N. 11 - Aprile 2006
VETULONIA
La figura del guerriero - Parte
III
di
Sabrina Corarze
L’età Arcaica (seconda metà VII – IV sec. a.C.)
L’età arcaica, complici le scarse testimonianze
archeologiche, per lungo tempo è stata considerata
l’inizio del declino di Vetulonia. Si pensava che
questa città avesse risentito delle guerre in atto in
Oriente tra greci e persiani, ed in Magna Grecia tra
greci e cartaginesi.
Con
la perdita del controllo delle miniere, per l’ascesa
di Populonia, così come dei mercati del mediterraneo,
gli studiosi credevano che Vetulonia avesse subito un
impoverimento della sua economia e di conseguenza del
suo prestigio politico e militare. Si era anche
pensato ad una sua distruzione da parte di Roselle,
che ne avrebbe annesso il territorio.
Fig. 27
Le
scoperte di ceramica attica e di numerose terracotte
architettoniche, avvenute negli anni 60 ad opera della
dottoressa Talocchini hanno permesso di affermare che
Vetulonia ebbe un ruolo importante anche nell’età
arcaica.
Successivamente, nel 1975, la scoperta a Costa Murata
di un deposito sacro del primo quarto del VI secolo
a.C. e la metà del V, ha confermato la continuità di
vita per Vetulonia, pur non dicendo nulla sulla sua
prosperità: si tratta di numerosi frammenti di
terrecotte archittettoniche che coprono un arco
cronologico che va dall’età arcaica alla prima età
tardo repubblicana (VI-I secolo a.C.).
Purtroppo per il periodo in esame non è possibile
fornire una chiara ricostruzione della figura del
guerriero. Nel deposito dell’Arce è stato rinvenuto un
nucleo di elmi tipo Negau databili alla metà del V
secolo a.C. Il fatto che circa la metà di questi elmi
riporti il gentilizio haspna rende verosimile
una loro pertinenza a membri di un esercito privato di
un clan familiare, forse soccombente dinanzi
all’affermazione di un nuovo assetto politico-sociale.
A
Val di Campo (tumulo 1) sono stati rinvenuti una punta
di lancia in ferro (n. inv. 127749), un’immanicatura
di lancia in ferro (n. inv. 127750) entrambi della
seconda metà del IV secolo a.C.
Da
Basse degli Olmi infine provengono 4 frammenti di
lastra con cavaliere (fig.27), del VI secolo a.C., che
potrebbero suggerirci l’esistenza di guerrieri a
cavallo.
2.6 L’età Ellenistica
(fine IV – inizio I sec. a.C.)
Nel
periodo in esame va segnalata una ripresa di vita di
Vetulonia, da mettere in relazione con la conquista
romana della vicina Roselle nel 294 a.C. e la
conseguente possibile funzione anti-Roselle voluta da
Roma. Vetulonia, dove infatti è costituito ora un
Municipium, subisce una lenta ma forse pacifica
romanizzazione. Emissioni monetali con la legenda
etrusca Vatl (Vatluna) confermano una
effimera indipendenza politica della città nel corso
del III a.C.
Il
quartiere ellenistico, chiamato Scavi città, presenta
un decumano che doveva essere la strada principale di
vetulonia, lungo il quale si trovano una serie di
abitazioni definite ad atrium.
Vengono riutilizzate le antiche necropoli di Colle
Baroncio e Dupiane.
Per
l’età ellenistica, non essendo possibile fornire una
chiara ricostruzione della figura del guerriero, vanno
menzionati isolati ritrovamenti di armi:
1.
Stipe del tempietto di via dei Sepolcri (fine V-III):
ghianda missile in bronzo (n. inv.8928), immanicatura
di ascia a cannone in bronzo (n.inv. 8846).
L’età Romana (I sec. a.C. – IV sec. d.C.)
Nel
I secolo a.C. avviene il vero declino e la scomparsa
di Vetulonia come città etrusca ed il suo inserimento
nella tribù Scaptia. Insieme a Populonia e a
Roselle cadde vittima delle lotte di potere tra Mario
e Silla. Nel quartiere detto “Scavi città” sono emersi
i chiari segni di un incendio che potrebbe avvalorare
l’ipotesi di una sua distruzione da parte di Roma.
Di
età imperiale: solo alcune epigrafi, tra cui una di
Caracalla. Scarsa la documentazione di necropoli, dove
sono note sporadiche sepoltutre a fossa o a
cappuccina; talora si riutilizzano antichi sepolcri.
TIPOLOGIA DELLE ARMI DI OFFESA
Per
numero per varietà e per la finezza degli esemplari le
armi di Vetulonia costituiscono un assieme insigne ed
importante, tanto che nessun’altra necropoli può
gareggiare con ciò che ha fornito Vetulonia. Accresce
pregio al materiale il fatto che quasi per ogni
oggetto conosciamo le circostanze del rinvenimento e
la suppellettile associata per merito del Falchi che
ci ha lasciato un’accurata descrizione delle
necropoli.
Le
armi sono distinte in due classi principali:
1.
armi di uso pratico,
ulteriormente distinte in armi di offesa (spade,
pugnali, coltelli, lance), e armi di difesa ( elmi,
corazze, cinturini, lance);
2.
armi di parata o
simboliche.
CLASSE PRIMA
Armi di offesa:
I. spade e daghe.
Tre
tipi di spada ritrovati:
A)
Spada lunga del tipo detto ad antenne.
Questo tipo di spada è proprio delle regioni
dell’Europa centrale. Era frequentissima nella
Svizzera e nella Francia, da questi paesi
probabilmente si diffuse nelle altre regioni in cui è
più rara, cioè in Italia, Germania, Austria,
Danimarca.
Secondo Pigorini gli esemplari trovati al di à delle
Alpi appartengono al periodo della cultura di
Hallstatt, cioè alla fine del bronzo, gli esemplari
del nostro paese alla prima età del Ferro. In Italia
nacquero nelle regioni settentrionali, e di là, con le
popolazioni delle palafitte, vennero nella regione
centrale, ove si diffusero durante la prima età del
ferro, accanto a spade, ivi già esistenti (spade B e
C), di altro tipo e di altra provenienza. La spada di
Vetulonia indica che il tipo persiste e si mantiene in
Etruria oltre i primordi dell’età del ferro, cioè al
tempo dei buccheri fini.
L’esemplare vetuloniese presenta la maggior
somiglianza, specialmente per l’impugnatura, con
quelli di Bologna, di Ascoli Piceno, di Tarquinia e di
Terni.
1.
(tav. I, 1). Spada ben
conservata; mancano soltanto le estremità delle volute
del pomo. La lama, spezzata sotto l’elsa, è stata
riunita con restauro moderno. Lungh. totale cm. 66;
lama lunga cm. 54, larga in alto cm. 0, 32.
Fu
trovata insieme ad un elmo, uno scudo, un candelabro e
molti vasi di bronzo, con numerosi bronzi, ferri e
fittili di vario genere, tra cui buccheri fini, entro
il secondo circolo della Sagrona, nel 1887.
L’impugnatura, massiccia, lunga in tutto cm. 137, è
arcuata alla base ed affusolata nel mezzo, a sezione
ellittica. È divisa in 4 parti da tre anelli rilevati,
ciascuno dei quali ha una linea incisa mediana ed
altre più sottili oblique che, congiungendosi sulla
prima a spina di pesce, imitano una treccia.
Ornato di semplici trattini obliqui e paralleli tra
loro, è una specie di cordone che gira sotto il pomo,
avente nel mezzo una prominenza conica, allungata fra
le volute ampie e poco avvolte. La lama a punta aguzza
e duplice a taglio diritto, è innestata
sull’impugnatura tramite due chiodi di bronzo. Ha nel
mezzo una robusta costola longitudinale, arrotondata,
e, da ciascun lato di questa, due nervature parallele
ma convergenti verso la punta.
B) Spada
corta o daga, avente la lama in ferro, il cui
prolungamento costituisce l’anima dell’impugnatura che
aveva nel mezzo i lati espansi a triangolo, con
vertice più o meno smussato, e terminava in un
segmento di cerchio. Da ambedue le parti, sull’anima
di ferro era assicurato per mezzo di chiodi, o legato
con fili di bronzo, un rivestimento di legno, osso,
corno od avorio che rendeva l’impugnatura ovale o
rotonda.
Manca una vera e propria elsa, al posto di essa c’è
una lama triangolare che forse doveva presentare due
espansioni laterali che dovevano fungere da elsa. La
guaina era costituita da una lamina di bronzo
ripiegata su se stessa e riunita, e presentava la
forma di un triangolo allungato, nel vertice del quale
si innestava un puntale di bronzo massiccio,
variamente modanato e ornato con rigonfiamenti
circolari a guisa di anelli o di bottoni.
L’interno della guaina era foderato con sottili
strisce di legno. Simili spade o daghe, con la lama in
ferro, non sono diffuse in Italia, ma da Corneto ne
provengono esemplari simili in bronzo. A Vetulonia si
trovano in tombe a pozzo, accanto ad urne a capanna.
In Italia è caratteristica della prima età del ferro,
ma si trova in stretta relazione con una serie di
spade corte o daghe di bronzo, più antiche che
differiscono da quelle di Corneto solo per i margini
rialzati dell’anima dell’impugnatura, così fatti
affinché il rivestimento di osso vi s’incastrasse
dentro.
Simili daghe sono frequenti in Italia meridionale.
L’origine di questa spada va ricercata in Grecia
(creta) o in Oriente per Pigorini, Naue e Orsi. Fu
forse alla fine dEll’età del Bronzo, verso il
chiudersi dell’età Micenea, che le spade B si
diffusero nella Sicilia e nell’Italia meridionale,
quando la civiltà enea dell’Italia era in stretti
rapporti con l’Oriente e la Grecia. Con gli esemplari
vetuloniesi, con lama e impugnatura di ferro e fodero
di bronzo, siamo nella prima età del ferro.
1.Daga
quasi intera, lungh. tot cm. 49, lungh. lama cm. 33,
largh. massima cm. 0.6 (Tav. I, 2). Trovata a Poggio
alla Guardia fra due tombe a pozzo tra oggetti sparsi.
Il pozzetto conteneva un’urna a capanna di forma
primitiva. Lama liscia rigonfia nel mezzo, a due
tagli. Sul manico avanzi del rivestimento in legno.
Forse le campanelle di bronzo che Falchi trovò sul
fodero servivano a legare il rivestimento intorno
all’impugnatura.
Il
fodero di bronzo, spesso appena 1 mm., al vertice ha
innestato un puntale di bronzo, legno lo rivestiva
internamente; presenta una decorazione a meandro a
doppia linea, ma la decorazione più caratteristica si
trova sulla punta: tre figure che si susseguono
procedendo verso sinistra: un quadrupede con corno, un
omiciattolo che tiene con una mano una lancia, con
l’altra una fune che sembra partire dalla bocca
dell’animale, un quadrupede con orecchie pronunciate.
Tale immagine presenta l’uso esclusivo della linea
retta.
2.
Daga
senza pomo dell’impugnatura, lungh. tot. cm. 48, lama
cm. 33, larga cm. 0,5. da pozzetto a Poggio alla
Guardia (Tav. I, 3). Lama uguale alla precedente ma i
margini sono rialzati come negli esemplari più
antichi. Rivestimento non conservato ma probabilmente
collegato tramite filo di bronzo o chiodi. Il fodero,
spesso 1 mm, è convesso in rispondenza al
rigonfiamento mediano della lama; è innestato nel
puntale di bronzo attraverso due chiodi e un filo di
bronzo. Puntale ornato da 5 cerchielli concentrici e
da due triangoli.
3.Daga
mancante dell’impugnatura, lungh. tot. cm. 27, lama
cm. 21, largh. cm. 0,4 (Tav. I, 4). Da pozzetto di
poggio alla Guardia insieme a rasoio in bronzo e
lancia in ferro. Fodero spesso 1 mm si innesta nel
puntale attraverso un chiodo eneo.
4.Daga
mancante dell’impugnatura, rotta in tre pezzi, lungh.
tot. cm. 39, lama cm. 32, largh. fodero cm. 0,4. Da
buca di pozzo di Poggio alla Guardia. La lama ha nel
mezzo un rigonfiamento. Il fodero mostra che lama
rimaneva fuori per un tratto di esso; rivestimento
interno in legno. Puntale foggiato a rocchetto.
5.(Tav.
I, 3 a) Puntale di bronzo di daga del tipo B. lungh.
cm. 0,6. da pozzetto di Poggio alla Guardia. La parte
media è decorata da solchi che girano intorno e da
fasce orizzontali di trattini obliqui.
C)
daga da circolo di Mut, Poggio al Bello. Lungh. cm. 45
lama del tipo B: a due tagli, rigonfiamento
longitudinale nel mezzo. Manico costituito dal
prolungamento della lama, foggiato a bastoncello e
terminante con pomo sferico. Il fodero costituito da
due lamine di ferro tenute insieme da una legatura di
bronzo a spirale che aveva anche effetto decorativo :
il fodero sembrava di lamina bronzea ornato di strie
orizzontali.
La
differenza con il tipo B è che il pomo è sferico e che
la rotondità del manico dipende dal modo in cui è
foggiato il ferro del manico, e non dall’applicazione
di altri materiali come la B; questa tecnica mostra
maggior esperienza nella lavorazione del metallo. È
affine alla B ma più recente.
II. Pugnali
5
tipi:
A)
pugnale di bronzo a foglia, con lama breve, tagliente
in tutto il margine, e dilatata alla base in modo da
assumere forma triangolare, munita di linguetta e
codolo piatto, in cui sono fori usati per assicurare
alla lama il manico scomparso.
La
lama ha nel mezzo una costola longitudinale e
parallele a questa delle linee graffite. Tipi simili
in Sardegna. Tipo nato nelle regioni orientali agli
inizi della metallurgia, si diffuse nell’eneolitico in
Europa centrale e occidentale. Comunissimo in Sardegna
all’inizio dell’età del ferro e raro in Etruria: forse
i rari esemplari trovati in Etruria sono importazioni
sarde.
1.Lama
di pugnale lung. 21 cm., largh. cm. 0,6. da Poggio
Baroncio (Tav II, c). Fasci di linee graffite ( come
esemplare di Livorno) e denti di lupo rivolti verso la
costola e denti di lupo riempiti di trattini rivolti
verso i margini (come in Sardegna).
B)
1.
lama triangolare a 2 tagli, nel mezzo costolatura
longitudinale, da Poggio Baroncio (Tav. I, 5). Manico
a forma di bastoncello ha nel mezzo un anello
bipartito da un solco; il pomo a mandorla presenta una
striatura in rilievo nel senso della lunghezza, per
cui ricorda la forma di uno scudo gallico. L’elsa
arcuata segue la curva del pomo stesso.
Su
manico e lama fini incisioni a bulino, doppie linee a
zig-zag riempite di trattini obliqui. Il fodero è
costituito da lamina bronzea spessa 1 mm. La lama
resta leggermente fuori dal fodero. Fodero decorato da
linee verticali e denti di lupo. Il manico e la lama
sono fuse in un solo pezzo: rarità. Tipologia
mediterranea orientale, penetrata dal sud attraverso
il mare.
2.Fodero
in bronzo lungh. cm. 26 da pozzo di Poggio alla
Guardia (Tav. I, 6). Decorazione graffita a linee
verticali e denti di lupo.
C) Lama triangolare in
ferro, a doppio taglio, impugnatura in oro massiccio,
con base foggiata ad arco di cerchio: 1. pugnale da
fossa di poggio guardia, lungh. cm. 34. fodero in
legno.
2.-3.-4.-5.
pugnali da pozzetti di Poggio alla Guardia.
D)
Lama triangolare, lati leggermenti concavi e codolo a
bastoncello cilindrico rivestito in legno o osso. 1.-2.-3.:
(Tav. II, a) da pozzi di Poggio alla Guardia.
E)
Lama triangolare a due tagli, unico pezzo col manico,
foggiato a bastoncello cilindrico con ingrossatura
anulare nel mezzo e pomo a grande disco fodero in
ferro terminante con bottone discoidale fornito di
appendice globulare. (Tav. II d, c).
III. pugnali- coltelli
4
tipi:
A)
2 pezzi:impugnatura: margini rialzati e da ciascuna
parte corrono due venature longitudinali, da Tomba del
Duce. Le due appendici a forma di bastoncelli, che si
protendono una sul proseguimento dell’impugnatura,
l’altro ad angolo retto rispetto al vertice della
medesima, assicuravano nella mano l’arma e dimostrano
che fosse destinata all’uso. Parte superiore della
lama: forse a 2 taglio per la forma del fodero.
B)
Coltello ad un solo margine affilato, concavo-convesso,
con codolo e fori per l’applicazione del manico,
compare da età del bronzo, tipico del ferro. (Tav. II,
b Poggio Guardia- Tav. II, c 4° gruppo Tomba del
Duce).
C)
Costa diritta e taglio arcuato (Tav. II, d).
D)
Costa e taglio quasi diritti, restringentisi verso la
punta (Tav II).
TAV. I
TAV. II
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