.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

MEDIEVALE


N. 95 - Novembre 2015 (CXXVI)

I MILLE VOLTI DI FEDERICO II
IN CERCA DI UN’IMMAGINE - PARTE I

di Federica Campanelli

 

«Federico, bagliore di fuoco, la meraviglia del mondo...», che aspetto aveva? Potrebbe la conoscenza del suo volto, della sua reale immagine, condizionare l’opinione del mondo contemporaneo sulla storia militare, politica e personale dello svevo? Forse sì considerando che sono in molti, tra specialisti e semplici appassionati, a tentare di ricostruire la sua fisionomia, e purtroppo ciò avviene sulla base di poche e a volte dubbie testimonianze coeve e non.

 

.

Stemma della casata Sveva del Regno di Sicilia

 

I suoi ammiratori (compresi quelli odierni) lo vorrebbero tanto gradevole d’aspetto quanto brillante, colto e raffinato di spirito... e si sa che una buona fisicità ha spesso rappresentato un imprescindibile elemento di propaganda personale, così come una fisionomia poco accattivante, un portamento rozzo o un difetto fisico non di rado sono stati strumentalizzati per screditare l’autorità di un individuo.

 

Per quanto un personaggio come Federico non possa dirsi immune a tutto ciò, raramente s’incontrano parole denigratorie circa il suo aspetto fisico, nemmeno da parte degli oppositori (Chiesa in primis) che in lui vedevano un sovrano infedele, scandaloso e blasfemo, annunciatore dell’Anticristo o Anticristo egli stesso.

 

Davvero poche sono le certezze sull’aspetto fisico di Federico II: due comunque i caratteri su cui pare fossero tutti d’accordo: i colori e la statura.

 

La sua discendenza svevo-normanna di sicuro deve avergli conferito i caratteristici colori del tipo “teutonico”; sono da considerarsi pertanto attendibili le parole dei cronachisti e i codici miniati che lo rappresentano con capelli (e a volte barba, sempre che l’abbia davvero portata) biondo-ramati, e ciò è con ogni evidenza – ricorda il medievista Hubert Houben – avvalorato dall’appellativo del nonno paterno dello svevo, Federico I, universalmente noto come il “Barbarossa”, epiteto dispregiativo affibbiato al nobile Hohenstaufen probabilmente in seno alla Lega Lombarda, ma largamente diffuso post mortem (1190).

 

Se tipicamente nordico era il colore rosso o biondo-rame dei capelli di Federico II, più mediterranea doveva sembrare la sua statura. Nonostante le origini centro-settentrionali che farebbero sperare in un uomo dalla fisicità prominente, a quanto si legge negli scritti dell’epoca (o successivi) Federico non era affatto alto, bensì “di media altezza” se non addirittura “basso”, e in mancanza di dati quantitativi non è dato sapere altro.

 

Il cronachista francescano Salimbene de Adam (1221-1288), nel descrivere “fisicamente” l’imperatore (di cui ammirava la personalità ma non il personaggio), sembra voglia controbilanciare l’esigua altezza di Federico commentandone le doti intellettuali e l’aspetto «sollazzevole, allegro, delizioso, industre. Sapeva leggere, scrivere e cantare, e sapeva comporre cantilene e canzoni. Fu bell’uomo e ben formato, ma era di statura media».

 

Più appassionata la descrizione dell’umanista Pandolfo Collenuccio (1444-1504) desunta da uno scritto perduto di Mainardino degli Aldighieri, vescovo di Imola (1207-1249). Nell’esposizione Federico ci appare «bello e formoso de la persona, di giusta statura e membri quadrati: di pelo alquanto rosso e volto allegro. Ebbe grandissimo sentimento naturale, e fu prudente sopra tutti gli uomini: perito artefice di tutte l’arti meccaniche...»; qui la statura dello svevo non è “media ma “giusta, una sfumatura che fa la differenza.

 

Le parole dei cronachisti in parte suppliscono alla carenza di ritratti (nel senso più stretto del termine) dell’imperatore e ciò non stupisce dal momento che l’avvento del Cristianesimo aveva contribuito al tramonto del classico ritratto fisionomico, individuale, favorendo piuttosto un tipo di rappresentazione simbolica che elude il carattere terreno dell’individuo e tende a sacralizzare il potere (temporale o secolare che sia). La limitata ritrattistica di Federico II dunque non consente in maniera assoluta di farci un’idea su quale fosse il suo vero volto.

 

È vero che i sigilli federiciani e soprattutto alcuni tipi di monete (quindi manufatti contemporanei a Federico) svolgevano l’importante ruolo di diffusione dell’immagine dell’imperatore, ma trattasi ovviamente di un’immagine ufficiale, stilizzata, essenziale: nei cosiddetti augustali, le monete d’oro imperiali coniate nelle zecche di Brindisi e Messina a partire dal 1231, vale a dire dall’emanazione delle Costituzioni di Melfi, l’iconografia di Federico II ricalca quella di Cesare Ottaviano Augusto in un’ideale prosecuzione. Nel recto degli augustali ritroviamo infatti l’effigie di Federico volto a destra abbigliato secondo lo stile romano-imperiale e con il capo coronato (nelle prime monetazioni) oppure laureato. Su di esso la titolatura ufficiale: IMP(erator) ROM(anorum) CAESAR AUG(ustus). Il verso della moneta, invece, riporta il nome FRIDERICUS e l’aquila sveva ad ali spiegate con la testa rivolta a destra.

 

 

 

Forse ancora meno utili alla comprensione delle fattezze fisiche di Federico, poiché riprodotte con meno dettaglio rispetto alle monete, sono i sigilli e le bolle. Su questi il sovrano è ritratto frontalmente, seduto in trono, con il globo crucigero nella mano sinistra e lo scettro nella destra. Questo rigido e impersonale schema figurativo si ripete in ogni variante di bolle e sigilli, che siano essi stati prodotti per Federico Rex Siciliae, Rex Romanorum o Imperator. Si tratta ancora una volta della riproduzione di un’immagine “ufficiale”, lontana da qualsivoglia riferimento fisionomico.

 

 

Di sicuro impatto visivo è un capolavoro di oreficeria che contempla anche un ritratto dello svevo: il karlsschrein, il reliquiario di Carlo Magno conservato nella cattedrale di Aachen (Aquisgrana). Purtroppo anche in questo caso si tratta di un’immagine poco significativa di Federico, ma vale la pena citarla anche per la ricchezza del reliquiario.

 

Il karlsschrein è uno scrigno preziosissimo ideato per contenere definitivamente le spoglie di Carlo Magno, il cui corpo aveva subìto negli anni successivi alla sua morte (sopraggiunta il 18 gennaio 814) diverse operazioni di esumazione e seppellimento. La lavorazione del karlsschrein era stata intrapresa con Federico Barbarossa, ma solo nel 1215 trovò compimento. Il 27 luglio di quello stesso anno, appena due giorni dopo il conferimento della corona romano-germanica a Federico II proprio nella cattedrale di Aquisgrana, il reliquiario contenente i resti di Carlo Magno venne finalmente sigillato.

 

Lo scrigno è in legno di quercia, presenta la forma di una basilichetta senza transetto ed è riccamente decorato con pietre preziose, filigrane ed elementi in argento e rame dorati e smaltati. Su uno dei due lati corti emerge l’effigie di Carlo Magno in trono affiancato a destra da papa Leone III e a sinistra dall’arcivescovo di Reims Turpino. Sui due lati lunghi spiccano invece le riproduzioni di alcuni re e imperatori del Sacro Romano Impero, ognuno dei quali è inquadrato entro una piccola arcata poggiante su colonnine doppie. Come accennato prima, tra i reali compare anche Federico II, sul quale campeggia l’iscrizione (vedi Deutsche Inschriften Online): FREDERICVS REX ROM(anorum) (et) SICIL(ie).

 

 

 

Tra le rappresentazioni contemporanee a Federico II sarebbe da includere anche una scultura in marmo che lo ritrae togato e assiso in trono, un tempo presente sulla facciata della Porta di Capua, detta anche Castello delle Torri o Arco di Trionfo sul Volturno. Questo consisteva in una porta monumentale voluta dall’imperatore e realizzata dall’architetto campano Niccolò di Cicala tra 1234 e 1240. La porta, oltre a una parziale demolizione nel XVI secolo, il 9 settembre 1943 subì i colpi del pesante bombardamento anglo-americano che in quell’occasione distrusse oltre il 70% della città.

 

La scultura, semidistrutta nel 1799 durante l’occupazione francese, è ora mutila e acefala, ma della testa rimane il calco della copia in gesso che realizzò lo scultore genovese Tommaso Solari (m. 1799) prima che l’originale fosse danneggiato. Sempre negli anni precedenti all’intervento distruttivo dei francesi, e precisamente nel 1781, lo storico dell’arte Séroux d’Agincourt eseguì una riproduzione grafica della scultura in cui Federico appare con un volto un po’ troppo fanciullesco per l’età che aveva al momento del ritratto, cioè circa quarant’anni.

 

 

 

Il calco della testa, nonché il torso mutilo dell’imperatore, sono oggi conservati al Museo Campano di Capua.

 

Sul ritratto capuano di Federico persistono comunque molte incertezze sia sull’attendibilità della copia, sia sul suo valore fisionomico.

 

Link Parte II



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.