N. 1 - Gennaio 2008
(XXXII)
USA, CINA, RUSSIA
ANNO 2025
di Stefano Santinoli
Una Russia retta e
governata da un forte movimento nazional-popolare
potrebbe far vacillare l'equilibrio mondiale dei
futuri anni '20 del XXI secolo, favorendo
indirettamente un'alleanza strategica tra gli Stati
Uniti e la Cina.
L'Europa schierata con
l'Alleanza Atlantica potrebbe trovarsi a
fronteggiare un'altra minaccia alle sue porte. La
NATO avrebbe dalla sua parte gli stati ex-satelliti
dell'URSS, ma la Russia potrebbe guadagnare nuovi
alleati ad est nella nascente potenza
Mongola-Siberiana e nell'India. Ancora una volta
potrebbe prendere corpo lo spauracchio di una nuova
Guerra Fredda, in questo caso tra le potenze
talassocratiche (USA/GB-CINA) e quelle terrestri (Russia-Mongolia/Siberia-più
alcuni regimi islamici mediorientali) a sostegno
delle tesi di Mackinder.
Questo scenario
ipotetico risveglia le prospettive per un'Eurasia -
con il baricentro spostato ad Est - tanto sospirate
dall'ufficiale-barone cosacco Ungern Von Sternberg
che un secolo prima (1920) aveva sognato e lottato
per la creazione di un blocco
russo-mongolo-siberian-manciuriano antagonista alla
Cina comunista e alle Democrazie occidentali
definite "corrotte e decadenti". Ipotetici teatri
chiave di crisi potrebbero essere le "zone calde"
del Caspio e dell'Alaska, dove si collocherebbero le
vaste risorse gassose e petrolifere dopo
l'esaurimento di quelle mediorientali.
Nelle fila di questo
"grande gioco" potrebbero entrare a far parte pure
storici gruppi europei di pressione e di lotta, di
matrice antagonista, insurrezionalista o terrorista
come l'IRA irlandese o l'ETA basca, che unitamente a
cellule social-nazionaliste potrebbero rappresentare
spine nel fianco per l'Occidente ed operare in
sostegno della Russia nazionalista.
Una nuova Russia che,
spogliata dal comunismo e liberata dal giogo
mafioso, potrebbe attirare perfino le simpatie di
movimenti para militari vicini all'"Internazionale
Nera", movimento underground di contatto tra gli
esponenti neo-fascisti soprattutto europei i cui
vertici poterebbero essere diretti da ex comandanti
NATO (ribelli) di alcune divisioni aviotrasportate
francesi e tedesche che avevano lavorato insieme nel
corso di grandi manovre annuali denominate Colibrì
durante gli ultimi anni della Guerra Fredda (un
corpo d'armata misto franco-tedesco esisteva già
negli anni novanta anche se in via sperimentale):
una sorta di movimento anti-Alleanza Atlantica di
chiara matrice populista. Evitando di addentrarsi
troppo nei territori della fanta-politica andiamo ad
analizzare quest'ipotetica situazione geopolitica
nell'anno 2025.
Possiamo dedurre che
le odierne esternazioni Usa nei confronti dell'Iran
e della Corea del Nord definiti paesi facenti parte
della cosidetta "asse del male" siano moniti di
avvertimento verso due potenze emergenti che si
collocano in aree geopoliticamente rilevanti per gli
interessi Usa. L'Iran è l'unico anello mancante di
una catena di stati che dall'Irak al Pakistan, retti
da regimi filo occidentali, creano un cordone di
accerchiamento all'Eurasia; la Corea del Nord invece
minaccia gli interessi occidentali sull'Oceano
Pacifico e potrebbe contrastare le rotte del
commercio Usa-Giappone (importante partner orientale
degli Stati Uniti), oltre al rischio di essere
assorbita nell'orbita economica della Russia dando
così a quest'ultima la possibilità di sfruttare
ulteriori sbocchi al mare.
Un Iran forte, volto a
porsi come potenza egemone dell'area, detterebbe a
suo favore futuri accordi commerciali con regole
confacenti ai propri interessi, suscitando pure il
rischio di una fattiva collaborazione e penetrazione
economica russa in Persia. Così l'Occidente è
costretto a rifinanziare di continuo le missioni
militari in Iraq e Afghanistan: anche e sopratutto
per monitorare direttamente l'ascesa del futuro
gigante nucleare iraniano e l'evolversi della
situazione all'interno di tutta un'area
mediorientale molto calda. Principalmente per questi
motivi i due regimi di cui sopra devono essere messi
fuori gioco militarmente, o portati ad un
compromesso diplomatico che consenta di renderli del
tutto inoffensivi facendoli scendere a patti
vantaggiosi per l'Occidente. Questo è il progetto di
Washington e dei suoi alleati per isolare nei
prossimi anni la minaccia iraniana e coreana. Una
volta portato a compimento ecco che potrebbe
presentarsi lo scenario descritto precedentemente
attorno all'anno 2025.
Fondamentalmente ci
sono due serie di risposte alla domanda di come
apparirà il mondo nel 2025. La prima è che gli Stati
Uniti godranno di un ultimo rilancio, un ritorno di
potenza, e continueranno a dominare la piazza
nell’assenza di qualsiasi serio rivale militare. La
seconda è che la Cina si sostituirà agli Stati Uniti
come superpotenza mondiale. Esaminiamo la
plausibilità di ciascuna di queste due predizioni.
Gli Stati Uniti al vertice? Ci sono tre ragioni per
dubitarne. La prima, una ragione economica, è la
fragilità del dollaro come unica valuta di riserva
nell’economia-mondo. Il dollaro è sostenuto ora da
massicce infusioni di acquisti di obbligazioni ad
opera di Giappone, Cina, Corea, e altri paesi.
È altamente
improbabile che questo continuerà.
Quando il dollaro
cadrà drammaticamente, ciò potrebbe far crescere
momentaneamente le vendite di prodotti industriali,
ma gli Stati Uniti perderanno il controllo della
ricchezza mondiale e la loro capacità di espandere
il deficit senza gravi penalizzazioni immediate. Gli
standard di vita crolleranno e ci sarà un afflusso
di nuove valute di riserva, compresi l’euro e lo
yen. La seconda ragione è militare. L’Afghanistan e
specialmente l’Iraq hanno dimostrato negli ultimi
anni che non basta avere aerei, navi e bombe. Una
nazione deve avere anche un’enorme forza terrestre
per sopraffare la resistenza locale. Gli Stati Uniti
non hanno una forza del genere, e non ne avranno
una, per ragioni di politica interna.
Quindi sono condannati
a perdere guerre del genere. Solo per questo motivo
gli Stati Uniti del futuro dovranno poter contare su
di un alleato che può disporre di una massiccia
forza militare terrestre, e quale meglio del
potenziale cinese? La terza ragione è politica.
Nazioni di tutto il mondo stanno traendo la
conclusione logica che adesso possono sfidare
politicamente gli Stati Uniti. Prendete l’ultimo
esempio: l’organizzazione per la cooperazione di
Shanghai, che unisce Russia, Cina e quattro
repubbliche dell’Asia centrale, sta per allargarsi
per includere India, Pakistan, Mongolia e Iran.
L’Iran è stato invitato nel momento stesso in cui
gli Stati Uniti stanno cercando di organizzare una
campagna mondiale contro il regime.
Il Boston Globe
l’ha chiamata correttamente "un’alleanza anti-Bush"
e un "sommovimento tettonico geopolitico." Allora la
Cina emergerà al vertice per il 2025? Certo, la Cina
finanziariamente-economicamente sta andando
piuttosto bene, sta espandendo considerevolmente le
sue forze militari, e sta perfino cominciando a
svolgere un ruolo politico serio in regioni lontane
dai suoi confini. La Cina indubbiamente sarà molto
più forte nel 2025; tuttavia, la Cina ha di fronte
tre problemi da superare. Il primo problema è
interno.
La Cina non è
politicamente stabilizzata. La struttura
monopartitica a suo favore ha la forza del successo
economico e il sentimento nazionalista. Ma affronta
lo scontento di una metà circa della popolazione che
è rimasta indietro, e lo scontento dell’altra metà
per i limiti della propria libertà politica interna.
Il secondo problema della Cina riguarda
l’economia-mondo.
L’incredibile
espansione del consumo in Cina (accanto a quella
dell’India) farà sentire il suo costo sia
sull’ecologia mondiale che sulle capacità di
accumulazione del capitale. Troppi consumatori e
troppi produttori avranno gravi ripercussioni sui
livelli di profitto mondiale. Il terzo problema è
con i vicini della Cina. Se la Cina dovesse compiere
la reintegrazione di Taiwan, contribuire a
organizzare la riunificazione delle Coree, e
raggiungere un modus vivendi (psicologicamente e
politicamente) con il Giappone, potrebbe esserci una
struttura geopolitica unificata dell’Asia orientale
che potrebbe assumere una posizione egemonica.
Tutti e tre questi
problemi possono essere superati, ma non sarà
facile. E le probabilità che la Cina possa superare
queste difficoltà entro il 2025 sono incerte.
Per questo motivo la
Cina avrà bisogno del sostegno degli Stati Uniti. |