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N. 6 - Giugno 2008
(XXXVII)
in viaggio con instoria
Lettera per un'idea
di Matteo Liberti
Forse
la
storia
universale
è la
storia
della
diversa
intonazione
di
alcune
metafore.
(J.
L.
Borges)
Scrivere
la
storia
è un
modo
di
sbarazzarsi
del
passato.
(J.
W.
Goethe)
Nato
sulla
pietra
ed
evolutosi
nel
digitale,
il
racconto
storico
ha
sempre
avuto
una
compagna
prediletta:
la
carta.
Questo
supporto
antico,
figlio
della
natura
e
spesso
mal
utilizzato,
rappresenta
la
tappa
ultima,
ma
non
definitiva,
del
nostro
percorso,
il
cui
racconto
è
l’oggetto
delle
parole
che
seguono.
Si
tratta
della
storia
di
un
viaggio,
iniziato
qualche
anno
fa e
ancora
oggi
in
pieno
svolgimento.
Un
viaggio
i
cui
protagonisti
sono
aumentati
lungo
la
via,
e la
cui
meta,
chiara
al
principio,
è
divenuta
sempre
più
ignota
e,
allo
stesso
tempo,
affascinante.
Quella
che
segue
è la
storia
di
InStoria,
si
perdoni
l’assonanza.
Non
si
troveranno
nomi,
nelle
parole
che
seguono,
ma
chi
ha
partecipato
a
questa
storia
vi
si
saprà
riconoscere
facilmente:
consideri
allora
l’assenza
del
proprio
nome
come
un
silenzio,
non
come
un
vuoto.
Un
silenzio
interrotto
solo
da
una
parola,
che
ognuno
può
appiccicarsi
addosso
come
meglio
crede.
La
parola
è:
grazie.
Silenzio.
Ora
si
può
partire.
C’è
sempre
un
inizio
Tutto
cominciò...
Suona
bene
come
attacco,
forse
un
po’
scontato
ma
fa
sempre
il
suo
effetto.
Tutto
cominciò
nel
Giugno
del
2005,
anche
se
ogni
inizio
ne
nasconde
un
altro,
e un
altro,
e un
altro…
Partire
dai
primi
germi
di
un’idea
sarebbe
però
un’operazione
forse
troppo
lunga;
in
fondo
le
date,
nella
Storia,
servono
proprio
a
questo:
a
fornirsi
di
punti
di
riferimento.
Il
nostro
è
fissato
a
quel
giugno
di
qualche
anno
fa.
Fu
allora
che
InStoria,
una
sconosciuta
rivista
di
storia
e
informazione,
fece
il
suo
ingresso
ufficiale
nel
web.
L’obiettivo
iniziale
di
chi
la
ideò
era
quello
di
poter
creare
un
luogo
d’incontro,
un
piccolo
riferimento
nella
rete,
per
ricercatori,
studenti
e
appassionati
della
materia
storica:
offrire
informazione
storica,
o
storicizzata,
in
un
luogo,
Internet,
in
cui
questo
tipo
di
argomento
appariva
relegato
a
piccole
finestre
accademiche,
oppure
risultava,
almeno
a
noi,
mal
utilizzato
(e
con
buone
dosi
di
approssimazione
e
superficialità)
da
qualche
sporadico
sito.
Con
ciò
non
si
vuol
intendere
che
nulla
di
buono
era
presente
nel
web
in
relazione
all’argomento
storico;
quel
che
vi
era,
però,
affrontava
spesso
contesti
particolari,
piccoli
periodi
della
Storia.
Quel
che
noi
invece
avevamo
in
mente
era
l’idea
di
offrire
una
panoramica
ampia
su
tutto
il
divenire
storico
e i
suoi
protagonisti
di
ogni
giorno.
Uno
strumento
pienamente
digitale,
il
web,
per
il
racconto
della
Storia,
della
vita
di
tutti
i
giorni
e di
quei
momenti
che,
più
di
altri,
vengono
ricordati
nel
tempo.
Le
passioni,
le
paure
e le
speranze
degli
uomini,
il
cambiamento
dell’ambiente
in
cui
viviamo,
il
mondo
analogico:
questo
sarebbe
stato
il
nostro
racconto.
C’è
sempre
un
nome
da
scegliere
Venne
quindi
scelto
un
nome
che
potesse
riassumere
tutte
le
nostre
intenzioni:
InStoria:
dove
In
stava
per
Informazione,
per
Internet
e
per
Internamente,
dentro
la
Storia.
Per
esser
certi
di
riuscire
ad
abbracciare
ogni
aspetto
dei
processi
storici,
si
decise
di
inserire
nella
rivista
un
buon
numero
di
rubriche,
utili
ad
esulare
le
solite,
semplicistiche
e
limitative,
periodizzazioni
da
manuale.
E
così
venne
dato
spazio
all’Ambiente,
alla
Cultura,
all’Arte
(in
un
secondo
momento),
alla
Filosofia,
alla
Religione,
allo
Sport,
alla
Storia
locale
e al
Viaggio,
cercando
di
coprire
tutti
i
contesti
in
cui
la
vita
si
sviluppa
e si
fa
Storia.
L’uomo
è un
animale
sociale
Un
ultimo,
fondamentale,
elemento
venne
inserito
nel
progetto.
Si
trattava
di
una
pagina,
ancora
presente
sulla
rivista,
in
cui
si
invitavano
i
lettori
a
partecipare
all’arricchimento
dei
contenuti
di
InStoria.
Semplice,
detta
così.
La
vera
sorpresa,
poi,
è
venuta
proprio
da
qui,
come
accade
con
le
cose
semplici.
Tante
persone,
tanti
di
voi,
si
sono
lentamente
avvicinate
alla
nostra
rivista
e vi
hanno
lasciato
il
loro
contributo.
Dallo
studente
al
docente
universitario,
la
nostra
redazione
virtuale
si
è,
mese
dopo
mese,
arricchita
come
nessuno
di
noi
poteva
immaginare.
Dopo
le
parole,
sono
arrivati
i
complimenti
e le
soddisfazioni:
molti
siti
internet
si
sono
interessati
al
nostro
progetto
e in
molti
hanno
visto
i
proprio
scritti
pubblicati
su
importanti
riveste
cartacee.
Sono
arrivate
anche
le
difficoltà,
ma
si è
deciso
di
tenerle
fuori
da
questo
resoconto.
Quel
che
si
può
dire
è
che,
mentre
la
rete
dei
nostri
collaboratori
si
faceva
sempre
più
vasta,
InStoria
continuava
a
essere
gestita,
e
migliorata,
da
poche
mani.
Poche
persone,
pochissime,
che
in
questi
tre
anni
si
sono
sforzate,
spinte
unicamente
dalla
passione
per
l’informazione
storica,
di
portare
avanti
quell’idea
originaria.
Poi
sono
passati
i
mesi
e
gli
anni,
e la
creatura
digitale
che
voleva
raccontare
l’elemento
analogico
della
Storia
è
cresciuta.
Poi...
Ogni
idea
nasconde
un’idea
Nel
gennaio
2008
tutto
il
progetto
InStoria
è
passato
sotto
un
altro
editore,
ma
la
redazione,
i
responsabili
e i
collaboratori
sono
rimasti
gli
stessi.
Senza
che
nulla
cambiasse,
tutto
è
però
cambiato.
E
così
è
successo
che
abbiamo
deciso
di
cogliere
quell’occasione
per
un
piccolo
restauro
grafico
e
per
un
aggiornamento
dei
contenuti.
I
risultati,
in
termini
di
apprezzamento
e di
visibilità,
ci
hanno
detto
che
l’idea
non
era
male.
Poi
ci
ha
preso
un
po’
la
mano
e,
in
poco
tempo,
è
nata
una
nuova
idea,
che
forse
covava
dentro
ognuno
di
noi
fin
dal
primo
giorno:
regalare
a
InStoria
anche
una
vita
su
carta.
Dal
digitale
all’analogico
Giugno
2008.
La
bellezza
delle
date
sta
nel
fatto
che
ci
si
può
giocare,
andando
a
cercare
coincidenze,
ricorsi
e
simbolismi.
Giugno
2005,
Giugno
2008.
Tre
anni
esatti
e,
nella
casuale
coincidenza
del
tempo,
le
poche
mani
che
hanno
guidato
Instoria
tentano
un
nuovo
progetto:
una
rivista
cartacea.
Per
ora,
in
attesa
del
giudizio
degli
eventi
e
della
fortuna,
si
può
definire
il
numero
1 di
InStoria
cartacea
come
un
regalo
a
InStoria
stessa,
e a
noi.
Poi,
chissà.
Dopo
esperimenti
e
tentativi
durati
mesi,
abbiamo
scelto
un
formato
e
una
tipologia
grafica
che
possono
apparire
distanti
dalla
veste
tipica
di
InStoria.
Ciò
si
accompagna
anche
a un
altro
cambiamento:
la
versione
cartacea
non
sarà
una
vera
e
propria
rivista,
e
non
sarà
neanche
mensile.
Il
nome
che
abbiamo
scelto,
mantenendo
l’intestazione
InStoria,
è
quello
di
quaderni
bimestrali.
Quaderni.
Ognuno
dei
quali
conterrà
una
rivisitazione,
arricchita
in
molti
casi,
di
alcuni
articoli
già
apparsi
online,
ai
quali
si
aggiungeranno
nuove
parole,
scritte
ad
hoc,
e
qualche
nuova
rubrica,
dalle
opinioni
di
personaggi
di
spicco
alle
recensioni
cinematografiche.
Soprattutto,
però,
ogni
numero
conterrà
una
parte
monografica,
dedicata,
almeno
nei
primi
numeri,
alla
storia
delle
nostre
Regioni.
A
volte
si
tratterà
di
qualche
decina
di
pagine
e a
volte
di
un
numero
intero.
A
deciderlo
saranno
gli
stimoli
che
riceveremo
da
ogni
luogo.
La
nostra
gioia,
per
ora,
è
aver
potuto
dare,
a
quel
racconto
analogico
cui
si
faceva
riferimento,
uno
strumento
forse
più
suo:
la
carta,
appunto.
Dal
digitale
all’analogico:
un
passo
indietro
per
poter,
con
nuovo
entusiasmo,
cercare
nuove
vie.
Conoscere
il
passato
non
serve
a
predire
il
futuro
Poi,
nessuno
di
noi
sa
che
cosa
accadrà,
come
agli
eventi
seguiranno
gli
eventi,
come
la
fortuna
e il
caso,
se
mai
esistesse,
accoglieranno
le
nostre
idee.
Come
l’albero
non
conosce
il
proprio
progetto,
ma
cresce,
ramifica
e
s’innalza,
così
noi.
Quale
aria
sarà
data
alle
nostre
fronde
non
lo
sappiamo.
Sappiamo
però,
da
buoni
storici,
in
quale
humus
affondano
le
nostre
radici.
Queste
poche
parole
hanno
cercato
di
seguire
queste
radici,
di
raccontarne
lo
sforzo
a
chi
non
ci
conosce,
ringraziando,
silenziosamente,
chi
vi
ha
portato
acqua.
Invitando
infine,
chi
ne
abbia
la
pazienza
e
non
l’abbia
già
fatto,
a
conoscerci,
criticarci
e
arricchirci.
Questo
è
tutto,
per
ora.
Fine.
Inizio.
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