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N. 38 - Febbraio 2011 (LXIX)

a Orvieto il Vaticano degli etruschi?

Santuario di Voltumna
di Michele Broccoletti

 

Da sempre gli etruscologi sono impegnati nel risolvere uno dei più grandi interrogativi legati alla civiltà etrusca, relativo alla precisa ubicazione del cosiddetto “Fanum Voltumnae”, ovvero il santuario del dio Voltumna.

 

Voltumna, noto anche come Veltha o Velthune, è documentato solamente da alcune testimonianze letterarie ed iscrizioni latine, ma sappiamo che può essere considerato come la divinità principale del popolo etrusco. Le fonti storiche in nostro possesso non ci aiutano molto nel ricostruire le caratteristiche di questa divinità, poiché lasciano spazio ad interpretazioni alquanto arbitrarie.

 

Seguendo le parole di Varrone, Voltumna sarebbe stato il primo dio etrusco ad essere introdotto a Roma. In base a ciò che ci dice lo stesso Varrone infatti, l’antica statua del dio sarebbe stata collocata in città, nel momento in cui il contingente etrusco arrivò in aiuto a Romolo nella guerra contro i Sabini.

 

Voltumna non aveva un dio corrispettivo nella mitologia dei romani, ed è per questo che il suo nome venne tradotto in Vortumnus o Vertumnus, ovvero Vertumno.

 

Considerato come il dio dell’agricoltura, dispensatore di buoni frutti, protettore dei fiori e delle coltivazioni, prudente regolatore delle stagioni, Voltumna assume anche altre connotazioni: essendo, infatti, il suo nome messo in relazione con il verbo vertere (mutare, trasformarsi, variare aspetto), Voltumna rappresenta anche il cambiamento, il succedersi sempre uguale e sempre diverso delle stagioni e quindi il fluire della vita.

 

La trasformazione più celebre di Voltumna, è quella che lo mutò in una vecchia donna allo scopo di avvicinare Pomona, ninfa amadriade, specialista della frutticoltura e degli innesti arborei, ed indurla al matrimonio; probabilmente il mito delle nozze della ninfa con Voltumna, simboleggia il passaggio da un’economia puramente legata al raccolto dei campi, ad un modo di vivere più versatile, introdotto dagli etruschi.    

  

Oltre ciò, per gli stessi etruschi il dio Voltumna assumeva una valenza ancora più importante: egli rappresentava il protettore delle leghe sacre che riunivano in alleanza la federazione delle dodici città–stato etrusche, individuate dagli storici in Aretium, Caere, Clusium, Cortona, Faesulae, Perusia, Tarquinii, Veii, Vetulonia, Volaterrae, Volsinii e Vulci. Proprio per questa sua importanza, a Voltumna era dedicato un santuario, appunto il Fanum Voltumnae, dove il dio era venerato dal popolo etrusco.

 

Presso il Santuario di Voltumna, si svolgeva, ogni primavera, il congresso federale delle città etrusche, ma a volte, potevano esserci anche convocazioni straordinarie in qualunque periodo dell’anno, dettate da gravi ed urgenti motivi di carattere nazionale. Oltre ai rappresentanti delle dodici città etrusche, potevano partecipare alla riunione anche le delegazioni di altre città, per esporre le proprie particolari necessità e bisogni.

 

Il congresso si apriva normalmente analizzando gli affari comuni, sia di carattere generale, sia di politica estera, deliberando, eventualmente, la pace o la guerra. Solo in seguito potevano prendere il via le celebrazioni sacre, che costituivano la festività nazionale del popolo etrusco e si protraevano per venti giorni. Di questi venti giorni, dodici erano dedicati agli dei, i quali venivano venerati con spettacoli gladiatori, giochi atletici e grandi festeggiamenti, cinque giorni erano dedicati ai problemi di politica interna, mentre durante i rimanenti tre giorni si dibattevano le questioni di politica estera.

 

Durante l’intero periodo delle festività, si svolgevano anche grandi mercati, fiere e scambi commerciali, ma l’importanza del congresso è forse sottolineata dal fatto che nel tempio di Voltumna, proprio in occasione della riunione federale, veniva affermata l’unità della nazione, della lingua e soprattutto della comune fede religiosa: il Fanum Voltumnae, viva espressione dell’unione e della fede del popolo etrusco, non cessò mai, nemmeno dopo la conquista romana, di rappresentare il “cuore” dell’Etruria.

 

Considerando quindi che presso il Fanum, durante particolari periodi dell’anno, arrivava un numero di persone non indifferente, è naturale pensare che oltre agli edifici propriamente sacri, nel Santuario dovevano trovare posto anche altre strutture e perciò sorge spontanea una domanda: in che maniera era strutturato il più importante santuario etrusco?

 

Sicuramente, l’importanza della divinità e la grande rilevanza politico-religiosa delle riunioni periodiche, rendevano indispensabile il ricorso ad una realtà architettonica di grande impegno ed articolazione: i dodici rappresentanti delle città dell’Etruria che si recavano annualmente al Fanum, avevano ovviamente la necessità di fermarsi per un periodo più o meno lungo di tempo ed è per questo motivo che al tempio vero e proprio, dovevano affiancarsi specifiche strutture, idonee all’accoglienza ed al mantenimento degli ospiti; d’altronde, la stessa definizione di fanum (luogo consacrato, recinto sacro), mette in evidenza una realtà ampia, non limitata al semplice tempio, ma estesa ad una sorta di area attrezzata e specializzata.

 

Ma, per ritornare al nostro interrogativo di partenza, quale era la precisa ubicazione del Fanum?

 

Varie sono le ipotesi, più o meno azzardate, che gli studiosi hanno formulato: si è parlato di Montefiascone (situato in una posizione eccezionale, innalzato sulla cima di un monte e visibile da lontano), del pianoro di Monte Becco (nei pressi di Viterbo), di Bolsena e di Orvieto.

 

Individuiamo però, per prima cosa, le caratteristiche ed i requisiti che avrebbe dovuto avere il luogo scelto come ubicazione del centro religioso per eccellenza degli etruschi.

Innanzi tutto, il luogo doveva essere abitato dagli etruschi sin dal periodo arcaico; in secondo luogo doveva offrire una sicura neutralità; non doveva essere facilmente accessibile da parte di persone ostili o indesiderate, ma allo stesso tempo doveva anche essere particolarmente visibile; infine doveva avere, nei suoi pressi, ampi spazi per poter ospitare molti pellegrini per varie settimane.

 

Tenendo quindi in considerazione le varie ipotesi, possiamo affermare che quella relativa a Bolsena è sicuramente la più suggestiva. In particolare si pensa che il Fanum fosse ubicato sull’isola Bisentina del lago di Bolsena: un santuario posto su un’isola situata sul mare sarebbe stato facilmente raggiungibile dai nemici, ma in un grande lago, al centro del territorio etrusco, avrebbe assicurato la neutralità. Un’isola infatti è un luogo accessibile solo a persone speciali, i sacerdoti delle dodici città etrusche con il loro ristretto entourage, un piccolo manipolo di armati per proteggerli durante gli incontri religiosi e politici.

 

Recentemente però, l’ipotesi più accreditata è quella secondo la quale il Fanum si trovasse ad Orvieto. In verità, tale ipotesi iniziò a prendere piede sin dal XIX secolo, grazie alla realizzazione di alcuni scavi archeologici.

 

Si pensa che il sito del santuario non era ubicato nell’area della città, che si arrocca su un pianoro roccioso, bensì su un’ampia zona sottostante, ad ovest di Orvieto, chiamata Campo della Fiera, in quanto per secoli è stato un luogo dove si svolgevano mercati e fiere, che idealmente si collegano ai giochi ed alle riunioni del popolo etrusco.

 

Nonostante la zona in esame sia sempre stata ricca di reperti, è soprattutto durante l’ultima campagna di scavi, iniziata circa otto anni fa ed attualmente in corso, che sono state rinvenute le testimonianze più importanti, sulle quali poter basare l’ipotesi dell’ubicazione del Fanum. La scoperta più importante è stata sicuramente quella relativa alla pianta di un tempio (12 metri per 6) che possiede imponenti fondamenta, un grosso podio in conci di tufo ed un pavimento romano del II secolo in signino decorato.   

 

Altri rinvenimenti, come quello di un’ampia porzione di muro di cinta in tufo (lungo 18 metri), ci testimoniano sicuramente che la zona era sicuramente un’area sacra, costituita da vari edifici religiosi e da una importante necropoli.

 

Ci sono comunque ulteriori ed importanti elementi che rafforzano la supposizione in base alla quale il Fanum si sarebbe potuto trovare nei pressi di Orvieto, nella zona Campo della Fiera: l’ampiezza complessiva dell’area, la sistemazione urbanistica con i pozzi e le fontane, la presenza di un grande edificio templare e di una zona sacra molto articolata e soprattutto le due imponenti strade basolate entrambe etrusche, delle quali una è larga 5 metri ed è disposta di fronte all’ingresso del tempio principale, mentre la seconda, larga 7 metri, sta a sottolineare maggiormente l’importanza del complesso religioso.

 

Nonostante però i numerosi rinvenimenti finora effettuati, non possiamo ufficialmente e definitivamente parlare di “Fanum Voltumnae” in quanto manca un fondamentale e decisivo elemento: non è stato infatti ancora ritrovato nessun dono votivo e nessuna iscrizione dedicata al dio Voltumna le quali, se verranno mai scoperte, potranno porre fine ad una perseverante ed infinita ricerca.



 

 

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