.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

storia & sport


N. 21 - Settembre 2009 (LII)

Il Varsity Match
“La” partita

di Simone Valtieri

 

Se "The Boat Race" - la famosa regata di canottaggio sul Tamigi tra le due università più rinomate d'Inghilterra - è la competizione dello sport moderno più antica al mondo (la prima sfida tra le due imbarcazioni si svolse nel lontanissimo 1829), pochi sanno che gli atenei di Oxford e Cambridge, i più esclusivi e prestigiosi del Paese dove si sono formate e continuano a formarsi le élites, si sfidano anche a rugby, una volta all'anno, da più di un secolo.

Si tratta del "Varsity Match", cioè la partita tra le università. "Varsity", infatti, è un'espressione che nel linguaggio popolare sta per "university" e di appuntamenti fissi tra rivali storiche ve ne sono moltissimi in tutto il panorama sportivo angloamericano. Ma nella nobile Inghilterra ogni cosa è tradizione e l'antonomasia regna sovrana: la federazione calcistica è "The" Football Association, così come lo stadio londinese di cricket è "The" Oval; quindi la sfida tra le due istituzioni universitarie celebri in tutto il globo non poteva che definirsi "The" Varsity Match. La sfida universitaria per eccellenza: non c'è bisogno di specificare nient'altro.

In realtà le sfide tra le due università d’oltremanica non si esauriscono qui. “The University Match” è l’incontro di cricket; poi c’è il “Rugby League Varsity Match”, che vede di fronte squadre di 13 elementi confrontarsi in un particolare tipo di rugby molto diffuso soprattutto nell’emisfero australe; “The Lawn Tennis Varsity Match” e “The Varsity Yacht Race” sono infine i nomi delle sfide più recenti, che coinvolgono rispettivamente giovani tennisti e velisti dei due atenei.

Nel rugby, Oxford e Cambridge si affrontano a Twickenham ogni secondo martedì di dicembre, alle ore 14. Oxford indossa una maglia blu scuro (detto "royal blue" o "dark blue"), mentre Cambridge una divisa a strisce orizzontali bianche e celesti ("light blue", ma fino al 1876 vestiva in rosa). Chi prende parte al Varsity Match viene definito un "blue" - Oxford Blue o Cambridge Blue - ed è un titolo di cui un giocatore può fregiarsi per sempre, anche se non ottenesse nient'altro nella carriera rugbistica.

La prima sfida ebbe luogo dal 1872 al “The Parks” di Oxford, soltanto un anno dopo il primo incontro internazionale di rugby della storia tra Scozia e Inghilterra, e vinsero i padroni di casa, mentre l'anno successivo Cambridge poté godersi la rivincita sul proprio terreno, il Parker's Piece. Dalla terza edizione, però, si decise che la partita dovesse essere giocata in campo neutro e fu scelto il Kennington Oval di Londra, la cattedrale del cricket, anzi, solo "The Oval", come accennato sopra.

Le squadre si affrontarono schierando ciascuna venti giocatori fino al 1875, quando si passò ai regolari quindici proprio su iniziativa delle due università, una regola che poi divenne comunemente accettata. Sia Cambridge che Oxford, inoltre, furono tra le prime ad adottare il codice di gioco del Rugby Football. All'epoca, infatti, ogni college praticava un proprio gioco del pallone e c'erano quindi il Manchester Football, lo Sheffield Football eccetera. Il Rugby Football divenne poi l’attuale rugby.

Altri teatri dei primi match tra Oxford e Cambridge, che iniziavano ad essere seguiti assiduamente dagli appassionati e dalla stampa, furono il Rector's Field e il Richardson's Field, il campo del Blackheath, uno dei più antichi club rugbistici. Dal 1887 fino alla sospensione dovuta allo scoppio della prima guerra mondiale, il Varsity Match si tenne nel quartiere di Fulham, dove sorgeva l'impianto, modernissimo per l'epoca, del Queens Club. Con il ritorno della pace, lo stadio si rivelò inadeguato a contenere le migliaia di tifosi che arrivavano da tutta la Gran Bretagna e quindi la sfida venne trasferita a Twickenham, nel cui Rugby Union's Ground ancora va in scena dal 1921. Due anni prima, una densa nebbia rese i giocatori pressoché invisibili l'uno dall'altro, ma l'incontro fu regolarmente disputato. Una nuova sospensione ci fu durante il secondo conflitto mondiale.

Il tempio del rugby inglese, per l'occasione, si riempie come se giocasse la Nazionale. Oggi il Varsity Match gode di ampie sponsorizzazioni e della diretta televisiva internazionale, ma la tradizione non si tocca: secondo martedì di dicembre alle due del pomeriggio. Tranne una volta: nel 2005 si giocò il primo martedì.

L'appuntamento del Varsity Match travalica il semplice aspetto rugbistico, considerato il non eccelso livello tecnico: qui è in gioco il prestigio di ciascuna delle due università, infervorate da una rivalità che dura dal Medioevo, epoca di fondazione degli atenei. Per ciò che riguarda il rugby, invece, l'Oxford University Rugby Football Club (OURFC) risale al 1869, il Cambridge University Rugby Union Football Club (CURUFC) al 1872.

La preparazione all'incontro può durare mesi: giocare nel Varsity Match è un punto di arrivo, non di partenza. E' un onore a cui nessuno vuole rinunciare e che rimarrà nella memoria. I giocatori vengono scelti attraverso una dura selezione ed è necessario militare stabilmente nella prima squadra del proprio college, avere un'irreprensibile condotta accademica e perfino essere graditi al capitano, perché è lui, e non l'allenatore, che sceglie i convocati e nomina lo staff tecnico. Chi gli è antipatico, difficilmente metterà piede in campo: un esemplare caso di quanto il “captain” sia influente è stata l'estromissione di Phil Davies, capitano della Nazionale gallese e dei Lions negli anni '80, per mancanza di "temperamento da grande partita".

Venti giorni prima di scendere in campo, le due squadre vanno in ritiro a tempo pieno, vivendo e respirando insieme rugby ventiquattro ore su ventiquattro. I gesti e il cerimoniale si ripetono da oltre cento anni: al termine della clausura, il giorno precedente la partita gli studenti (perché tali sono) indossano la giacca dell'università a bavero alzato (per rendere l'idea degli scapestrati) e la sciarpa al collo (per mostrare il colore di appartenenza) e si dispongono per la foto ufficiale. Quindi si parte per Londra in treno, si attraversa la capitale in autobus fino a Richmond e si trascorre la notte della vigilia in albergo, non troppo distante da quello in cui è ospitata la formazione avversaria.

Sugli spalti di Twickenham, oltre ai semplici appassionati, si assiepano studenti, ex studenti, celebrità, aristocratici o sedicenti tali: insomma, il tempio londinese della palla ovale si trasforma in una passerella mondana. Dopo ottanta minuti di battaglia sul campo, in cui ciascuna delle due squadre cerca di sopraffare agonisticamente l'altra, per i vincitori la giornata sarà trionfale, mentre gli sconfitti se ne restano a lungo chiusi negli spogliatoi a rimuginare sull'occasione mancata. Alla sera giocatori e tifosi si riversano nelle strade e nei pub della zona di Richmond, dove la birra scorre a fiumi. L'università sconfitta lancia la sfida di rivincita a quella vittoriosa e si ricomincia a pensare all'anno successivo.

Fino a quando il rugby è stato uno sport esclusivamente dilettantistico, cioè fino al 1996, nelle rappresentative di Oxford e Cambridge si potevano trovare alcuni tra i migliori giocatori del mondo, perché per uno studente, che fosse o meno rugbista, arrivare lì era il massimo. Non erano rare partite tra la squadra universitaria e una delle nazionali dell'emisfero sud in tournée in Europa. Oggi i giocatori internazionali che vestono il "blu" sono nettamente diminuiti.

Così, Oxford ha potuto schierare Stuart Barnes, Simon Danielli (2000 e 2001), Phil De Glanville (nel 1990), David Humphreys, Katsuhiko Oku, Gareth Rees, Kevin Tkachuk, gli australiani Rob Egerton e Troy Coker (rispettivamente nel 1987 e 1989), il mediano di mischia neozelandese David Kirk (1987 e 1988), mentre Cambridge rispondeva con Simon Amor, Rob Andrew (1982), Phil Davies, Mark Denney, Mike Gibson, Gavin Hastings (capitano nel 1985), Alastair Hignell, David Quinlan, Rob Wainwright. Nel 2005 e nel 2006 Oxford ha schierato un tre quarti australiano, 76 presenze con i Wallabies: Joe Roff, iscrittosi all'età di trentuno anni, dopo aver rinunciato al professionismo nel 2004.

In oltre 130 anni di storia anche un italiano ha disputato il Varsity Match: il genovese Marco Rivaro (3 caps con la Nazionale azzurra), che nel 2000 e nel 2001 è sceso in campo per Cambridge. Oggi, l'avvento del professionismo, ha di molto impoverito i contenuti tecnici di una partita importante più per ragioni culturali e simboliche che per quello che è il livello espresso dalle due contendenti, ma il fascino dell’evento appare intatto se non addirittura aumentato da quei riti e da quelle tradizioni anacronistiche che resistono imperterrite al volgere delle stagioni.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.