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N. 25 - Gennaio 2010
(LVI)
Storia di vaccini tra vecchie e nuove pandemie
Dal 1796 ai giorni nostri
di Simona Caltabiano
Il
14
maggio
1796
il
medico
e
naturalista
inglese
Edward
Jenner
innestò
ad
un
bambino
di 8
anni
materiale
di
una
pustola
di
vaiolo
bovino.
Il
bambino
guarì
dopo
sei
settimane.
Jenner
procedette
dunque
ad
una
seconda
inoculazione,
usando
questa
volta
il
siero
di
pustole
umane;
il
ragazzo
non
mostrò
nessun
sintomo
della
malattia,
dimostrando
che
l'immunizzazione
con
vaiolo
bovino
conferisce
immunità
anche
verso
il
vaiolo
umano.
Con
questo
esperimento
convenzionalmente
si
da
inizio
per
la
medicina
alla
pratica
della
vaccinazione.
In
quella
data
la
storia
del
genere
umano
è
cambiata.
Le
terribili
pestilenze
erano
una
spada
di
Damocle
che
incombeva
sui
nostri
avi
provocando
perdite
umane
altissime
e un
conseguente
forte
immobilismo
di
carattere
economico
e
sociale.
Le
vaccinazioni
hanno
realmente
liberato
il
genere
umano
da
paure
profonde
e
hanno
messo
in
moto
un
processo
virtuoso
di
progresso
in
tutti
i
campi
dello
scibile
umano.
In
quest’ultimo
periodo
l’arrivo
della
nuova
influenza
suina
ha
fatto
proliferare
paure
spesso
immotivate,
ma
ha
messo
in
moto
con
il
meccanismo
del
passaparola
il
grande
popolo
dei
dietrologisti
con
l’unico
risultato
che
alla
paura
si è
aggiunta
anche
la
confusione.
La
storia
ci
insegna
che
non
esiste
un’unica
faccia
della
medaglia
ed è
nostro
dovere
per
crearci
un
giudizio
più
equilibrato,
cercando
di
non
cadere
in
facili
allarmismi,
conoscere
le
anomalie
di
questa
pratica
che
per
doversi
spesso
piegare
alla
logica
del
profitto
è
incorsa
in
errori
di
percorso
che
sono
stati
ampiamente
comprovati
dalla
medicina.
Nel
1933
nella
provincia
di
Chiavari
oltre
ottanta
dei
bambini
vaccinati
contro
la
difterite
si
ammalarono
gravemente,
alcuni
di
loro
persero
l’uso
di
braccia
e
gambe;
uno
di
loro
muore.
A
Venezia
e
Rovigo
sopraggiunsero
gravi
sintomi,
tra
cui
la
paralisi,
che
portarono
alla
morte
dieci
bambini.
Il
governo
italiano
ordinò
di
fermare
la
vaccinazione
contro
la
difterite;
il
National
Serotherapeutic
Institute
di
Napoli,
che
fornì
il
vaccino,
fu
chiuso
e il
direttore
arrestato.
Il
caso
più
emblematico,
però,
si è
verificato
nel
1956
quando,
in
Italia
venne
introdotto
a
scopo
sperimentale
il
vaccino
Salk,
contro
la
poliomelite.
La
poliomielite
è
una
malattia,
causata
da 3
tipi
di
virus
intestinali,
che
si
trasmette
da
uomo
a
uomo
per
via
alimentare
attraverso
feci
e
saliva.
In
circa
il
95%
delle
persone
infettate
dai
virus
della
polio
non
si
manifesta
alcun
disturbo.
Sintomi
minori
possono
comprendere
mal
di
gola,
febbre
moderata,
nausea
e
vomito.
In
alcuni
casi
(1-2%)
si
può
manifestare
rigidità
di
collo,
della
schiena
o
delle
gambe,
ma
senza
paralisi.
Invece,
in
meno
dell'1%
dei
casi
(all'incirca
in
uno
ogni
1000
infezioni)
si
verifica
la
paralisi.
Dopo
l’introduzione
di
questo
vaccino
dalle
statistiche
è
risultato
però
che
i
casi
di
morte
per
polio
sono
cresciuti
dai
2.723
del
1955
ai
3.485
ed
sono
aumentate
fino
a
8337
nel
1958
mentre
il
numero
dei
morti
si
sono
quintuplicati
fra
il
1955
ed
il
1958.
Nel
1966
è
stato
introdotto
il
vaccino
Sabin
in
sostituzione
del
Salk,
che
però
è
stato
reintrodotto
in
Italia
nel
2003,
con
la
giustificazione
che
il
precedente
vaccino
usato
per
quarant’anni
era
troppo
pericoloso.
La
pericolosità
era
derivata
dal
fatto
che
il
Sabin
si
basava
su
un
virus
vivo,
ma
indebolito,
mentre
il
Salk
si
basava
sull’utilizzo
di
un
virus
ucciso.
Viene,
pertanto,
azzerato
il
rischio
delle
rarissime,
ma
terribili,
controindicazioni
del
Sabin
che
potevano
provocare
una
paralisi
permanente.
Nell’ottobre
del
2009
è
stata
fatta
un
interrogazione
parlamentare
per
certificare
il
nesso
di
causalità
tra
la
somministrazione
del
vaccino
“Salk”
e la
manifestazione
della
poliomelite
associata,
per
garantire
l’indennizzo
a
chi
ne
aveva
diritto.
Nel
1976
negli
Stati
Uniti
d’America
per
la
prima
volta
è
apparso
il
virus
dell’influenza
suina.
Il
Presidente
Ford
,allora,
ha
avviato
una
vasta
campagna
di
vaccinazione
contro
il
virus
dell’influenza
A
che
aveva
fatto
un
morto,
con
sintomi
leggeri,
e
aveva
colpito
240
soldati
di
stanza
a
Fort
Dix,
NJ.
La
temuta
epidemia
non
arrivò,
ma
500
americani
soffrirono
di
effetti
neurologici
secondari
da
vaccino,
la
cui
produzione
era
stata
affrettata,
e
furono
segnalati
25
decessi
da
sindrome
di
Guillain-Barré,
malattia
del
sistema
nervoso
periferico,
che
provoca
la
paralisi
totale
degli
arti.
Nel
1992
lo
stato
italiano
ha
riconosciuto
ufficialmente
i
casi
denunciati
negli
anni
dalle
vittime
dei
vaccini
e
dai
loro
famigliari
con
la
legge
210
che
tutela
i
soggetti
danneggiati
da
complicanze
di
tipo
irreversibile
a
causa
di
vaccinazioni
obbligatorie,
trasfusioni
e
somministrazione
di
emoderivati.
Elenchi
di
nomi
e di
cartelle
cliniche,
celati
negli
archivi,
oggi
vengono
sbandierati
nella
grande
piazza
virtuale
dai
detrattori
dei
vaccini
che
arrivano
ad
ipotizzare
scenari
di
complotti
organizzati
dai
servizi
segreti,
di
virus
coltivati
in
laboratorio
per
decimare
la
popolazione
mondiale
e
così
razionalizzare
la
crescita.
Cercando
di
non
cadere
in
questi
pseudo
drammi
bisogna
sottolineare
che
oggi
la
medicina
ha
fatto
enormi
progressi
che
le
tecniche
per
la
realizzazione
dei
nuovi
vaccini
sono
all’avanguardia
che
sicuramente
l’esperienze
precedenti
sono
state
da
monito.
Tutto
ciò,
però,
non
deve
nuovamente
autorizzare
gli
addetti
ai
lavori
a
nascondere
negli
archivi
i
casi
scomodi
che
si
sono
verificati
negli
anni
e
che
per
le
terribili
leggi
della
statistica
si
continueranno
a
verificare.
Non
si
può
e
non
si
deve
più
sacrificare
all’altare
del
profitto
il
diritto
alla
salute
del
cittadino.
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