N. 32 - Agosto 2010
(LXIII)
I VICHINGhI IN AMERICA
tra
REALTà
e
LEGGENDA
di
Fabio
Patacca
Il
3
agosto
1492
da
Palos
de
la
Frontera
con
un
equipaggio
complessivo
di
120
uomini
Cristoforo
Colombo
sbarcò
su
un'isola,
chiamata
Guanahani
dagli
indigeni,
che
egli
battezzò
San
Salvador:
Ma
fu
proprio
Cristoforo
Colombo
a
scoprire
l’America?
Analizzando
le
cronache
anglosassoni
del
secolo
VIII
e
successivamente
le
saghe
groenlandesi,
oggi
molti
storici
ritengono
che
le
imprese
dei
vichinghi
siano
in
parte
frutto
di
fantasia,
altri
invece
sono
convinti
che
i
dati
riportati
nelle
saghe
contengano
punti
tanto
solidi
da
poter
resistere
ad
ogni
critica.
Tutto
ebbe
inizio
con
l’avvistamento
di
alcune
navi
da
parte
dei
monaci
cristiani
dell’isola
di
Lindisfarne,
a
nord-est
dell’Inghilterra.
Immersa
in
un
surreale
silenzio
tra
le
gelide
foreste
inglesi,
l’abbazia
era
stata
fondata
nel
635
da
monaci
celti
di
Jona,
un’isola
poco
distante
dalla
Scozia.
I
frati
che
vivevano
in
piena
armonia
con
Dio
non
immaginavano
che
quella
mattina
dell’8
Giugno
del
793
quei
misteriosi
ospiti
avrebbero
cambiato
la
loro
vita
e
quella
dell’intera
Europa.
Tutto
si
scatenò
in
pochi
istanti,
l’intera
popolazione
fu
uccisa
senza
potersi
difendere
e
l’abbazia
fu
completamente
saccheggiata:
ma
chi
erano
questi
misteriosi
uomini
venuti
dal
nord?
Erano
davvero
soltanto
dei
rozzi
guerrieri
che
per
decenni
terrorizzarono
l’intera
Europa?
La
parola
Vichingo
non
ha
trovato
ancora
oggi
una
spiegazione
sicura,
molti
sostengono
che
essi
fossero
mercanti,
associando
la
parola
wic
dal
latino
vicus
o
dal
franco
wik
il
significato
di
mercato
o
posto
di
commercio,
altri
dalla
lingua
nordica
vik
con
baia.
Adamo
di
Brema,
storico
e
teologo
tedesco
vissuto
nell’XI
secolo
li
chiamava
ascomanni.
La
sua
opera
è in
quattro
volumi
e
narra
la
storia
dell'arcivescovato
di
Amburgo
-
Brema
e
delle
isole
del
Nord.
Nei
primi
tre
volumi
è
narrata
principalmente
la
storia
dell'arcivescovato,
mentre
l'ultimo
è
più
incentrato
sulla
geografia,
la
storia
e i
costumi
della
Scandinavia.
Nel
quarto
libro
-
Descriptio
insularum
Aquilonis
delle
sue
Gesta
ci
parla
del
Vinland,
la
porzione
di
America
settentrionale
scoperta
dai
vichinghi
islandesi,
descrivendola
come
una
grande
isola
ricca
di
viti.
Fu
il
primo
a
scrivere
di
questa
scoperta
avvenuta
pochi
decenni
prima
della
stesura
del
suo
libro,
che
è
ben
attestata
nelle
saghe
islandesi.
La
patria
dei
vichinghi
era
la
grande
penisola
scandinava,
un
mondo
all’epoca
quasi
sconosciuto
dal
resto
dell’Europa.
Ancora
oggi,
per
mancanza
di
carte
e
fonti
che
potessero
rappresentare
quei
luoghi,
non
si
conosce
con
esattezza
come
si
presentasse
la
penisola
scandiva
all’epoca
dei
vichinghi,
anche
se
non
doveva
essere
una
terra
molto
ospitale.
Si
presuppone
però
che
i
primi
stanziamenti
emersero
nelle
zone
più
fertili,
forse
nello
Jütland,
nel
Fyn
e
Sjaelland,
adatte
soprattutto
all’allevamento
di
bestiame
e
che
le
decine
di
tribù
sparse
in
quei
luoghi
desolati
vivessero
in
piena
armonia
l’una
accanto
all’altra.
Ma
allora
perché
i
vichinghi
avrebbero
dovuto
attaccare
con
tanta
ferocia
le
vicine
coste
inglesi
e
non
solo?
Per
quale
motivo
abbandonarono
la
loro
terra
e
salparono
verso
mete
ignote?
Il
perché
dell'inizio
dell'espansione
vichinga
è un
argomento
ampiamente
dibattuto
fra
gli
storici,
anche
se
non
si è
ancora
arrivati
a
risposte
univoche.
Di
sicuro
con
il
passar
degli
anni
le
azioni
piratesche
dei
vichinghi
si
moltiplicarono
preoccupando
sempre
di
più
l’impero
franco.
Questo
dimostrò,
in
parte,
che
i
vichinghi
non
erano
soltanto
un
popolo
guerriero
o
uomini
sanguinari
che
attaccavano
i
villaggi
e le
coste
europee
per
saccheggiare
e
depredare
le
loro
ricchezze
ma
anche
una
popolazione
molto
astuta
e
ben
organizzata
che
senza
nessuno
scrupolo
riuscì
a
tener
testa
ad
un
grande
impero
sfruttando
le
sue
debolezze
e le
suddivisioni
interne.
Le
cronache
dell’epoca
riportano
decine
di
attacchi
e
saccheggi
dei
vichinghi
che
con
le
loro
veloci
imbarcazioni
riuscirono
a
risalire
perfino
la
Senna.
Il
vescovo
di
Troyes
descrisse
quasi
con
impotenza
i
suoi
timori,
tutto
ciò
era
frutto
di
vizi
e
nefandezze
dei
cristiani
e la
loro
punizione
era
la
ferocia
di
questi
pagani
che
con
le
loro
armi
avrebbero
distrutto
e
conquistato
le
loro
terre.
Anche
l’Inghilterra
nel
IX
secolo
sperimentò
la
ferocia
dei
vichinghi,
quasi
quattrocento
navi
risalirono
il
Tamigi
saccheggiando
la
stessa
Londra.
Anche
l’Irlanda
vide
salpare
sulle
proprie
coste
le
navi
con
il
drago
maestoso
dei
vichinghi,
ma
questo
fu
soltanto
l’inizio
dell’epopea
di
questo
popolo.
L’ondata
migratoria
se
così
può
essere
definita
portò
pochi
anni
dopo
i
vichinghi
a
numerosi
saccheggi
di
monasteri
e
uccisioni
di
alti
prelati,
sia
nel
nord
della
Spagna
che
nell'odierno
Portogallo,
cosa
che
durò
circa
un
secolo.
Nel
sud
islamico
i
califfi
ebbero
a
che
fare
con
razzie
vichinghe
fin
dall'844,
cosa
che
provocò
l'immediato
allargamento
di
porti
e la
costruzione
di
forti
flotte
di
contrasto,
con
alterni
successi
per
tutto
il
X
secolo.
Successivamente
i
vichinghi
spostarono
le
loro
mire
espansionistiche
verso
il
nord,
colonizzando
l’Islanda
e
inseguito
la
Groenlandia.
Si
pensa
che
i
primi
viaggi
verso
l’Islanda
furono
condotti
da
coloni
che
in
contrasto
con
le
diverse
tribù
della
Norvegia
decisero
di
affrontare
questo
lungo
viaggio
verso
l’ignoto
e
ottenere
la
loro
indipendenza.
Questi
lunghi
e
pericolosi
viaggi
sono
fondamentali
per
comprendere
quanto
i
vichinghi
non
fossero
soltanto
rozzi
guerrieri,
ma
anche
esperti
marinai.
Molti
storici
ritengono
però
che
la
scoperta
della
Groenlandia
ad
opera
di
Erik
il
rosso
fosse
avvenuta
perché
le
condizioni
climatiche
dell’epoca
erano
migliori
rispetto
a
quelle
di
oggi.
Ma
come
era
possibile
che
delle
semplici
navi
e
dei
rozzi
mercanti
riuscissero
in
tali
imprese?
Stando
alla
saga
groenlandese
del
1200,
Leif
Eriksson
figlio
di
Erik
il
rosso
intorno
all’anno
1000
spiegò
le
vele
e
raggiunse
le
coste
americane
settentrionali
con
i
suoi
uomini,
ma
in
realtà
aveva
avuto
un
predecessore.
La
scoperta
dell’America
spettava
ad
un
altro
valoroso
vichingo,
ovvero
Bjorn
Herjulfsson.
Secondo
la
saga
groenlandese,
il
giovane
dopo
aver
scoperto
che
suo
padre
non
stava
più
in
Islanda,
ma
era
emigrato
in
Groenlandia
con
Erik
il
Rosso,
decise
di
raggiungerlo,
sebbene
non
avesse
mai
navigato
nel
mare
di
Groenlandia.
Infatti
quell'estate
venne
mandato
fuori
rotta
da
improvvisi
venti
da
nord
e da
svariati
giorni
di
nebbia.
Poiché
nessuno
degli
uomini
del
suo
equipaggio
era
mai
stato
in
Groenlandia
prima
di
allora,
essi
dovettero
cercare
la
rotta
giusta.
Quando
infine
tornò
il
sole,
avvistò
una
terra
che
non
poteva
essere
la
Groenlandia,
ma
era
collinosa
e
molto
boscosa.
Dopo
due
giorni
di
navigazione
avvistarono
una
costa
piatta,
che
anche
in
questo
caso
non
poteva
essere
la
Groenlandia,
che
sapeva
avere
imponenti
ghiacciai.
Dopo
tre
giorni
di
vento
da
sud-ovest
giunsero
in
vista
di
un'isola
con
ghiacciai,
ma
inadatta
agli
uomini.
Dopo
quattro
giorni
di
vento
forte
avvistarono
finalmente
la
Groenlandia,
dove
si
fermò
da
suo
padre,
abbandonando
i
commerci
e
lavorando
invece
nella
fattoria.
Egli
riferì
molti
anni
dopo
della
sua
scoperta
sia
in
Norvegia
che
in
Groenlandia,
dove
Leif
figlio
di
Erik
si
mostrò
estremamente
interessato
al
suo
racconto
e
decise
di
intraprendere
quel
lungo
viaggio.
La
navigazione
per
tre
giorni
fu
buona,
poi
una
terribile
tempesta
venne
da
nord
e
solo
dopo
diversi
giorni,
quando
tornò
il
sole
Leif
sospinto
da
un
forte
vento
di
nord-est
e
stimolato
dalle
descrizioni
di
Bjorn
che
prima
di
lui
aveva
attraversato
quelle
terre,
raggiunse
finalmente
le
coste
americane.
Secondo
la
saga
groenlandese,
Leif
mandò
subito
degli
esploratori
a
controllare
il
vasto
territorio
quando
uno
di
loro
Tyrkir
con
immenso
stupore
riferì
di
aver
trovato
enormi
campi
di
grano
e
vigneti.
Inoltre
i
fiumi
erano
strapieni
di
salmoni,
i
più
grandi
che
avessero
mai
visto
in
vita
loro.
La
durata
della
luce
del
giorno
e il
buio
della
notte
non
erano
tanto
diversi
dalla
durata
della
Groenlandia.
Prima
di
partire
Leif
volle
dare
un
nome
a
quella
terra
e la
chiamò
Vinland,
ovvero
Terra
del
vino.
Successivamente
fu
condotta
una
seconda
spedizione,
questa
volta
fu
il
fratello
di
Leif
a
raggiungere
le
coste
americane,
ma
al
contrario
di
suo
fratello,
Thorvald
si
imbatté
in
nove
indigeni
e fu
ucciso
da
una
freccia,
ma i
suoi
uomini
riuscirono
a
caricare
la
nave
di
legname,
uva
e
tutto
ciò
che
vi
era
in
quella
terra
e
tornarono
in
Groenlandia.
La
scoperta
di
questa
nuova
terra
ricca
di
campi
di
grano,
vigneti,
di
boschi
ricchi
di
selvaggina
e
salmoni
fu
per
i
vichinghi
una
grande
occasione
e fu
descritta
con
cura
nella
saga
di
Erik
il
rosso.
Quest’ultima
riporta,
infatti,
anche
il
viaggio
di
Freydis,
figlia
di
Erik
il
rosso,
la
quale
partì
con
due
navi
per
Vinland
senza
però
alcun
successo.
Si
crede,
infatti,
che
il
fallito
tentativo
di
colonizzare
il
Vinland
sia
avvenuto
per
il
pessimo
rapporto
con
le
popolazioni
dei
nativi
americani
o
dagli
inverni
particolarmente
rigidi.
Si
può
dunque
credere
che
i
vichinghi
abbiano
preceduto
Colombo
di
quasi
cinquecento
anni?
Se
realmente
hanno
raggiunto
più
volte
le
coste
dell’America
settentrionale,
come
hanno
fatto
ad
orientarsi
e
attraversare
tutto
l’oceano
con
tanta
sicurezza?
Le
saghe
possono
essere
ritenute
delle
fonti
attendibili?
Stimando
che
il
salmone
è
tipico
delle
acque
fredde
e
che
il
grano
e la
vite
selvatica
crescono
sino
al
46°
grado
di
latitudine,
la
famosa
Vinland
scoperta
da
Leif
Eriksson
potrebbe
essere
più
o
meno
nei
pressi
di
Boston
o le
coste
canadesi?
Forse
alcune
risposte
le
ritroviamo
nelle
sensazionali
scoperte
avvenute
sull’isola
di
Rolvsoy
nei
pressi
del
fiordo
di
Oslo
nel
1867.
Anche
se
rinvenuta
con
parti
mancanti
e in
parte
danneggiata
possiamo
oggi
farci
un
idea
di
come
fossero
le
navi
vichinghe
che
avevano
terrorizzato
le
coste
dell’intera
Europa.
Fatta
di
legno
di
quercia,
misurava
venti
metri,
ben
costruita,
anzi
chiglia
e
paramezzale
erano
così
perfetti
da
non
lasciare
alcun
dubbio
su
come
avessero
affrontato
i
mari
ghiacciati
del
nord.
Ma
dopo
pochi
anni,
nel
1880
gli
archeologi
fecero
un’altra
importante
scoperta,
sepolta
sotto
un
spesso
strato
di
argilla
una
seconda
nave
“Gokstad”
venne
alla
luce
questa
volta
completamente
integra.
Tra
lo
stupore
generale,
la
nave
si
presentava
pressoché
intatta,
solida
ed
era
stata
elaborata
con
alta
raffinatezza
tecnica.
Lunga
23
metri,
larga
5 e
profonda
almeno
1,75,
l’imbarcazione
si
presentava
con
sedici
tavole
formanti
le
fiancate,
nove
delle
quali
sotto
il
pelo
dell’acqua.
Vimini
connettevano
le
tavole
con
le
costole
e
fili
di
lana
incatramati
provvedono
al
necessario
calafataggio.
Elegante
ma
molto
robusta,
tanto
che
si
decise
di
ricostruirla
per
verificarne
le
effettive
qualità
in
mare
aperto.
La
viking
questo
fu
il
nome
che
diedero
alla
nave
ricostruita
alla
perfezione
della
Gokstad
attraversò
integra
e
senza
problemi
l’Atlantico
ad
una
velocità
di
media
di
9,9
nodi
superando
di
gran
lunga
una
copia
della
Santa
Maria
di
Colombo.
Un
altro
importante
ritrovamento
nel
1904
sorprese
gli
archeologi,
una
nave
totalmente
diversa
dalla
Gokstad
fu
scoperta
nelle
regioni
di
Slagen.
Lunga
due
metri
in
meno
ma
larga
quanto
la
Gokstad,
la
nave
ugualmente
elegante
non
era
adatta
all’oceano
ma
evidenziava
comunque
le
ottime
conoscenze
nautiche
del
popolo
vichingo.
Infatti,
essendo
estremamente
duttili,
queste
imbarcazioni
permettevano
di
risalire
i
fiumi
ed
arrivare
al
cuore
del
territorio
nemico
con
estrema
facilità.
Dunque
era
possibile
che
i
vichinghi
fossero
stati
i
primi
a
scoprire
l’America?
Helge
Ingstad
avvocato
ed
esploratore
preparò
con
sua
moglie
una
spedizione
per
scoprire
il
Vinland
e
rispondere
a
questa
domanda.
Studiando
a
memoria
le
saghe
e la
topografia
di
Terranova
scandagliò
tutte
le
isole
e le
insenature
cercando
ovunque
la
prova
che
furono
i
vichinghi
i
primi
a
raggiungere
le
coste
americane.
La
sua
ricerca
si
concentrò
alla
fine
nella
baia
della
penisola
L’Anse
aux
Meadows,
una
baia
identica
a
quella
descritta
dalle
saghe
con
prati
verdi
e
molta
selvaggina
nei
boschi.
Nel
1962
molti
archeologi
e
geologi
si
unirono
alla
sua
spedizione
e i
risultati
furono
raccolti
in
un
libro
scritto
dallo
stesso
Ingstad.
Furono
ritrovate
otto
abitazioni,
utensili
di
pietra,
una
rudimentale
lampada,
ma
soprattutto
le
datazioni
delle
case
fatte
con
il
radiocarbonio
C-14
confermarono
la
datazione
intorno
all’anno
1000
il
tempo
di
Leif
Eriksson.
Dunque
sembrerebbe
che
i
vichinghi
abbiano
scoperto
davvero
l’America
500
anni
prima
di
Colombo?
Oppure
quello
non
era
il
campo
di
Leif
Eriksson?
Tra
miti
e
leggende
o
verità,
ciò
che
possiamo
asserire
con
certezza
è
che
i
vichinghi
ebbero
una
parte
importante
nel
vecchio
continente
soprattutto
nei
commerci;
anche
se
il
loro
spirito
guerriero
inizialmente
terrorizzò
interi
popoli,
esso
alla
fine
cessò
di
esistere
lasciando
campo
libero
alle
esplorazioni
e il
coraggio.