SULLA VIOLENZA DI GENERE
l’evoluzione degli studi
su una tragica questione
di
Riccardo Renzi
Il presente
lavoro prende le fila da un mio
recentissimo intervento che ho
tenuto nella tavola rotonda contro
la violenza sulle donne dal titolo
“Ne dobbiamo parlare” che si è
tenuta sabato 25 novembre 2023
presso l’Urban center di Venetico
Superiore, organizzata
dall’Associazione Eccoci.
A partire dagli ultimi quaranta anni
a questa parte, la ricerca storica
ha inserito tra le sue materie
d’indagine anche la violenza di
genere. Una prima svolta si ebbe con
l’abbandono della “questione
femminile” a favore di un più
complesso e articolato dibattito sui
sessi. Fondamentale per questo
filone di studi fu il saggio di Gaye
Rubin, The traffic in women:
notes on the “political economy” of
sex, in Taurad and
Anthropology of Women, a cura di
R.R. Retter, edito nel 1975 a New
York, il quale ebbe il merito della
diffusione e canonizzazione del
concetto di genere.
Inoltre tale lavoro crea una cesura
tra le differenze anatomiche tra i
due sessi e le loro conseguenti
posizioni sociali nella storia. Su
tale dibattito qualche anno più
tardi intervennero anche Vincenza
Perilli e Liliana Ellena con il
saggio del 2012, Sesso/genere. Le
trappole della naturalizzazione,
in Femministe a parole. In
tale saggio si va a denunciare il
fatto che tale differenza
antropologica abbia poi costituito
un sistema sociale binario
asimmetrico e gerarchico, ove il
maschile ha ricoperto sempre un
ruolo superiore.
Per molto tempo in Italia si sono
studiati i vincoli matrimoniali, ma
senza comprendere a fondo che spesso
la violenza è racchiusa proprio
all’interno della relazione
coniugale e di tale vincolo. Una
prima svolta si ebbe negli anni
Novanta del Novecento quando si
iniziarono a studiare
sistematicamente le fonti
processuali riguardanti la violenza
domestica. Anche in Inghilterra
iniziarono a diffondersi rapidamente
studi su questo tema, detti anche
“marrige wars”.
Attualmente gli studi più diffusi
sono quelli che indagano la violenza
domestica in età tardo-medievale e
prima età moderna. Lo studio si
concentra particolarmente
sull’organizzazione gerarchica
all’interno della famiglia, che vede
il capofamiglia in dovere di
esercitare sulla coniuge lo ius
corrigendi e lo ius in corpos, in
altre parole l’uomo può accedere al
corpo della donna quando e come egli
voglia. Tale concetto a fatto sì che
in Italia si iniziasse a parlare di
“stupro coniugale” solo dagli anni
Sessanta del Novecento.
Un altro tema d’indagine recente è
quello legato all’ossessione da
parte maschile per il controllo
della sessualità femminile,
controllo legato da dogmi secolari
all’onore dell’uomo stesso. Si pensi
a tal proposito al delitto d’onore
che in Italia venne abrogato solo
con la Legge 442 del 5 agosto del
1981. La storia della conservazione
dell’onore legata al corpo coniugale
femminile, a partire dal diritto
romano, sino all’età moderna, ha
individuato nella sessualità
femminile un patrimonio sociale era
proprietà e dominio dei capi
famiglia.
Tale struttura sociale aborra
l’unione sessuale rivolta al mero
piacere e impronta tutto a una
tutela paternalistica dell’onestà
femminile. Partendo da tutte queste
basi, in Italia, in questi ultimi
decenni si è sviluppato un filone di
ricerca legato alla storia dello
stupro. Un’altra branca, però più
psicologica e storico-contemporanea,
si è concentrata sulla correlazione
violenza di genere e social/internet
nella contemporaneità. La violenza
online è spesso interconnessa alla
violenza offline, e inseparabile da
essa, poiché la prima può precedere,
accompagnare o dare seguito alla
seconda.
I tipi più comuni di violenza di
genere online sono reati quali le
molestie online, gli atti
persecutori online, la violazione
della vita privata connessa alle
tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, compresi l’accesso,
l’acquisizione, la registrazione, la
condivisione e la creazione e
manipolazione di dati o immagini,
anche di natura intima, senza
consenso.
Secondo il relatore speciale delle
Nazioni Unite sulla violenza contro
le donne, le sue cause e
conseguenze, la definizione di
«violenza online contro le donne» si
estende a qualsiasi atto di violenza
di genere contro le donne commesso,
coadiuvato o aggravato in tutto o in
parte mediante l’utilizzo delle
tecnologie dell’informazione e della
comunicazione. L’incidenza economica
negativa della violenza di genere e
i problemi di salute mentale che ne
derivano possono avere un grave
impatto sulle vittime, anche sulla
loro capacità di cercare lavoro, e
possono essere causa di problemi
finanziari.
Riferimenti bibliografici:
G. Rubin, The traffic in women:
notes on the “political economy” of
sex, in Taurad and
Anthropology of Women, a cura di
R. R. Retter, New York 1975.
B. Petroselli, Il crimen stupri
nelle fonti giudiziarie maceratesi
(prima metà del 19. sec.), in
Studia Picena, 87(2022), pp.
213-238.
Human
Rights Watch, These Everyday
Humiliations: Violence Against
Lesbians, Bisexual Women, and
Transgender Men in Kyrgyzstan,
Human Rights Watch, 2008.
E. de Celis, Prevención de la
violencia de género, in
Perspectivas de la violencia de
género, Madrid, Grupo 5
Editorial, 2011.