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[ISSN 1974-028X]

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ANTICA


N. 3 - Marzo 2008 (XXXIV)

I VIAGGI DI SAN PAOLO IN GRECIA

BEREA, ATENE, CORINTO, KENCHREAI - Parte II

di Maria Cristina Ricci

 

Berea
(At. 17,10-14)

 

La prima parte del viaggio per questa città si svolgeva ancora lungo la via Egnazia, che superava le tappe ad Decimum (It. Hier. 605,5) e Gephyra (It. Hier. 605,6), stazione al ponte sul fiume Axios, fino all'altezza dell'odierna Nea Khalkhidon da dove partiva un'antica strada che si dirigeva a SO verso Berea ed Atene, stazione che si potrebbe localizzare nelle prossimità del villaggio di Yefira, che si affaccia sulla riva occidentale destra del fiume, oppure sulla sponda sinistra, nel punto in cui passa la ferrovia da Belgrado.

 

La presenza di una fiorente città moderna, Veria, sorta su quella antica, ha reso praticamente impossibile la scoperta di strutture. Abbiamo invece numerose epigrafi.

 

A Berea le parole di San Paolo ricevono un'ottima accoglienza tra alcune nobildonne del posto e tra i Giudei che frequentavano la sinagoga; l'eco di questo successo giunge fino a Tessalonica, dove coloro che avevano già una volta ostacolato l'opera missionaria di Paolo decidono di intervenire contro di lui anche in questa città (At. 17,10 Oƒ dš ¢delfoˆ eÙqšwj di¦ nuktÕj ™cšpemyan tÒn te Paàlon kaˆ tÕn Sil©n e”j Bšroian, oƒ/tinej paragenÒmenoi e„j t¾n sunagog¾n tîn I)ouda…wn ¢pV/esan. 11 oátoi dš Ãsan eÙgenšsteroi tîn ™n Qessalon…kV , o†tinej ™dšcanto tÕn lÒgon met¦ p£shj proqum…aj kaq¡ ºmšran ¢nakr…nontej t¦j graf¦j e„ œcoi taàta oÛtwj. 12 polloˆ mšn oân ™c aÙtîn ™p…steusan kaˆ tîn 'Ellhn…dwn gunaikîn tîn eÙschmÒnwn kaˆ ¢ndrîn oÙk Ñl…goi. 13 Æj dš œgnwsan oƒ ¢pÕ tÁj Qessalon…khj 'Iouda‹oi Óti kaˆ ™n tÍ Bero…v kathggšlh ØpÕ toà PaÚlou Ð lÒgoj toà qeoà, Ãlqon k¢ke‹ saleÚontej kaˆ tar£ssontej toÝj Ôclouj).

 

Nuovamente in pericolo, Paolo viene portato verso la costa, come riportato in At. 17,14 eÙqe/wj dš tÒte tÕn Paàlon 'ecapšsteilanoi (a)delfoˆ poreÚesqai ›wj ™pˆ t¾n q£lassan, forse a Pidna – identificata dal Pritchett a sud della città di Makrygialos – o Bada (Tab. Peut. segm. VII,1), sul Golfo Termaico, dopo aver superato Acerdos, forse detta anche Ascordus, da un fiume ricordato da Livio (Liv. XLIV,7,6) che successivamente ha cambiato nome in Palatisa (Tab. Peut. segm. VII,1); e Aloros o Arulos, sito non ha ancora una localizzazione certa: Plinio (Plin. NH IV,34) ricorda che la città si trovava tra Pidna e il fiume Haliakmon, mentre Strabone (7 frg. 22) la colloca a 70 stadi da Methone, in Bottiaea e non in Pieria, la Tab. Peut. segm. VII,1 indica una distanza di 15 miglia tra Acerdos e Aloros; o a Dion (localizzata nei pressi di Malathria) o, ancora più a sud, a Sabatium (Tab. Peut. segm. VII,2), il cui sito è stato localizzato a N dell'odierna Platomona. In base allo studio della Tab. Peut. segm. VII,1, Pritchett registra altre due tappe tra Pidna e Dion, Anamo, localizzata presso Korinos, a 9-10 km da Pidna, e Hatera, che probabilmente corrisponde all’odierna Katerine (nella Tabula è annotata una distanza di 12 miglia tra Hatera e Dion, che non è contraddetta dalle attuali misurazioni).

 

Atene
(At. 17,15-34)

 

Probabilmente per arrivare ad Atene Paolo preferì imbarcarsi, in quanto un viaggio via terra attraverso la Tessaglia, oltre ad essere estremamente lungo, era anche piuttosto pericoloso per la presenza di predoni.

 

Preso il mare da Pidna, dopo aver costreggiato la Tessaglia, la rotta doppiava il capo Sepìas, si inoltrava nel mare Euboicum, toccava Calcide e, attraversato lo stretto dell'Euripo, puntava verso il capo Sunio per risalire poi lungo la costa occidentale dell'Attica fino ad Atene.

 

Secondo R. Fabris Paolo sbarcò nel porto del Falero, più piccolo del Pireo, dove attraccavano le grandi navi da guerra, ma più vicino alla capitale: il porto del Falero per le sue dimensioni era preferibile per l'attracco di piccole imbarcazioni destinate al traffico locale; al contrario il Pireo ospitava spesso grandi navi mercantili e da guerra.

 

La testimonianza di Strabone (Strabo IX.21) ricorda che il Falero era il primo demo sulla costa ad est del Pireo, e Pausania (Paus. VIII.10.4) lo colloca a venti stadi da Atene; queste indicazioni hanno favorito l'identificazione del sito della città con l'area del promontorio in cui sorge la Chiesa di Haghios Georgios, mentre l'ampia rada della spiaggia di Phaleron tra il promontorio e Mounychia ad O probabilmente era il porto.

 

Seguendo la strada che collegava il Falero ad Atene, si arriva alla porta sud, detta anche Halàde, sbucando proprio di fronte alla Stoà di Eumene, al Teatro di Dioniso e all'Odeon di Pericle, alle cui spalle sorge l'Acropoli.

 

In At 17,16 viene evidenziato come Paolo si irritasse nel vedere quanti idoli fossero sparsi per la città (At. 17,16 'En dš ta‹j 'Aq»naij ™kdecomšnou aÙtoÝj toà PaÚlou parwcÚneto tÕ pneàma aÙtoà ™n aÙtî qewroàntoj kate…dwlon oâsan t¾n pÒlin), in più, oltre a predicare nella sinagoga, spesso si recava tra i pagani nell'agorà (At. 17,17 dielšgeto mšn oán ™n t´ sunagwg´ to‹j 'Iouda…oij kaˆ to‹j sebomšnoij kaˆ ™n t´ ¢gor´ kat¦ p©san ¹mšran prÕj toÝj paratugc£nontaj), in cui sorgeva un numero notevole di templi.

 

Passando lungo la via delle Panatenee, che tagliava trasversalmente l'agorà, era possibile ammirare le stoai che ne occupano il lato settentrionale e parte di quello occidentale, dove si dispongono anche il tempio di Apollo Patroos, il Metroon e la Tholos; il lato orientale della piazza è costituito dalla grandiosa stoà di Attalo, ed anche il lato meridionale consiste in un portico, la stoà di mezzo, che separa l'agorà principale dall'agorà sud. Di fronte alla stoà di Attalo si trova il bema, da dove San Paolo potrebbe aver parlato alla gente che affollava la piazza.

 

Nell'area interna, invece, dominano a sud il monumentale Odeon di Agrippa, intorno al quale si dispongono l'altare degli Eroi Eponimi, quello di Zeus Agoraios, costruito originariamente sulla Pnice, ed il tempio di Ares, che fu trasportato qui dal demo di Acharnai durante il regno di Augusto.

 

Inoltre, sul Kolonos Agoraios, la collina ad ovest dell'agorà, svetta il tempio di Efesto, altro notevole simbolo del culto pagano ad Atene.

 

In un simile ambiente, aperto alle novità, le parole di Paolo furono inizialmente accolte con interesse da alcuni filosofi, epicurei e stoici, i quali lo portarono sull'Areopago (At. 17,18 tinšj dš kaˆ tîn 'Epikoure…wn kaˆ Stoikîn filosÒfwn sunšballon aÙtù, ka… tinej œlegon: t… ¥n qšloi Ð spermolÒgoj oátoj lšgein; oƒ dš: cšnwn daimon…wn doke‹ kataggeleÝj eŒnai, Óti tÕn 'Ihsoàn kaˆ t¾n ¢n£stasin eÙhggel…zeto. 19 ™pilabÒmeno… te aÙtoà ™pˆ tÕn ”Areion p£gon ½gagon lšgontej: dun£meqa gnînai t…j ¹ kain¾ aÛth ¹ ØpÕ soà laloumšnh didac»; 20 cen…zonta g£r tina e„sfšreij e„j t¦j ¢ko¦j ¹mîn: boulÒmeqa oân gnînai t…j ¹ kain¾ aÛth ¹ ØpÕ soà laloumšnh didac»; 21 'Aqena‹oi dš p£ntej kaˆ oƒ ™pidhmoàntej cšnoi e„j oÙdšn ›teron hÙka…roun À lšgein ti À ¢koÚein ti kainÒteron), o colle di Ares, che era la sede del più antico tribunale di Atene e del primo Parlamento aristocratico; dalla seconda metà del V sec. in poi qui si esercitò solo il potere giuridico e si svolsero i processi per i casi di omicidio.

 

Secondo la testimonianza di Pausania (I,28.5-7) sull'Areopago c'era un altare dedicato ad Atena Area, formato da due pietre (la pietra dell'implacabilità e la pietra della violenza), sulle quali salivano da un lato l'accusatore, dall'altro l'imputato; sempre in questa zona sorgeva anche il Santuario delle Erinni, in cui erano conservate – oltre alla tomba di Edipo, posta all'interno del recinto – le statue di queste divinità insieme con quelle di Plutone, Ermes e Gea; in genere qui gli imputati prosciolti ringraziavano gli dei facendo sacrifici in loro onore. Oggi non restano tracce di questo altare, e nemmeno di quello visto da San Paolo dedicato al Dio Ignoto (At. 17,23 dierxÒmenoj g¦r kaˆ ¢naqewrîn t¦ seb£smata Ømîn eáron kaˆ bwmÕn ™n ú ™pegšgrapto: 'Agnwstù qeù. •O oân ¢gnooàntej eÙ sebe…te, toàto ™gë kataggšllw Øm‹n).

 

Il messaggio cristiano tuttavia non fu compreso dagli Ateniesi, i quali trovavano assurdo il concetto di resurrezione; negli Atti viene ricordato il nome di un solo convertito, Dionigi l'Areopagita, e la mancanza nell'epistolario paolino di riferimenti ad Atene fa pensare che qui non si formò una comunità cristiana come era successo nelle precedenti città (At. 17,32 'AkoÚsantej dš ¢n£stasin nekrîn oƒ mšn ™xleÚazon oƒ dš eŒpan: ¢kousÒmeq£ sou perˆ toÚtou kaˆ p£lin. 33 oØ/twj Ð Paàloj ™xÁlqen ™k mšsou aÙtîn. 34 tinšj dš ¥ndrej kollhqšntej aÙtÙ ™p…steusan, šn o‹j kaˆ DionÚsioj Ð 'Areopag…thj kaˆ gun¾ ÑnÒmati D£marij kaˆ ›teroi sÝn aÙto‹j).

 

Corinto
(At. 18,1-26)

 

In seguito a questi eventi Paolo lasciò Atene, proseguendo il suo viaggio verso Corinto (At. 18,1 Met¦ taàta cwrisqeˆj ™k tîn 'Aqhnîn Ãlqen e„j KÒrinqon); sebbene gli Atti tacciano riguardo alla strada (o alla rotta) percorsa, in genere viene accettata l'ipotesi di un percorso via terra, lungo la famosa Via Sacra fino ad Eleusi e poi per la Via Scironiana.

 

La Via Sacra, fiancheggiata lungo tutto il suo percorso da numerosi monumenti funebri e altari, da Atene passava per la località Sciro, quindi per il demo dei Laciadi; tra i vari monumenti che si incontravano lungo la strada, alcuni sono stati individuati nel luogo in cui ora sorgono delle chiese bizantine, come nel caso del sacro recinto di Zeus Meilichios, i cui resti sono stati riutilizzati per la chiesa di Haghios Sabas, o del tempio di Kyamites, oggi Haghios Gheorghios.

 

Prima di entrare nel territorio di Eleusi era necessario superare i Riti, due laghetti di acqua marina che costituivano uno dei punti di confine tra il territorio ateniese e quello eleusino: il più piccolo dei due era legato al culto di Demetra, mentre l’altro a quello di Kore.

 

Dopo aver oltrepassato la zona detta Reggia di Crocone, dal nome del primo signore di Eleusi, il percorso raggiungeva un ponte, di cui restano tracce di età adrianea, tramite cui si superava il Kephisos (Sarantapotamos); quindi si arrivava ad Eleusi.

 

Dalla tappa successiva, Megera (Tab. Peut. segm. VI,5), si proseguiva per un breve tratto lungo ca. 4 km prima di imboccare la Via Scironiana, una strada lunga 9 km a strapiombo sul mare, nota per la sua pericolosità fin dai tempi più antichi (Herodt. VIII 71 e Plin. Nat. Hist. IV 23); successivamente, attraversata la piana litoranea di Kinetta, si giungeva a Krommyon (Haghii Theodori), che sorgeva in un punto strategico lungo il lato nord del Golfo Saronico, e a Schoinous.

 

Superato il Diolkos presso l’estremità meridionale, le tappe successive in direzione sud erano il Santuario di Poseidon, Isthmia, e Kenchreai, da dove il percorso arrivava nel cuore della città attraversando la stoà sud dell'agorà; se invece Paolo proseguì il viaggio fino al Lechaion, probabilmente entrò a Corinto da nord, lungo la strada del Lechaion, che portava anch'essa nell'agorà, tagliandone il lato settentrionale.

 

Il Diolkos era la principale via di comunicazione tra il golfo Saronico e quello di Corinto, che permetteva un facile trasporto delle navi via terra; costruito nel VI sec. a.C. durante la tirannide di Periandro questo passaggio era formato da blocchi di pietra calcarea (oggi è possibile vedere i profondi solchi lasciati dal passaggio delle navi che di solito erano sistemate su piattaforme per il trasporto); la larghezza della strada poteva raggiungere i m 6 da un minimo di m 3.40. Delle sue estremità quella occidentale consisteva in un molo pavimentato, mentre l'altra fu risistemata nel corso del IV sec. a.C.; l'utilizzo del Diolkos è attestato fino al IX sec. d.C.

 

Al suo arrivo Paolo viene accolto da una coppia di giudei, Priscilla e Aquila, che erano stati costretti ad abbandonare l'Italia a causa dell'editto di Claudio (At. 18,2 kaˆ eØrèn tina 'Iouda‹on ÑnÒmati 'AkÚlan, PontikÕn t/Ùgšnei prosf£twj ™lhluqÒta ¢pÕ tÁj 'Ital…aj kaˆ Pr…skillan guna‹ka aÙtoà, di¦ tÕ diatetacšnai KlaÚdion cwr…zesqai p£ntaj toÝj 'Iouda…ouj ¢pÕ tÁj `Rw/mhj prosÁlqen aÙqo‹j); in quegli anni infatti si era manifestato un irrigidimento dell'impero nei confronti del mondo giudaico, tanto da indurre l'imperatore stesso ad ordinare che tutti i giudei residenti a Roma lasciassero la città. Questa notizia è riportata anche da Svetonio (Suet. Claud. 25) il quale però riferisce che l'ordine di espulsione era limitato ai soli seguaci di Cristo.

 

San Paolo a Corinto seguitò a diffondere la Parola di Dio ogni sabato nella sinagoga, mentre durante la settimana lavorava come fabbricante di tende presso i suoi ospiti; egli aveva rivolto la sua predicazione anche alle famiglie pagane, e nonostante la reazione ostile di alcuni giudei nei suoi confronti, in molti, corinzi ed ebrei – tra cui va annoverato il capo della sinagoga Crispo – abbracciarono la nuova fede.

 

L'animosità dei giudei rimasti fedeli al culto ebraico era rimasta viva, a tal punto che, ad un anno e mezzo dal suo arrivo, Paolo fu trascinato nell'agorà davanti al tribunale di Gallione, allora proconsole dell'Acaia, con l'accusa di diffondere un culto diverso da quello giudaico (At. 18,11 ™k£qisen dš ™niautÕn kaˆ mÁnaj Ÿx did£skwn ™n aÙto‹j tÕn lÒgon toà qeoà. 12 Gall…wnoj dš ¢nqup£tou Ôntoj tÁj 'Aca…aj katepšsthsan ÐmoqumadÕn oƒ 'Iouda‹oi tÙ PaÚlJ kaˆ ½gagon aÙtÕn ™pˆ tÕ bÁma 13 lšgontej Óti par¦ tÕn nÕmon ¢nape…qei oátoj toÝj ¢nqrèpouj sšbesqai tÕn qeÒn. 14 mšllontoj dš toà PaÚlou ¢no…gein tÕ stÒma eŒpen Ð Gall…wn prÕj toÝj 'Iouda…ouj: e„ mšn Ãn ¢d…khm£ ti ½ ·adioÚrghma ponhrÒn, ð 'Iouda‹oi, kat¦ lÒgon ¨n ¢nescÒmhn Ømîn, 15 e„ dš Zht»mat£ ™stin perˆ lÒgou kaˆ Ñnom£twn kaˆ nÒmou toà kaq¦ Øm©j, Ôyesqe aÙto…: krit¾j ™gë toÚtwn oÙ boÚlomai eŒna„.

 

In quel periodo Corinto era una delle più importanti e ricche città della Grecia, e l'agorà aveva beneficiato di questa situazione: divisa in due da una fila di edifici con orientamento SO-NE, la piazza era occupata nella parte inferiore da numerosi templi che si disponevano lungo il suo lato occidentale, da una stoà e dalla grande via per il porto del Lechaion sul lato settentrionale. Ai lati di questa strada si affacciavano altri imponenti edifici, come la basilica settentrionale, un lungo e stretto edificio – all'interno un colonnato delimitava un grande ambiente – che veniva utilizzato come tribunale.

 

L'agorà superiore era caratterizzata dalla monumentale stoà S, che ne occupa tutto il lato meridionale; alle spalle di questo portico si alternavano botteghe ed edifici utilizzati per varie funzioni; tra di essi uno fu eliminato per permettere l'ingresso nell'agorà alla via per Kenchreai.

In asse con questa strada, inserito tra le strutture che dividono la piazza, si trova il bÁma riguardo il quale Kent (n° 322) riporta un'iscrizione che faceva parte di uno degli ortostati della decorazione, di cui attesta l'appartenenza ad un periodo compreso tra il 25 ed il 50 d.C. – costituito da una piattaforma fiancheggiata da due camere poste al livello dell'agorà inferiore e comunicanti con essa tramite due scalinate; l'ingresso principale si apriva sul lato meridionale, forse tra due colonne sistemate su basi quadrate, ed era completato da un parapetto la cui funzione era di offrire uno sfondo ornamentale a chi proveniva dall'agorà inferiore.

 

E' probabile che proprio qui Paolo sia stato giudicato da Gallione, fratello del filosofo Seneca, citato in varie fonti (Sen. Q.Nat. IV,10 ed Ep. XVIII,1,1; Plin. H.N. XXXI,62-63; Tac. Ann. XV,73; Dio Cass. LXI,35,4 e LXII,20,1) ed in un'iscrizione scoperta a Delfi (Museo, magazz. Frgm’s n° 3883, 2178, 2271, 4001, 728, 500, 2311) in cui si riporta il testo di una lettera inviata dall'Imperatore Claudio al proconsole Gallione; questa testimonianza permette di datare il suo incarico di proconsole tra il 51 ed il 52 d.C. e di conseguenza di collocare in questo periodo anche il soggiorno paolino a Corinto.

 

Kenchreai
(At. 18,18)

 

San Paolo, pochi giorni dopo il suo incontro con il proconsole dell'Acaia, che non aveva voluto ascoltare le lamentele dei giudei, decide di riprendere il proprio viaggio, imbarcandosi a Kenchreai alla volta di Efeso (At. 18,18 `O dš Paàloj œti prosme…naj ¹mšpaj ƒkan¦j to‹j ¢delfo‹j ¢potac£menoj ™cšplei e„j t¾n Sur…an, kaˆ sÝn aÙtù Pr…skulla kaˆ 'AkÚlaj, keir£menoj ™n Kegcrea‹j t¾n kefal»n, eŒcen g¦r eÙc»n).

 

Kenchreai era il porto orientale di Corinto, con la quale era collegato tramite la strada che si immette nel lato meridionale dell'agorà; il porto si estende lungo l'estremità occidentale del golfo Saronico in una pianura alluvionale di forma triangolare ed è protetto da promontori a nord e a sud (su quest'ultimo versante con un pendio piuttosto scosceso), mentre ad est è privo di barriere naturali.

 

Il porto è caratterizzato da due moli a NE ed a SO, formati da rocce e terra, che racchiudono un'area di ca. 30.000 m2, alle cui estremità sorgono due templi, quello di Afrodite e quello di Iside o Asclepio; il molo SO ha origine da un largo pontile la cui estremità rivolta verso il mare è formata da un complicato sistema di vivai. Da qui verso NO una schiera di magazzini fronteggia il porto per più di m 200; lungo il lato NO dell'area portuale ci sono altre strutture commerciali dall'aspetto meno omogeneo, che si affacciano su un largo molo; a nord, accanto al porto vero e proprio, si estende una piazza fiancheggiata su un lato da una stoà.

 

La partenza dal porto di Kenchreai segna la conclusione della visita di Paolo in Grecia in occasione del secondo viaggio missionario; successivamente negli Atti è menzionato un suo ritorno a Filippi e a Corinto, quando iniziarono a presentarsi i primi momenti di crisi nelle nuove comunità cristiane (terzo viaggio, 53-57 d.C.).

 

Il viaggio in Grecia, rispetto agli altri, che si sono svolti nella maggior parte dei casi in Asia Minore, si è svolto quasi esclusivamente via terra, in quanto probabilmente l'unica occasione in cui Paolo si imbarca è per dirigersi da Berea ad Atene, anche se restano delle incertezze per il tratto da Atene a Corinto.

 

La presenza di una strada consolare come la via Egnazia, che attraversava gran parte dei centri più importanti della Macedonia, ha sicuramente agevolato la scelta di un percorso via terra; al contrario in Asia Minore San Paolo preferì viaggiare con la nave, in quanto questo mezzo permetteva degli spostamenti rapidi e mirati verso quei centri che, essendo anche porti, rappresentavano degli ottimi punti di diffusione per il nuovo Credo.

 

Città come Efeso e Antiochia di siria rappresentano i nuovi fulcri del commercio e della ricchezza per l'impero romano, il cui interesse non è più rivolto alla Grecia, ormai solo simbolo della cultura del tempo, e priva di qualunque importanza da un punto di vista commerciale e politico, ma all'Asia minore.

 

Lo studio delle varie città macedoni e greche ha posto l'accento su alcune problematiche legate alla presenza di moderni centri urbani sorti sui resti dei siti antichi: in questo senso sono esemplari i casi di Neapoli, Tessalonica e Berea, oggi Kavala, Salonicco e Veria, che presentano tutt'ora tracce più o meno evidenti esclusivamente della fase tardo romana.

 

Solo per Tessalonica è stato possibile dare un seppur vago quadro della situazione urbanistica di I sec. d.C., in quanto il foro antonino-severiano ed alcuni edifici hanno mantenuto la stessa posizione delle fasi precedenti.

 

Apollonia resta l'unica città di incerta ubicazione, nonostante di recente siano stati trovati resti di una cinta muraria nella zona dove, in base ad alcune fonti, è probabile che sorgesse questo centro.

 

Ad Atene, ampiamente conosciuta per la fase presa in esame, non sono state trovate tracce che indichino il luogo in cui si trovava l'altare al Dio Ignoto, menzionato da Paolo stesso durante il suo discorso sull'Areopago, e non è ancora stato appurato se Paolo sia sbarcato nel porto del Pireo o del Falero, più piccolo del precedente e utilizzato per i commerci locali, ma anche meno distante dalla città.

 

Inoltre, se per il tragitto attraverso la Macedonia è certo che Paolo abbia seguito il percorso della Via Egnazia, restano alcuni dubbi sulle altre strade e sulle rotte seguite durante il viaggio: nel testo degli Atti – ad esempio – non viene detto esplicitamente che l'Apostolo s'imbarcò per l'Attica, ma solo che si diresse verso il mare.

 

In realtà esisteva anche una via costiera, almeno fino a Sabatium, tuttavia è maggiormente accettata l'ipotesi di un imbarco, probabilmente da Dium o da Pidna, per la presenza dei predoni che infestavano il territorio della Tessaglia.

 

Le indicazioni topografiche presenti negli Atti non bastano, senza un supporto archeologico o un confronto con altre fonti, per chiarire questi ed altri interrogativi legati ai luoghi della predicazione di Paolo: le stesse sinagoghe, fondamentali punti d'incontro delle comunità ebraiche, sono tutt'ora oggetto di ricerca.

 

Sotto questa luce acquista ancora maggiore importanza l'iscrizione trovata a Filippi, che costituisce l'unica testimonianza archeologica dell'esistenza di una sinagoga nella città.

 

Abbreviazioni:

 

Adelt - Archaiologhikòn Deltìon

Aephem - Archaiologhikì Ephimerìs

AJA - American Journal of Archaeology

ANRW - Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt

BCH - Bulletin de Correspondance Hellénique

CRAI - Comptes Rendus de L' Academie des Inscriptions

EAA - Enciclopedia dell'Arte Antica Classica e Orientale

JAT - Journal of Ancient Topography

JHS - Journal of Hellenic Studies

PAE - Praktikà tis en Athìnais Archaiologhikìs Etaireìas

 

 

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