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ATTUALITà


N. 73 - Gennaio 2014 (CIV)

ROTTAMARE con discernimento
Uso e abuso DI UN termine

di Giovanna D’Arbitrio

 

Il 2013 è ormai alle nostre spalle, un anno decisamente difficile, per molti un anno davvero da “rottamare”, termine oggi molto in voga, del quale si fa uso e abuso sia nel pubblico che nel privato.

 

Preso in prestito dalla politica, dove è sinonimo di svecchiamento e cambiamento, l’uso di tale termine ben presto ha invaso molti campi.

 

Così avviene che alcuni ridano considerando giusto “rottamare” l’anziana moglie per sostituirla con la giovane badante, oppure definire gli ospizi come efficienti “rottamatori” di ingombranti, poveri vecchi.

 

E perfino il Mar Mediterraneo è stato osannato da certe persone per aver “rottamato” tanti inermi africani alla ricerca di rifugio e vivibilità e il quiescente Vesuvio più volte è stato sollecitato al risveglio da nordici connazionali per una provvidenziale rottamazione di maleodoranti campani che (guarda caso!) muoiono di cancro per i rifiuti tossici da loro gentilmente inviati.

 

Niente si salva dalla furia distruttiva che caratterizza la nostra epoca. Rottameremo anche Unità nazionale, stabilità democrazia e libertà?

 

Speriamo di no, non aspettano altro gli speculatori internazionali per saltarci addosso in questo mondo globalizzato retto da economia e finanza.

 

L’elenco delle rottamazioni potrebbe essere davvero troppo lungo e quindi ci fermiamo per fare il punto della situazione, partendo dal significato del termine in oggetto.

 

Sul dizionario si legge che la rottamazione consiste nella ”raccolta e demolizione di macchine di vario genere, in funzione del recupero dei materiali riutilizzabili”.

 

A parte la recente offensiva estensione del termine da oggetti a persone, la definizione comunque include anche il concetto di “recupero dei materiali riutilizzabili”, concetto purtroppo del tutto assente nell’uso attuale del termine.

 

La rottamazione ridotta a pura e semplice eliminazione e distruzione senza possibilità “di recupero” diventa davvero “antistorica” quando si parla di esseri umani.

 

In effetti ci chiediamo cosa saremmo senza gli esempi positivi del passato e i valori immutabili ed eterni tramandati di generazione in generazione, valori che sono giunti fino a noi, pur tra mille difficoltà, per il coraggio e le strenue lotte di tanti che sacrificarono la propria vita per mantenerli vivi.

 

Cosa saremmo senza un’attenta valutazione di cause ed effetti legati a significativi eventi storici, senza un esame obiettivo di errori commessi da non ripetere, di progressi da preservare?

 

“Rottamare”, quindi, per diventare un termine accettabile sia a livello etico che storico, dovrebbe significare soppressione di violenze, intolleranze, sfruttamento, soprusi, egoismi, privilegi, sprechi, sterili populismi, intrighi politici, poltrone, partiti, partitini e correnti, inutili slogan e politica d’immagine lontana da seri programmi, sistemi clientelari, imbrogli, corruzione, iniquità e quant’altro.

 

Perché non “preserviamo” allora quanto di “bello e nobile” ci hanno lasciato i nostri avi?

 

Perché non consolidiamo solidarietà, amicizia, affetti e sentimenti, calore familiare, rispetto reciproco e soprattutto dialogo e confronto sincero guardandoci negli occhi da vicino, invece di restare per ore incollati a computer e tablet?

 

Perché invece di delocalizzare non puntiamo su “Made in Italy”, tradizioni e cultura del nostro Bel Paese, offrendo qui opportunità di lavoro ai giovani piuttosto che spedirli all’estero?

 

Tante domande potremmo ancora porci, ma ora occorrono soprattutto risposte. Ci verranno date nel 2014? Speriamo di sì.

 

Malgrado tutto, siamo orgogliosi di essere italiani e vorremmo essere rispettati nel mondo per le nostre buone qualità, per il nostro patrimonio artistico e culturale, per la dignità, l’onestà e la voglia di lavorare che ancora contraddistinguono la parte ”sana” del popolo italiano.



 

 

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