N. 77 - Maggio 2014
(CVIII)
VON LETTOW-VORBECK
IL LAWRECE D’ARABIA DEL KAISER
di Filippo Petrocelli
Cento
anni
fa
Africa
Orientale
Tedesca,
oggi
Burundi,
Ruanda,
Camerun,
Tanzania.
Questi
i
“terreni
di
caccia”
di
Paul
Emil
Von
Lettow-Vorbeck,
militare
prussiano,
esperto
di
guerriglia,
considerato
il
Lawrence
d’Arabia
del
kaiser.
Alla guida delle Schutztruppe, ovvero
“Forza
di
protezione
della
colonia”
260
ufficiali
tedeschi,
2500
ascari
e un
numero
indefinito
di
portatori,
Von
Lettow
scelse
come
terreno
di
battaglia
le
sconfinate
savane
africane,
il
movimento
costante
e
gli
attacchi
repentini.
Autentico sostenitore del “mordi e
fuggi”,
con
la
sua
flight
column
a
cavallo
impegnò
sul
fronte
africano
le
truppe
alleate
per
tutto
il
primo
conflitto
mondiale,
fronteggiando
più
volte
i
britannici
del
maresciallo
Smuts.
Attraverso continue incursioni sulle
linee
di
rifornimento
–
sconfinando
anche
in
Kenya,
Uganda
e
colonie
portoghesi
– le
Schutztruppe
costrinsero
in
un’estenuante
guerra
prolungata
le
truppe
alleate,
impegnando
un’enorme
macchina
bellica
in
un
terreno
secondario
rispetto
allo
scacchiere
europeo,
centrale
nel
conflitto.
Militare di professione, formato
nell’Artiglieria,
passato
per
la
Marina
e
poi
volontario
nelle
colonie,
Von
Lettow
operò
sia
nella
repressione
della
rivolta
dei
Boxeur
in
Cina
nel
1900,
sia
contro
i
popoli
di
etnia
Bantù
–
come
Ottentotti
e
Herero
–
stroncandone
la
ribellione
fra
il
1904
e il
1908.
Addestrato ad agire in territorio
ostile
e
abituato
a
relazionarsi
e a
cooperare
con
popolazioni
autoctone
senza
bisogno
di
avere
linee
di
copertura,
riuscì
con
mezzi
ridotti
non
solo
a
resistere
ad
un
esercito
“maestro”
nel
condurre
piccole
guerre
coloniali
ma
anche
a
organizzare
una
controffensiva
tale,
da
concludersi
addirittura
molti
giorni
dopo
la
fine
del
conflitto
mondiale.
Tanto che dopo la guerra ottenne il
grado
di
generale
e fu
congedato.
Conservatore
fervente,
si
gettò
nell’agone
politico
della
repubblica
di
Weimar,
avversando
le
forze
della
sinistra.
Deputato
negli
scranni
nazionalisti,
osteggiò
però
anche
il
nazismo,
rifiutando
l’uso
strumentale
del
suo
mito
a
fini
propagandistici.
Tornò una sola volta nei territori
dell’Africa
Orientale
Tedesca,
accolto
fra
gli
applausi
dei
suoi
vecchi
ascari.
Le
tappe
della
guerra
La prima operazione che impegnò le
truppe
comandate
da
Von
Lettow
fu
la
resistenza
all’attacco
britannico
a
Tanga,
città
portuale
della
Tanzania.
Fra
il 2
e il
5
novembre
1914
forze
britanniche
otto
volte
superiori,
composte
da
brigate
di
indiani
e
ufficiali
britannici,
vennero
respinte
e
costrette
alla
fuga,
lasciando
sul
campo
un’enorme
quantità
di
armi,
viveri
e
munizioni.
Protagonisti assoluti gli ascari
tedeschi,
capaci
di
neutralizzare
le
efficienti
truppe
coloniali
indiane,
superiori
in
numero
ed
equipaggiamenti.
Il bilancio? Oltre 300 morti e quasi
500
feriti
per
la
Indian
Expedictionary
Force
B,
solo
qualche
decina
di
caduti
per
le
Schutztruppe.
Dopo questa vittoria il colonnello
Von-Lettow
scelse
di
attaccare
le
linee
di
approvvigionamento
degli
alleati
–
con
piccole
incursioni
e
razzie
mirate
–
soprattutto
sulle
linee
ferroviarie
a
ridosso
del
confine
con
il
Kenya.
A inizio gennaio al culmine dell’operazione,
ottenne
la
vittoria
di
Jassin,
territorio
precedentemente
tedesco,
occupato
dal
Regno
Unito
e
nuovamente
“liberato”
dai
tedeschi.
Dopo le prime folgoranti vittorie
però,
Von
Lettow
subì
un
discreto
numero
di
sconfitte
che
lo
convinsero
della
netta
superiorità
dell’esercito
avversario:
da
quel
momento
rifiutò
lo
scambio
in
campo
aperto
e si
concentrò
solo
ed
esclusivamente
su
azioni
di
guerriglia.
È così che partecipò anche al salvataggio
dei
marinai
dell’incrociatore
leggero
SMS
Königsberg,
affondato
dai
britannici
nell’estate
del
1915,
traendo
in
salvo
qualche
decina
di
marinai.
Nella primavera del 1916 una poderosa
offensiva
alleata
segnò
il
momento
più
critico
della
guerra:
passata
l’estate,
la
pressione
dell’offensiva
guidata
da
Stumps,
costrinse
le
Schutztruppe
ad
arretrare
fino
a
ritirarsi
nella
parte
più
remota
dell’Africa
Orientale
Tedesca.
Ma proprio quando l’accerchiamento
sembrò
ultimato,
Von
Lettow
ordinò
di
invadere
il
Mozambico,
colonia
portoghese,
aprendo
un
altro
fronte
e
realizzando
una
fuga
che
si
tradusse
in
un
contrattacco.
Lasciò
i
feriti
e
tagliò
ogni
linea
di
rifornimento,
scegliendo
di
iniziare
un
nuovo
capitolo
della
sua
personale
battaglia.
Nel novembre del 1917 poi, quando
di
nuovo
gli
alleati
furono
sul
punto
di
circondarlo,
il
colonnello
a
capo
delle
Forza
di
protezione
delle
colonie,
tornò
in
Africa
Orientale
Tedesca,
per
poi
attaccare
anche
la
Rhodesia.
Complessivamente oltre cinquanta
mesi
di
operazioni
di
guerriglia,
ufficialmente
“un’incursione
per
saccheggiare
il
nemico”
in
realtà
un
modello
perfetto
di
guerra
irregolare,
concentrata
sui
punti
deboli
dell’avversario.
Parole d’ordine sfruttare la vastità
del
territorio,
contare
su
un
numero
ridotto
ma
molto
efficiente
di
uomini,
queste
le
chiavi
della
vittoria
tedesca.
Non solo: Von Lettow, considerò i
suoi
ascari
un
valore
–
distinguendosi
molto
dalla
mentalità
dell’epoca
– e
non
semplice
carne
da
macello,
utile
solo
come
forza
d’urto.
Si arrese parecchi giorni dopo la
firma
dell’armistizio
entrando
imbattuto
ad
Abercon,
in
Zambia,
alla
testa
di
155
ufficiali
tedeschi
e
1.168
ascari.
Ad
attenderlo
c’era
l’onore
delle
armi
del
suo
nemico
di
sempre,
il
sudafricano
Jan
Smuts.