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N. 25 - Giugno 2007

IL NUOVO MALE DEL MILLENNIO

Sulla violenza sessuale

di Nicola Ricchitelli

 

La complessa personalità che caratterizza chi prova piacere soltanto quando riesce a soprafare ed a dominare la propria vittima è stata oggetto di infinite indagini, dando luogo alle più disparate interpretazioni…secondo la più comune, di stampo psicopatologico, lo stupratore non sarebbe altro che un sadico poiché il suo impulso alla violenza in realtà non viene determinato da un eccesso di desiderio, ma da una forte aggressività che trova espressione nell’atto sessuale.

La vittima per lo stupratore, rappresenta l’oggetto sul quale canalizzare l’angoscia di cui è preda e il senso di castrazione e di impotenza maturati per i più svariati motivi nei confronti del sesso femminile. Lo stupro diventa pertanto il mezzo distorto attraverso il quale riesce ad amar4e sessualmente una dona.

Viene però da chiedersi, considerando quanto numerosi siano i casi di stupro, se davvero esista una percentuale cosi elevata di individui affetti da sadismo.

Si potrebbe cosi azzardare un’ipotesi diversa e cioè che alla base del fenomeno in netto aumento degli stupri vi sia una forma di disturbanza di tipo culturale piuttosto che psicologica.

A quanto affermano le psicoanaliste dell’ultima generazione, la dissoluzione dei ruoli tradizionali avrebbe provocato nel maschio una perdita di identità per cui il ricorso alla violenza nei confronti dell’altro sesso avrebbe lo scopo di riaffermare la propria identità di maschio piuttosto che essere finalizzata alla semplice ricerca del piacere fisico.

La violenza sessuale è diventata più offensiva e più crudele nell’epoca dell’emancipazione femminile e della liberazione dei costumi. Nonostante il mutamento delle norme morali, il rapporto uomo-donna non è stato organicamente rivoluzionato. L’uomo continua a vedere la donna un essere inferiore, un corpo da aggredire, un oggetto per provare piacere. Secondo tale logica, la femmina deve essere posseduta dal maschio, che in tal modo può esibire il suo patronage.

Ma va fatta anche un’altra riflessione….l’uso dilagante della pornografia e gli stereotipi dei mass media, che fanno del corpo della donna una bellezza fisica pronta e disponibile, rappresentano ulteriori condizionamenti maschilisti.

Essi sono potenzialmente tesi al richiamo della violenza e del possesso e inoltre suffragati dall’ideologia della struttura genetica nel rapporto uomo-donna, che considera l’uomo-forte e la donna-debole, l’uomo-soggetto storico e la donna-oggetto della natura. Ecco perché, nonostante le nitide geometrie dell’età tecnologica, la violenza sessuale ancora sopravive; anzi essa sotto la crosta di un costume fitto di pregiudizi, è diventata ancor più raffinata ed ipocrita.

Connaturata alla cultura maschilista dominante, essa attraversa tutte le barriere geografiche, ideologiche e sociali. Ciò che spinge alla violenza sessuale non è il desiderio sessuale, bensì il desiderio di umiliare la vittima. Perciò come le altre perversioni, la violenza è prodotta nel violentatore dal rapporto disturbato con il femminile e con la propria sessualità. Ci si sfoga su chi può opporre meno resistenza, su chi è più vulnerabile. Nel violentatore, come ha detto lo psicologo G.Abraham, “non c’è piacere ma solo consumo, voglia di sensazioni forti”; i casi di cronaca sono sempre più frequenti, ma le violenze più amare sono quelle che avvengono tra le mure domestiche, sia perché esse rimangono impunite, e soprattutto perchè le vittime subiscono violenze per anni, e i loro aguzzini sono familiari o comunque persone con le quali esistono legami di parentela; questo può danneggiare la provata psicologia di chi è costretto a subire.

Purtroppo solo pochissimi abusi sessuali arrivano in tribunale, altri rimangono celati, da un celato muro di omertà eretto principalmente per paura, o per vergogna delle stesse vittime. Per non parlare delle tante violenze compiute all’interno del matrimonio. Molte donne le subiscono per anni, a volte per tutta la vita, senza avere il coraggio di ribellarsi, poiché a dispetto di ogni progresso culturale, sono ancora poche quelle che trovano la forza di rivolgersi alla polizia.

 

La violenza carnale, qualunque sia la motivazione che la determini, rimane un crimine gravissimo che lascia nella maggior parte dei casi ferite che non possono essere rimarginate. È un arma di grande efficacia che arreca danni psicologici gravissimi, per rimediare ai quali la vittima è spesso destinata ad impiegare addirittura il resto della propria vita.

Ed è questo che dovrebbero tenere in mente i giudici nell’emettere sentenza contro i responsabili di reati del genere. Quindi il prefetto di Roma Achille Serra, avrebbe dovuto contare fino a 1000 prima di dire che la colpa è delle donne perché devono fare più attenzione….

Fino a qualche tempo fa, lo stupro era rubricato nel codice penale, come reato contro la morale, e non contro la persona.

L’assurdità di questa situazione era determinata dai cascami di certa morale cattolica dura a morire che, negando qualsiasi diritto alla donna violentata, spostava l’accento sull’offesa che lo stupro infliggeva al comune senso del pudore e della decenza.

Alla povera donna violentata non restava che patire l’umiliazione e il sospetto, nutrito dai moralisti offesi, di essere in qualche modo responsabili delle “pesanti” attenzioni ricevute.

Fortunatamente questo sconcio ha avuto fine e così, da poco, lo stupro è diventato reato contro la persona, comportando un maggiore.

 

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