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N. 86 - Febbraio 2015 (CXVII)

TRIBUTO A UNA LEGGENDA DEL TROTTO
Varenne GUEST STAR a Cavalli a Roma 2015

di Denisa Kucik & Leila Tavi

 

Quest’edizione di Cavalli a Roma ha avuto un testimonial d’eccezione, Varenne, il più grande campione di trotto dopo Ribot. Maschio baio del 1995, nato a Copparo, da Waikiki Beach (figlio di Speedy Somili) e Ialmaz (figlia di Zebù) nell’allevamento Zezalino di Alessandro Viani, è considerato il più forte trottatore di tutti i tempi, con al suo attivo tre record durante la sua carriera agonistica, iniziata nel 1998 e conclusa nel 2002: Meadowsland (USA) nel 2001, record mondiale sul miglio 1’09’’01; Parigi nel 2002, record mondiale sui 2100 m. 1’10’’08; Mikkeli (Finlandia), record europeo 1’09’’03.

Varenne ha vinto ben 62 delle 73 corse disputate (di cui 51 Gran Premi), guadagnando oltre 6.000 milioni di euro; un altro record al suo attivo non ancora eguagliato da nessun altro cavallo nella storia del trotto, ma per cui si candida proprio uno dei suoi discendenti, Pascià Lest.

Varenne inoltre non è solo il cavallo d’oro del trotto italiano, ma anche il migliore stallone europeo, con 150 fattrici coperte all’anno, per la somma di quindicimila euro ciascuna.

Questo cavallo dai muscoli d’acciaio e dall’elegante andatura ha contribuito, all’apice della sua carriera, a far conoscere in Italia la disciplina del trotto, in particolar modo della sua specialità il sulky, in cui è previsto il driver sul calessino.

Nella disciplina del trotto, il fantino si chiama “guidatore” (o in inglese “driver”). Il driver è seduto su un calessino leggero chiamato sulky e appoggia i piedi su apposite staffe.

Grazie alla forma aerodinamica del calesse, il cavallo non deve sopportare il peso del fantino sul dorso come nell’ippica; in Francia esistono poi delle gare di trotto montato in cui il cavaliere monta in sella al trotto. Un’altra categoria molto diffusa è quella dei “gentlemen drivers”, che gareggiano solo per passione fuori dai circuiti ufficiali.

La storia di Varenne è veramente singolare: nato in una notte burrascosa, senza l’assistenza di un veterinario, nonostante un parto difficile, il puledro rischiò quasi di morire e le sue zampe erano gracili, tanto da far pensare che non avrebbe potuto essere utilizzato per le corse.

Durante la sua permanenza in un centro di allenamento in Francia, un infortunio lo costrinse, prima del compimento dell’anno di età, alla quasi immobilità in box per un semestre.

A due anni fu fatto rientrare in Italia e trasferito nella tenuta di Bolgheri, ricordata dal Carducci nel famoso componimento poetico intitolato Davanti San Guido.

La sua carriera iniziò male, con una squalifica a Bologna nel 1998; eppure in quell’occasione fu notato da Enzo Giordano, che lo acquistò per 180 milioni di lire, riponendo nel baio grandi aspettative. Varenne non tradì la fiducia del suo padrone, regalandogli la sua prima vittoria già alla sua 4° corsa ad Aversa, dove si aggiudicò il Gran Premio sempre nello stesso anno.

Alla sua 10° corsa sconfisse il temibile Viking Kronos, vincendo il Derby Italiano del Trotto a Roma nel 1998, dopodiché vinse 18 corse senza interruzioni. In occasione del trofeo “Nazioni” di Milano non ebbe pietà dell’allora “regina” Moni Maker; il pubblico impazzì letteralmente per quello che due giornalisti dello Sportsman soprannominarono “Il Capitano”.

A sei anni, nel 2001, l'anno migliore di tutta la carriera, Varenne trionfò nella corsa di trotto più importante al mondo, il Prix d’Amerique, che si disputa a Parigi, facendo tornare sul podio della corsa più prestigiosa al mondo un cavallo italiano dopo 47 anni.

In seguito a questo successo, il cavallo divento' celebre quanto una star del cinema e chiuse il 2001 vincendo in successione il Lotteria di Napoli, l'Elitlopp di Stoccolma, il Breeders' Crown di New York, dove stabilì il recordo mondiale di 1.09.01, e Le Trot Mondial di Montreal.

L'anno successivo si apri' con il bis dell'Amerique, davanti a quarantamila spettatori, di cui ben ottomila tifosi venuti dall'Italia; seguirono Cagnes sur Mer, con ancora quattromila italiani al seguito per il Gran Prix de Vitasse, Goteberg con la seconda vittoria all'Olympiatravet, di nuovo il Lotteria e l'Elitelopp.

L'ultima grande vittoria arrivò in Finlandia, con l'ippodromo di Mikkeli gremito di spettatori, dove Varenne regalò alle trentacinquemila persone lì convenute un nuovo record mondiale in pista da km alla media di 1.09.03. Fu messo a riposo nell'ottobre di quello stesso anno nell'allevamento "Il Grifone" di Vigone, in provincia di Torino, ottenendo ancora un altro record nel 2010, quello di primo stallone in Europa.

Varenne è così il testimonial italiano di uno sport che, si dice, sia stato Giulio Cesera a scoprire e a valorizzare, impressionato dalla velocità e dalla forza dei trotter di razza inglese, che fece importare a Roma.

Durante i secoli tale razza ha subito mutazioni significative e spesso l'utile era unito al dilettevole; per questo nel Settecento si correva su piste lineari della distanza di quattro miglia, ovvero 6.436 m., che corrispondevano approssimativamente allo spostamento da una località all'altra.

Le piste divennero ellittiche solo nell'Ottocento, allo scopo di permettere al pubblico degli ippodromi di avere una visione a tutto tondo dell'evento. La prima pista appositamente per trottatori fu costruita a Manahattan nel primo decennio dell'Ottocento e prese il nome di Red House Track, in onore al famoso trainer-driver di allora, Hitam Wood Ruff.

Le razze che hanno dato origine al trottatore attuale sono tre: l'americana, con cavalli di taglia ridotta, ma velocissimi e scattanti; la normanna, costituita da cavalli robusti, di velocità inferiore, ma di maggiore resistenza e la russa Orlov, con cavalli d'indole docile ma tenaci, prevalentemente dal manto grigio. In Italia fu sostituita progressivamente alla Piave la razza Noram, un incrocio tra l'americana e la normanna.

La prima corsa ufficiale italiana fu disputata a Prato della Valle, vicino Padova, nel 1808 che fu vinta da Giovanni Rossi. Le "padovanelle" sono i pesanti rotabili a cui allora erano attaccati i cavalli. Il primo campione italiano fu Vandalo (1862-1888), a più di un secolo di distanza da Varenne.

Nonostante la crisi degli ultimi anni di questo sport e gli scandali legati agli ippodromi, che sono a rischio chiusura, l'allevamento di cavalli di razza trottatrice in Italia conta ancora oggi un considerevole numero di capi e un forte interesse economico.



 

 

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