N. 130 - Ottobre 2018
(CLXI)
Ai confini del mondo
I
Vichinghi
di
Groenlandia
-
parte
i
di
Roberto
Conte
I
Vichinghi,
o
Normanni,
sono
universalmente
noti,
oltre
che
per
le
devastanti
incursioni
che
per
quasi
trecento
anni
terrorizzarono
l’Europa,
modificando
anche
profondamente
il
suo
assetto
geopolitico,
per
le
ardimentose
esplorazioni
dell’Atlantico
settentrionale,
che
li
portarono
addirittura
a
sbarcare
sul
continente
nordamericano
quasi
mezzo
millennio
prima
del
celeberrimo
viaggio
di
Cristoforo
Colombo.
Nell’ambito
di
queste
avventurose
imprese,
particolare
suggestione
hanno
sempre
destato
le
vicende
riguardanti
la
colonizzazione
della
Groenlandia:
la
scoperta
di
questa
enorme
isola,
la
creazione
di
due
insediamenti
che
conobbero
un
periodo
di
relativo
benessere
prima
che
i
mutamenti
climatici
li
indirizzassero
lentamente,
ma
inesorabilmente,
verso
una
triste
agonia,
e la
loro
per
certi
versi
misteriosa
fine,
a
pochi
decenni,
se
non
addirittura
a
pochi
anni,
dall’inizio
dell’età
delle
grandi
esplorazioni
atlantiche,
sono
sempre
stati
elementi
in
grado
di
attirare
uno
speciale
interesse.
Ovviamente,
la
sete
di
avventura
non
era
il
solo,
e
probabilmente
neanche
il
principale,
motivo
di
tali
viaggi.
La
popolazione
scandinava
stava
vivendo
un
periodo
di
impetuosa
crescita
demografica,
e la
terra
natia
non
poteva
garantire
il
sostentamento
di
tutti:
si
imponeva
quindi
la
ricerca
di
nuovi
territori
da
colonizzare,
e le
deserte,
o
quasi,
isole
dell’Atlantico
settentrionale
sembrarono
una
buona
soluzione,
tenendo
anche
presente
che
all’epoca
queste
terre
godevano
di
un
clima
più
favorevole
rispetto
a
quello
attuale.
Dopo
aver
popolato
le
Far
Oer
e le
Shetland
tra
la
fine
dell’VIII
e
l’inizio
del
IX
secolo,
nell’860
i
Vichinghi
scoprirono
l’Islanda
e
iniziarono
a
installarvisi
nell’874,
senza
incontrare
nessun
abitante,
tranne
qualche
papar
(monaco
eremita)
irlandese,
alla
disperata
e
sempre
vana
ricerca
di
un
posto
isolato
in
cui
poter
venerare
Dio.
Per
circa
un
secolo
i
viaggi
esplorativi
lungo
l’Atlantico
sembrarono
subire
una
pausa,
dovuta
in
parte
alla
necessità
di
stabilizzare
gli
insediamenti
islandesi,
ma
comunque
i
navigatori
scandinavi
erano
a
conoscenza
dell’esistenza
di
altre
terre
più
a
ovest:
intorno
al
920
un
certo
Gunnbjorn
Ulfsson
(o
Ulf
Krakuson
secondo
altre
fonti),
in
rotta
dalla
Norvegia
verso
l’Islanda,
fu
spinto
dai
venti
oltre
quest’ultima
e
avvistò
delle
isole
(chiamate
in
seguito
Gunnbjarnarsker,
o
scogliere
di
Gunnbjorn,
e
dall’ubicazione
ancora
incerta)
e
più
in
lontananza
altre
terre
emerse,
ma
non
cercò
di
approdarvi.
Bisognò
attendere
l’ultimo
ventennio
del
X
secolo
perché
un
Norreno
muovesse
dall’Islanda
con
la
chiara
intenzione
di
trovare
più
a
occidente
altri
territori
da
colonizzare:
si
trattava
di
Eirik
Thorvaldsson,
detto
Ruaidi
(il
Rosso).
Individuo
non
propriamente
raccomandabile,
a
soli
dieci
anni
si
era
dovuto
trasferire
dal
natio
Rogaland,
in
Norvegia,
a
causa
del
bando
che
aveva
colpito
suo
padre,
reo
di
strage,
e si
era
stabilito
in
Islanda,
nella
regione
nord-occidentale
dell’Haukadal.
Ne
era
stato
espulso
per
aver
ucciso
un
vicino
e si
era
trasferito
sull’isola
di
Öxney,
ma
presto
era
ricaduto
anche
qui
nelle
sue
cattive
abitudini
e
nel
982
era
stato
colpito
da
un
bando
di
tre
anni
per
una
strage
compiuta
a
causa
di
una
disputa
con
una
famiglia
confinante.
Essendogli
precluse
tanto
l’Islanda
quanto
la
Norvegia,
Eirik
decise
di
seguire
le
orme
di
Gunnbjorn
e
iniziò
un’esplorazione
sistematica
dei
mari
occidentali:
fu
così
che
raggiunse
la
costa
orientale
della
Groenlandia.
Poiché
essa,
perennemente
ghiacciata,
non
era
in
alcun
modo
adatta
a
ospitare
una
colonia,
egli
la
seguì
sino
a
doppiare
Capo
Farvel
e
giunse
infine
sul
lato
occidentale
dell’immensa
isola,
dove
trovò
finalmente
condizioni
più
favorevoli:
un
vasto
tratto
di
costa
non
interdetto
dai
ghiacci
neanche
in
inverno,
un
territorio
collinare
erboso
e
bagnato
da
fiumi
e
laghi,
una
nutrita
fauna
di
animali
artici
e,
non
da
ultimo,
nessuna
presenza
di
altri
esseri
umani,
almeno
nel
presente;
in
effetti,
furono
rinvenuti
resti
di
vecchi
insediamenti
oramai
abbandonati,
che
ora
sappiamo
appartenere
agli
Inuit
di
cultura
Dorset.
Eirik
continuò
a
esplorare
il
territorio
sino
al
termine
del
suo
bando,
quindi
rientrò
in
Islanda
con
la
ferma
intenzione
di
ritornare
nella
terra
da
lui
scoperta
e di
colonizzarla.
Fu
lui
a
battezzarla
Groenland
(Terra
Verde)
per
renderla
più
appetibile
agli
occhi
degli
Islandesi,
che
in
ogni
caso,
reduci
da
un
terribile
periodo
di
carestia,
erano
già
per
conto
loro
propensi
a
cercare
fortuna
altrove.
Nel
986
Eirik
prese
così
il
mare
al
comando
di
venticinque
navi,
quattordici
delle
quali
riuscirono
infine
a
prendere
terra
nella
zona
dell’attuale
Julianehab,
dove
venne
fondato
quello
che
in
seguito
divenne
noto
come
Osterbygd
(Insediamento
Orientale).
Negli
anni
successivi
i
Norreni
estesero
il
loro
controllo
del
territorio
verso
nord:
nei
pressi
della
moderna
Ivigtut
prese
vita
un
villaggio
di
una
ventina
di
case,
a
volte
chiamato
dagli
archeologi
Insediamento
di
Mezzo,
e
molto
più
a
settentrione,
dove
ora
sorge
Godthab,
fu
creato
Vesterbygd
(Insediamento
Occidentale).
Il
buon
risultato
della
colonizzazione
non
frenò
le
ardimentose
esplorazioni
degli
Scandinavi,
anzi
in
un
certo
senso
le
alimentò
ulteriormente.
All’inizio
i
coloni
provarono
a
spingersi
all’interno
dell’immensa
isola,
ma
incontrarono
solo
una
desolazione
completa,
dove
i
ghiacci
perenni
imperavano
incontrastati.
Ebbero
modo
di
perlustrare
anche
le
impervie
coste
orientali
della
Groenlandia,
soprattutto
come
conseguenza
di
naufragi,
e
qui,
se
c’è
qualcosa
di
vero
nella
storia
di
Thorgils
Orrabeinfostre,
presente
nella
saga
di
Floemanna,
ebbero
forse
occasione
di
incontrare
gli
ultimi
Inuit
di
cultura
Dorset
presenti
sull’isola,
se
con
essi
devono
essere
identificate
le
“streghe”
con
cui
i
naufraghi
norreni
ebbero
a
che
fare.
Decisero
allora
di
spingersi
più
a
occidente,
dove
sapevano
dell’esistenza
di
altre
terre
emerse,
che
potevano
scorgere
all’orizzonte
quando
scalavano
le
montagne
alle
spalle
dei
loro
insediamenti.
La
loro
conoscenza
diretta
del
continente
nordamericano
avvenne
prima
per
arrivi
casuali
di
navigatori
spinti
tanto
a
occidente
da
tempeste
o da
coltri
di
nebbia:
già
nel
983
questo
sarebbe
capitato
a
Ari
Marsson,
ma
nel
suo
caso
si
entra
in
un
campo
che
ha a
che
vedere
più
con
la
leggenda
che
con
la
storia;
più
circostanziato
è il
racconto
dell’arrivo
di
Bjarni
Erjolfsson
nel
986,
che
costeggiò
prima
un
territorio
collinare
e
boscoso,
poi
uno
pianeggiante
e
anch’esso
ricco
di
foreste
e
infine
una
terra
completamente
avvinta
dai
ghiacci,
prima
di
riuscire
a
ritrovare
la
rotta
per
la
Groenlandia.
Successivamente,
furono
i
figli
di
Eirik
Ruaidi
a
condurre
pianificate
spedizioni
esplorative
in
Nordamerica:
nel
1001
il
primogenito
Leif,
ripercorrendo
a
ritroso
la
rotta
di
Bjarni,
raggiunse
prima
Helluland
(Terra
dei
delle
Pietre
Piatte),
oramai
unanimemente
identificata
con
l’isola
di
Baffin,
quindi
Markland
(Terra
del
Legno),
molto
probabilmente
il
Labrador
meridionale,
e
infine
Vinland
(Terra
del
Vino),
la
cui
localizzazione
è
ancora
incerta,
anche
se
la
maggior
parte
degli
studiosi
propende
a
considerarlo
una
parte
dell’isola
di
Terranova.
Proprio
qui,
nella
località
di
L’Anse
aux
Meadows,
nel
1961
sono
venuti
alla
luce
i
resti
di
un
insediamento
scandinavo,
conferma
definitiva
dell’effettivo
arrivo
dei
Norreni
in
Nord
America.
Il
fratello
di
Leif,
Thorstein,
salpò
a
sua
volta
per
il
Vinland
nel
1002
e ne
proseguì
l’esplorazione,
ma
presto
entrò
in
conflitto
con
gli
indigeni,
chiamati
Skraeling
(probabilmente
Algonchini),
e
restò
ucciso
nel
corso
di
uno
scontro
contro
di
essi
nel
1004.
Fu
l’islandese
Thorfinn
Thordsson
Karlsefni
a
cercare
di
creare
un
insediamento
stabile
sul
continente
americano:
salpato
dalla
Groenlandia
nel
1007,
restò
per
due
anni
nel
Vinland,
tentando
anche
di
imbastire
una
rete
di
scambi
commerciali
con
gli
Skraeling.
Presto,
tuttavia,
i
rapporti
tra
le
due
comunità
degenerarono
in
aperte
ostilità,
costringendo
i
Norreni
a
abbandonare
il
territorio.
Un
ultimo
tentativo
di
colonizzazione,
portato
avanti
subito
dopo
da
un’altra
figlia
di
Eirik
Ruaidi,
la
particolarmente
sanguinaria
Freydis,
si
concluse
presto
per
i
contrasti
interni
tra
gli
Scandinavi
e
per
la
continua
ostilità
degli
indigeni.
Il
fallimento
dell’impresa
nordamericana
non
ebbe
comunque
per
il
momento
ricadute
negative
sulla
vita
degli
insediamenti
groenlandesi:
le
colline
erbose
e
libere
dalla
morsa
dei
ghiacci
su
cui
sorgevano
i
due
insediamenti
garantivano
terreni
adatti
tanto
alla
coltivazione
quanto
al
pascolo
del
bestiame,
ma
la
vera
ricchezza
per
i
coloni
scandinavi
veniva
dai
territori
posti
più
a
nord
dei
loro
stanziamenti,
i
cosiddetti
Nordrseta,
che
giungevano
sino
alla
baia
di
Disko,
dove
essi
potevano
cacciare
o
catturare
orsi
bianchi,
renne,
falconi,
foche,
trichechi;
le
zanne
di
questi
ultimi,
in
particolare,
costituirono
la
materia
di
un
commercio
piuttosto
redditizio
con
l’Europa.
Il
relativo
benessere
ottenuto
portò
a
una
rapida
crescita
della
comunità:
inizialmente
non
più
di
450,
i
Norreni
di
Groenlandia
raggiunsero
rapidamente
le
3000
unità,
forse
addirittura
le
5000.
Vesterbygd
arrivò
a
contare
90
case
coloniche,
Osterbygd
190.
Proprio
a
Osterbygd
si
trovavano
le
sedi
principali
di
tutta
la
colonia:
Brattahlid,
forte
del
prestigio
derivatole
dall’essere
stata
la
sede
di
Eirik
Ruaidi
e
sede
del
thing,
l’assemblea
generale
della
comunità,
Gardar,
che
divenne
il
centro
religioso
di
tutta
la
colonia,
Hvalsey,
che
sembra
aver
acquisito
la
massima
importanza
nella
fase
terminale
della
vita
della
Groenlandia
norrena,
Herjolfsnes,
il
porto
nel
quale
attraccavano
tutte
le
navi
in
arrivo
dall’Europa.
Un
indizio
del
grado
di
prosperità
raggiunto
dalla
comunità
viene
dalla
relativamente
rapida
costituzione
di
un
vescovato
locale.
Al
momento
del
loro
arrivo
sull’enorme
isola
nordamericana,
i
coloni
scandinavi
erano
del
tutto
o a
grande
maggioranza
pagani,
ma
quando,
intorno
al
1000,
l’Islanda
decise
di
abbracciare
il
Cristianesimo,
esso
si
diffuse
rapidamente
tra
di
loro:
secondo
le
saghe,
fu
proprio
Leif
Eiriksson,
di
ritorno
dalla
Norvegia,
a
predicare
la
nuova
fede.
Per
quanto
Eirik
Ruaidi
restasse
fedele
alle
antiche
credenze,
sua
moglie
Thjodhilde
ottenne
il
permesso
di
costruire
la
prima
chiesa
in
Groenlandia,
che
venne
edificata
a
Brattahlid.