N. 16 - Aprile 2009
(XLVII)
La
maratona dei ghiacci
Breve storia della
Vasaloppet
di Simone Valtieri
Gustav Eriksson Vasa,
passato alla storia come Gustavo I, è stato sovrano del
regno di Svezia dal 1523 fino all’anno della sua morte,
avvenuta nel 1560.
Figlio di Erik Johansson e
di Cecilia Mansdotter, è stato anche il primo monarca
appartenente al casato dei Vasa, nobile stirpe che regnò
in patria per più di centotrenta anni, fino al 1654,
quando la regina Cristina abdicò, si convertì al
cattolicesimo e lasciò il suo paese.
La parte della sua vita che interessa, in maniera
indiretta, agli appassionati di sport, è quella
immediatamente precedente alla sua incoronazione.
Il giovane Gustavo, fu
fatto prigioniero nel 1520, a seguito dello storico
episodio noto come “il bagno di sangue di Stoccolma”.
Nell’occasione il tiranno
danese Cristiano II fece sterminare gran parte della
nobiltà svedese, contraria all’unione di Kalmar
(trattato che prevedeva l’unificazione dei regni danese,
norvegese e svedese), portando con sé in Danimarca un
nutrito gruppo di prigionieri.
Nel 1921, dopo la rivolta
della stessa nobiltà danese, che costrinse il tiranno
Cristiano II a rifugiarsi in Olanda, Gustavo fece
ritorno in Svezia dove tentò di organizzare una rivolta
popolare. Per far ciò si rivolse ad un’assemblea nella
cittadina di Mora, spiegando la necessità di ribellarsi
a Re Cristiano, senza però riuscire nel suo scopo.
Intraprese così un lungo
viaggio con gli sci verso la Norvegia, nel tentativo di
trovare rifugio. Arrivato nella cittadina di Sälen fu
raggiunto da due messaggeri che gli comunicarono il
cambiamento di parere da parte dell’assemblea, la quale,
nel frattempo, si era convinta della bontà del suo
progetto.
Di lì a poco Gustavo
divenne Re, operando nei suoi 38 anni di governo
profondi mutamenti nella monarchia svedese ed elevando
il suo regno ad un ruolo sempre più influente nello
scacchiere politico europeo dell’epoca.
Questa premessa storica è necessaria per parlare della
celebre Vasaloppet, letteralmente “la corsa di Vasa”.
Questa gara per sciatori di fondo si rifà direttamente
alla vicenda di re Gustavo, che per primo percorse con
gli sci i circa novanta chilometri che separano la città
di Mora dal villaggio di Sälen.
La manifestazione sportiva
nasce nel 1922 con l’intento di commemorare i
quattrocento anni dallo storico evento. L’idea è di
Anders Pers, direttore del quotidiano svedese
“Vestmanlands Lans Tidning” che organizza la gara,
rigorosamente in tecnica classica ossia con gli sci
sempre paralleli, riscuotendo un successo clamoroso.
Da quella prima edizione
la Vasaloppet crebbe di anno in anno in popolarità, fino
a diventare la più antica, logorante e prestigiosa
competizione di sci di fondo ancora oggi esistente.
Il primo vincitore della lunghissima gara fu lo svedese
Ernst Alm, proveniente da Norsjö, un piccolo comune nel
profondo nord della penisola scandinava.
Con i suoi pesanti sci in
legno, impiegò circa sette ore e mezza per attraversare
la contea della Dalarna e giungere da Sälen, dove era
stata posizionata la partenza, fino a Mora. Il tempo
fatto segnare fu subito abbassato a partire dalla
edizione successiva che si concluse con un’ora di
anticipo, ma il record di precocità di Alm, che vinse la
gara a soli 22 anni, rimane tuttora imbattuto.
La Vasaloppet si disputa ogni prima domenica di marzo,
sulla storica distanza dei 90 chilometri e con un
percorso del tutto simile a quello fatto da Gustav,
caratterizzato da numerosi saliscendi atipici per le
tradizionali gare di sci di fondo.
La “Vasa” fu territorio di
caccia dei soli fondisti svedesi per oltre un
trentennio, fino al 1954, quando il primo straniero a
far sua la gara fu il finlandese Peka Kuvaja. In mezzo
trentadue edizioni con il dominio incontrastato per
quasi un decennio di Nils “Mora-Nisse” Karlsson, che tra
il 1943 e il 1953 si aggiudicò ben nove edizioni.
Karlsson, originario
proprio di Mora, fu anche oro olimpico nella 50 km a
St.Moritz 1948 e bronzo mondiale nella 50 km di Lake
Placid nel 1950. Il suo soprannome derivava da una
divinità pagana scandinava, una sorta di folletto buono
che proteggeva i bambini e gli agricoltori e gli era
stato probabilmente attribuito a causa della sua
statura.
Altri storici interpreti della massacrante prova, tutti
svedesi, sono stati negli anni trenta Arthur Haggblad,
con quattro successi, negli anni Sessanta Janne
Stefansson con sette successi e più recentemente Jan
Ottoson, con quattro affermazioni.
La partecipazione delle
donne alla gara è sempre stata ammessa ma non
riconosciuta come ufficiale, in quanto la “Vasa” era
ritenuta dagli organizzatori troppo faticosa per le
rappresentanti del sesso femminile.
A far cambiare idea agli
stessi fu nel 1985 un’italiana, Maria Canins,
campionessa di ciclismo oltre che formidabile fondista.
Maria terminò tutti e novanta i chilometri della
competizione vedendosi assegnare il titolo di vincitrice
“non ufficiale” della Vasaloppet femminile di quell’anno.
Dieci anni più tardi venne
finalmente organizzata anche la prova in rosa sulla
storica distanza dei novanta chilometri. Anche qui
prevalgono le vittorie delle fondiste di casa, su tutte
Sofia Lind con quattro affermazioni, tra cui la prima
edizione assoluta nel 1997 e tra le poche eccezioni c’è
la magnifica affermazione dell’italiana Cristina
Paluselli nel 2006, in testa dal primo all’ultimo
chilometro della gara.
A fianco alle due competizioni, maschile e femminile,
sono organizzate una serie di gare più corte, molto
seguite anch’esse dal pubblico e che fanno della
Vasaloppet, al di là dell’aspetto agonistico, una grande
festa popolare e folcloristica tradizionale.
La più famosa è la Tjej
Vasan, che prima dell’istituzione della “Vasa”
femminile, rappresentava la massima competizione
organizzata per le donne, e che si svolge su una
distanza ridotta. Altre gare collaterali sono la
“HalvVasan” che si corre su metà della distanza, la
“Kortvasan” riservata alle famiglie, la “Skejtvasan”, 90
chilometri da percorrere in tecnica libera, la
“StafettVasan” che come si intuisce dal termine stesso è
organizzata con la formula della staffetta, la “Öppet
spär”, cioè la prova non competitiva e, ultima arrivata,
la “Ungdoms Vasan”, gara su distanza ridotta per
bambini.
Le persone coinvolte ogni anno, tra organizzatori e
partecipanti alle varie prove, sono decine di migliaia.
Basti pensare che i soli iscritti alle ultime Vasaloppet
maschili e femminili superavano le quindicimila presenze
e gli addetti al seguito della gara erano oltre 3500.
Una massa umana sterminata
che alimenta il paragone con la celebre cugina
podistica, la Maratona di New York. I concorrenti si
ritrovano la mattina presto, con temperature anche molto
al di sotto dello zero, in uno spiazzo lungo un paio di
chilometri a Braga, una frazione di Sälen.
I primi a partire giungono
ai nastri di partenza anche un’ora e mezzo prima del via
e vengono divisi in “griglie” di mille concorrenti
ciascuno.
Alle otto in punto un
roboante boato accompagna l’inizio della prova.
Dopo cinquecento metri in
pianura si attraversa una strada statale appositamente
innevata e si affronta il primo impegnativo ostacolo:
una salita di due chilometri e mezzo. Qui inizia la
prima scrematura del gruppo: i più forti distanziano i
cosiddetti “bisonti”, ossia la sconfinata massa di
partecipanti non professionisti; mentre questi ultimi
affrontano, fino allo scollinamento, i tre chilometri
più difficili della loro vita da fondisti, intruppati e
spesso fermi per vari minuti nella pancia del gruppo.
Una volta superata la prima asperità, il gruppo si
assottiglia sempre di più ed ogni concorrente può
impostare la prova sul suo ritmo e scegliere i propri
compagni di avventura. Durante il percorso sono
posizionati numerosi punti di ristoro/abbandono.
Il primo dopo 10
chilometri e mezzo, quindi ce ne sono altri al km 23.7,
34.5 e 47.1.
Poi parte il conto alla
rovescia, altre postazioni sono posizionate a -28.3, a
-19.1 e l’ultima a poco meno di 9 chilometri dalla meta.
Come scrive il celebre
giornalista sportivo Marco Pastonesi, in una azzeccata
metafora religiosa: “Se in Scandinavia il fondo è una
religione, allora la Vasaloppet è un pellegrinaggio a
San Pietro o alla Mecca. Chi ne fa più di 30, si
guadagna il titolo di “veterano” e il “Matusalemme” è
Bengt Eriksson, svedese proprio di Sälen che a 78 anni
ne ha collezionate ben 55”.
Questi veterani sono
riconoscibili da un pettorale arancione. Al termine
della gara il primo atleta è atteso al traguardo da una
collana di alloro e premiato in maniera spartana e
folcloristica nella piazza principale, con tanto di
orchestrina, bellezze locali e una varietà di premi da
lotteria di paese, che vanno dagli aspirapolvere agli
zainetti, da set di coltelli ad oggetti di artigianato
locale.
D’altra parte il premio
più prestigioso della Vasaloppet non è tangibile e vale
molto più di qualsiasi altro trofeo: si entra dal
portone principale dentro la leggenda.
La Vasaloppet è oggi inserita nel calendario della “Worldloppet”,
un circuito di gare di lunga distanza, insieme ad una
serie di prestigiose e faticose classiche dello sci di
fondo, tra cui le italiane “Marcialonga” e “Sgambeda”,
la norvegese Birkebeinerrennet, la francese
Transjurassienne , la svizzera Engadin Skimarathon,
l’austriaca Dolomitenlauf, la finlandese
Finlandia-hiihto e insieme talvolta anche a gare in
Australia, Giappone e Nord-America.
Proprio negli Stati Uniti
viene organizzata, da qualche anno a questa parte, una
“Vasa” americana che si disputa la terza domenica di
febbraio con partenza da Mora in Minnesota e che premia
i vincitori con un viaggio in Svezia per disputare la
vera Vasaloppet.
Questo è significativo di
come, sebbene tutte le gare suddette abbiano un loro
importante passato e una loro grandissima dignità,
nessuna raggiunge però in difficoltà, lunghezza e
soprattutto in prestigio la originale competizione
svedese che ha una particolarità propria di pochi altri
eventi nella storia dello sport, quella di dare un senso
non soltanto a tutta la carriera di un’atleta che la
vince, ma spesso anche alla vita stessa di un “uomo
comune” che riesce nell’impresa di portarla a termine.
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