.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]

RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

> Filosofia e religione

.

N. 16 - Settembre 2006

I VATTIENTI DI NOCERA TERINESE

Un rito bagnato dal sangue che prosegue dal XVII secolo

di Tiziana Bagnato

 

Ci sono luoghi in cui il sangue scorre a rivoli macchiando i selciati, i portoni e le mani. Luoghi in cui per alcune ore all’anno il Medioevo sembra irrompere, cupo e imponente nel suo mescolarsi di religione e istinti pagani.

 

Quel luogo è Nocera Terinese, piccolo borgo calabrese in provincia di Catanzaro, in cui ogni anno durante la settimana santa si ripete il rito dei “Vattienti”, letteralmente i flagellanti.

Si tratta di un rito religioso cristiano ma in cui molti ravvedono sfaccettature pagane e altri ancora i segni della barbarie che contraddistinse l’epoca medievale. Certo è che le prime testimonianze storiche risalgono al 1618. Da allora il rito, che in molti altri paesi è scomparso, resiste, sfidando persino la Chiesa, la quale ne ha disposto più volte l’annullamento, anche tramite le forze di polizia. L’ultimo intervento in merito risale al 1958.

Il rito si svolge ogni anno durante il sabato che precede la Pasqua ed avviene contemporaneamente alla processione della Madonna Addolorata, un corteo a capo di cui è posto il gruppo ligneo raffigurante la madre di Cristo.

La tradizione vuole che la statua sia stata scolpita utilizzando il legno di un albero di pero selvatico e che lo scultore abbia perso immediatamente la vista per non potere più ripetere un simile capolavoro.

I flagellanti, che negli ultimi anni sono aumentati, sono coloro che hanno teoricamente qualcosa da espiare per sé stessi o per altri o che intendono con il loro sacrificio ottenere un voto.

Ai vattienti vengono fatti indossare dei pantaloncini rigorosamente scuri e corti per lasciare nude le gambe e le cosce, che saranno le parti flagellate,  e viene loro posta sul capo una corona di spine.

Intanto, viene fatto scaldare un infuso di rosmarino che successivamente viene energicamente massaggiato sulle gambe dei vattienti per facilitare il riassorbimento del sangue.

Gli strumenti con cui il vattiente dà luogo al rito sono il cardo e la rosa. Si tratta di dischi di sughero con i quali il vattiente si percuote. Uno ha inseriti sulla sua superficie tredici pezzi di vetro che simboleggiano i dodici apostoli e Cristo, l’altro è, invece, ben levigato e viene usato sia per preparare prima con i colpi la pelle a ricevere le ferite procurate dalle schegge di vetro sia, secondo alcuni, per macchiare con il sangue le mura e le porte delle case attraversate dalla processione. 

Il vattiente esce dalla propria casa con le braccia incrociate e impugnando il cardo e la rosa. Ma nella processione non è solo. Legato a lui con una corda c’è, infatti, l’ ecce homo. Si tratta in genere di un ragazzino che indossa soltanto un panno rosso che gli lascia scoperte le spalle e una corona di spine.

L’ecce homo, nel dialetto locale acciomu, trascina per tutta la processione una croce rivestita di rosso e rappresenta la figura e il sacrificio di Cristo.

I vattienti camminano per il paese battendosi prima davanti alla propria casa e poi davanti alle case di amici e parenti, i sagrati delle chiese e davanti alle icone votive. Nel loro percorso di espiazione sono accompagnati da parenti e amici che bagnano loro le gambe con infusi di vino e aceto. In questo modo, prevengono sia possibili infezioni che la formazione di coaguli e croste che oltre a provocare dolore renderebbero meno scenico il rito.

Così il sangue continua a sgorgare in forma liquida fino a che, giunti alla statua della Madonna dell’Addolorata, il vattiente, dopo aver pregato, ritorna nelle propria casa. Dopo essersi rivestito si ricongiunge subito alla folla e segue, a sua volta, il percorso degli altri flagellanti

Non si è mai sentito parlare di alcun tipo di infezione e il rito da oltre quattrocento anni continua a compiersi regolarmente portando nel borgo curiosi e turisti attirati dal sacrificio di sangue. Un sacrificio di sangue ambito, perché ogni anno aumentano i giovani che ne vogliono diventare protagonisti.



 

 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 215/2005 DEL 31 MAGGIO]

.

.