attualità
Il Capitano Volkonogov è scappato
carnefice in cerca di riscatto
di Leila Tavi
Il film Капитан Волконогов бежал
è una parabola fantasmagorica ambientata
in una città senza nome russa del 1938
che porta la firma di Natal’ja Merkulova
(Наталья Фёдоровна Меркулова) e Alekandr
Čupov (Алексей Владимировичa Чупов), che
hanno conquistato la notorietà
internazionale con Čelovek, kotoryj
udivil vsech (Человек, который
удивил всех), che nel 2018 ha ottenuto
il premio di migliore attrice .
Il film, presentato in prima assoluta a
Venezia 78 nella sezione ufficiale, è
una retro-utopia e, allo stesso tempo,
una distopia orwelliana ambientata nel
passato, che si tinge dei colori di una
commedia grottesca, ma allo stesso tempo
intrisa di umorismo nero.
Dopo aver commesso crimini efferati, un
chekista (Юрий Александрович Борисов),
capitano della NKVD (Народный
комиссариат внутренних дел), scappa per
salvarsi da un’epurazione interna, ma
per espiare la sua pena cerca di
implorare il perdono di una delle sue
vittime per andare in paradiso.
Siamo nel periodo delle Grandi Purghe,
dei processi farsa, e il capitano
Volkonogov va in giro per la città in
cerca delle persone che vanno
interrogate insieme al suo collega, il
maggiore Gvozdev (майор Гвоздев,
interpretato da Александр Яценко),
applicando "metodi speciali" che servono
a far confessare i crimini descritti nel
famigerato articolo 58 del codice penale
della RSFSR (Росси́йская Сове́тская
Федерати́вная Социалисти́ческая Респу́блика),
al fine di trovare capri espiatori da
punire come controrivoluzionari.
È il 1938, al culmine della repressione
di Stalin, quando Volkonogov passa
davanti al suo ufficio, vede un collega
che salta dalla finestra. È iniziata
un'epurazione interna e, per paura di
essere ucciso, il capitano fugge in
fretta dall'edificio, cercando di
nascondersi dalla sua ragazza, ma la
delazione è una conseguenza inevitabile
del clima di terrore instaurato dalla
repressione politica, così Volkonogov è
tradito proprio dalla sua compagna.
Il capitano ha conservato una cartella
con i casi di tutte le sue vittime ed,
essendo in fuga, sta cercando, seguendo
un messaggio ultraterreno del suo
compagno di sventura già giustiziato, «Малёк»
Веретенников, (Никита Кукушкин), di
implorare il perdono per "l'errore
commesso" nell’aver estorto confessioni
a persone innocenti. Attraverso il
pentimento e il perdono di un parente
delle sue vittime, il capitano potrà
guadagnarsi un posto in paradiso.
Nel frattempo, un nuovo capitano,
perverso e crudele, il maggiore Golovnja
(майор Головня, interpretato da Тимофей
Трибунцев), pericoloso perché
profondamente convinto di dover
difendere la sua patria dai nemici, si
aggira per la città.
A differenza del protagonista di The
Man Who Surprised Everyone, film in
concorso a Venezia nel 2018, che cerca
di ingannare la morte vestendo i panni
di una donna cercando di sfuggire al suo
tumore inoperabile, Volkonogov non si
sottrae al suo macabro destino, ma nella
sua fuga per le strade di quella che
riconosciamo come San Pietroburgo è alla
ricerca di una via per l'aldilà.
Chiedere il perdono dei familiari delle
sue vittime gli sembra comunque assurdo,
considerato che sono tutti parte di un
sistema che non permette di essere
liberi né alle vittime, né ai carnefici,
quindi nessuno è colpevole di nulla.
La storia si sviluppa in grottesco
crescendo, sottolineando quanto di
surreale ci fosse in quel periodo buio
della storia russa, ma senza mai mancare
di rispetto alle migliaia di vittime del
terrore staliniano. La narrazione
cinematografica è dinamica, non si
tratta di un film commemorativo, e la
lunga e frenetica corsa del capitano ci
mostra una San Pietroburgo stilizzata,
in cui a far da sfondo alla fuga di
Volkonogov è una città in decadenza, con
vetri delle finestre rotti, fili
penzolanti dappertutto ed edifici
fatiscenti. Su questa città dall’aspetto
macabro vola minaccioso uno zeppelin di
color rosso sangue con la scritta 1938.
Anacronistici i costumi di scena, con le
tipiche giacche di pelle dei
rivoluzionari su tute da ginnastica in
stile rapper.
Nella ricerca del perdono il
protagonista non incontra solo persone
disperate, ma plagiate dal sistema fino
a perdere la ragione: Игнатий Алексеевич,
padre (Юрий Кузнецов) di un traditore
giustiziato, pronto a rinnegare il
figlio per salvarsi; Лаура Петровна,
figlia di uno scienziato condannato per
lo sviluppo di vaccini (Наталья
Иохвидова, che ha vinto il premio a
Venezia come migliore attrice), che vive
in un obitorio perché nessun altro le
offre rifugio e lavoro; рабочий Лепендин,
un operaio alcolizzato suicida (Максим
Стоянов), che rompe definitivamente con
sua moglie dopo averle raccontato una
barzelletta proibita.
L’epilogo fantasy del film mostra
prigionieri in divisa grigia che,
all’improvviso, sono liberati dalle loro
celle, ma nonostante la liberazione
fisica la ferita delle purghe degli anni
Trenta in Unione Sovietica resta una
cicatrice interna di un intero Paese che
non si rimargina.
Il culto dei servizi segreti per lo
Stato è ancora attuale in Russia, un
mito che è alimentato da una lotta
continua per legittimare e sacralizzare
l'apparato di sicurezza statale russo e
per negoziare il suo violento e
drammatico passato, come sottolineato da
Julie Fedor in Russia and the Cult of
State Security (2011).
Il film di Natal’ja Merkulova e Alekandr
Čupov descrive in modo originale
un’invadente e potente polizia segreta
durante il periodo staliniano e ci fa
riflettere su come nella Russia
contemporanea riemerga il culto della
sicurezza statale, attraverso una
rivisitazione e attualizzazione di
elementi della vecchia mitologia
sovietica come fondamenti di una nuova
ideologia statale. |