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N. 133 - Gennaio 2019 (CLXIV)

Rigas Velestinlis

il pioniere della Libertà greca

 di Stefano Coletta

 

Rigas Velestinlis venne alla luce nel 1757, da una famiglia benestante: suo padre si chiamava Kyriazis, la madre Maria. Ebbe una sorella di nome Asimo e un fratello maggiore che partecipò all’insurrezione del 1821. La famiglia risiedeva nel villaggio di Velestino, nel Sanjak di Tirhala, l’odierna Tessaglia. Assunse il cognome della città d’origine, Velestinlis, anche se spesso, anche, fu conosciuto e indicato, con il soprannome di Pheraeos o Feraios, derivato dal nome della vicina città Pherae, ma sembra che non lo abbia mai usato.

 

Nella maggioranza dei casi è conosciuto con il nome Konstantinos o Constantine Rhigas (Κωνσταντίνος Ρήγας). Secondo alcune fonti la sua famiglia apparterrebbe al gruppo aromaniano, come tutta la popolazione del villaggio nativo di Velestino. Anche se la famiglia di Rigas era originaria del villaggio di Perivoli, sempre del ceppo aromano, dove, tutta la famiglia, si recava durante il periodo estivo.

 

Andò a scuola a Pelion, prima, e a Zagora, dopo, dove seguì le lezioni del patriarca ecumenico Callinicus III, qui ritiratosi e frequentò la ricca biblioteca della scuola, frutto di una donazione di mercanti di Zagor, residenti a Prlngos. Oltre alle discipline scolastiche, apprese anche l’italiano e il francese, dal momento che erano presenti figli di mercanti di quelle nazioni. Successivamente, divenne insegnante nel villaggio di Kissos e maturò un atteggiamento anti-turco.

 

All’età di vent’anni, uccise, per ragioni non ben precisate, un rappresentante locale del Gran Divan, per sottrarsi all’arresto fu costretto a riparare verso l’altopiano del Monte Olimpo, dove incontrò una banda di ribelli, guidati da Spiros Zeras, e vi si aggregò.

 

In seguito, bramoso di conoscere e apprendere la storia della Grecia antica, si recò sul Monte Athos, dove venne ammesso, dall’Hegumen (titolo equivalente a quello di Abbate) Cosma, presso il Monastero di Vatonedi.

 

Qui rimase due anni, quindi si trasferì a Costantinopoli (odierna Istanbul), dove divenne segretario del Fanarota (erano i greci residenti a Istanbul, nel quartiere greco) Alexander Ypsilantis (1725-1805), futuro eroe greco e guida della Rivoluzione del 1821.

 

In seguito, si trasferì a Bucarest, all’epoca capitale della Valacchia ottomana, qui Rigas tornò a scuola, per migliorare la conoscenza delle lingue straniere, soprattutto francese, nel frattempo, divenne segretario del principe valacco Nicholas Mavrogenes. Quando scoppiò la guerra russo-turca (1787-1792), venne inviato, dal Principe a ispezionare le fortificazioni e le truppe della città di Craiova, nel distretto di Dolj, in Romania.

 

Qui conobbe ed entrò in rapporti amichevoli con Osman Pazvantoğlu, ufficiale ottomano, e anche con il ribelle Pasha di Vidin, a cui vita salvò la vita dalla vendetta di Mavrogenes. In questo periodo apprese gli avvenimenti della Rivoluzione Francese e si convinse che si potesse aspirare a far sollevare i Balcani e la Grecia intera contro il giogo degli Ottomani. Per questo motivo iniziò a tessere rapporti con i leader greci della zona.

 

In seguito, alla morte del suo protettore, Rigas tornò a Bucarest, qui prese servizio, in qualità di dragomano o turcomanno (ovvero interprete) presso il consolato francese. Fu, in questo periodo, che scrisse la sua famosa versione greca de «La Marseillaise», richiamandosi alla parafrasi «Lord Byron». Inoltre, svolse ebbe l’incarico di cancelliere, presso il Tribunale di Gredo, dipendente dal Voiovoda di Vlahia (nota anche come Valacchia, mentre in turco: lflak), Nikolaos Karadjas (1782-1783), un uomo di cultura, che oltre a esercitare la giustizia, amava la cultura francese, tanto da tradurre in greco le opere di Voltaire e vari testi d’illuministi. Rigas raggiunse, in questo modo, all’età di trent’anni, l’agiatezza economica e il prestigio culturale presso l’Accademia Egemonica, di Bucarest.

 

Questo gli permise di assorbire le idee illuministiche, di cui l’Europa traspirava, abbracciando le aspirazioni di libertà delle popolazioni asservite dell’Impero Ottomano e maturando l’idea della creazione di uno Stato unico di tutti i Balcani, basato sull’ideologia della «democrazia greca» ateniese.

  

Nel 1790, all’età di 33 anni, Rigas ebbe la possibilità, improvvisamente, di risiedere, per sei mesi, a Vienna, conosciuta come la capitale degli immigrati greci. Motivo del viaggio fu accompagnare, in qualità di segretario e interprete, Christodoulos Kirlianos, un «Grand Serdaris», che era stato onorato dall’Imperatore Austriaco del titolo di Barone di Langenfeld. Rigas aveva già scritto e tradotto alcuni dei suoi testi, ma non riusciva a pubblicarli.

 

A Vienna, Rigas era conosciuto, inizialmente, come l’autore di tre opere, ma grazie ai contatti con la comunità greca locale riuscì a conoscere un tipografo disposto a pubblicare le sue opere. Primi, tra tutti, dei racconti e una raccolta di poesie, dal titolo «Scholeio ton delikaton eraston» (La scuola degli amanti delicati), immediatamente, tradotti in francese e pubblicate nella collezione Les Contemporaines au aventures des plus Jolies femmes, diretta da N. Restif de la Bretonne (1734-1806).

 

Nel volume «La Scuola degli amanti delicati» l’autore affronta il tema della necessità della riforma etica, attraverso delle novelle, riprese, due anni dopo, nella sua opera «Erotos apotelesmata» (I Risutlati dell’Amore, 1792): tre racconti contenenti 135 canzoni d’amore dei Fanarioti.

 

Inoltre, Rigas riuscì a pubblicare, a sue spese, un manuale divulgativo riguardante la storia naturale e l’astronomia intitolato «Fysikis Apanthisma» (Antologia di Fisica, 1790, richiamandosi a Diderot (1713-1784), a Jean Le Rond d’Alembert (1717-1783), ma mostrò di star rielaborando le idee illuministiche, come dimostra l’Incipit «Chiunque pensa liberamente, pensa bene!» e l’annuncio al termine del testo che stava traducendo il testo di Montesquieu « Esprit des Lois», che non completò mai.

  

Analizziamo l’opera pubblicata «a beneficio dei greci», fu scritta utilizzando un linguaggio semplice, ma chiaro; attraverso un sistema platonico-socratico, basato su domande e risposte, volle offrire un modo nuovo di apprendere, basato sul principio dialogico, finalizzato a «credere e ricercare», e s’augurò che «tutti lo capiscano e s’impadroniscano di una piccola idea della fisica incomprensibile». Poiché comprendendo la fisica, potranno comprendere il valore della conoscenza e di conseguenza il valore della libertà e dell’indipendenza, contro l’oscurità e della tirannia.

 

Questo grido di libertà produsse degli effetti sui giovani e pose le basi per l’insorgere delle guerre d’Indipendenza.

  

Nel 1796-1797, Rigas ritornò a Vienna, immediatamente, grazie alle sue conoscenze venne nominato Direttore del giornale, in lingua greca, «Ephemeris», inoltre, approfittò del suo ruolo per riuscire a pubblicare i seguenti volumi: «Ethicos tripous (Tripode Etico), il «Neos Anacharsis» (La Nuova Anarchia) e la «Nea politiki dioikisi ton katoikon tis Roumelis, tis Mikras Asias, Mesogeion Nisson kai tis Vlahobogdanias» (Nuova amministrazione politica degli abitanti della Roumelia, dell’Asia Minore, delle Isole del Mediterraneo e della Vlahobogdania).

 

Il «Neos Anacharsis» parlava di un viaggio immaginario nella Grecia antica, rifacendosi al testo dell’Abate J. Barthélemy (1788), ma con degli spunti patriottici, allo scopo di preparare «Il popolo alla rivolta contro i Turchi, utilizzando la lingua greca parlata come uno strumento di propaganda scritta». La polizia austriaca considerò il testo come un libro pericoloso, tanto da far procedere all’arresto di Rigas, dal momento che, ebbe a scrivere il Capo della Polizia di Vienna, «il desiderio segreto dei greci era sempre diretto verso la formazione di uno stato indipendente, un fatto che potrebbe propagarsi, attraverso una semplice scintilla, anche ad altri paesi».

 

Nonostante questo, Rigas Velestinlis continuò a scrivere dimostrando il suo talento multiforme e disegnando la nuova organizzazione dello stato greco, subito dopo, il rovesciamento del governo turco. A tal proposito, pubblicò «Stratiotikon Engolpion» (Manuale Militare), allo scopo di fornire delle indicazioni su come addestrare, militarmente, i ribelli greci. Inoltre, pubblica una serie di mappe: «La grande carta della Grecia, una mappa della Valacchia e della Moldavia» (1797); e un ritratto di rame di Alessandro Magno. Due anni dopo, stampò, in fretta, il suo manifesto rivoluzionario, composto da quattro pagine, e intitolato «Nuova amministrazione politica».

 

Nel luglio, dello stesso anno, cercò di mettersi in contatto con Napoleone, al quale mandò una tabacchiera, realizzata con una radice dell’albero d’alloro, preso dal tempio, in rovina, di Apollo, ad Olimpia.

 

Era esaltato dalle vittorie del Generale Bonaparte e dallo sbarco, nel giugno 1797, dei soldati francesi sulle «Eptanissa», ovvero le «Sette Isole», dove avevano dato vita a una Repubblica. Come se non bastasse, il Generale Francese annunciò alla Società di Corfù che la Francia democratica «è una naturale alleata e collaboratrice di tutte le persone libere», lasciando intendere che la Nazione francese li avrebbe sostenuti se si fossero ribellati.

  

Nello stesso periodo, Rigas scrisse la sua Dichiarazione dei Diritti Umani, sulla falsariga di quella francese, composta da 35 articoli.

 

Interessanti sono i seguenti passi: «Tutte le persone, i cristiani e i turchi sono uguali per ragione naturale. / La legge è la libera decisione presa con il consenso di tutte le persone. / La libertà è il potere di una persona di fare tutto ciò che non danneggia i diritti dei suoi vicini. / Tutte le persone senza eccezione dovrebbero essere istruite. Lo stato doveva avere l’obbligo di istituire scuole, in tutti i villaggi, e di far frequentare, indistintamente, ragazzi e ragazze». In un altro passo affermò «Il sovrano e le persone sono tutti esseri umani, senza alcuna eccezione di religione o lingua: greci, albanesi, vlahiani (valacchi), armeni, turchi e qualsiasi altro popolo». Se non c’è distinzione tra il Re e il popolo, fondamento della «libertà, della sicurezza e della felicità è la legge» il cui scopo è quello di proteggere i «Diritti dei popoli» senza distinzione di lingua o cultura».

 

Un ultimo passaggio è rivolto al tema della «nuova amministrazione politica» dove popoli con culture, lingue e razze diverse dovevano imparare a coesistere e identificarsi con il nuovo stato greco: «a) il popolo, discendente dei greci, che abitano Rumelia, l’Asia Minore, le isole del Mediterraneo, Vlahobogdania b) tutti quelli che gemono sotto la più dura tirannia del dispotismo più detestabile ottomano, o che sono stati costretti a lasciare altri regni per liberarsi dal giogo duro».

 

L’ideologia rivoluzionaria di Rigas poggiava sui seguenti quattro pilastri:

a. La cultura greca base del concetto di democrazia e di librtà;

b. Il movimento contadino armato delle nazioni balcaniche;

c. L’Illuminismo greco;

d. Le idee rivoluzionarie affermate da Napoleone e dai suoi eserciti.

 

Rigas si pose come mente politica della rivolta, ma anche come costruttore del nuovo stato che doveva nascere, per questo motivo, lesse i testi costituzionali delle Assemblee Nazionali della Francia Rivoluzionaria, studiò la Costituzione del 1797 e si propose un’organizzazione basata sulla «democrazia greca».

 

I piani politici di Rigas e le sue aspirazioni socio-politiche si concretizzarono nella sua «Dichiarazione d’intenti» e nella «Politeuma», che gettarono le fondamenta per la nascita del suo «Manifesto rivoluzionario», stampato, a Vienna, nell’arco di due notti, nell’ottobre 1797, e distribuito, in loco, con l’aiuto della «Società segreta di Rigas». Il resto dei tremila volantini vennero imballati, in casse, e spediti a Trieste, ma vennero sequestrati dalla polizia austriaca, a causa del tradimento del commerciante Demetrios Economou, di Kozani, che a Istanbul, aveva denunciato la spedizione dei volantini.

 

Rigas, giunse a Trieste, l’8 dicembre, per imbarcarsi, insieme con le casse, nonostante apprese del sequestro, cercò di partire lo stesso, ma venne arrestato, il 19 dicembre 1797. Le copie sequestrate venne distrutte, mentre il Ministro della Polizia, da Vienna, ordinò di condurre delle indagini e arrestare tutti coloro che erano coinvolti nella vicenda, allo scopo di sdradicare «la segreta fratellanza», guidata da Rigas.

 

Rigas tentò il suicidio, ma il suo tentativo venne sventato, per cui, sotto stretto controllo, venne tradotto, il 30 dicembre, a Vienna, allo scopo d’impedire che il prigioniero ritentasse l’insano gesto.

 

Il Conte di Metternich, dopo attenta valutazione, comunicò ai giudici che i crimini commessi dai cospiratori non erano punibili, dal momento che stavano cospirando, ma non contro l’Imperatore d’Austria, pertanto, non esisteva alcun motivo di trattenerli.

 

Questo significava che erano liberi, ma il Cancelliere Austriaco dispose che i cittadini austriaci venissero deportati, in Tasmania, mentre i cittadini turchi, in base ai trattati esistenti, tra le due nazioni, dovettero essere consegnati alle autorità ottomane per subire il giusto processo. Tale decisione, era motivata, non tanto dalla volontà di rispettare i Trattati, quanto di mantenere un giusto equilibrio geo-politico capace d’inficiare il tentativo della Russia di espandersi nel Mediterraneo.

 

Il gruppo degli otto prigionieri, tra cui Rigas, vennero consegnati, il 27 aprile 1798, alle autorità ottomane, che sotto scorta li condusse a Zemun, città austriaca, sul Danubio, vicina alla bianca Belgrado, qui, il 10 maggio, furono raggiunti da Osman Pasha, governatore di Belgrado, che li prese in consegna.

 

Ordinò di rinchiuderli nella torre Nebojsha, a Belgrado, vicino al fiume Danubio, dove, il 13 (il 24 secondo il calendario gregoriano) di giugno 1798, furono giustiziati per strangolamento, per paura che Osman Pazvntoglu, amico di Rigas, memore della loro amicizia, intercedesse presso il «Gran Divan» per ottenere la liberazione del suo amico. Pochi giorni dopo la loro esecuzione, gli scritti patriottici e l’inno greco, composto da Rigas, vennero fatti circolare a Corfù, al momento sotto il dominio dei francesi, dal fedele amico di Rigas, Christophoros Perraivos.

 

La morte di Rigas motivarono i suoi compatrioti appartenenti alla «Filiki Etaireia» (Società degli amici), nel 1814 , e nella rivoluzione, del 1821, per questo lo riconobbero come precursore della moderna rinascita greca e rivendicazione dalla schiavitù greca, e, soprattutto, il primo martire greco della lotta di Liberazione.

 

I suoi scritti ebbero grande diffusione e impatto. La sua idea era basata sul principio che la lotta per la Libertà doveva essere condotta, in maniera coordinata, da parte di tutti i popoli balcanici. Lo storico Yiannis Kordatos ha scritto che Rigas è stato «la personificazione e il leader rappresentativo della lotta di liberazione nazionale balcanica».

 

L’Università di Atene, per onorare il martire e schiavo della guerra d’indipendenza greca dai conquistatori ottomani, mise la sua statua all’ingresso del suo Propylaia (nella sua vecchia costruzione principale), grazie ad una donazione, nel 1874, di George Averof al Rettore Constantinos Voussakis. La statua è stata realizzata dallo scultore loannis-Cossos.

 

Nel 1994, il Comune di Belgrado e il Ministero della Cultura Greca, posero una sua statua, scolpita da Constantinos Argyris, dinanzi alla Torre Nebojsha, nel 1994, a perenne ricordo dell’opera del visionario greco.

 

Rigas, quando venne giustiziato, aveva solo 41 anni, ma aveva lasciato un mare di libri pieni dell’idea di libertà e che nascondono l’alito della nascita della nazione greca.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Chisholm, H., Rhigas, Constantine, Encyclopædia Britannica, 23, Cambridge University Press.

Woodhouse C.M., Rhigas Velestinlis. The Proto-martyr of the Greek Revolution, Denise Harvey, 1995.



 

 

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