N. 4 - Aprile 2008
(XXXV)
VALENTANO
BREVE STORIA
di Giorgio Giannini
Le prime notizie storiche
La zona di Valentano è
stata abitata fin dall’età del bronzo. Risalgono
a questo periodo tre villaggi palafitticoli ritrovati
nel Lago di Mezzano,di origine vulcanica,
formatosi circa 400.000 anni fa al tempo del Vulcano
Pulsino. Questo Lago, di circa 800 metri di diametro
e con una profondità massima di 38 metri, probabilmente
è il Lacus Statoniensis descritto da Seneca nelle
Quaestiones Naturales e da Plinio nel trattato
Naturalis
Historia.
Del periodo del bronzo
finale sono alcuni insediamenti del Monte Stagnina
e del
Montenero.
Non ci sono molte vestigia
del periodo etrusco, anche se si ritiene che nei
dintorni ( forse sul Monte Becco), sorgeva il
Fanum Voltumnae, il più grande santuario etrusco, di
cui però non si conosce l’ubicazione.
Ci sono varie vestigia del
periodo romano, soprattutto resti di Ville Rustiche, che
nel tempo si sono trasformate in Villaggi, la cui
popolazione,in seguito alle invasioni barbariche, si
rifugiò sui colli più facilmente difendibili, dando
inizio agli abitati medioevali.
Del periodo medioevale le
vestigia sono molto numerose.
Sul nome Valentano, ci
sono varie ipotesi:
- deriva da Verentum,
una città i cui resti,però, finora non sono stati
individuati;
- deriva da Valle degli
Ontani , una pianta molto diffusa nella zona;
Si ritiene che la città
storica derivi da un insediamento longobardo del IX
secolo. A conferma di questa ipotesi, una pianta è
presente nello stemma del Comune, a ricordo della pianta
che i Longobardi usavano piantare nella piazza, ubicata
al centro dei loro insediamenti, a significare la
presenza di una comunità organizzata. Una pianta
secolare era presente, fino al secolo scorso nella
piazza davanti alla Chiesa (Collegiata di S. Giovanni
Battista), ma fu abbattuta perché decrepita.
Le prime notizie storiche
sull’abitato, che si erge a 540 metri sul livello del
mare,risalgono all’anno 810.
Nel 827, è citato il
Castello di Mezzano, di origine Longobarda( dove ,
secondo la leggenda, su rinchiusa ed uccisa Pia de’
Tolomei, la nobildonna senese ricordata da Dante nel V
canto del Purgatorio), distrutto alla metà del XIV
secolo e di cui sono ancora visibili alcuni resti. Nella
zona del Lago di Mezzano sono state scoperte anche resti
di insediamenti longobardi con tombe e necropoli (es.
località La Fortezza).
Nel 839, è citato
l’abitato di Villa Fontane, che presenta una
Magione ( Casa) Templare ed una chiesa,
sempre costruita dai Templari, dedicata a S. Maria
del Tempio.
All’inizio,a Valentano, vi
era una Torre di avvistamento, di origine longobarda,
alta circa 20 metri, che consentiva una visione fino al
Mar Tirreno, al Monte Amiata, ai Monti Cimini e
naturalmente, al lago di Bolsena. La Torre è stata
successivamente trasformata in Rocca difensiva, di forma
ottangolare, intorno alla quale si è formato lentamente
il centro abitato.
Nel 1053, la Rocca è un
castrum fortificato.
Nei secoli seguenti,
Valentano è coinvolto prima nelle lotte tra le città di
Orvieto e di Viterbo per il controllo del territorio e
poi tra il Papato e l’Impero (Guelfi e Ghibellini).
I Farnese
Nel 1354, il Cardinale
Egidio Albornoz, incaricato dal Papa Innocenzo VI di
riprendere il possesso dei beni della Camera Apostolica
(Patrimonio di S. Pietro), acquisiti illegalmente dai
feudatari locali mentre i Pontefici erano ad Avignone
(la cosiddetta cattività avignonese ), concede
per 10 anni la concessione di Valentano ai fratelli
Puccio, Pietro e Ranuccio Farnese, figli di Nicola, (I
Farnese sono originari di Farneto- attuale Farnese-,ma
vivono a Canino), per ringraziarli per aver parteggiato
a favoe del Pontefice ( Guelfi) e della collaborazione
ricevuta nel recupero delle terre ponteficie. Da allora,
e fino al XVII secolo, la storia di Valentano è
strettamente legata alla presenza dei Farnese. Infatti,
nel 1368 i Farnese sono nominati Governatori di
Valentano.
Verso la metà del XV
secolo, Pier Luigi Farnese ,il Seniore, decide di
trasformare la Rocca di Valentano in Palazzo al fine di
trasferirvisi da Canino. In particolare, fa costruire,
su progetto di Domenico da Corno, una torre rotonda
merlata.
Il 1 maggio 1461, Pier
Luigi istituisce, da Canino, la Fiera di maggio,
della durata di 7 giorni, che godeva dell’esenzione
delle tasse (Gabelle) per cui divenne, rapidamente, la
più importante della zona.
Nel 1462, si effettua una
regata sul Lago di Bolsena con barche di tutte le città
rivierasche. Valentano conquista il secondo posto.
Il 21 gennaio 1466, Pier
Luigi sottoscrive il regolamento dei confini con
Bisenzo, di cui oggi rimangono poche vestigia sul
colle omonimo, ubicato sotto Valentano, che domina il
Lago di Bolsena.
Nel 1488, sono celebrate
le nozze tra Angelo Farnese ( figlio maggiore di Pier
Luigi) e Lella Orsini di Pitigliano. In questa
occasione, nel Palazzo vengono effettuati altri lavori
in modo da trasformarlo in una dimora lussuosa. In
particolare è realizzato un cortile, detto cortile
d’amore, con un porticato inferiore ed una loggia
superiore. Il porticato è formato da 18 esili colonne,
con capitelli tutti diversi, che raffigurano i gigli
farnesiani che diventano palme, e boccioli di fiori,
come allegoria di buon augurio e di prosperità. I lavori
sono realizzati dai mastri muratori Giorgio e Giovanetto
Franchini, da mastro Gerolamo ( forse di origine
lombarda) e da mastro Lorenzo, scalpellino fiorentino.
Nel 1494, Pier Luigi muore
e sua moglie si ritira nel Convento delle Murate di
Firenze. Gli succede il fratello Alessandro, che era
diventato Cardinale l’anno precedente.
Nel 1505, il Papa Giulio
II Della Rovere, legittima i due figli naturali (Pier
Luigi e Paolo) avuti dal Cardinale Alessandro Farnese
con Silvia Rufini, vedova del nobiluomo di Tarquinia
Giovanni Battista Crispo, da cui aveva avuto un figlio (
Tiberio ) che diventa in seguito Cardinale.
Agli inizi del XV secolo,
il Cardinale Alessandro Farnese effettua lavori di
ammodernamento ed ampliamento del Palazzo di Valentano,
su progetto dell’architetto Antonio da Sangallo il
Giovane (in particolare, il camino del Salone Ducale
-che presenta il soffitto di legno a cassettoni,
dipinto, con il faccione sottostante affrescato- e la
vera del pozzo del Cortile d’amore). I
lavori, probabilmente sono ultimati in occasione del
matrimonio del figlio Pier Luigi con Gerolama Orsini,
avvenuto nel 1519, ma concordato nel 1513 tra il
Cardinale Alessandro e Ludovico Orsini di Pitigliano.
Agli sposi è destinato il
nuovo Palazzo di Gradoli, la cui costruzione però
risulta alquanto difficoltosa essendo in parte
realizzato sul terreno di risulta della distruzione
dell’antica Rocca. Pertanto, Pier Luigi e Geronima
vivono a lungo nel Palazzo di Valentano, dove nascono i
loro figli: Angelo, Ottavio, Orazio, Ranuccio,
Alessandro e Vittoria.
Pier Luigi Farnese,
avvalendosi della consulenza dell’architetto Sangallo il
Giovane, effettua una serie di lavori che trasformano
l’abitato di Valentano, che era stato in parte distrutto
in seguito ad un violento incendio nel 1510. In
particolare vengono realizzate delle strade nuove,
larghe e dritte,che sono descritte in una lettera del
1543 di Annibal Caro, segretario di Pier Luigi.
Nel 1534, il Cardinale
Alessandro Farnese è eletto Pontefice ed assume il nome
di Paolo III. Nomina il figlio Pier Luigi Gonfaloniere
di S. Romana Chiesa e Cardinali i nipoti Ranuccio e
Alessandro. Fa costruire nel Palazzo Farnese di
Valentano il loggiato rivolto verso sud, con 11 arcate
sostenute da pilastri in mattoni.
Il Ducato di Castro
Nel 1537, il Papa Paolo
III istituisce, per il figlio Pier Luigi ed i suoi
discendenti,il Ducato di Castro, che comprende
anche il Ducato di Latera e la Contea di
Ronciglione, facendo costruire dal Sangallo la città
di Castro.
Nel 1545, il Pontefice
Paolo III istituisce, per la sua famiglia, il Ducato
di Parma e di Piacenza. Però, il figlio Pier Luigi
non è ben accolto dalla nobiltà locale, rappresentata
soprattutto dalle famiglie dei Pallavicino, Landi,
Anguissola e Gonfalonieri ( il cosiddetto PLAC
dalle iniziali dei loro cognomi) , che ordisce una
congiura in seguito alla quale Pier Luigi, il 10
settembre 15 47, è assassinato a Piacenza ed il suo
corpo è gettato nel dirupo sotto il Palazzo Farnese.
Soltanto dopo qualche anno, la moglie Gerolama riesce a
far recuperare il corpo del marito ed a portarlo nella
tomba di famiglia nella Chiesa di S. Giovanni Battista
nell’Isola Bisentina, nel Lago di Bolsena.
Nel 1549, muore Paolo III
e la famiglia Farnese perde il protettore.
Nel 1558, il Duca Ottavio
Farnese, succeduto al padre Pier Luigi, emana gli
Statuti del Ducato di Castro, molto avanzati per il
tempo, stampati dal tipografo Matteo Tesori di Orvieto.
Poiché la vita di corte
del Ducato di Parma e Piacenza assorbe ingenti risorse
finanziarie, i Farnese chiedono dei prestiti a vari
banchieri romani, dando in garanzia le rendite del
Ducato di Castro, attraverso i cosiddetti Monti
Farnesiani. Poichè i Farnese non riescono a pagare i
loro debiti, si apre un contenzioso con le famiglie dei
banchieri, in primis con i Barberini.
Dopo l’elezione al
Pontificato di Urbano VIII Barberini, i rapporti con i
Farnese si acuiscono. Nel 1641, il Papa Urbano VIII
dichiara guerra al Ducato di Castro, retto da Odoardo
Farnese, che è occupato dalla truppe pontificie. In
seguito alla Pace di Venezia del 1644, i Barberini
riprendono il possesso del Ducato, ma Ranuccio II (
succeduto ad Odoardo) non riesce ad onorare gli impegni
del trattato di pace. Così nell’aprile 1649 scoppia la
cosiddetta Seconda Guerra del Ducato di Castro
tra i Farnese ed il Pontefice.
Il pretesto è
l’assassinio, a Monterosi, nel marzo 1949, del Vescovo
di Castro, il barnabita Cristoforo Giarda, uomo di
fiducia del Papa Innocenzo X Pamphili, succeduto a
Urbano VIII nel 1644. Il papa scomunica gli esecutori
materiali del delitto, di cui ritiene mandante i Farnese.
Il Pontefice fa assediare dalle sue truppe la città di
Castro, capoluogo del Ducato. Un spedizione militare
inviata dai Farnese, da Piacenza, in soccorso di Castro,
è debellata a S. Pietro in Casale (Bologna). La sorte
del Ducato è ormai segnata. La città resiste per quasi 5
mesi, ma il 2 settembre si arrende. Il Pontefice
Innocenzo X Pamphili ordina la distruzione della città
che richiede ben tre mesi. Il 3 dicembre il comandante
militare delle truppe pontificie, Spinola, comunica la
“compiuta demolizione “ dell’abitato. Sulle rovine viene
sparso il sale e viene collocata una colonna con la
scritta “Qui fu Castro”.
La sede vescovile viene
trasferita ad Acquapendente mentre quella amministrativa
della zona è trasferita a Valentano, che però subisce
una progressiva decadenza.
L’archivio storico
amministrativo del Ducato è attualmente conservato nella
Biblioteca Civica.
La trasformazione del
Palazzo Farnese
Con la distruzione del
Ducato, finisce la signoria dei Farnese ed i loro beni
sono incamerati dalla Camera Apostolica. In particolare,
il loro Palazzo di Valentano è trasformato, negli anni
tra il 1650 ed il 1730, prima in granaio e poi in
prigione.
Nel 1731, l’edificio è
trasformato per ospitare il convento delle suore
domenicane. In particolare, la scalea di accesso
all’appartamento ducale, affrescata con scene
mitologiche e celebrative della famiglia Farnese ( come
nel Palazzo Farnese di Caprarola), è trasformata in
Scala Santa, sul modello di quella nei pressi
dell’abbazia di S. Giovanni in Laterano,e gli affreschi
sono ricoperti con altri che rappresentano scene della
Passione di Cristo ( i processi di Anna e Caifa, di
Erode, di Pilato, il tradimento di S. Pietro, la
preghiera nell’orto del Gestemani,la flagellazione alla
Colonna, la Via Crucis e la Crocefissone).
Nel periodo 1867-1870,
parte dell’edificio diventa caserma di un reparto di
Zuavi pontifici. Probabilmente a loro si deve la
distruzione dell’Archivio dei Farnese conservato nel
Palazzo.
Dopo la soppressione degli
ordini monastici (conseguente all’unificazione
dell’Italia), l’edificio è abbandonato. Quindi, tra il
1930 ed il 1953 è destinato in parte a scuola ed in
parte ad abitazione.
Dopo alcuni decenni di
nuovo abbandono, l’edificio è ristrutturato per ospitare
il Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca
Farnese, inaugurato nel 1996.
Le Feste
Le principali feste
celebrate a Talentano sono:
- la Processione del
Cristo Morto, la sera del Venerdi Santo di Pasqua;
- la Fiera del Cedro,
la terza domenica di maggio;
- l’Infiorata del
Corpus Domini, a giugno;
- Il Palio del Ducato
di Castro, a fine luglio;
- La tiratura del solco
dritto, all’alba del 14 agosto (è una antica festa
pagana di ringraziamento del mondo contadino, che ha per
oggetto la tiratura di un lungo solco,di circa 3 Km,
anticamente tracciato con i buoi, ora con un trattore.
Con l’avvento del cristianesimo, la cerimonia
rappresenta il viaggio della Vergine Maria che sale al
cielo).
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