vita
a
una
grande
crisi
economica
e
finanziaria
che
sconvolse
gli
Stati
Uniti
e in
seguito
gli
equilibri
dell’intera
economia
mondiale.
A
questa
crisi
fece
seguito
la
Grande
Depressione
che
si
protrasse
fino
alla
Seconda
Guerra
Mondiale,
e
Walker
Evans
divenne
noto
proprio
per
aver
documentato
questo
periodo
storico
attraverso
una
serie
di
celebri
fotografie
che
immortalavano
gli
effetti
della
grande
crisi
economica
sulla
popolazione
e
sul
paesaggio
urbano
americano.
Il
grande
cambiamento
che
trasformò
l’America,
infatti,
mutò
anche
il
lavoro
di
Evans,
il
quale,
intorno
al
1932,
abbandonò
la
metropoli
come
fulcro
delle
sue
fotografie
per
dedicarsi
a
una
fotografia
“vernacolare”,
avente
come
soggetti
le
piccole
cittadine
del
sud
degli
Stati
Uniti
con
i
loro
abitanti.
Le
insegne
e i
manifesti
non
smisero
di
comparire
nei
suoi
scatti,
ma
non
si
trattava
più
delle
scintillanti
scritte
di
Broadway
o
delle
grandi
industrie
newyorkesi:
presero
il
loro
posto
le
insegne
dei
negozi
a
conduzione
familiare,
quelle
degli
artigiani,
dei
meccanici
e
delle
stazioni
di
servizio.
“L’incontro
con
Kirstein
e
con
la
cerchia
di
intellettuali
legati
a «Hound
&
Horn»,
all’inizio
del
nuovo
decennio,
contribuì
ad
articolare
significativamente
il
pensiero
di
Evans
sulla
città,
ma
fu
soprattutto
la
contemporanea
scoperta
dell’opera
di
Eugène
Atget
che
lo
indusse
a
trasferire
il
proprio
interesse
dal
modernismo
della
Nuova
Visione
al
paesaggio
della
crisi
nell’America
della
Depressione.
Dalla
Vieux
Paris
di
Atget
Evans
non
ricavò
solamente
la
disciplina
della
documentazione
e
l’ideale
di
un’arte
silenziosa,
ma
anche
il
modello
di
un
discorso
fotografico
sulla
città
in
trasformazione,
osservata
metodicamente
e
senza
inflessioni
nostalgiche”.
Nel
maggio
e
giugno
1933,
Evans,
incaricato
dall’editore
J.B.
Lippincott,
andò
all’Havana
per
scattare
le
fotografie
per
il
libro
The
Crime
of
Cuba
scritto
dal
giornalista
americano
Carleton
Beals.
Lo
scopo
principale
della
pubblicazione
di
Beals
era
quello
di
denunciare
la
corruzione
del
dittatore
Gerardo
Machado
e
l’opprimente
rapporto
che
legava
Cuba
agli
Stati
Uniti.
Machado
infatti,
era
stato
eletto
nel
1924
e
nel
1925
salì
al
potere.
Egli
si
era
candidato
millantando
promesse
di
libertà
ma
al
contrario
dimostrò,
nonostante
una
riluttanza
iniziale,
una
profonda
soggezione
nei
confronti
degli
Stati
Uniti;
la
sua
dittatura
durò
fino
all’agosto
del
1933
quando
in
seguito
a
violenti
scioperi
e
dopo
aver
perso
l’appoggio
dell’esercito,
si
dimise
e si
rifugiò
all’estero.
Trentuno
stampe
entrarono
a
far
parte
del
libro,
mentre
altre
quarantasei
furono
lasciate
da
Evans
a
Ernest
Hemingway
(i
due
si
conobbero
durante
questa
esperienza
e
instaurarono
un
solido
rapporto
di
amicizia),
poiché
riteneva
potessero
essere
considerate
troppo
scandalose
e
quindi
che
le
autorità
cubane
le
potessero
confiscare.
Osservando
le
fotografie
di
Evans
che
ritraggono
le
strade
dell’Havana
è
subito
tangibile
il
controllo
e la
supremazia
che
gli
Stati
Uniti
praticavano
nei
confronti
di
Cuba
e le
insegne
e i
poster
affissi
sui
palazzi
che
appaiono
in
molti
scatti
ne
sono
un
simbolico
esempio.
L’immagine
intitolata
Havana
Cinema,
mostra
un
uomo,
presumibilmente
cubano,
in
piedi
di
spalle,
appoggiato
alla
porta
di
un
cinema
intento
a
guardare
all’interno
del
locale,
sulla
facciata
dell’edificio
sono
stati
affissi
delle
grandi
locandine
cinematografiche
di
tre
film
dai
titoli
molto
appropriati
per
la
situazione
nella
quale
si
trovava
Cuba:
Adios
a
las
Armas
(Addio
alle
Armi),
El
Anguila
Blanca
(L’Anguilla
Bianca)
e
Esclavos
de
la
Terra
(Schiavi
della
Terra).
C’è
anche
un
quarto
manifesto
accanto
a
questi
di
cui
si
vede
una
piccola
porzione
poiché
è
coperto
da
un
uomo
vestito
di
bianco
che
di
profilo
si
tiene
al
muro
bevendo
una
tazza
di
caffè:
egli,
se
non
fosse
per
il
braccio
che
sporge,
sembrerebbe
quasi
far
parte
del
poster
alle
sue
spalle.
La
foto
è
stata
scattata
frontalmente,
ma
con
un
punto
di
vista
leggermente
inclinato
dal
basso
verso
l’alto
e da
una
distanza
che
ha
permesso
di
riprendere
la
facciata
del
cinema
nella
sua
totalità,
sicuramente
lo
scatto
è
riuscito
grazie
alla
fotocamera
di
grande
formato
che
a
quei
tempi
usava
Evans.
L’immagine
si
sviluppa
in
orizzontale
come
fosse
un
racconto,
ma
ogni
elemento
occupa
una
porzione
di
spazio
verticale.
Nonostante
nella
foto
ci
siano
due
uomini,
questi
non
sono
i
soggetti
principali,
la
visione
appare
omogenea
e
l’occhio
non
si
sofferma
su
qualcosa
in
particolare
ma
riesce
a
cogliere
l’insieme;
ogni
elemento
è in
armonia
con
l’altro,
ad
esempio
il
grassetto
dei
titoli
dei
film
sui
cartelloni
posizionati
nella
parte
sinistra
della
fotografia
così
grandi,
leggibili
e
intriganti
creano
un
gioco
con
le
scritte
dei
manifesti
celate
dalla
saracinesca
del
negozio
che
si
trovano
nella
parte
destra.
i
Walker
Evans,
Havana
Cinema,
Havana,
1933.
14.8
×
23.5
cm,
gelatin
silver
print.
Metropolitan
Museum
Collection
Nel
1934
Evans
aveva
iniziato
un
progetto
fotografico
personale
per
il
quale
aveva
compiuto
un
viaggio
nel
sud
degli
Stati
Uniti
(Kentucky,
Tennessee,
Alabama
e
Missisipi),
per
ritrarre
i
duri
colpi
inflitti
agli
abitanti
di
questi
stati
dalla
crisi
economica.
Successivamente
la
rivista
Fortune
nel
1936
incaricò
Evans
di
fotografare
e
Agee
di
scrivere
i
testi
per
un
reportage
sui
braccianti
nei
campi
di
cotone;
il
periodo
coincideva
con
quello
in
cui
furono
organizzati
dei
progetti,
da
parte
della
Resettlement
Administration,
un’agenzia
federale
creata
nell’ambito
del
“New
Deal”,
allo
scopo
di
creare
programmi
per
sostenere
le
classi
meno
agiate
degli
Stati
Uniti
in
seguito
alla
crisi
economica.
Il
reportage
però
fu
rifiutato
dalla
rivista
e
nel
1941
fu
pubblicato
da
Agee
come
libro
con
il
titolo
già
citato
di
Let
Us
Now
Praise
Famous
Men.
Fanno
parte
di
questa
pubblicazione
Crossroads
Store,
Post
Office,
fotografia
scattata
nella
comunità
di
Sprott
in
Alabama,
e
Roadside
Stand,
immagine
che
immortala
un
emporio
specializzato
nella
vendita
di
pesce
nei
pressi
di
Birmingham.
La
prima
fotografia
ritrae,
come
riporta
il
titolo,
l’ufficio
postale
della
cittadina
di
Sprott.
L’intera
immagine
si
sviluppa
verticalmente
e
l’inquadratura
è
occupata
quasi
interamente
da
questa
architettura
rurale
in
legno.
Il
punto
focale
dello
scatto
è la
grande
insegna
posta
sopra
il
porticato
dove
appare
il
nome
del
paese
e la
funzione
dell’edificio
e
subito
sottostante
lo
slogan
della
Coca
Cola
accompagnato
dall’
emblematica
bottiglietta
della
bevanda.
i
Walker
Evans, Crossroads
Store,
Post
Office,
Sprott,
Alabama,
1935-1936
circa.
Gelatin
silver
print
La
Coca
Cola
fu
inventata
nel
1886
ad
Atlanta
dal
chimico
John
Stith
Pemberton
e il
suo
successo
fu
quasi
immediato,
infatti
già
dai
primi
anni
del
Novecento
era
possibile
acquistarla
ovunque
in
America.
Il
popolare
logo
fu
creato
dal
un
contabile
dell’azienda
nello
stesso
anno,
utilizzando
il
carattere
Spencerian
Script,
molto
in
voga
in
quegli
anni
per
i
nomi
dei
prodotti
commerciali.
Per
quanto
riguarda
la
bottiglia
contour,
quella
che
compare
in
questa
fotografia
di
Evans,
i
primi
esemplari
furono
diffusi
nel
1916
e la
forma
fu
probabilmente
ispirata
alle
forme
prorompenti
dell’attrice
Mae
West.
È
interessante
sapere
che
la
Coca
Cola
Bottling
Company
United,
uno
degli
stabilimenti
privati
di
imbottigliamento
della
omonima
bibita
si
trovi
dal
1902
a
Birmingham
in
Alabama
a
pochi
chilometri
dal
luogo
in
cui
Crossroads
Store,
Post
Office
fu
scattata
da
Evans.
L’agenzia
pubblicitaria
che
si
occupò
dell’espansione
e
della
comunicazione
del
marchio
della
Coca
Cola
fu
fino
al
1954
la
D’Arcy,
un’agenzia
statunitense
avente
sedi
in
tutto
il
Paese.
Questa
non
è
l’unica
fotografia
di
Walker
Evans
dove
compare
il
logo
della
famosa
bottiglietta,
lo
possiamo
osservare
anche
in
altre
fotografie
come
Coca-cola
shack
e
Untitled
(Men
Seated
in
Front
of
Coca
Cola
Sign,
Missisipi).
Nella
fotografia
trattata,
sotto
la
gigantesca
insegna
sono
stati
ritratti,
quelli
che
erano
presumibilmente
alcuni
degli
abitanti
della
cittadina,
tutti
uomini
adulti
che
sembrano
posare
davanti
alla
fotocamera
di
Evans.
Ognuna
di
queste
figure
occupa
una
piccola
porzione
di
spazio,
e
dai
loro
abiti
si
può
supporre
siano
per
la
maggior
parte
mezzadri
poiché
indossano
la
caratteristica
tuta
da
lavoro.
Spicca
nella
composizione
l’uomo
sulla
destra,
l’unico
immortalato
fuori
dal
porticato
e
con
indosso
dei
pantaloni,
una
camicia
bianca
e un
cappello
dello
stesso
colore,
certamente
vestiti
non
utilizzati
per
il
lavoro
nei
campi.
La
costruzione
non
era
solamente
un
ufficio
postale,
svolgeva
anche
l’attività
di
benzinaio,
infatti
proprio
davanti
all’edificio
è
presente
una
piccola
pompa
di
benzina,
cosa
che
fa
ipotizzare
come
in
una
comunità
poco
numerosa
come
Sprott,
lo
stesso
edificio
potesse
assumere
più
ruoli
differenti
ed
essere
oltre
a
un’attività
commerciale
anche
un
luogo
di
incontro
e
aggregazione.
È
molto
interessante
il
gioco
di
linee
orizzontali
e
verticali
presente,
infatti
come
accennato
sopra,
la
foto
si
sviluppa
verticalmente
ma
le
assi
di
legno
orizzontali
di
cui
è
costruito
l’edificio
creano
una
forte
componente
orizzontale
che
richiama
le
scritte
pubblicitarie
del
grande
cartellone.
Roadside
Stand
invece
mostra
un
emporio
di
generi
alimentari
che
ha
come
particolarità
quella
di
vendere
pesce
di
lago.
Questa
mansione
è
suggerita
dalle
grandi
scritte
disegnate
sopra
la
facciata
del
punto
vendita,
dal
momento
che
lo
sguardo
è
subito
catturato
dal
pesce
di
grandi
dimensioni
disegnato
vicino
alla
scritta
FISH
che
spicca
sotto
all’insegna.
Davanti
alla
porta
posano
due
giovani
ragazzi
con
in
mano
dei
pesanti
meloni,
tutto
intorno
a
loro
è
disposta
altra
frutta
di
forma
circolare
presumibilmente
in
vendita.
i
Walker
Evans,
Roadside
Stand,
Near
Birmingham,
1936.
30.5
x
24.2
cm,
gelatin
silver
print.
Everett
Collection
È
molto
interessante
che
siano
presenti
sui
cartelloni
all’ingresso
i
prezzi
dei
prodotti
offerti
nel
negozio
e il
fatto
che
sopra
questi
troneggi
la
scritta
Honest
Weights,
Square
Dealings,
che
richiama
alla
mente
l’idea
dell’onesto
rapporto
qualità
prezzo.
Sicuramente
gli
osservatori
dell’epoca
si
soffermavano
a
leggere
il
prezziario
e lo
potevano
paragonare
con
i
costi
dei
prodotti
presenti
nei
negozi
delle
loro
città.
È
fondamentale
sapere
che
lo
scatto
risale
circa
agli
anni
1935-1936,
poiché
è
una
testimonianza
della
gestione
dell’economia
locale
in
una
cittadina
dell’Alabama
durante
il
periodo
della
Grande
Depressione.
La
struttura
dell’immagine
si
sviluppa
orizzontalmente
con
un
punto
di
vista
frontale,
ma
non
tutta
la
narrazione
si
può
cogliere
a un
primo
sguardo:
se
si
osserva
attentamente
dietro
i
due
ragazzi
in
primo
piano
si
possono
notare
due
adulti
e
una
bambina
all’interno
del
negozio
e
ancora
più
in
lontananza
due
sedie
forse
situate
oltre
la
bottega.
Sulla
sinistra
invece,
c’è
un
uomo
seduto
vicino
a
una
colonna,
del
quale
però
non
si
riescono
a
identificare
le
fattezze
e
una
bicicletta
che
si
vede
solo
a
metà,
risulta
problematico
capire
se
sia
un’immagine
riflessa
su
una
vetrina
o
una
finestra
che
mostra
ciò
che
accade
sul
retro.
Le
fotografie
scelte,
in
questo
caso
tutte
appartenenti
al
primo
periodo
in
cui
operò
come
fotografo,
sono
dimostrazioni
di
come
la
pubblicità
sia
entrata
all’interno
della
produzione
fotografica
di
Evans
in
luoghi
e
modalità
differenti,
e di
come
abbia
influito
sulle
immagini
create,
sia
per
quanto
riguarda
la
composizione
estetica
sia
per
la
storia
che
racconta
all’osservatore.
Questo
elemento
non
ha
abbandonato
l’arte
di
Evans,
infatti
anche
negli
scatti
eseguiti
successivamente
si
può
notare
la
presenza
di
cartelloni,
manifesti
e
insegne,
forse
perché
fotografando
una
qualsiasi
città
è
impossibile
non
imbattervisi.
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together
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